Cosetta Enzo - Poesie

“S.O.S-PESA H2O”

E’ l’ eco del valore riflesso nel vuoto
Perdersi nell’uni-verso:
io sono un cerch’io d’acqua.
Conservato è il destino nelle stelle come- te da raggiungere …
Dilemma, intrigante profondo, girotondo.
Gli occhi chiusi alla luce del giorno, ascolto
Il mio cuore
Ecco come si scatena la natura!!! Sono piena di sabbia formiche e foglie!!!
Se pur ci fossero parole non griderebbero più delle cicale su quest’albero!!!
State zitte! Sono forse io il nemico del vostro popolo?
All’improvviso il silenzio mi inghiotte, tre minuti di vuoto interiore:
non l’artefice ma consapevole io della sorte.
Cade con un tuffo il seme che tiro nell’acqua e il cerch’io si espande …
Mi con-centro:
disseta i miei pensieri acqua, ti desidero acqua, ti cerco in ogni dove acqua.
Perché tu sei mia madre …
Cammino sulle conchiglie rotte, pungenti, custoditi qui i segreti del tempo, nascosti.
Mi tuffo dove il seme è caduto, l’onda mi culla e mi trasforma,
dolcemente mi stringe fra le sue braccia:
perdersi nell’uni-verso e ritrovar-si nello specch’io d’acqua,
l’eco del valore riflesso è un cerch’io d’acqua …
fra le spoglie del tamarice selvatico nel cambiamento climatico avverrà
l’estinzione della mia specie.
Nell’amore e nel rispetto: io sono un cerch’io d’acqua
e respiro l’ossigeno delle foglie al vento.


IN PRIMA FILA A FILO D’ACQUA

Apre il sipario:
Invase dall’acqua le terre
correnti, onde, formano scanni
apprati dunali sabbiosi
specchi d’acqua silenziosi
solo, sale, sole,
ali bianche danzano
farfalle ai fiori.
Al ramo canta zigolo nero
nel nido, nel nodo sicuro
canta al mio orecchio, zigolo nero
canta nel territorio lento
dove comunque natura
realizza in tempo
sento, vedo, ascolto,credo
sogno un segno
di luce, di pace.
Tu mostro , ti mostri
dal fango nascosto
dov’è il ramarro dal collo azzurro,
innamorato, sparito nel buio?
Granchi corrono
da tutte le parti
alla bora
che sbatte le porte
al cielo di stelle
che sulla valle copre.

Specchio, specchio delle mie barene
chi è la più bella delle sirene?
Nessun dubbio canto, m’incanto
la più bella sei tu, di tutto il paese
ma se passi il cordone litorale
dove spiaggia delimita al mare
voci più forti
passano oltre la nebbia dei porti
urlano a navi trasporti
l’onda bussa alla sorte
cemento, morte!
L’acqua che dal bacino esce
misura il tempo
in cui viviamo,
ci fondiamo
al mare cielo.
Riflessi, rispecchi, rispetti
il tuo territorio, il tuo corpo?
Laguna ,lacuna, anfibia
nel regno delle possibilità
la perla in conchiglia
verde, azzurro, argento
capelli al vento
a piedi nudi, i pensieri
diventano nuvole
soffiate via dalle anime.
Il sipario chiude
in attesa di spettatore.


 

L’AMORE NON E’ SENTIMENTO

L’amore sceglie dove andare, poi invade.
L’amore è tormento, passione, respiro.
L’amore nutre egoismo possessivo.
L’amore perdona, l’amore rigenera.
L’amore fa compiere atti impensabili.
L’amore è ingordo desiderio.
L’amore trasforma il brutto in bello.
L’amore sogna, l’amore vola.
Io credo sia l’amore: Incontro di due anime.


