Antonella Losanno - Poesie

Profumi d’estate

 

Sui muri vecchi

arsi dal sole

essenze antiche

che la calura

della bella stagione

sprigiona.

Tra i gelsomini e i rosai d’altri tempi

ecco… compari

e par di sentirti

voce soave

e guida infinita

ed al pensiero

una gioia m’apprende

e la pergola si illumina

e tu brilli a segnare i miei passi.


 

Accadde una sera di tanto tempo fa    -23 novembre 1980-

 

E poi l’orologio si fermò

e la vita per molti si fermò.

I bambini intrepidi nei loro giochi

tacquero,

rapiti da un enorme rumore e da un buio pesto

come quando si va per mare

di notte (e senza stelle)

Appena in tempo

ma tutto cambiò

E poi venne la neve

a coprire ogni cosa col suo bianco mantello

e poi il freddo inverno

con le giornate buie, senza fine…

D’un tratto un narciso

un raggio di sole

che dalla terra saliva al cielo

i bambini tornarono ai loro giochi.

La primavera sarebbe tornata.


 

Esuli. I pensieri

volarono

dove il blu del mare

diventa nero

in una notte per molti

infinita.

Là dove sogni e speranze

in un rosso porpora

affondarono.

E tu Uomo, dove sei?

Ti nascondi in questo buio!

Mi pare non averti mai

conosciuto.


 

Le luci di Natale brillavano
nelle case
nelle strade
si accendevano, spegnevano
si riaccendevano, spegnevano
così… all’infinito
fino all’alba.
Ma quella sera
non bastarono ad illuminare
la notte che calò
brusca
insieme

a un temporale che scrosciò
impetuoso.
Alle prime luci dell’alba
il silenzio
e poi la neve
che ti abbracciò soave
trasportandoti
laddove il tempo è
per sempre.
E fu ancora sera.
Le luci
si accendevano, spegnevano
si riaccendevano, spegnevano
ora vane fiammelle
rispetto a te
stella infinita.


 

Folli i pensieri si accavallano

in un tormento

senza fine

come un mare che s’increspa al maestrale.
Cercano la pace

anelano l’infinito.

Non hanno dimora.

S’innalzano e prendono quota

come aquiloni che

prendono il vento.

Alti volano

dove il cielo non conosce nubi

poi precipitano a picco

in gole profonde

fin dove il sole

più non scalda le misere azioni

Son liberi, loro.

Sottomessi solo al più profondo sentire

dell’essere

non piacere o moneta

potrà mai comprarli

così

come gabbiani su un oceano

continueranno a volare e a portare con sé

quell’intrepido fuggir

che (ci) agita e placa

nei sentieri dei ricordi.


 

Echi di tristezza

salivano

come le nubi

che si addensano

prima di un temporale.

In giardino vi trovai

vellutate e purpuree creature.

In poche eravate lì nonostante il freddo.

Vi raccolsi,

per farti sentire anche lì

nel giardino dei pini

un po’ di noi.

Che non tardi la notte

così da tornare

insieme

nei sogni.


 

Guerra.

 

Il grido di dolore

di una madre che cerca il figlio

disperso.

Il silenzio

delle strade

delle piazze

delle scuole

di bambini senza sogni,

senza giochi

di prati abbandonati

senza fiori

di un germoglio che si fa largo

fra ruderi di case crollate

e che la polvere soffocherà.


 

Mi raccogliesti

una rosa

e mi attendesti per donarmela

come una gemma

preziosa

La lasciai appassire

fin quando il vento

portò via i petali

inconsistenti

Mi regalasti il tuo libro

che racchiudeva

gli antichi sapori

della verde terra

che t’accolse

Hai trasmesso la tenacia

di un guerriero

e la leggerezza di una farfalla,

Amica d’altri tempi.


 

Leggera la mia musica

ti arrivi

come brezza nelle sere d’estate.

Porgi il cuore e par che senti

il vibrare delle corde

in note dolci, acute, gravi.

Soave melodia che oltrepassi

il tempo e la storia

e respiri d’immortale.


 

Un libro aperto

su cui i capricci di un bambino

l’incertezza del domani

la dolcezza di un tramonto

le spine di una rosa

la presenza di chi fu

la felicità di un istante

scrivono un unico copione

irripetibile

incomprensibile.

Questo tu sei Animo mio

che accogli frammenti di eternità

librati

su soavi prati e cieli infiniti

laddove tutto è per sempre.