Chiara Gagliardi - Poesie e Racconti

Lo Spirito Ametista

Ametista piccolo, intuitivo Spirito amaranto
vibri tra sensazioni e concreto,
conduci nella terra dell’Io universale
fra mondo delle idee e materiale.
Ahimè dell’essere vana esistenza
relegata nell’angolo della coscienza,
ci osservi e contempli infelice
quando ti si contraddice,
eppure sempre qui a lottare sincera,
cantando e danzando tra la verità più vera.

 


 

Sogno riflesso

Città
Museo che,
la mente
mia sogna,
realtà
a te valica,
il cuore
sereno,
di giorno
e notte,
paesaggio
riflesso.

 


 

Sono, nonostante Io non Sia

Nel luogo descritto non vi è elemento o corpo ne spazio in attuazione,
una minuta essenza son Io.
Astrattezza, concretezza, equivalenza di un cosmo da infiniti tratti somatici
sospinti dall’armonica evoluzione in caotica degenerazione.
Si fluttua nell’esistenza della realtà naturale
fino a pervenire alle tribolate impalcature dell’intellettualizzazione;
Oscillare da Eros a Thanatos
da Obito a Vita
antinomia generatrice del tempo.
Luci singhiozzanti e nebulose rendono gloria alle ombre estese
trame inedite percepite nella perpetua compressione
sino a un’elettrica esplosione.
Realizzarsi,
oceani di energia variopinta di quel che concerne la mortalità
senza riuscire a orchestrarne una compiuta trasmutazione.
Esisto serbante un’utopica alienazione valicante
il trincerato epiteto che con fin troppa smania viene esaltato.
Sono, nonostante Io non Sia
perturbante l’ambivalenza di questa sussistenza
lacerante e sagomante che sì esemplifica
senza darne parvenza di spiegazione.

 


 

Scrivere

La monotonia è ciò che fa smettere di scrivere
le tue chimere, i tuoi sogni, le tue paure
diventano un solo e grande miscuglio di colori
ed è impossibile sapere dove finisce uno e inizia l’altro.

Subito non te ne rendi conto
cerchi di descrivere questa sensazione,
però non arrivano più le parole
tutto è trito, privo di significato.

Vedi la vita scorrere all’indietro, torni al prima
quando scrivevi cose grandiose su banalità,
ai fogli che finivano sempre troppo presto
e all’odore delle pagine di un libro che si è fatto vecchio.

Sento d’aver perso il luccichio
quello che mi faceva trascorrere ore alla finestra
a scrutare una maestosa tempesta
quello che ti fa ballare ai chiarori dell’alba
indifferente al momento perché nasce un sorriso sulle labbra.

Sento i ricordi far breccia tra le mie mura
profumano di speranza perduta,
della nostalgia e di neve,
ma non ho lacrime da voler versare,
non ho voce che smania per urlare,
non ho una rivoluzione da osannare.

Suono vuota come una bambola priva d’imbottitura
con un falso sorriso e
gli occhi rivivono il ricordo
di tutto quello che ho perduto.

 


 

Rincorrere un’illusione

Il bicchiere si riempie
aspetti che arrivi all’orlo
lo prendi e lo mandi giù,
finché la gola non la senti bruciare più.

Attendi,
una scarica giunta in un incredibile attimo
dove da qualche parte ti senti invincibile.

Inizi a percepire ogni legamento, ogni cellula fino all’atomo
Pensi perfino di avere il controllo,
ma è l’ebbrezza che ti ha alterato le percezioni?

Il tuo corpo è qui,
però la tua mente sta viaggiando
lentamente ti stai sempre più allontanando.

Ora le preoccupazioni sono cessate,
gli abissi sono colmati
e i ‘mai’ sembrano nuove possibilità…

tra serenità lussureggianti e oblii
ammiri le impalcature della tua mente
e dall’esterno appare possibile sgretolarle,
questa tua impressione è l’obbiettivo
che quando raggiungi la perdi.
Sei di nuovo qui, ma vuoi un altro drink.

 


 

Persone o dubbi

Le persone non si rendono conto della complessità nella realtà
come se fossero certi che domani sarà sempre là,
il modo in cui ci ostiniamo a ignorare la diversità
Non crea qualcosa che non siamo già.
Di chi è stato il merito della nostra felicità?
Poiché profuma di verità, però è un’occultata falsità,
e se su queste sponde illusorie fosse annidata
la sua ragione stessa, come noi vivrebbe?
Alla ricerca di ciò che già possediamo
Perché quel che siamo non lo vediamo?

 


 

Competizione

Sciolta, ma forte
aggraziata e potente
concentrata sul dopo
mentre realizzo il presente.
La vista gioca con sé stessa,
quasi non so il cervello cosa vede
per tracciare ogni particolare
finanche a dare immagine ai rumori.
So di avere il controllo
anche se non riesco a sentirlo,
all’incirca esplosione onirica di vita
niente sa più di realtà.
Tutto ciò che credevo sfuma
perché la vera luce ti rapisce ogni senso
ed È con o senza di me.