 

VOLARE

Mia anima
non ti posso seguire
scappa tu che puoi andare
non ti spaventare
vola alta sopra le nuvole
io ti vedrò nel sorriso del sole
ti ascolterò a primavera cantare
ti osserverò nelle onde danzare
e mi accarezzerai nel vento passare
Mia anima
Va dove senti la pace, dove vedi la luce
non ti voglio più trattenere
è il momento di dividerti dal cuore.


 

NELL’ABBRACCIO

Pure il mare va alla terra, con ampio raggio la solletica
ogni volta le ruba un po’ di sabbia e le lascia un poco d’acqua
perché è così che ci si dona.
Spumeggiante o silenziosa la sua onda se ne va e poi ritorna
rilassante culla.
Un giardino a primavera, ricco di sapori, di profumi, di ricordi,
non c’è età, si va dall’animale alla persona,
non chiede chiarimento, eppur consola, toglie dubbio e paura.
È il regalo che io ritengo più prezioso
un abbraccio che ci porta su nel cielo.


 

CANTO INCISO

E mi farò bella, la più bella del mondo
rimpiangerai per avermi spento.
Questo è il grido di addio che nessuno conosce
sei tu sei in me, non so come può essere,
conosci altro modo per amare davvero, che porti su al cielo
se non questo qua?
liberami il cuore da questo sogno che rode, portami alla realtà
per me è una gran fregatura amare a metà.
E mi farò bella la più bella del mondo
resterai a guardare gli uomini che mi rincorrono.


 

@ CASA A-SPIRALE

È un equilibrio di emozioni,vibrate azioni in coclea.
È un collegamento sensazioni, al mondo dei suoni,
nudi corpi in chiocciola,
antenne occhi, tentacoli tattili,
dal buio alla luce escono, navigatori curiosi,
in scivolate di bava giocose,
silenziose, lente trasformazioni.
Affermazione planetaria, da corpo ad anima,
occhio sinfonico, centro d’ incontro.
È un potente ignaro richiamo, all’essere umano,
in evoluzione. Gira tutto intorno ad una vocale:
a come Albina, galassia a spirale, il simbolo dello stare.


 

ELOQUENZA DI UN BACIO

Sospesi ondeggi, insicuri, confusi.
Se ti bacio, poi mi pento, ti penti, lo sai. Si che lo sai.
Potremmo non riuscire più a dividerci, da questo attacco.
Saranno i tratti del tuo volto, il taglio tuo degli occhi,
il tuo sorriso forse, il timido entrare nel tuo caldo.
Potremmo non riuscire più a dividerci, da questo attacco.
Rubi, rubo, il respiro, così all’improvviso, accolgo, accogli,
inghiottiti da un tunnel,che avvolge, intreccia, coinvolge,
il regalo del tempo sconfina, affonda, pulsa, trafigge, spaventa.
Potremmo non riuscire più a dividerci, da questo attacco.
Patto d’ingresso, voluttà sommossa, vulcaniche danze.
Potremmo non riuscire più a dividerci, da questo attacco.


 

DORATE FOGLIE

Vento impazzito bussa alla porta, sei viva o morta?
Spalanca e spolvera ogni stanza, con eleganza.
Non sono nel quadro famiglia, moglie, madre, figlia.
Il pensiero si appoggia sul raggio di luna nell’onda danzante
noi ancora fantasmi nascosti da lenzuola candide
incendio di stelle, chiedo ancora, ancora mezz’ora
vedi sono ferita, fraintesa gelosa,
in autunno l’albero non trattiene una foglia
chi ha conosciuto il fuoco, sai non si accontenta
trasforma i pensieri in cenere, poi soffia.
E’ solo allegra amicizia, scusa!
Ma io lo so che si tratta di dolcissima intesa
perché troppo tempo l’ abbraccio è rimasto in attesa.


