Profumi d’estate
Sui muri vecchi
arsi dal sole
essenze antiche
che la calura
della bella stagione
sprigiona.
Tra i gelsomini e i rosai d’altri tempi
ecco… compari
e par di sentirti
voce soave
e guida infinita
ed al pensiero
una gioia m’apprende
e la pergola si illumina
e tu brilli a segnare i miei passi.
Accadde una sera di tanto tempo fa -23 novembre 1980-
E poi l’orologio si fermò
e la vita per molti si fermò.
I bambini intrepidi nei loro giochi
tacquero,
rapiti da un enorme rumore e da un buio pesto
come quando si va per mare
di notte (e senza stelle)
Appena in tempo
ma tutto cambiò
E poi venne la neve
a coprire ogni cosa col suo bianco mantello
e poi il freddo inverno
con le giornate buie, senza fine…
D’un tratto un narciso
un raggio di sole
che dalla terra saliva al cielo
i bambini tornarono ai loro giochi.
La primavera sarebbe tornata.
Esuli. I pensieri
volarono
dove il blu del mare
diventa nero
in una notte per molti
infinita.
Là dove sogni e speranze
in un rosso porpora
affondarono.
E tu Uomo, dove sei?
Ti nascondi in questo buio!
Mi pare non averti mai
conosciuto.
Le luci di Natale brillavano
nelle case
nelle strade
si accendevano, spegnevano
si riaccendevano, spegnevano
così… all’infinito
fino all’alba.
Ma quella sera
non bastarono ad illuminare
la notte che calò
brusca
insieme
a un temporale che scrosciò
impetuoso.
Alle prime luci dell’alba
il silenzio
e poi la neve
che ti abbracciò soave
trasportandoti
laddove il tempo è
per sempre.
E fu ancora sera.
Le luci
si accendevano, spegnevano
si riaccendevano, spegnevano
ora vane fiammelle
rispetto a te
stella infinita.
Folli i pensieri si accavallano
in un tormento
senza fine
come un mare che s’increspa al maestrale.
Cercano la pace
anelano l’infinito.
Non hanno dimora.
S’innalzano e prendono quota
come aquiloni che
prendono il vento.
Alti volano
dove il cielo non conosce nubi
poi precipitano a picco
in gole profonde
fin dove il sole
più non scalda le misere azioni
Son liberi, loro.
Sottomessi solo al più profondo sentire
dell’essere
non piacere o moneta
potrà mai comprarli
così
come gabbiani su un oceano
continueranno a volare e a portare con sé
quell’intrepido fuggir
che (ci) agita e placa
nei sentieri dei ricordi.
Echi di tristezza
salivano
come le nubi
che si addensano
prima di un temporale.
In giardino vi trovai
vellutate e purpuree creature.
In poche eravate lì nonostante il freddo.
Vi raccolsi,
per farti sentire anche lì
nel giardino dei pini
un po’ di noi.
Che non tardi la notte
così da tornare
insieme
nei sogni.
Guerra.
Il grido di dolore
di una madre che cerca il figlio
disperso.
Il silenzio
delle strade
delle piazze
delle scuole
di bambini senza sogni,
senza giochi
di prati abbandonati
senza fiori
di un germoglio che si fa largo
fra ruderi di case crollate
e che la polvere soffocherà.
Mi raccogliesti
una rosa
e mi attendesti per donarmela
come una gemma
preziosa
La lasciai appassire
fin quando il vento
portò via i petali
inconsistenti
Mi regalasti il tuo libro
che racchiudeva
gli antichi sapori
della verde terra
che t’accolse
Hai trasmesso la tenacia
di un guerriero
e la leggerezza di una farfalla,
Amica d’altri tempi.
Leggera la mia musica
ti arrivi
come brezza nelle sere d’estate.
Porgi il cuore e par che senti
il vibrare delle corde
in note dolci, acute, gravi.
Soave melodia che oltrepassi
il tempo e la storia
e respiri d’immortale.
Un libro aperto
su cui i capricci di un bambino
l’incertezza del domani
la dolcezza di un tramonto
le spine di una rosa
la presenza di chi fu
la felicità di un istante
scrivono un unico copione
irripetibile
incomprensibile.
Questo tu sei Animo mio
che accogli frammenti di eternità
librati
su soavi prati e cieli infiniti
laddove tutto è per sempre.