COSI’
Apro le braccia
a quel vuoto
fatto di niente
che mi viene incontro
mentre tu ti allontani
Stringo a me
quel vacuo spazio
disabitato
che mi appartiene.
Nel buio della mia solitudine
mi cullo.
Polvere di luce
ignara mi inonda
grappoli di stelle
illuminano
i miei pensieri
capriccio di una idea.
Batuffoli di nuvole
disegnano ali
sciolte nel cielo
sorriso di leziosa libertà
cosi’…
mi destreggio
tra il senno e la follia
di sentirmi mia.
DIGNITA’ PRECARIA
Scalza rincorro il tempo
la sua velocità
la sua inutilità
Nuda mi adagio
tra le trappole
dell’ attesa
arida mi perdo
tra la terra senza semi
spiata dall’indifferenza del vento
Utopica sicurezza.
Silenzi. Desideri. Inganni.
Spiegazioni .
Ragnatele di parole
che ingarbugliano i pensieri
che deludono le attese
e confortano le offese
Dignità precaria
caducità di certezze
che impollinano il futuro.
Lavoro
che mi manchi se non ci sei
che mi tormenti se mi detti le tue leggi
che mi nobiliti,che mi distruggi.
Atavico valore
che mi rendi libera e schiava nello stesso tempo.
Persa, indebolita,spenta.
Illusa
corrompo le mie speranze
con laido disprezzo
verso l’irraggiungibile pensiero.
DIMORA DI INFANZIA
Le tue finestre stanche mi accolgono sorridenti
desiosa varco la tua soglia
ed entro nei ricordi :
passati sepolti che riemergono intatti
Sonnecchiavi pigramente in attesa del risveglio.
Coperti dalla polvere del tempo
arredi e suppellettili reclamano il loro esistere
Dentro di te ragnatele di vissuti lontani
vite consumate, sognate, fuggite via
Orgogliosa custode di vita
elargisci profonde emozioni
incanto di memorie:
fotografie in bianco e nero che prendono colore
Dimora della mia infanzia che si allontana
mi restituisci le radici,ricongiungendomi al destino
In questo silenzio scabro e denso
passeggiano generazioni, legami di sangue che mi appartengono
giochi di bimbi, sogni di fanciulli
accecanti frivolezze ,arrugginite attese
dolori……lacrime…gioie…….sorrisi…
…pungono l’anima.
Ti respiro mio dolce , vetusto domicilio
e abbraccio il tempo che ancora cammina
ramingo e inabitabile
come parlano le crepe sulle tue pareti
e le rughe sulla mia pelle.
Avvolta da soavi suoni che riecheggiano nelle stanze
indietreggio sull’uscio, con rispetto e con affetto
consapevole di essere parte di te.
E QUEL CANCELLO SI CHIUDE
E rimani dentro a quelle mura
che vorresti veder crollare
e invece crolli tu
tra quelle mura che ti trattengono,
quelle mura che credevi una protezione
diventate trappole.
Quelle mani che un tempo ti accarezzavano
ora si alzano su di te
quelle labbra che un tempo ti baciavano
ora urlano contro te
E quegli occhi oggi cosi’ pieni di rabbia
non si rispecchiano piu’ nei tuoi,
cosi’ pieni di terrore
Vestita della tua vergogna
abbracciata al tuo silenzio e alla tua solitudine
con il cuore stropicciato dall’inquietudine
non riconosci neppure piu’ la tua anima ribelle
che rassegnata e stanca ti tradisce.
E quel cancello si chiude
su quel cortile in cui svanisce anche l’ora d’aria
Soffocato nel nulla
anche il tuo ultimo sogno.
INQUIETUDINE
Trascorrere di giorni finti
fuga dalla realtà ..
Sogni
Immagini oniriche di speranze
sottili visioni di felicita’
Ambita . Raggiunta.
Tregua.
Affaticata illusione.
Cuore che riparte. Tormento.
Anelata fermezza di intenti
Smarrita.
Memoria confusa.
Futuro assente
Ingarbugliato presente.