 


 

Temporale

Non sono mai riuscita a sentire lo scorrere del tempo
nel cambiamento degli stati degli astri,
né dell’alternarsi del giorno e della notte,
il passaggio delle stagioni o vivere in anni dal nome diverso
non crea in me quel comune senso temporale.
Nell’attimo in cui trovo una di quelle oscure chiavi,
realizzata dopo angoscianti ricerche nella semplicità di un istante,
collegante le domande alle risposte,
per la quale chiarifico un complesso miscuglio emozionale;
quell’immaginazione è una chimera del mio più profondo essere
io la rincorro forsennatamente
rinunciando anche ad aver fiato e un cuore
che non si contorce in una gabbia minuta.
Il tempo lo percepisco scorrere nella realizzazione di un’azione
o pensiero che non sempre l’accompagno umilmente,
comunque la compio poiché comprendo dentro di me
quel che è giusto cercare di essere, nonostante la fragilità.

 


 

L’ammantata psiche

Nelle parti intuite s’insedia
il subconscio affranto da pena,
non vi è qui rimasto nessuno
a mirar i brillanti bagliori.
Dall’ignota essenza vitale
Fuggi via con empi intrighi,
è intensa la danza dell’anima
nel perenne olismo vivace.

 


 

Attacco di panico

Lì, in piedi, annaspavo senza poter giungere al sollievo;
il sistema fonatoria pareva liquefarsi ardendomi,
l’udito sembrava fosse sigillato esternamente.
Il cuore tachicardico era una melodia di sottofondo,
scandita in pulsanti scariche di azoto liquido
suscitava brividosi tremori sovrapposti l’uno sull’altro.
La facoltà di pensare era trasmutata
divenni un susseguirsi vertiginoso di ricordi
così terrificanti nella sola apparenza allibente.
La mente procurava dinamici dolori tratteggianti un percorso
mirante a coinvolgere ogni mio elemento costituente,
la visione del presente spirava e si sdoppiava,
creava spettacoli da nefande luci apportatori sensoriali
di quell’agghiacciante sinfonia circolatoria;
ero un turbinio composito da tante esperienze quante ne costituivano la mia essenza,
ognuna ammantata malignamente.
Domande persecutorie o assillanti necessità
erano insoddisfatte dalla lontana realtà,
mirava lontano per ogni battito accelerato e respiro assente.
I muscoli rivoltosi eran sempre più vicini a cedere;
la stanchezza, mia acerrima nemica, mi invase,
rapitrice in sintonia all’angusto ritmo.
Svenni temo o,
magari mi accasciai,
forse mi protessi,
tra le mie gambe,
all’inseguimento del benessere,
disgraziatamente.

 


 

Notturne apprensioni

Il Sole con un ultimo slancio crea nuove sfumature in cui vivere;

svegliarmi una seconda volta, al calar del giorno, per finemente apprezzare due nature.

Invadente, altisonante, alienante la società è frammentata in corsi che ideano solchi e deviazioni nelle ere;

percorrendoli ci si estranea, persi in moltitudini di informazioni, lontano dalla ricerca di una realtà benigna.

Si soccombe alla realizzazione dell’incapacità d’azione espressa nelle nostre paure;

l’indipendenza migra distante, è la sua ritirata nelle ramificazioni della contaminazione umana.

Altrimenti si ammanta, illusionista, con nuove sembianza confondendosi agli occhi dell’intolleranza.

Viviamo, ce lo raccontiamo, giungendo su nuove alture, in diverse misure;

alla fine imponiamo sino al nostro ultimo respiro le nostre vili ragioni di appartenenza e ripugnanza.

 


 

Temporale

Non sono mai riuscita a sentire lo scorrere del tempo nel cambiamento degli stati degli astri, né dall’alternarsi del giorno e della notte,

il passaggio delle stagioni o vivere in anni dal nome diverso non crea in me quel comune senso temporale.

Nell’attimo in cui trovo una di quelle oscure chiavi realizzata, dopo angoscianti ricerche, nella semplicità un istante

Collegante le domande alle risposte, per la quale chiarifico un complesso miscuglio emozionale;

quell’immaginazione è una chimera del mio più profondo essere, io la rincorro forsennatamente

rinunciando anche ad aver fiato e un cuore che non si contorce in una gabbia minuta.

Il tempo lo percepisco scorrere nella realizzazione di un’azione o pensiero che non sempre l’accompagno umilmente,

comunque la compio poiché comprendo dentro di me quel che è giusto cercare di essere, nonostante la fragilità.

