Antonio Tanelli - Poesie

Come nasce un amore

 

Sai, se nemmeno so dirti

perché nasce il sole

come potrei promulgare l’editto

di come nasce un amore?

Quindi,

non aspettarti esaurienti risposte

o autorevoli spiegazioni

che soddisfino la lecita curiosità

che attanaglia periodicamente

di esistenziali domande la gente.

La questione

è un vaso di pandora sempre aperto

a svariate considerazioni,

con allusioni ed addizioni, sottrazioni

divisioni e moltiplicazioni.

Parlando di colpo di fulmine

di anima gemella

di alchimia

di affinità elettive

il dibattito non porta ad alcun risultato

o una certezza universale,

quello che si sa

è che puntualmente ed inevitabilmente accade.


Il gelso bianco

Dammi la mano ti prego
portami via
dalle annose esequie
di questo disinteresse
di questo orrore
di questa desolazione
di questi sguardi inquisitori
dalle malcelate accuse
di quel dito puntato contro
che m’accartoccia
ferito su me stesso
aprimi al mondo
ramificato in un’aulica chioma
come un gelso bianco
di sovrumane virtù
e sradicami
da questa terra bruciata
terra dimenticata
dall’insolenza delle genti
fammi rinascere
trepidante
come un’alba leggendaria
come zucchero colato
dai grappoli delle tue mani
e abbi cura di me
della mia persona
dei mie errori passati
delle mie aspirazioni future
in questo sprezzante martirio
senza senso dei giorni


 

INNAMORATO

Com’è che ti ho conosciuta
ancora non so, e
come sei entrata, nelle maglie
chiuse del mio cuore, è un mistero.
non frugherò
nel cassetto dei ricordi,
per ritrovare il preciso istante
del nostro insospettabile incontro
che, come una bellezza travolgente,
ha sconvolto i miei piani.
Da allora,
fulmineo è passato l’attimo fuggente:
di ogni ritrosia
di ogni reticenza
di ogni belligeranza
di ogni mancanza.
la presunta incompatibilità vista con occhi divini
ci rende simili,
l’ostentazione di un distacco è il primo passo di un innamorato


La croce

 

La credo per ognuno

però non so a te

ma a me

hanno fatto notare spesso

i miei errori.

Invece che quisquilie

appesantivano la croce,

e mi ci inchiodavano

come fossi un ladro qualsiasi.

Sanguinante nell’anima

e nella carne

apparivo costernato

e ho riflettuto su talune differenze

che distinguono il bene dal male.

Non rimanerne sbigottito

se v’è un netto divario tra le due forze

generatrici del creato,

constatando che il bacio di Giuda

è sempre stato venduto per trenta denari

da chi meno te l’aspetti.

Tant’è che nella vita ho imparato

a sorridere nei momenti peggiori

e a creare arte dai dispiaceri,

dando valore all’empatia

e alla maggiore comprensione.


La ruota del mulino

Non ho pace per te,
che sfuggi dalle mie mani,
come un’ombra trafugata dalla notte.
le mie braccia sono pale
che macinano aria
nello stringersi di un abbraccio,
mai ricambiato.
il vento, scerpa il tuo nome
contro la mia pietra,
e il lento arrampicarsi dell’edera
mi declina.
gemo, gemo incessante:
il cigolio della ruota di un mulino
che sopravvive,
nell’attesa della piena.


Libertà

 

Assaporane la magnificenza

senza smettere,

come se nascessi solo ora,

e vola leggero

sulle triste dinamiche di giorni

incatenati al palo d’uno spento sorriso,

perché il momento propizio

è un guinzaglio slacciato

dal calcolo delle probabilità.

È il tuo momento,

condiviso con totale solarità

alle prime luci dell’alba,

quand’è il vento sfalda alla tirannia

di nugoli despoti

e ascolti poesia, somma poesia,

quella musica di parole

che ti inebria di palpabile libertà

di contenuti e titoli,

usciti straripanti dai margini dei libri.


L’intensità di un abbraccio

 

Ancora non ho trovato

cosa o parola

che diano più valore

e significato,

all’auspicabile consolidamento

di un rapporto

costruito mattone dopo mattone

e sorretto

cementificandosi con coerenza.

Ne ho dedotto

che non esiste persona o abbraccio uguale,

l’intensità fa la differenza,

come una beatitudine che ti trasmette serenità

ti spoglia delle tensioni e ti mette a tuo agio,

come dire:

non temere, sono qui e qui con me, sei a casa.


Mi tace la voce

 

A tu per tu

vorrei dirti ciò che non posso

o gridarlo nei secoli

al mondo intero questo mistero

che tutto non è finto come appare,

invece come un colabrodo

mi prendo tempo che non esiste.

Lo so non so amare

purtroppo mi tace la voce

dentro a un fazzoletto di silenzi.


Nemmeno t’amo e già ti penso

 

Dammela tu una risposta

che io

non arrivo a tanto

e forse trovarla neanche voglio

per dare un nome

a questo acuto senso

nato per caso

o al pensiero

del m’arrendo a ciò che non comprendo

che mi burla

saltandomi addosso

come un enorme paradosso

tant’è vero che

andando controvento

nemmeno t’amo e già ti penso.


 

Se non sapessi chi sei

 

Potresti dirmi che il tuo tutto

sia un niente

paragonato alla mia ingenua follia

di viverti,

che io ti crederei.

 

Sarei un uomo

annichilito dall’entusiasmo

e dolcemente turbato

dall’infinito chiuso a malapena

nelle tue labbra,

che costantemente

provano a dichiararsi innocenti.

 

Se tu

come una stella provenissi dal nulla

e io

non sapessi chi sei,

lo capirei

non dalle tue intrepide parole

ma dai sogni

che incessantemente escono dai tuoi occhi.