 

BATTITO D’ALI

Oh! Terra fertile Dea, dove porta la strada, la strategia?
Nella strage dei confini, acqua inghiotte barconi di bambini.
Cielo di oggi quanti angeli conti? Viaggi di speranza ascolti:
Acqua, Terra, Aria! È battito d’ali o stridule urla?
Acqua, Terra, Aria! Un battito del cuore si salva.
Immagine muta. Di terra, di cielo, l’acqua racconta il vero.
Nel nido, nel mondo, alla gola stringe il nodo,
vedo, vado verso il vuoto, ali triangolari, nasi triangolari,
Acqua, Terra, Aria si uniscono, teorema anima?
Madre terra, sono solo bambini in cerca di cibo, di pace!
Sono, un’upupa che accogli in giardino felice.
Acqua, Terra, Aria. È solo un battito d’a- lì a qui
e i loro sogni volano più in alto di prima.


 

LAGUNA DI VENEZIA

 

Mi bussi di terra, mi circondi di acqua,

mi rialzi in piedi ancora una volta,

perché mi hai scelta alleata?

Non sai che sento il tuo dolore laguna infangata?

Disseta Venezia, la sua pietra, poi da me ritorna,

ripulisci in me ogni vena dalla sua scoria.

Non è il mare a distruggere, ma una solforosa, nitrica, corrosa!

E una inutile abbondanza spaventosa.

Il mare sai, è già una zuppa, e le sponde sono frutta!

E’ la natura a crear la vita, non la scienza!

Io Strega fra gli azzurri, prego ai suoi sussurri …

Scivolando lenta,

è fosforo o polvere di stella? Di smeraldo la scia si illumina alla carezza

l’acqua si confida un’altra volta, sollevando gocce di nebbia

Nessuna onda sai s’assomiglia!

Povera Laguna, la sua ragione è vera, è vera, è vera!

Indifesa lei, non riconosce quel che sente e ne è offesa.

I sentimenti si estremizzano di notte, le mie braccia allungate al cielo sono corte,

la cognizione del tempo è persa, resta l’attesa.

E’ un gioco di prestigio forse? La luna si nasconde nelle nuvole.

Nessun motivo può comprare l’atmosfera!

Respiro aria timida, silenziosa . . .

Venezia dorme

con la luce accesa.


 

 “S.O.S-PESA H2O”

 

E’ l’ eco del valore riflesso nel vuoto

Perdersi nell’uni-verso:

io sono un cerch’io d’acqua.

Conservato è il destino nelle stelle come- te da raggiungere …

Dilemma, intrigante profondo, girotondo.

Gli occhi chiusi alla luce del giorno, ascolto

Il mio cuore

Ecco come si scatena la natura!!! Sono piena di sabbia formiche e foglie!!!

Se pur ci fossero parole non griderebbero più delle cicale su quest’albero!!!

State zitte! Sono forse io il nemico del vostro popolo?

All’improvviso il silenzio mi inghiotte, tre minuti di vuoto interiore:

non l’artefice ma consapevole io della sorte.

Cade con un tuffo il seme che tiro nell’acqua e il cerch’io si espande …

Mi con-centro:

disseta i miei pensieri acqua, ti desidero acqua, ti cerco in ogni dove acqua.

Perché tu sei mia madre …

Cammino sulle conchiglie rotte, pungenti, custoditi qui i segreti del tempo, nascosti.

Mi tuffo dove il seme è caduto, l’onda mi culla e mi trasforma,

dolcemente mi stringe fra le sue braccia:

perdersi nell’uni-verso e ritrovar-si nello specch’io d’acqua,

l’eco del valore riflesso è un cerch’io d’acqua …

fra le spoglie del tamarice selvatico nel cambiamento climatico avverrà

l’estinzione della mia specie.

Nell’amore e nel rispetto: io sono un cerch’io d’acqua

e respiro l’ossigeno delle foglie al vento.