Desiderio di vento
progetti scompigliati
dissolti nell’infinito.
Brama di pace, quiete.
Delirio, ciclone di riflessioni
Velista dei miei giorni mi appresto :
allento la vela dei miei pensieri ,
andatura di bolina.
Atavico rimpianto di bonaccia
mi sopravvive.
Anima ribelle
vittima di un cuore clandestino
che nemmeno il sogno appagato
riesce ad arenare.
MARE
Quel piacere di guardare
come si guarda il mare
oltre quell’orizzonte
che fa sognare
Raggiungere il cielo
come gli occhi di un bambino
o il volo di un aquilone.
Toccare l’azzurro
accarezzare le nuvole.
Disegnare nel blu
i sogni che nascono dal tanto guardare.
Immobile, movimentato o ribelle
il mare….
senso di infinito
si impadronisce di me
sollevandomi e affondandomi
nell’onda dei ricordi.
NELLA CASA DEI BIANCHI CAPELLI
Rami secchi residui di un folto bosco
foglie cadute
vittime di una vita vissuta.
Pensieri……che passeggiano
tra sentieri di ricordi,
immagini …..che ombreggiano
il quotidiano presente,
solitudine…radicata sui corpi affaticati.
Gocce di pianto
tra le pieghe di visi stanchi
gioie vissute, dolori superati
serenità ritrovata
in occhi che accolgono
confusi racconti
di un trascorso lontano.
Lacrime
consapevoli di scorrere invano
verso la vacuità di un futuro negato.
Nella casa dei bianchi capelli
radi e spettinati tormenti
abitano l’ anima.
Grottesco …
in un unico luogo
vedere insieme tanti avanzi di vita
che non hanno più nulla da dirsi :
comunicazioni interrotte,
frammenti di esistenza vissuta, tradita.
Sobrietà
dell’inconsapevole appartenenza al passato .
Rughe di emozioni si intrecciano
nella silenziosa sofferenza della mente,
urla arrugginite echeggiano
nelle stanze dove si vive senza speranze,
anziani sentimenti
palpitano nei cuori spenti.
Vecchi…
rami secchi,avanzi di un folto bosco
bruciati dalle fiamme dell’indifferenza…
seppelliti dalle cenere
di ciò che resta.
PAPA’
Sottile il confine tra cielo e mare
lieve il limite tra vita e morte
Piume leggere ti girano intorno
leggiadre, celate
lentamente si posano sul tuo gentile esistere
impercettibili ali ti abbracciano
ti stringono
ma non conoscono dolcezza.
Polvere di dolore si deposita sul tuo respiro
velo di rabbia accarezza i tuoi pensieri
paura profonda trasmettono i tuoi occhi
nella morsa della sofferenza
ossigenato dalla tua serenità d’animo
ti appresti…
Delirio di vita.
Nella solitudine dei tuoi ultimi attimi
ti lasci andare.
Inesorabile silenzio.
Scivoli via .
Salpi nel mare che ti condurrà lontano
inghiottito dall’infinito
marinaio dei tuoi giorni
getti la tua ancora nel mio cuore .
SILENZIO
Ascolto
l’assordante silenzio
del tuo non esserci.
Come l’onda
contro lo scoglio
si infrange,
cosi’ la tua presenza
contro il rumore
dell’oblio
si disperde.
Goccia a goccia
cerco di rimettere insieme
il mare dei ricordi
per cullarmi in quel movimento
dolce e avvolgente,
ormai assente.
Galleggiando sui miei sogni
inabisso i miei pensieri
su inesplorati e inesplorabili fondali.
Salpata dalle sponde del mio cuore
in balia di venti a me sconosciuti,
naufraga,
approdo sull’isola della mia anima
confidando nell’abbraccio
della sua benevolenza.
ECCOTI
La neve aveva dato un soffice senso a tutto. Aveva ricoperto
ogni cosa .Il suo bianco rendeva bianche e belle persino le
strade più grigie della città.
