Chiara Frera - Poesie

“Chi siamo?”

 

Viviamo

un totalizzante quesito

d’angoscia costante.

Chi siamo?

Se non che ci qualifica il nostro inqueto viver d’assolute incertezze.

Dove andiamo?

Se non che inarrestabili marciamo verso ignoti eremi e perduti orizzonti.


 

“Aforismi casuali”

 

“ Le poesie danno forma alle sensazione come l’artista da forma alla creta.”

 

“La poesia necessità di sensazioni estreme e ritrova la sua più alta espressione nell’eccesso e nella folle contemplazione.”

 

“La sublimazione è tutto, è l’energia vitale che spinge alla creazione. Attraverso di essa l’uomo ha compiuto le più grandi opere di tutti i tempi. Semplicemente canalizzando un’emozione incessante e logorante su una tela o disperdendola nell’inchiostro di mille parole. “


“Il tuo sguardo”

 

Guardami

sono qui

dove sei?

 

Polvere di stelle fra le mani bagnate

ricordi d’un passato sbiadito

mozziconi spenti

immagini appassite

di quelle che un tempo furono vivide speranze.

 

Sono

brandelli di vita

che fluttuano persi.

 

Ho visto il tuo sorriso

svanire lontano e dissolversi nei miei sogni oscuri

come un tramonto roseo si mescola alle cime grigie delle montagne all’orizzonte.


“Eros”

 

Un tremito febbrile

attanaglia le membra

risvegliando i sensi.

 

Si bagnano

le fauci riarse

d’un liquore ardente

che della passione folle ha il gusto.

 

Sapore acre

il desiderio morde

gli arti impazienti scalpitano.

 

Le carni frementi

accendono gli occhi spenti,

calamite incontenibili di folle desiderio,

che schiavizza la mente ostile al suo volere estremo.

 

Non resta che abbandonarsi

e sentire sotto le dita fredde,

la pelle ruvida ed eccitata che chiama il suo rivale.


“Deserto”

 

Ormai sei come un sogno lontano

un’oscura visione

un breve miraggio.

 

All’orizzonte

scompari lentamente.

 

Alle tue spalle

un pugno di soffice sabbia

ed un soffio di vita, di fioca speranza,

aleggia morente.

 

Ebbro

d’amari rimpianti

vaga il cuore deserto

solo.


“Infinito”

 

Avverto

questo dolce infinito

che culla gli animi irrequieti;

 

attraverso un solo palpito

mi perdo

nell’irresistibile grandezza

di quest’inafferrabile

immensità.

 

Un incanto di paralizzante meraviglia

ha scosso il cuore inerte

freddo

congelato di fallace torpore.

 

E così,

l’animo assopito finalmente si desta,

dal un sonno profondo

di ineluttabile oblio.


“In trappola”

 

In trappola

in una ragnatela di disarmonici sospiri,

è

il mio povero cuore.

 

In una marea danzante mi perdo.

 

Naufrago

tra l’odio e il rancore,

tra rimpianti d’amore,

ed il ricordo di mille sospiri inutili.

 

Un mosaico d’emozioni

compone l’animo affranto,

ed ogni tassello

un impeto di passione.

 

Passato

presente

futuro

 

Non cambieranno mai,

poiché tutto è già scritto

e ciò che ti appartiene troverà il modo di arrivare da te.

 

Forse non lo riconoscerai,

ma sei tu

che ti specchi nell’anima

di coloro che ami.


“O Cerere del cielo”

 

La notte arrancava nella sua lieve oscurità,

contrastata dal tenace bagliore della Luna piena.

 

Si ergeva

fiera

e sopra le vette troneggiava

impavida,

la sentinella del Firmamento.

Le serre erano illuminate d’un argenteo guizzo

e i grilli

avvolti e animati dal tepore lunare

cantavano una melodia che cullava l’uomo senza sonno.

 

La volta argentea nella sua melodica pienezza, risplendeva di pallide stelle

figlie della possente madre

avvolte dal suo manto etereo.

 

Frammenti di Luce

eran la sua antica prole.


“Lo spettro dell’amore”

 

Guardavo il cielo

che con la terra si avvolgeva del medesimo liquore purpureo,

lentamente

mi dissolvevo nella pace di quell’etere lucente.

Un’ebrezza sublime incantava il mio cuore spezzato,

quando all’orizzonte comparvero

i primi segni di luce,

come i tagli,

tra le pieghe del mio animo sgualcito.

 

Ferite sanguinanti di un’assenza soffocante,

di un vuoto opprimente

e un silenzio  

assordante.

 

Sognavo una tua carezza,

lieve sulla mia pelle,

che svanisce lentamente,

come il fumo d’un sigaro appena spento.

 

Non possiamo smettere di amare qualcuno,

semplicemente

impariamo a vivere senza di esso.

 

Impariamo a riempire quel vuoto con qualsiasi cosa abbiamo a disposizione,

come fossimo chirurghi,

improvvisando

cercando di tenerci in vita,

tentando di non morire di dolore,

fermando l’emorragia,

tamponando le ferite, con le più assurde giustificazioni.

 

Alla fine siamo salvi,

siamo sempre

tutti salvi.

Nonostante il dolore,

che talvolta si ripresenta come uno spettro testardo,

un riflesso, un’oscura parvenza sbiadita,

che torna a farci visita,

per ricordarci che non possiamo ignorarla a lungo,

che non possiamo fingere di aver smesso d’amare,

che non possiamo ignorare quelle fitte al cuore che mozzano il respiro.

 

Ci ricorda che ci siamo solo abituati all’assenza, al vuoto, al dolore

alla perdita.

 

Forse si,

abbiamo addirittura capito come aggirarle

ma mai

riusciremo a dimenticare,

mai potremo decidere

di non amare più.


“Stelle”

 

Immutabili divi

lampeggiano

di ritmi soavi.

 

Immoti

danzano

 

perpetui fari

di lucente incanto

dimorano la buia volta.

 

Sommessi brillano

di caldo tepore.

 

Osservano

dalle sommità dell’alto eremo

 

lumi del cielo

specchi

d’un ignoto altrove.