Carmine Bruno - Poesie

La voce del silenzio

Ascolta la voce del silenzio
e vi troverai la musica del mondo.
Il silenzio è musica
dove smarrisci l’anima,
il silenzio è valli
dove sprofonda l’eco
della tua poesia.
Tendi l’orecchio e ascolta
la voce del silenzio.

 


 

 

Gocce d’acqua bagnano il tuo viso

Gocce d’acqua bagnano il tuo viso:
dietro cristalli umidi di pianto
il cuore batte la sua corsa
e nella profondità del petto
cerca il suo fuoco.
Gocce di rugiada bagnano una rosa:
la dolce ebbrezza del tuo viso
disperde il filo dei pensieri
e posa i suoi petali su letti
caldi d’amore.
Lirico fiore del silenzio,
segna la bianca pagina del libro
chiuso del tempo!
Strappo un sospiro al vento,
una promessa, un canto.


 

 

Parlo del mio sogno

Lunghi viali coperti di foglie rossastre
dalla pioggia di un fresco mattino bagnate,
sotto vasti cieli coperti di azzurro,
impregnati di voli di uccelli,
tu corri leggera, ondeggiando
nella tua veste.
Trasparente,
mostri nella brezza
delle forme il candore.
Tu passi,
non vedi un uomo in attesa
legato al suo tempo.
Lunghi viali, foglie rossastre,
vasti cieli, voli d’uccelli,
forme leggiadre:
parlo del mio racconto,
del mio sogno.


 

 

Questo tempo non è il mio

Ho visto ergersi
muri d’odio
su ponti d’amore,
mani tese ad accogliere,
pugni pronti a respingere,
in questo tempo
che non è il mio.
Ho sentito parole d’amore
e frasi astiose,
sprezzanti,
ostili
impegnate a respingere
fratelli,
in questo tempo
che non è il mio.
Parole rabbiose di fronte
a mani tese
verso di noi,
mani d’uomo imploranti,
mani d’uomo inchiodate
al dolore,
alla croce della sua sofferenza.
La mia anima afflitta,
il mio cuore atterrito,
affranto
respingono
questo tempo
che non è il mio.


 

 

Come il volo d’un gabbiano

Come il volo d’un gabbiano
nell’azzurro del cielo
è il mio pensiero.
Un’idea di libertà
è ogni volo,
senza limiti,
planando sulle onde del mare,
sfiorando la sabbia,
godendo dell’ebbrezza dell’aria.
Rallentato,
veloce,
acrobatico,
visibile,
concreto,
leggero
come il vento
è il mio pensiero.
Senza sforzo,
sempre più in alto,
spezzando catene,
superstizioni,
acquisite abitudini,
cercando nuovi orizzonti,
libero di andare…


 

 

Oggi come ieri

Corpi ostentati al sole
cercano specchi
in cui riflettersi,
in questo
spensierato e trasgressivo
tempo.
Una libertà che comincia
e finisce
nell’angusto orizzonte
di sé stessi.
Concupiscenti sguardi,
desideri inespressi
consumano un rito,
in cui l’illusione vive
mentre si consuma il giorno
e vola il tempo.


 

 

Mai più

Guardo del mare
l’onda carezzevole
lambire i miei piedi.
Suadente, ipnotica,
invita il mio corpo
a immergersi.
Voli di candidi gabbiani
solcano l’azzurro del cielo,
barche sfiorano l’acqua,
variopinte ali di farfalle,
vanno leggere,
portando bimbi festanti.
Tutto è sereno e infonde
gioia di pace.

Sull’immensa,
tremolante distesa
d’azzurro luccicante,
alzo lo sguardo
a inseguire l’orizzonte,
ma non c’è pace
nel mio cuore.
Scruto il mare,
dove si perde il cielo,
ma il mio cuore solo,
angosciato e stanco,
sa che quel mare
nasconde tracce
di strade di sangue,
di dolore.
Tracce di naufraghi
soli, angosciati e stanchi,
che cercano luci all’orizzonte
in balia di quel mare,
che accarezza i miei piedi.
In cerca di nuove speranze,
una nave, un’isola, un porto,
su gommoni strapieni,
solcano le onde,
che minacciose incombono.
Guardo l’acqua
carezzevole e suadente
e non so trovare
parole intransigenti
all’eco di mille voci
minacciose, livide,
reclamanti
ad ogni naufragio,
ad ogni sbarco.
Immagini fastidiose
sulle onde dell’etere
giungono a noi,
comodamente sdraiati.
Tutto si consuma davanti
ai nostri occhi,
infastiditi, distratti.
Dieci, cento, mille…
numeri, solo numeri,
numeri crudeli.
Naufragi, violenze,
diritti umani ignorati,
salvataggi negati,
flussi che non finiscono mai.
Che tutto rimanga lontano,
abbastanza lontano
da non sentire
grida di madri
alla ricerca di neonati nel mare,
urla di torture,
suppliche di porti sicuri.

Con sguardo ipnotico osservo
quell’onda che muore ai miei piedi
e chiudo gli occhi.
È il momento della vergogna.
È il momento della speranza!


 

 

Albe radiose

Albe radiose sul nostro mare
inebriano gli occhi
e nel silenzio dell’ora
dentro quest’incanto,
in cui annega l’illusione
di un giorno che nasce,
il cuore trova la sua pace.
E l’armonia dell’onda,
che la spiaggia lambisce,
è vicina all’anima mia
che, senza limiti,
s’inabissa in pensieri d’amore,
a riempire
di splendidi orizzonti
il nostro nulla.
Quest’onda, che si muove
senza sosta
come i miei pensieri,
viene e va,
va e viene,
come i palpiti del cuore,
il mio cuore,
che è come il mare,
dov’esso affonda
e abbaglia
ormai nel giorno.


 

 

Il tempo scorre

Nella tarda sera
solo me ne sto,
nei miei pensieri assorto
Penso alla favola
sublime della vita,
fatta di luci e ombre,
sogni e illusioni.
Sulle leggere ali del tempo,
che spazza via frutti
ormai maturi,
la luce del giorno
lentamente muore,
e nella mia clessidra,
tra sonno e veglia,
la sabbia scivola
e segna l’ora della vita.


 

 

Apri la porta alla speranza

Alla speranza apri la porta
e lasciala vagare per le stanze
della tua vita,
e, pria che appassisca
nel crepuscolo freddo
e il gelo avvizzisca
i suoi germogli,
prenda libera il volo
per le strade del cielo.
Rompi le catene
che legata la tengono
e lasciala vagar
nell’azzurro infinito.
Le cupe visioni della notte
presto lasceranno
spazio al giorno.