Chiara Marconi - Poesie

Punti di partenza

 

C’era una volta un cavaliere che andava in giro per il mondo per scoprire nuovi territori.

Un bel giorno si fermò davanti ad un castello.

Scese da cavallo, si avvicinò lentamente ed entrò.

Tante scale davanti a lui, la sala era buia.

Il cuore del cavaliere batteva forte, il corpo teso: scappò.

Arrivò fino ad un bosco e cavalcando sul sentiero vide un anziano signore vagare per trovare un riparo dove trascorrere la notte. Si fermò, scese da cavallo e si avvicinò.

“Ha bisogno di aiuto?”

L’anziano signore si voltò lentamente, lo guardò e disse: “Forse sei tu averne bisogno, ti aspettavo.”

“Ci conosciamo?” chiese il cavaliere.

Nessuna risposta, sorrise e raccolse una rosa.

“Tieni prendila!”. Il cavaliere la prese, ma la rosa appassì.

“Non capisco”.

In un istante si ritrovarono nel castello dal quale il cavaliere era scappato.

“Perché siamo qui? É buio!”

“Siamo qui perché il buio è il punto per ripartire.”

 

Buio: il punto di partenza per accettare i propri limiti,

un tuffo nel buio,

accetto il buio per ripartire da me.


MURI

 

C’era una volta una ballerina che danzava nel cielo blu, il suo vestito era decorato da stelle di diversi colori che unite andavano a formare tanti percorsi.

Le fate volavano vicino alla ballerina colorandole il vestito con la polvere di fata.

Una bimba osservava dalla finestra della sua cameretta il cielo ridendo e coccolando la sua bambola.

Una fata si avvicinò alla bimba e l’accarezzò dandole un bacio e….

 

La ragazza si svegliò, aprì gli occhi lentamente avvertendo sulla sua pelle la magia creata dal sogno. Rimase per qualche minuto a letto stringendo le coperte, aveva gli occhi lucidi.

Si alzò e andò in cucina.

“Buongiorno amore.”

“Buongiorno” rispose lui continuando a leggere il giornale.

 

Parole in sospeso,

muri che si creano,

non esistono parole per andare avanti.


GHIACCIO E FUOCO

 

C’erano una volta una regina fatta di ghiaccio e una fatta di fuoco.

La regina di ghiaccio viveva all’interno di un castello di ghiaccio, nessuno poteva entrare.

La regina di fuoco viveva in una valle dove esisteva un fiume dall’acqua colorata.

La regina parlava al fiume che raccoglieva le sue parole e dal fiume emergevano tanti musicisti, la loro musica arrivava fino al castello della regina di ghiaccio.

“La smettete con questa musica?” urlò la regina di ghiaccio scendendo a valle.

“Perché dovrebbero smettere di suonare?”

“É una musica stupida!”

Sguardo fisso della regina di fuoco, il cielo si colorò di rosso, un leone ruggì.

La regina di ghiaccio iniziò a sciogliersi lasciando il posto ad una cascata di acqua colorata.

Fuoco e acqua si unirono lasciando il posto ad una donna ed una bimba che si abbracciarono.

Due parti che fanno la pace: crescita


CREPE EMOZIONATE

 

C’erano una volta tanti palazzi e in mezzo ai palazzi tante vie.

Una donna passeggiava,

il rumore dei tacchi sulla strada,

un passo veloce.

Mentre camminava parlava al telefono.

“Si sono quasi arrivata a tra poco.”

Arrivata citofonò: nessuna risposta, il cuore batteva forte, occhi lucidi.

Prese con la mano tremante il telefono dalla borsa: uno squillo, due squilli, nessuna risposta.

Lo squillo di un messaggio: scusami non ci riesco. Perdonami.

Lei rimase immobile per qualche istante con lo sguardo fisso sul telefono. Le lacrime iniziarono a scendere.

Si prese la testa fra le mani, si appoggiò al muro ed iniziò a singhiozzare e si incamminò verso casa.

Arrivata a casa iniziò a piovere e la timida pioggia lasciò il posto ad un temporale incessante.

Il tempo giusto per questo giorno pensò. Si tolse il cappotto e lo buttò con forza sul letto, si sdraiò e si addormentò

 

La sveglia suonò. Era solo un sogno per fortuna, sembrava tutto cosi vero, il cuore batteva forte, il respiro corto.

Era da molto tempo che non trovava le parole per parlare con suo marito, tra di loro era come se si fosse costruito nel tempo un muro invisibile, fatto di parole inespresse.

Strinse le coperte a se, trasse un profondo respiro e prese il telefono: parliamone, mi manchi.

Parole che si sciolgono,

persona in cerca di un punto per ripartire.

I momenti di crisi sono trampolini di lancio.

Vita fatta di crepe emozionate,

alternarsi tra: posso, non posso.