 

CLESSIDRA

 

  • Guarda! Dice Valka.
  • Che cos’è? Risponde suo padre.
  • Non lo so, tiriamolo su!
  • E’ solo un coccio rotto.
  • No, è di più di un coccio rotto, è molto di più, scaviamo papà!
  • C’è una fondamenta di pietre, forse  si tratta di un letamaio, ci sono altri cocci rotti.
  • Scaviamo papà!
  • Non riesco ad affondare il badile, c’è una tavola di legno, abbastanza spessa da non rompersi.
  • Qui nell’angolo, guarda! Esce sabbia giallo oro.
  • Terra viva!
  • Ma questi, questi, cosa sono questi, papà?
  • Noccioli di ciliegio. E c’è pure un fittone di vite.
  • Aspetta, metto tutti questi reperti in una cassa, al riparo dalla luce e dall’aria.
  • Sono solo cocci rotti, è un letamaio.
  • No! Non chiudere lo scavo. Perché chiudi tutto? Cosa hai visto che chiudi,  papà?
  • Non c’è altro, continua a zappare, l’erba sta soffocando l’insalata. E vedi di non parlarne con nessuno, se non vuoi che ci esproprino il terreno.

 

Il papà di Valka era serio, addirittura sembrava preoccupato. Mentre Valka, Valka si sentiva ricca!!! L’orto le aveva fatto un grande dono,Valka si sentiva foglia sospinta dal vento, ma le sue dita  erano ancorate a terra, oh! Se solo avesse potuto alzare quella tavola!

 

  • Muoviti Aidan, si sta facendo buio, torniamo a casa.

 

Aidan, così Valka, aveva chiamato il cucciolo di gazza ladra, lo aveva raccolto da terra, caduto dal nido dopo un forte temporale di primavera, lo aveva riscaldato fra le mani con il fiato, e svezzato con il mangime per merli, dissetato con acqua leggermente zuccherata, lo aveva aiutato ad ingoiare i primi bocconi, facendo una leggera pressione con il dito, dal becco al petto, per poi vederlo spalancare il becco ogni volta che gli passava vicino, un piccolo grande ingordo! Per non parlare dei suoi primi svolazzi a saltelli, conquistando da brevi a piccoli spazi, fino a vederlo spiccare il volo al ramo più alto, dove ancora sbieco, penzolava il suo nido. E già, il buffo e commovente pennuto, era diventato un compagno inseparabile per Valka, quel grazioso pennuto, aveva perfino imparato ad imitare la sua voce.

 

 

  • A casa, a casa, risponde Aidan atterrando sulla testa di Valka.
  • Lo hai fatto ingrassare troppo, Valka! Dice Yuri, passando in bicicletta in via Del Zalo.
  • Ciao! Yuri, ci vediamo stasera alla riunione del consorzio?
  • Per l’acquisto dei concimi? Si, ci sono.
  • Aspetta, tu che sei un esperto, vieni a vedere questi reperti, che ho nella cassa!
  • Ciotola a vernice nera, Roma antica, età Repubblicana, nessun dubbio. Dove l’ hai trovata?
  • Nell’orto la dietro, a confine dello zio, c’è una fondamenta rettangolare in pietra, a circa  tre metri di profondità, larga forse due metri, lunga non so, non abbiamo scavato in lunghezza, stavamo sistemando la terra dopo l’ aratura, li giù sulla scolina.
  • Questi reperti fanno pensare ad un insediamento in queste terre, precedente a quello riportato nella storia del litorale Nord.
  • Allora dovremo raccontarlo a qualcuno?
  • Se vuoi restare a lavorare in questa terra, non raccontarlo a nessuno.
  • Anche papà ritiene che ci sia la possibilità di un esproprio, ma c’è una tavola di legno all’interno della fondamenta, forse dovremmo provare a romperla, per vedere cosa c’è sotto!
  • Da retta a tuo padre, Valka, resta zitta.
  • Possiamo provare a piantare questa vite? Pensi possa attecchire? Stava vicino a tanti semi di ciliegio, collegati da radici sottilissime nere.
  • Dove vuoi metterla?
  • Nel giardino botanico ! vieni a vedere cosa ho creato!!!
  • Vengo a piantarla domani, ne parliamo stasera, ora devo andare a pranzo, conosci mia madre, se arrivo tardi mi tocca sopportare le sue lamentele per tutto il tempo che sto seduto a tavola!
  • Hai ragione è tardi.
  • È tardi, è tardi, dice Aidan.

