Antonella Proietti

Poesie


La chimica dell’amore

Non so quale neurone si attivi
quando mi guardi negli occhi
e mi si stringe lo stomaco.
non so quale sostanza si formi
quando mi baci
e mi tremano le gambe.
Non so quale reazione avvenga
quando mi sfiori
e mi vengono i brividi.
Non so che succede,
ma quel che succede mi piace.
Questa è la sola reazione
che conta per me.

 


 

Cinque giorni a Dicembre

Sono stati solo cinque giorni.
Quando ancora il Natale è lontano,
ma già vetrine e strade
brillano di luci e presepi.
Il primo giorno la pioggia,
che ci ha fatto passeggiare
stretti sotto un ombrello troppo piccolo,
per strade buie e ricamate
di palazzi e fontane.
Il secondo a visitare
un museo del dolore,
che non conoscevo,
e dove ho respirato grida,
sangue e lamenti del passato.
Il terzo, vedere Roma e il Tevere
dal Giardino dorato
fra le chiese antiche.
E poi ancora il lago,
passeggiando soli
alla luce della luna
vicino alle piccole anatre
e ai cigni con la testa sotto l’ala,
e la deliziosa cena
nel piccolo ristorante coi gatti,
e il vino frizzante e profumato,
e la signora gentile ed ospitale.
Poi, l’ultimo giorno,
fare colazione in riva al lago
e accompagnarti alla partenza.
E sei volato via.
Ma quei cinque giorni
Non voleranno via da me,
e ti aspetto per altri
dieci, cento, mille giorni.

 


 

Di qua dal sole

Cammino di là dal sole
fra verdi spighe
e papaveri rossi
che scuotono la testa
alla carezza del vento
sul sentiero che porta al fossato
che la falce inesorabile
ha risparmiato,
dove altre spighe
e altri papaveri
mi aspettano e mi accolgono,
di qua dal sole.

 


 

Il respiro del mare

Il mare, stasera, respira.
Lento e ritmato
si alza e riscende
come il petto del giusto
che dorme.
A tratti il respiro si affanna,
e l’onda si leva improvvisa.
Ma dura un istante, e, piano,
il moto ritorna tranquillo.
Così scorre il mio sonno,
che ora s’impenna
in balìa di un sogno molesto.
I giorni in tempesta
Ora sembrano vaghi,
ma so che l’inverno ritorna,
e il mare, così come me,
non respirerà più sereno,
e le onde ritorneranno
a schiumare.

 


 

La stracciatella

Magnavo, da bambina,
quanno faceva freddo,
‘na bbona minestrina,
che mamma me faceva co’ l’ovetto.
Me piaceva assai quer saporetto,
de bbuccia de limone,
noce moscata e parmiggiano,
e quer profumo che s’arzava piano.
Ma quello che davero m’encantava
Era quella maggìa ner pentolino,
che l’ovo, da sbattuto drento ar piatto,
in tante scie dorate diventava
appena s’encontrava cor bollore.
E pure mo’, che nun so’ più
da ‘n pezzo regazzina,
pe’ famme ‘na carezza sopra er core,
me faccio ancora quella minestrina,
che sa de mamma, casa, e tanto amore.

La stracciatella

(traduzione dal romanesco)

Mangiavo, da bambina,
quando faceva freddo,
una buona minestrina,
che mamma mi faceva con l’ovetto.
Mi piaceva assai quel saporetto
di buccia di limone,
noce moscata e parmigiano,
e quel profumo che s’alzava piano.
Ma quello che davvero m’incantava
era quella magia nel pentolino,
che l’uovo, da sbattuto dentro al piatto,
in tante scie dorate diventava
appena s’incontrava col bollore.
E pure adesso, che non sono più
da un pezzo ragazzina,
per farmi una carezza sopra il cuore
mi faccio ancora quella minestrina,
che sa di mamma, casa e tanto amore.

 


 

Nell’acqua

Entro piano nell’acqua.
Le dita dei piedi si muovono appena
sul fondo marino.
Un passo. Poi un altro.
Un brivido sale veloce
e percorre le gambe, la pancia, la schiena.
Con un piccolo slancio
mi lascio andare,
e mi immergo del tutto.
E subito sono sirena, medusa,
lampreda, delfino, corallo,
alga bruna, ballerina spagnola
che torna nel grembo materno.
E nuoto leggera,
muovendo le braccia
al ritmo dell’acqua che sciacqua
ad ogni battuta di piedi,
e nel silenzio del mare
la musica solo si sente
di quella leggera cascata di spuma.
E il mondo mi sembra lontano,
quel mondo ch’è fatto di angosce e rumori,
di vita che scorre di corsa.
E’ il mare il mio mondo,
da lì sono nata,
lì solo la pace mi invade,
ed è òì che io voglio tornare.
Quando la terra non sarà più per me,
io non sarò più della terra.
E’ l’acqua, mia madre.

 


 

Ancora primavera

L’erba del prato s’intenerisce nel suo cuore verde,
le cime degli alberi si coprono di piumosi fiori di colore giallo
o di boccioli bianchi e rosa, e di minute foglioline.
L’usignolo richiama cantando la sua compagna in volo,
bottoni colorati occhieggiano qua e là su colline e valli,
ronzii di insetti brulicano sugli specchi d’acqua,
la terra inonda di profumi e di colori il mondo,
e se ne infischia dei dolori dell’uomo,
che pure trae conforto dalla sua bellezza.