Barbara Berton - Poesie

A riva

Scossa da tremore
sento ancora,
sull’onda che danza tra le vele,
la tua voce chiamarmi.
Un battito intenso
mi desta con riflessi lucenti
mentre il cuore
parla, con ritmo dolce,
di una piccola preghiera.
Il Sole inizia ad arrossire,
timido, a galla,
al bagliore della luna.
Un cigno plana, lieve,
si avvicina a riva,
scioglie le ali
e si arrende alla prima stella,
lassù,
anonima figlia di Dio.

 

 

 

Nuvole rosa

Un disordine dolce,
sullo scaffale della memoria,
ricco di polvere
nei ricordi
di te,
di noi,
dei nostri corpi,
su lino,
su nuvole rosa,
al tramonto,
all’alba.
Un disordine solitario
nel libro del cuore
vuoto del tuo nome
del tuo profumo.
Il faro
nel suo raggio notturno
tra fessure di cotone
dona luce al soffitto,
riordina i cuscini del passato
e colora le sensazioni
di coriandoli sparsi.

 

 

 

Lampo

Lontano,
il ticchettio della pioggia
su foglie sottili
su labbra audaci
sul ponte proteso all’infinito.
Le dita,
mano nella mano,
cercano di trattenere
la bellezza ruggente,
improvvisa,
il temporale.
Ed il lampo disegna
i contorni di baci
morbidi,
freschi,
inseguiti solo dal vento.

 

 

 

Velluto

Affetti così il dubbio
sul tavolo del pomeriggio
in mezzo alle domande.
Il brivido
nella voce
soffia sullo schermo
dei tuoi pensieri
e mi chiedi
se la speranza
rimane accesa
con un lumino,
quaggiù,
sotto le radici della nostra fragilità.
Vibra nella mente
il lucido specchio
di un ricordo.
Attesa.

Come un tocco di pennello
libera il colore
del desiderio,
così il mistero della passione
sfuma lungo il corridoio
delle tue labbra
e uno straniero abbraccio
rimuove il vestito
nel velluto delle ore.

 

 

 

Follia

Un frammento di lucidità
rimaneva sospeso,
in bilico,
con parola incisa in un bisbiglio.
Pazza, per la gente.
Matta, per il paese.
La cascata di amarezza,
di giudizio,
attorcigliava lo spirito
come gomitolo confuso.
Il cuore recitava preghiere
e saliva,
scendendole,
le scale dei peccati,
dei gesti sconsacrati,
tra le genti,
nel mondo,
fra gli ulivi verdi, benedetti, santi.
Un gabbiano si mosse
pietoso
su acqua fredda,
pescando la follia
dal fondo della mia vita,
trasformandola in sinuoso volo leggero,
ormai lontano dalla sponda della mia essenza.
 

 

La terra

Affondo i piedi
come neve su terra.
Dal ventre delle mie radici
vibro lungo il filo d’erba
timido,
nella brina mattutina.
E accanto
una farfalla racconta,
in un battito,
il segreto del suo volo.
Rispetto.
Cura.
Leggera,
fra le onde della brezza del mezzodì,
saltella l’anima mia,
di fiore in fiore,
come gatto
curioso
fra i fiocchi bianchi dell’inverno.
Luce e luna si incontrano
nella cascata color arancio del tramonto
e il lago sussurra,
nelle pennellate blu,
la lunga avventura della vela,
libera,
che balla a riva.
La riva, l’onda
il cigno, l’ulivo.
Osservo i figli di questa Terra
e li benedico
per esser corpo
del mio spirito incarnato.
Dalle stelle,
gemme del cosmo,
scendono fili d’argento
che giocano a nascondino
fra i rami e la sottile nebbia.
Ode a te, oh Notte,
che, con magia,
trasformi i contorni
di questa Terra,
nuova
all’alba e al cuore.
Affondo i piedi,
ancora,
e con la meraviglia di un bimbo
piango per la Bellezza
di questo giardino.

 

 

 

Sogno

Memorie antiche
scelgono di riemergere
con preghiere sconosciute
sulle rive del silenzio.
Il Sogno del mio mondo astrale
splende con stelle cadenti
nel cielo del sonno.
Danzo nel sapore
di una lacrima
ma sottovoce,
con un soffio,
l’inchiostro scivola
sulla seta delle pagine,
vite passate.
Emozioni senza fiato,
visioni dipinte da sorrisi,
fiori e farfalle ad arco
sul pozzo dei pensieri
e nel dormiveglia
mille ragioni e scuse
per mantenere gli occhi chiusi.
D’improvviso una melodia
druida,
di terre lontane
si ode soave,
pian piano,
come il dolce cullar
di un petalo in volo.
Gli occhi pesanti,
immobili,
racchiusi nel cashmere della notte,
meditano col lieve suono
e trasformano le ferite dell’anima
in piccole scintille dorate.
Ecco,
la sveglia,
pronta col suo preciso momento
a destar lo spirito
ed il corpo
immersi nel torpore.

 

 

 

Magia

Sistemati gli attrezzi
per il trucco ignoto.
Raccolto il pizzico di magia
che brilla dalle dita.
Osserva la mano,
guarda l’asso,
sfiora il cilindro
e, puff…, una colomba.
La Verità è oltre il limite dell’occhio.
Illusione e fantasia
avvolgono la mente
in un mantello fiabesco.
Il Mago, per strada, regala la rosa
e la realtà di un applauso
si nasconde sotto un ombrello blu.
Piove!
Tutti fuggono.
Restano i petali
magici
sull’asfalto solleticato dalla pioggia.

 

 

 

Ritmo

Batte il tam tam!
Un richiamo, nella foresta della città.
Orecchie tese, giunge il messaggio social
qui, ora.
Un’ambulanza corre
un passante guarda, non vede,
un cane abbaia,
una vita spera.
La spesa del pane quotidiano
passo dopo passo
pare una danza che ritmo non ha.
Batte, il tam tam!
Libertà,
come acqua nel deserto.
Sabbia e polvere,
vicino agli Dèi!
I piedi reggono il battito veloce
nell’adrenalina per riemergere dall’abisso.
Un fischio, un tracciato,
un suono metallico per la vita che pulsa!
Tam tam, batte!

 

 

 

Immortale

Immagini raccontano
sogni per andare
ancore per rimanere.
Qual è il segreto?
Parola con parola,
come dama con re,
lettere impresse a fuoco
in un antico alfabeto.
Rune di cristallo
con glifi che liberano misteri,
sigilli di cera
che celano intreccio di mani e baci.
Cambiano dimensione,
le parole, le lettere, i messaggi.
Cambiano orecchio,
gli enigmi, i rebus, gli arcani.
Impronte d’amore nell’aria
restano appese con lucchetti al ponte
e bolle di sapone
parlano di magia.
Oh Amore!
Vita dopo vita ti cerco
come oro blu d’Egitto
tra pietre e sassi.
Spargo petali e offerte
al tempio sacro
dove arde la fiamma santa.
Ma non ti trovo, immortale essenza mia.