 

Arrivata a casa, Valka, apre la porta, sente l’odore caldo umido della farina cotta da quaranta minuti: la bianco perla! Inconfondibile coccola, meglio della crema catalana! Senza grumi, perfetta, cotta nella vecchia “calièra” ( pentola di rame). Mescolata da un artigianale “ tarell” (mestolo in legno di noce). Eccola, che s’incontra nel piatto con il baccalà in rosso, che ieri il papà di Valka, il signor Mario, aveva battuto con il martello sulla tavola, arrotolato poi, lasciato tutta la notte a bagno nell’acqua tiepida. La mamma di Valka, la Signora Teresa, lo aveva cotto nel latte con cipolla, aglio e olio, per tutta la mattina, fino ad aggiungere la passata di pomodoro, che aveva invasato Valka con i suoi succosi cirio. Sul tavolo, era pronto fumante, il piatto di polenta e baccalà in umido!

 

  • Lavati quelle mani sporche prima di sedere a tavola, non troverai mai marito con quelle unghie nere e corte! Disse la mamma di Valka.

 

In realtà, Valka, le aveva lavate le mani, solo che, il vento le aveva seccato la pelle e la terra le era entrata nelle crepe, insieme alle macchie d’erba, sembravano sporche, ma erano pulite le  mani di Valka! Secondo Valka, il contatto con la natura, avviene quando si aiutano le piante ad attorcigliare intorno a un filo, così che, dedicava tutta l’attenzione e il tempo con cura piano, piano, guidandole a spirale dolcemente, legandole nel sotto del loro fusto, sulla seconda attaccatura della foglia, un legaccio morbido, che non stringa al gambo, calcolandone la crescita in espansione, lei, si recava nella serra nelle ore più calde, perché allora i fusti raggiungevano una giusta elasticità e non rischiavano di rompersi, ecco perchè, le piante, la riempivano di profumo intenso, e di un colore verde intorno al braccio, fino a farle diventare appiccicosa, tutta la peluria, Valka se ne vantava, lei non si vergognava di avere quelle macchie sulla pelle,  perché è ciò che le regalavano le piante, prima di donare il loro frutto. Con le piante Valka, ci parlava toccandole, per questo non usava i guanti in lattice.

 

  • Valka, vai all’incontro stasera?
  • Si, papà,  viene anche Yuri, ci mettiamo d’accordo per acquistare in blocco i concimi.
  • Non far tardi.
  • Non preoccuparti.

 

Quando Valka arriva all’incontro già è  iniziato il colloquio:

 

