Antonio Osnato - Poesie

Sicilia

Profumi inebrianti di amore, di odio, di morte
di terra.
Fruscio di foglie, di ideali caduti
nel cammino;
giardini infuocati dallo scirocco che non dà pace
agli ulivi,
al volo delle farfalle, alle vegliarde mute
che attendono chi non arriverà mai.

Terra che dà pace all’emigrato al ritorno
da una vita
vissuta in terra d’altri.
Mormorii di ricordi, di nenie, lamenti.

Sogni, illusioni, speranze, misteri,
piante del giardino, che spezzaste
il mio cuore
nella febbrile attesa di una sera trascorsa. 

Fratello negro

Fratello negro, la tua canzone non ha colore
e tocca il mio cuore;
il tuo sudore non è nero e scorre
sulla tua pelle
che il fratello bianco vede soltanto nera 

Fratello negro, a Tindari ho pregato
una Madonna nera.
Prega anche tu: una Madonna bianca,
affinché il cuore
del fratello bianco sia meno nero.

NB. Questa poesia è nata negli anni 60 quando ancora non era stato esorcizzato il termine negro, sostituendolo con nero.

 

 

 

 

Due barboni
due cani
due lattine di coca cola
occhi febbrili
che non s’interrogano
che non t’interrogano.
La gente indifferente mormora:
«Sono immondizia»
mentre passa la pattumiera
della borghesia opulenta.
«Raccogli le lattine»
urla un netturbino;
«racchiudono i sogni dei barboni»
risponde il compagno.
Un barbone sbadiglia,
un cane implora una carezza
al padrone che dal passante
attende un tozzo di pane.
Il cane lecca la mano del padrone.
Una lacrima scivola sul marciapiede
lastricato dall’indifferenza

Ravenna

Protetta da pini,
carezzata dall’Adriatico,
non ami voci e suoi di chitarre.
In silenzio rimani la sera
a parlare con Dante e Teodorico.

Tacete trivelle, non turbate
la pace di notti di primavera,
e tu, vento, soffia sui grigi vapori,
così che la mia anima possa bere
resine di pini e suoni di campane.

Attimo eterno

Il mare respira
mentre io e tu, vestiti dell’azzurro,
tacciamo, rapiti in questo attimo eterno,
istante pieno
ove il passato è presente
ed il futuro sta negli occhi tuoi.

Padre mio

Sedevamo sotto un mandorlo
nel sedile di pietra.
MI parlavi di Dante,
di Dio, di ideali e mio fratello.
Le tue parole respiravo insieme
al vento che scompigliava le fronde
e i tuoi capelli.
Leggevo nei tuoi occhi amore
e la profonda tristezza di chi sa
di dover partire per  il lungo viaggio.

Sono sbocciati i semi
da te piantati in quel giardino,
padre mio,
ma non puoi vederli,
perché la barca è ormeggiata
sull’altra riva.

Corso d’acqua

Nasci libero e puro alla sorgente.
Silenzioso, saltellando tra le pietre,
scivoli a valle.
Diventi torrente,
forte,
impetuoso
come il giovane che s’incammina per la vita.

Ora sei fiume,
adulto,
plumbeo,
vorticoso.

Nel mare trovi la tua pace,
ove riscatti i triste cammino.

Notte d’agosto

Dalla finestra dei ricordi
sfilano volti amati.
Nel profondo silenzio della notte insonne
vedo corpi di donne dalle forme
di secchi ulivi
che cantano alla calda luna
la lussuria di una tormentata estate.

In una notte d’agosto
dal cielo cadono coriandoli di stelle
che si spengono nell’ombra del mio cuore

Carezze di mani amiche,
foglie del canneto
di una riva ove l’onda
immota s’infrange
nella spenta attesa.
Carezze che hanno scolpito
nella lavagna dei ricordi
magiche formule nell’algebra
d’amore. 

Natale a Parigi

Piange la Senna la tristezza
di questa umanità
lente lacrime scorrono
sotto i ponti di Parigi.
Canta Notre-Dame la nascita
del Bimbo delle Sacre Scritture.
Lacrime di gioia versa la Senna
nella fredda notte
illuminata da luci di speranza
che sveglia il sonno della terra.