“Chi siamo?”
Viviamo
un totalizzante quesito
d’angoscia costante.
Chi siamo?
Se non che ci qualifica il nostro inqueto viver d’assolute incertezze.
Dove andiamo?
Se non che inarrestabili marciamo verso ignoti eremi e perduti orizzonti.
“Aforismi casuali”
“ Le poesie danno forma alle sensazione come l’artista da forma alla creta.”
“La poesia necessità di sensazioni estreme e ritrova la sua più alta espressione nell’eccesso e nella folle contemplazione.”
“La sublimazione è tutto, è l’energia vitale che spinge alla creazione. Attraverso di essa l’uomo ha compiuto le più grandi opere di tutti i tempi. Semplicemente canalizzando un’emozione incessante e logorante su una tela o disperdendola nell’inchiostro di mille parole. “
“Il tuo sguardo”
Guardami
sono qui
dove sei?
Polvere di stelle fra le mani bagnate
ricordi d’un passato sbiadito
mozziconi spenti
immagini appassite
di quelle che un tempo furono vivide speranze.
Sono
brandelli di vita
che fluttuano persi.
Ho visto il tuo sorriso
svanire lontano e dissolversi nei miei sogni oscuri
come un tramonto roseo si mescola alle cime grigie delle montagne all’orizzonte.
“Eros”
Un tremito febbrile
attanaglia le membra
risvegliando i sensi.
Si bagnano
le fauci riarse
d’un liquore ardente
che della passione folle ha il gusto.
Sapore acre
il desiderio morde
gli arti impazienti scalpitano.
Le carni frementi
accendono gli occhi spenti,
calamite incontenibili di folle desiderio,
che schiavizza la mente ostile al suo volere estremo.
Non resta che abbandonarsi
e sentire sotto le dita fredde,
la pelle ruvida ed eccitata che chiama il suo rivale.
“Deserto”
Ormai sei come un sogno lontano
un’oscura visione
un breve miraggio.
All’orizzonte
scompari lentamente.
Alle tue spalle
un pugno di soffice sabbia
ed un soffio di vita, di fioca speranza,
aleggia morente.
Ebbro
d’amari rimpianti
vaga il cuore deserto
solo.
“Infinito”
Avverto
questo dolce infinito
che culla gli animi irrequieti;
attraverso un solo palpito
mi perdo
nell’irresistibile grandezza
di quest’inafferrabile
immensità.
Un incanto di paralizzante meraviglia
ha scosso il cuore inerte
freddo
congelato di fallace torpore.
E così,
l’animo assopito finalmente si desta,
dal un sonno profondo
di ineluttabile oblio.
“In trappola”
In trappola
in una ragnatela di disarmonici sospiri,
è
il mio povero cuore.
In una marea danzante mi perdo.
Naufrago
tra l’odio e il rancore,
tra rimpianti d’amore,
ed il ricordo di mille sospiri inutili.
Un mosaico d’emozioni
compone l’animo affranto,
ed ogni tassello
un impeto di passione.
Passato
presente
futuro
Non cambieranno mai,
poiché tutto è già scritto
e ciò che ti appartiene troverà il modo di arrivare da te.
Forse non lo riconoscerai,
ma sei tu
che ti specchi nell’anima
di coloro che ami.
“O Cerere del cielo”
La notte arrancava nella sua lieve oscurità,
contrastata dal tenace bagliore della Luna piena.
Si ergeva
fiera
e sopra le vette troneggiava
impavida,
la sentinella del Firmamento.
Le serre erano illuminate d’un argenteo guizzo
e i grilli
avvolti e animati dal tepore lunare
cantavano una melodia che cullava l’uomo senza sonno.
La volta argentea nella sua melodica pienezza, risplendeva di pallide stelle
figlie della possente madre
avvolte dal suo manto etereo.
Frammenti di Luce
eran la sua antica prole.
“Lo spettro dell’amore”
Guardavo il cielo
che con la terra si avvolgeva del medesimo liquore purpureo,
lentamente
mi dissolvevo nella pace di quell’etere lucente.
Un’ebrezza sublime incantava il mio cuore spezzato,
quando all’orizzonte comparvero
i primi segni di luce,
come i tagli,
tra le pieghe del mio animo sgualcito.
Ferite sanguinanti di un’assenza soffocante,
di un vuoto opprimente
e un silenzio
assordante.
Sognavo una tua carezza,
lieve sulla mia pelle,
che svanisce lentamente,
come il fumo d’un sigaro appena spento.
Non possiamo smettere di amare qualcuno,
semplicemente
impariamo a vivere senza di esso.
Impariamo a riempire quel vuoto con qualsiasi cosa abbiamo a disposizione,
come fossimo chirurghi,
improvvisando
cercando di tenerci in vita,
tentando di non morire di dolore,
fermando l’emorragia,
tamponando le ferite, con le più assurde giustificazioni.
Alla fine siamo salvi,
siamo sempre
tutti salvi.
Nonostante il dolore,
che talvolta si ripresenta come uno spettro testardo,
un riflesso, un’oscura parvenza sbiadita,
che torna a farci visita,
per ricordarci che non possiamo ignorarla a lungo,
che non possiamo fingere di aver smesso d’amare,
che non possiamo ignorare quelle fitte al cuore che mozzano il respiro.
Ci ricorda che ci siamo solo abituati all’assenza, al vuoto, al dolore
alla perdita.
Forse si,
abbiamo addirittura capito come aggirarle
ma mai
riusciremo a dimenticare,
mai potremo decidere
di non amare più.
“Stelle”
Immutabili divi
lampeggiano
di ritmi soavi.
Immoti
danzano
perpetui fari
di lucente incanto
dimorano la buia volta.
Sommessi brillano
di caldo tepore.
Osservano
dalle sommità dell’alto eremo
lumi del cielo
specchi
d’un ignoto altrove.