  • L’agricoltura è a rischio nel nostro territorio, ma gli insetti non si spostano da soli, oltrepassando mari e oceani, è l’uomo che trasporta piante e ortaggi infetti di mine, oltre agli insetti predatori ci sono migliaia di specie parassitoidi,  ma l’Europa non interviene a fornire l’Italia degli insetti utili, non fin che non viene dichiarato uno stato di calamità naturale. Dice Tim, un ragazzo imprenditore, di Saccagnana, paese che collega Lio Piccolo alla terraferma..
  • La Tuta Absoluta, depone le uova all’interno della pianta, quando le uova schiudono, le larve si nutrono della linfa e la pianta si secca. In una settimana, sterminano un’intera coltura. Neanche il Bacillo  Turigensis ha effetto, perché in temperature calde perde efficacia. Dice David, di Eraclea, lui ha appena iniziato la cultura a campo protetto, e viene nella zona ad apprendere il sistema.
  • Forse potrebbero funzionare i diffusori di ferro ormone, mettendo in confusione i maschi della Tuta Absoluta, non avvengono gli accoppiamenti, ma per far questo, si deve proteggere la superficie di raccolto, con della fitta rete piuttosto costosa, per non attirare altri maschi. E non si possono usare più di cento diffusori su cento metri quadri. Il problema è per le culture a doppio ciclo di piantagione annuale. Dice Pietro, lo studioso della compagnia, lui è di Mazzorbo, coltiva un vigneto di Malvasia, un vigneto vecchio di cinquanta anni,  fa buon vino.
  • Sembra parlare delle dieci Piaghe d’Egitto, anche la nutria a mangiare tutto! Cosa ci fa nei nostri territori questo animale allogeno? Chiede Valka ai suoi amici.
  • La nutria è stata importata in Italia dal sud America alla fine degli anni venti, per produrre le famose pellicce e il primo allevamento si trovava in Piemonte, nel nord Italia ha prevalso l’allevamento speculativo. Il cosiddetto: “castorino”, perché idrorepellente a basso costo. Dice ancora Pietro.
  • Nel secondo dopoguerra, a fronte di una crisi che colpì proprio il business di queste pellicce, i piccoli imprenditori per evitare i costi di abbattimento degli animali, decisero di liberare le nutrie nel territorio, intenzionalmente, il risultato è sotto gli occhi di tutti. Conferma Yuri, mentre una ventina di ragazzi annuiscono.

 

  • Le nutrie non sono più considerate fauna selvatica, sono state riconosciute “ specie nociva”, alla stregua di altri animali infestanti e dannosi, rappresentano un grave pericolo per le produzioni agricole, l’incolumità pubblica, la circolazione stradale e soprattutto la tenuta arginale dei corsi d’acqua. Prosegue Pietro.
  • Che colpa ne hanno le nutrie? Un po’ spaventano, ma il loro musetto sembra buono, ce la stanno mettendo tutta per salvare la loro specie, con ogni avversità dell’uomo. Dice David.
  • La lista degli acquisti per i concimi è pronta, ragazzi, ho scritto tutto, e messo anche a verbale ogni cosa oggi discussa, si è fatto tardi, devo salutarvi, alla prossima!
  • Ciao Valka!,
  • Ciao ragazzi!

 

Valka, nel gruppo era l’unica femmina, e questo la faceva sentire un po’ reginetta, ma il suo esser donna la limitava, non stava bene infatti, che una ragazza si trattenesse con i ragazzi a tarda sera, (oltre alle 22,00 ) benché si trattasse di un incontro informativo, lei doveva rientrare a casa. Queste erano le regole dettate da suo padre, il Signor Mario, che le diceva:

  • È solo questione, di tempo, di generazioni, le conquiste nella società si avranno sempre, devi solo attendere. E’ solo questione di sabbia e vento che soffiano sulla spiaggia, e tutto andrà avanti fino poi a ritornare indietro, tutto tornerà come prima.

Generazioni di ortolani, si risveglieranno alle due o alle tre della notte, per preparare le Caorline, cariche di verdure proprie. In laguna, grazie allo specchio d’acqua e al sale sulle terre in abbondanza, gli ortaggi avvantaggeranno, anche di una settimana rispetto agli altri orti, questo permetterà di guadagnare meglio al mercato, una regata di anche tre ore, o sei in condizioni avverse di venti e mareggiate, con imbarcazioni cariche di quindici quintali, tutto caricato su ceste: corba, corbin, e corbiteo per le delicate pesche. Un bella sfilata di Caorline in regata, per arrivare primi al mercato di Rialto a Venezia. E’ solo questione di tempo. Quando si accorgeranno del danno, dei pesticidi, e dei scorretti e disordinati consumi, tutto ritornerà come prima.

Il signor Mario, ci teneva alla sua Valka! Valka, doveva rappresentare la ragazza perfetta, la ragazza profeta, perché tanta sensibilità in Valka, non poteva essere arrivata casualmente, o geneticamente, ma solo per volontà di Dio. Il signor Mario, era sicuro che quella ragazza, solo lei, avrebbe segnato la differenza.