Oso,

mi tuffo,

abbraccio,

parlo,

ho vinto io.


LEGAMI

 

Era una calda giornata d’estate e Gaia passeggiava per le vie del paese.

“Gaia!” la chiamò Angela la sua amica.

Si abbracciarono.

Camminavano chiacchierando quando si fermarono ad osservare dei libri su una bancarella. Gaia prese un libro che ricordava i racconti che sua nonna le leggeva da bambina, iniziò a sfogliarlo e si ritrovarono tutte e due in un mondo magico popolato da gnomi fate e folletti.

Tanti folletti giocavano vicino all’ascia del ruscello e gli spruzzi li accoglievano in un dolce abbraccio accompagnato dal suono del vento tra le foglie degli alberi.

“Dove siamo che succede?”

“Siete nel regno dei ricordi” disse una vocina acuta da dietro gli alberi. ”Vedete quell’orologio appeso al ramo? É il legame con i vostri ricordi.

Gaia e Angela si avvicinarono e vennero riportate indietro nel tempo: due bimbe si abbracciavano.

Amicizia,

un legame che resiste nel tempo.


UNA MEDICINA CHIAMATA RISATA

 

C’era una volta un cappellaio che andava in giro per città raccogliendo le risate dei bimbi nel suo magico cappello dal quale tirava fuori dei giocattoli da donargli.

Gli occhi del cappellaio brillavano ogni volta che li incontrava e loro correvano da lui abbracciandolo.

Un bel giorno camminava per la città fischiettando e lasciandosi cullare da quel timido vento di quel giorno di primavera quando vide seduta su una panchina una bimba: sguardo basso spento.

Una lacrima rigò la guancia del cappellaio che si avvicinò lentamente.

“Ti vedo triste”

La bimba si voltò: nessuna risposta.

“Tieni guarda!” disse sorridendo.

La bimba guardò: tante risate si alternavano nel cappello in un’allegra danza.

La bimba guardò il cappellaio, sorrisero abbracciò.

Risate condivise,

risate per stabilire una relazione,

relazione che si trasforma in una cura.


CUORE E MENTE

 

Uniti vanno a formare l’immaginazione che rimane con i piedi per terra per accogliere l’altro nella bellezza dell’imperfezione.

C’era una volta una soffitta e in questa soffitta tanti oggetti che rappresentavano momenti di vita.

Ogni oggetto conteneva una storia di vita.

Storie di vita che colorate dall’unione di cuore e mente vanno a formare il bagaglio dell’essere umano.

Una ragazza osserva gli oggetti,

sorride,

una lacrima scende,

sul pavimento tante linee,

linee che si uniscono,

emerge la trama della vita,

cuore e mente si uniscono,

la vita viene narrata,

vita vissuta.


FRAGILITA’

 

Crepa colorata dalla forza delle lacrime.

Una foglia decorata con striature dorate

Cado: mi rialzo.

 

Amplificatore delle emozioni: sensibilità.

Non è debolezza, ma vita che esce allo scoperto

Occhi che brillano.

 

Sensazioni diverse sulla pelle.

Chiudo gli occhi per avvertire il mondo.

Riconoscere la propria fragilità: coraggio

 

Sono in una bolla di emozioni.

Fragilità: energia che trasformo in arte,

vedo il mondo: sono protagonista della mia vita.

 

Un bimbo che muove i primi passi

Fragilità: amore tra madre e figlio.

Si, sono fragile per fortuna.


MELODIE

 

Risate.

Il dolce canto di un ruscello

Cammino: ascolto le melodie dell’ambiente che interrompono il silenzio.

Il cinguettio: un delicato dialogo.

Mi siedo: respiro e sorrido,

allento il controllo.

Molla molla mi ripeto,

fffff soffia il vento,

un soffio delicato: una carezza.

Lo sento sulla pelle.

Io ci sono.

Osservo i fiori,

osservo: non raccolgo.

Le cose belle necessitano di lentezza, alzo gli occhi verso il cielo, mi diverto ad osservare la forma che le nuvole assumono.

Sorrido: io ci sono


SOGNI

 

Coraggio

paura

speranza

C’era una volta la paura che bussò alla porta,

il coraggio le aprì,

la speranza lo salutò

Speranza: un colore rosso

energia per agire per dare forma ai sogni.

Un bimbo che gioca con la sabbia.

Sogni: uniti da un filo che si intreccia con le esperienze della vita.

C’era una volta un ragazzo che sognava e c’era una volta i suoi sogni racchiusi nel cuore dei genitori i quali narravano per lui i ricordi dell’infanzia.

Vita: sogni e ricordi che si alternano,

ricordi: sorgente per i sogni.

Unicità della persona che esce allo scoperto.

Adulto: strumento per il bambino.

Bambino: storia che si sviluppa attraverso la melodia alimentata dallo strumento che l’adulto suona giorno dopo giorno.