Celeste Bittoni - Poesie

Istinti in concerto

Bestie bramose
Ma l’una deve soccombere;
Allora mi piego a lui:
rompe il silenzio con brevi respiri.
Ma è dolce la stretta
con braccia di miele
E la luna
Gela di invidia
Non sento più freddo
Non ho più un corpo
Strisciando su un pavimento spoglio
forgiamo
raffinato piacere
21 Maggio, 00:24


 

Assenza in essenza

Se tu fossi luce,
brucerei la dolce notte
Se fossi sogno,
rinuncerei alla consistenza della veglia
Se fossi acqua,
respirerei il sangue della terra;
Ma non sei niente,
sei cenere,
polvere,
odore di bruciato e pasto per l’aria fredda.
E sei ancora tutto, nel niente di un pensiero,
per le cellule sensoriali del mio corpo, che ti trovano nel vuoto:
sei un infinito peso di gelo,
che mi fa venire voglia di spogliarmi della mia pelle.
E neppure in questo modo riuscirei a sentirti
di nuovo addosso.
31 Gennaio 00:48


 

Irremovibilmente

Sarai
un tatuaggio sulla pelle:
inciso il tuo nome sotto il seno;
sempreverdi le cicatrici del tuo profumo dietro il collo.

15 Febbraio, 02:20


Rimembranza d’inverno

Per te,
Sgorgano lungo il fiume dei ricordi:
Del tuo viso solcato dalle rughe,
che si espandevano dolcissime in un ampio sorriso,
quando mi vedevi;
Del tuo corpo, ormai esile e inaffidabile,
che di colpo si impregnava di nuova forza
per abbracciarmi;
Del tuo bussare al muro
che divideva le nostre camere,
per darmi la buonanotte;
Delle storie lontane della guerra,
di un dolore ormai sedato,
e delle vivide immagini che il tempo non ha intaccato;
Del tuo amore immaturo,
della fuga di notte
con il lenzuolo per complice.
Di tutto il bene che ho assorbito,
che ti ho voluto,
che non riesco a smettere di sentirmi mancare.
Tutte quelle lacrime,
che ancora non riesco a tramutare in leggero ricordo,
le raccolgo in un vaso di cristallo,
che riflette le memorie di te.

25 Dicembre, 13:40


 

Bozzetto infantile

Lacrime di pezza
Il grembiule rosa si bagna
Le dita come api
continuano a pungere
gli occhi
E cerco una mano
Non una carezza.
Cerco il Conforto,
che abbia il coraggio di portarmi a casa.
Ed ho timore
Di vederlo assorto
Assorto
In sonno;
Da qui in poi, neanche il ricordo,
Se non un verde, scuro, cappotto
Lasciato a lungo,
per troppo,
appeso
all’attaccapanni del Nonno.

13 Maggio, 10:01


Tramonti in anticipo

È Settembre
e il sole si disfà prima delle cinque
Nessuno abita già le strade: né quelle del centro o del porto,
perché pare
che l’umidità che permea i corpi,
appassisca gli angoli dei volti
In questo quadro desolato,
Il Tempo ha perso la sua partita a nascondino:
Adesso l’ho scovato,
nell’immagine timida di fili d’erba molla,
che ondeggiano davanti alla mia finestra.
Lo sento nell’iride degli occhi,
che morbida può permettersi di dilatarsi;
e dalla pelle, costretta a coprirsi,
a proteggere quel poco calore raffinato:
lo stringe come un bambino
che Dio le vuole portar via.
Da dietro un cipresso, ha ritratto a sé l’illusione estiva.

29 Settembre, 19:01


 

Amar perdona

Per sbaglio,
in un giorno,
l’ho perduto.
Tra una sfumatura di verde tagliente
tra uno squarcio di azzurro smagliante;
Ma sull’onda dei miei pensieri,
di nuovo inciampo
e urto contro
i tuoi occhi neri

Tu mi fissi, senza riservarmi uno sputo di stima,
dalla più nobile torre dello Scaligero:
e come un Romeo fiero,
di aver raggiunto la cima
deridi una me Giulietta grondante
di sudore
per quel sole accecante
Amor mio ti prego passa avanti,
e fammi rientrare nelle tue stanze:
che se la scorsa notte soltanto
ho osato innamorarmi del mio Lago e vi ho disperso il cuore,
ciò non vuol dir che non sarò più in grado per te
di dispensar un po’ d’amore.

1 Settembre, 00:36


 

Intonaco bianco

Non è mancanza di qualcuno.
È che la solitudine,
Si appiccica alla pelle
come un pidocchio,
e risucchia quel livello di
benessere elementare.
È che stare accanto a te
è avere la pelle pulita.

11 gennaio, 00:22


Inconsistente in costanza

In un’attesa infinita
Te ne sei andato.
E mi sono improvvisamente sentita
piena.
Piena la gola, piena la pancia, pieni gli occhi.
Un fiume arginato con una mano, che non ha mai smesso di straripare;
La nausea costante
senza aver mangiato nulla;
un cantante sul palco
col groppo alla gola.
Mi son sentita piena di un peso
che la mancanza di forza di gravità
mai ha osato sfidare.
Ma tu sì. Perché mi hai detto “a domani”,
e da allora sei sempre stato oggi.

16 Aprile, 20:54


 

La montagna

È una salita
Eppure mi sento leggera.
Corro, senza fatica
e senza fiato, continuo.
Sento il sudore scivolare:
precipita verso terra,
mi costringe a lasciarmi andare.
Chiedo di perdere il controllo,
poi
una mano si tende e mi tiene il collo
Il mio corpo accoglie una paralisi
e dalla bocca, unica porta attiva,
mi libero dal peso
di un profondo orgoglio
E tocco la cima.

8 Luglio 13:26


Tratto da un romanzo in corso d’opera:

“Era la seconda volta che prendevo il treno ed ero emozionata come una bambina che aspetta la torta di compleanno. Mi sembrava di poter andare ovunque, di poter decidere cosa fare del mio tempo e di me stessa; ma in realtà non avrei mai saltato la mia fermata. “Basta che ascolti la voce sul treno!” mi aveva detto Edo al telefono, ridendo della mia titubanza. Intanto il tempo e lo spazio si dileguavano di fronte ai miei occhi alla velocità della luce; i campi, gli aggregati di case, il lago: tutto quanto sembrava confondersi e fondersi con l’immagine successiva e quella precedente, come in un quadro di Boccioni. Arrivai alla stazione di Perugia Università e pensai subito di aver sbagliato fermata: un sentiero in mezzo ad un campo di Girasoli dormiente prese corpo nel mio campo visivo.
“Pronto? Pronto? Edo sono scesa adesso, ma questa non è una stazione! Le porte si sono aperte in mezzo al nulla e sono scesa ma-”
“Ceci? Ma cosa stai dicendo?”
“È tutto buio qui! Che posto è? Non vedo case, negozi, non ci sono rumori!”
“Arriva alla strada, ti sto aspettando a duecento metri di distanza; non puoi sbagliarti, prendi il sentiero asfaltato davanti a te. A tra poco.”
Mi staccò. Se mi sentiva ansiosa per delle stupidaggini lui faceva così, si staccava di qualche passo e, che ci mettessi qualche minuto o un’ora di troppo, mi aspettava in silenzio, a braccia conserte, come una mamma stufa e impaziente di vedere suo figlio camminare da solo. “