 

  • Ciao Yuri!
  • Schiavo vosto, Valka!
  • Dai smettila!
  • Piantiamo il fittone di vite, Valka?
  • Si, ti aspettavo!
  • Abbastanza riparato dal vento, abbastanza esposto alla luce, ho trovato il posto!
  • Grazie, sai, ci tengo tanto.
  • Hai detto che stava vicino a dei noccioli di ciliegio, Valka?
  • Si, tanti, ti viene in mente qualcosa , Yuri?
  • Fin dal tardo medioevo, ma anche in epoca romana, preromana e fino alla fine del milleottocento, in tutto il centro nord Italia, la vite era allevata “maritandola” ad un tutore vivo.
  • Spiegati meglio!
  • Il sostegno per la vite, era sempre un albero, poteva essere un acero, un frassino, un ciliegio, un salice, un gelso, oppure un pioppo.
  • Il nostro era un ciliegio!
  • Esatto! Ricordati di dare acqua, o la salsedine la brucia, qui il terreno è basso. E viene su il sale se il terreno è asciutto. Ti saluto.
  • Schiava vostra, grazie! Ciao Yuri

 

L’acqua piovana veniva raccolta in un pozzo circolare, destinato ad uso agricolo, perché nei fossi, l’acqua  era salata, sbagliare la quantità d’acqua, nell’irrigazione, poteva far morire le piante. La natura ha cicli vitali ben precisi, che vanno conosciuti e rispettati se si vuole trarre  guadagno, così che d’inverno si bruciavano le sterpaglie, per poi preparare la semina di primavera, ci voleva molta cura, molta attenzione per trasformare un terreno incolto, in un vero e proprio orto, a dicembre si preparava un calendario, per le semine che venivano effettuate poi da gennaio, fino alla fine dell’anno, calcolando la metratura dei lotti di terreno a disposizione, in campi protetti o a pieno campo, fino a due o tre cicli di trapianti in un lotto. Valka, raccoglieva l’acqua con un secchiello, per irrigare la sua vite, e non faceva altro che pensare a quella tavola, e alla sabbia che suo padre aveva chiamato “terra viva” , a quello scavo profondo. Suo padre, un uomo che non temeva niente, e nessuno, era stato scosso da qualcosa. Ma cosa? Il fittone di vite era a dimora, forse dal suo frutto si sarebbe compreso qualcosa.  Cosa c’era prima di tutto quello che ora circondava Valka? Oltre a quello che si raccontava, o si documentava su testi di religione e storia? Dove il pensiero portava, dove il pensiero si fermava? Mimetizzarsi come camaleonti in una laguna limpida, e diventare alga, frutto, fiore, trasformarsi in gabbiano o addirittura in sole. Quale invidia alle api operaie! il loro linguaggio complesso basato su visivi segnali, , di ritorno dalla fonte di cibo, con danze particolari che indicavano la direzione perfetta e la giusta distanza dalla fonte alimentare, quale invidia all’esclusivo rapporto che le api, hanno con le piante, ricavando nettare e polline, donando frutto e seme. Ormai in agricoltura si acquistano i bombi, dove non arrivano le api, la natura sta perdendo il suo equilibrio. Basta, basta pensare.

  • Andiamo a casa, Aidan.
  • A casa, a casa, ripete Aidan,

 

Già è tardi, ogni sei ore l’acqua cala e cresce, e segna il tempo che scorre. La mazzolatura caratterizza il paesaggio in piccoli orti definiti geograficamente, e il cielo rosso fuoco, arancione, ultravioletto a nuvole grigie e blu,  taglia la linea dell’orizzonte, l’arcipelago Veneziano.

  • Vedi, Aidan, quello è Burano, ha il campanile storto, quella è Torcello, il campanile è quadro, quella è Venezia, c’è la cupola e il campanile alto. ll valore è nel “ Credo”  a unire le anime dei contadini, e la responsabilità nella cura del suolo. Ma che ne sanno loro! Loro che hanno tolto alla mia generazione, la possibilità di restare in questo posto!