La notte aveva dato un silenzioso senso a tutto. Aveva avvolto
come una calda coperta ogni cosa. Il buio rendeva tutto più
raccolto, intimo, silente.
Il libro che stavo leggendo era quasi al termine, quando iniziai
ad avvertire le prime avvisaglie .Attendevo quel momento con
trepida gioia, senza paura, con l’incoscienza e la progettualità
dei miei vent’anni, con la consapevolezza di quanto fosse
grande il mio desiderio di diventare mamma.
I nove mesi della gravidanza , di quella pancia che portavo con
il mio orgoglio di donna, erano ormai al termine. Visite,
controlli, calcoli…tutto ormai diceva che stavi per nascere. Io
ero pronta .Ti aspettavo. Ti avrei accolto con infinito amore,
con incontenibile stupore.
Il mio corpo , preparato , si stava organizzando. Cominciavano
le prime contrazioni. L’utero , la tua casa, cominciava a sentirti
grande e voleva sfrattarti. E cosi’ , eccole arrivare, una dopo
l’altra, una sempre più vicina all’altra….Avevo studiato
qualcosa a riguardo, ma una cosa e’ raccontare e spiegare a
un’altra donna tutte quelle belle faccende sulla gravidanza e sul
parto , una cosa e’ essere tu la donna che in quelle belle
faccende ti trovi implicata. Ma non avevo paura, davvero.
Non sono una donna particolarmente coraggiosa, ma l’ansia da
parto non mi aveva mai sfiorata. So che la natura ha in se’ un
aspetto magico che regala alla nascita la parte migliore della
vita. Finalmente stavo per dare la vita a te , mio adorato e
desiderato figlio. A te, che prima che nel mio corpo, abitavi la
mia mente, passeggiavi tra i miei pensieri e ricucivi la mia
anima , già provata da altre faticose inquietudini.
Le contrazioni le lasciavo venire, le assecondavo con il respiro.
Le accoglievo, le facevo mie. Partecipavo a questo forte
momento con tutta me stessa.
……Bisogna andare, lasciare la casa e raggiungere l’ospedale,
non troppo vicino. Cosi’ siamo partiti tutti insieme per questo
viaggio, per venirti a” prendere “.
Circondata da tutto quello di cui in quel momento avevo
bisogno, mi sono lasciata guidare: dall’istinto materno e dalle
parole di incoraggiamento di tuo papa’ e degli operatori .
All ‘ improvviso qualcosa si e’ capovolto. Mi vedevo come in
un sogno ingarbugliato, fuori dal mio stesso corpo. Mi vedevo,
mi incitavo , mi sostenevo. E ti vidi. La mia mente forse non
aveva retto il dolore fisico che provavo o semplicemente
voleva negare quel dolore , per poter ricordare la tua nascita
come un momento in cui solo la gioia e la voglia di vita
avevano avuto il sopravvento.
Come quando il vento piega gli alberi ma non li spezza e
passato il vento tutto torna come prima, cosi’ e’ stato per te:
passato il momento,il dolore , la fatica, tutto e’ tornato a posto,
come prima.
Eccoti: bello,vivo,vivace, camminare nelle mie emozioni più’
profonde.
Eccoti..il tuo pianto, mimetico linguaggio di un naturale affetto,
farti spazio nella mia vita.
Eccoti, vagito, palpito di vita trai battiti di cuori che si
riconoscono.
Eccoti, trionfo di fantasiose attese.
Respiro il tuo respiro, ti cullo con il mio sguardo e mi nutro del
tuo contatto.
In quel momento ho abbracciato te e i tuoi sogni, consapevole
di iniziare un lungo percorso insieme, consapevole di
trattenerti e lasciarti andare, avendo già fatto anche io questo
viaggio.
Sei nato cosi’ ,dolce figlio mio, in una notte d’inverno.
Sei nato cosi’, regalandomi il momento più bello che custodisco
nello scrigno dei miei ricordi, ricordi che oggi vedo con gli
occhi e il peso della vita che ci e’ passata addosso , ma che il
trascorrere del tempo ha mantenuto nitidi e colorati .