 


 

Castelli in aria

 

Dal mio piccolo mondo comprendo e teorizzo i modi in cui la vita mi si presenta;

ogni paura, ansia, fallimento trovano una soluzione perfettamente idealistica illudendomi di poterla semplicemente inverare.

Per regni assoggettati ognuno a un castello stagliato in alto tra le nuvole e il cielo, di questo è costituita la mia personale realtà;

ogni fortezza è un sentimento mai affrontato nella sua interezza e possanza unicamente astratta.

Tutti i reami miriadi di espressioni delle particellari esperienze analizzabili esclusivamente nel particolare,

suppongo, però, sia consueto quando si contempla il quadro generale smarrirsi nella sintesi pensata.

Riflettere quotidianamente è il perfetto diletto per viaggiare in una nuova chimera sognata;

potrei giungervi provando fra i più nefasti degli stati d’animo e nella sua ultima manifestazione crepuscolare,

riuscirei, con il tempo, a ponderare la strategia per sognare quel quieto vivere specchio dell’interiore serenità.

 


 

Sentimenti continui

Sono tristezza qui ascesa senziente,

sola e persa così di momento

che duole paura perché sono preda.

 

Difficoltoso restar razionali

e terribile l’apparenza compresa

dei sentimenti grotteschi Io umano.

 

Svilente è il continuo cercare

l’elaborazione perfetta se reale

grava sul cuore, la temo sentire

tumulto atroce, mortifero, vero.

 


 

Le non visioni

Le immense visioni erette

tra l’analisi ed elaborazione

dell’esperienza sensibile propria,

crolleranno ai colpi serrati

di giudizi malevoli espressi

trafiggendo il cuore imbelle.

 


 

Natura tradita

Dispetto le onerose vicende

Natura regala la vita,

infette o esanime spoglie

l’abbiamo lasciata tradita;

 

prendiamo qualsiasi elemento

Suo per l’illusione truccata,

però nella sua consistenza

sarà accudita, salvata.

 


 

L’umana vena

L’umano non ha quella forza

per comprender pena vera.

 

Viver sempre per viltà

fatto della vena atroce;

 

guida solo nell’intento 

con nefario nel momento.

 


 

Sogno riflesso

Città

Museo che,

la mente

mia sogna,

realtà

a te valica,

il cuore

sereno,

di giorno 

e notte,

paesaggio

riflesso.

 


 

Lo Spirito Ametista

Ametista piccolo, intuitivo Spirito amaranto

vibri tra sensazioni e concreto,

conduci nella terra dell’Io universale

fra mondo delle idee e materiale.

Ahimè dell’essere vana esistenza 

relegata nell’angolo della coscienza,

ci osservi e contempli infelice

quando ti si contraddice,

eppure sempre qui a lottare sincera

cantando e danzando tra la verità più vera.

 


 

La Fata Armonia

C’era una volta una fata che non soffriva come noi, lei non si disperava piangente per il so dolore né lo vendicava, era solita accettarlo poiché chi la feriva veniva compreso così profondamente da non riuscire a fargli del male se non facendolo prima a se stessa.

Nacque, racconta, all’ombra dell’ultimo albero nell’ultima foresta di una patria che cessò di esistere, il giorno della sua nascita fu anche quello in cui morì, non nel nostro comun senso di intendere, poiché restò ancorata alla vota spinta da una forza scalpitante, primordiale. 

La sua salvezza, però, divenne anche la sua maledizione dovendo sempre agire e vivere armonicamente, sviluppò, perciò, la quanto mai bizzarra capacità di non rimanere immobile anche quando lo era e decise di rimanere così per anni a meditare ed elaborare.

Armonia vive, non per piacere poiché subito le hanno strappato via anche la più minuta illusione, nonostante non vi sia più un luogo da poter sentire casa e senza accettare per verità l’odio e il disprezzo generato dagli esseri umani. Un giorno si alzò perché un presagio la colse e poté osservare quei pensieri e azioni mutarsi divenendo un fiume che nei secoli dovette creare un oceano immenso, sanguinoso, impetuoso.

Lei viaggia nel battito vermiglio delle sue esperienze per un’ inafferrabile  sogno segreto dimentico nella caverna silente; nella sfera dei desideri vive un mondo straordinario nella sua essenza divergente da risultare intrascrivibile; i suoi sogni di peculiare sostanza che si rigenera e distrugge un universo in continuo divenire. I suoi capelli del passato sono stati intrisi, strumento di un infausto dolore attuato per non riuscire mai a dimenticare.

Ella sussiste nell’ambivalenza di un essere in quanto non si attualizzerà mai interamente. È lottando impetuosamente per proteggere i fragili boccioli dalla sofferenza, aiutandoli in misura di quanto le sia possibile per vincere le ingiuste battaglie senza poter ottenere vittoria nelle guerre, che vive inesaudita e affranta