Aidan, che ne sanno loro, dimmelo!!! Su quali basi danno un punteggio?

  • Ciao Valka! Parli con un pappagallo adesso?
  • Non è un pappagallo! Non offenderlo!
  • Presento le mie scuse alla gazza ladra e alla sua padrona! Schiavo Vostro!
  • Perdonami, vado a casa Yuri, ci sentiamo.
  • Scusami, sembrava, stavi contemplando il tramonto, non volevo disturbarti, non sei del tuo umore solito, posso sapere che ti è successo?
  • Ho perso, Yuri, ho perso.
  • Ma di che stai parlando?
  • Mi hanno tagliata fuori dai contributi del primo insediamento, non raggiungo il punteggio.
  • Ma stai scherzando! Ma se ci sei con tutti i requisiti! Se non li danno a te questi soldi, a chi li danno?
  • Non so come funzionano i punteggi, Yuri, non voglio neanche saperlo, sono delusa, sconfitta, disarmata, non faccio guerra, ma a mio padre chi lo dirà che la sua azienda non avrà seguito?
  • Dai, magari puoi farcela lo stesso!
  • No, Yuri, lo sai benissimo, sono cambiati i tempi, oggi c’è la globalizzazione, le persone non sanno nemmeno riconoscere la frutta di stagione, figurati se continuo a vendere solo ortaggi se riesco a far reddito! Non c’è competizione al mercato!  Il sistema ci ha messi tutti in ginocchio, l’agricoltura in Italia è in crisi, per sviluppare nuovi progetti, lo sai anche tu,

c’è bisogno di sostegno economico. Papà ha investito tutto su capannoni e sistema idrico, non c’è rimasto altro fondo!

  • Per questo ci sono i finanziamenti per i giovani agricoltori che prendono in mano le imprese! La legge dice: sono state adottate delle misure, per favorire l’insediamento di giovani imprenditori che prevedono un innalzamento per i nuovi insediamenti, del massimale di aiuti, che passa da venticinquemila a trentamila euro. Obiettivi: creare un’area per la gestione vendita, delle produzioni agricole, valorizzare le produzioni tipiche, sviluppo e attività agrituristica e didattica, legata ad itinerari naturalistici – culturali. Ma diamine! Lo hai presentato il tuo piano? Ci sei dentro con tutto il programma!!!
  • Bravo! Ma qualcuno ha deciso che io non valgo. Che quello che io vivo e penso, non conta.
  • Le colazioni con le marmellate delle tue pesche! Il formaggio delle tue capre! Le centrifughe dei tuoi ortaggi biologici! Le tue torte di ricotta! Le tue crostate! La biblioteca all’aperto sotto il gelso di farfalle, nell’orto di profumi di fiori e fragole! I libri storici del litorale nell’incavo degli alberi! L’erbaio storico su fogli in carta di riso! Le tue insalate! Le tue erbe spontanee commestibili, medicamentose che ti ho aiutato a raccogliere!
  • È tutto finito, Yuri, il sogno si è spento, non ci sono soldi per realizzare tutto questo, non posso farcela da sola, io, mi arrendo.
  • Non ti riconosco, Valka, non ti riconosco, se solo potessi, te li darei io i soldi.
  • Mi va bene un tuo abbraccio stretto.
  • Allora hai proprio deciso?
  • Vado a  Milano, la scuola mi aveva già trovato un posto di lavoro alla grafica pubblicitaria, perciò vado a lavorare,  un occupazione vale l’altra. Ti affido Aidan, te lo raccomando. Ciao Yuri, ci sentiamo.
  • Dove stai andando?
  • Al capitello, per una preghiera: Ti saluto terra, grande madre, vegetale, animale, minerale, concreta, solida, potente, nutriente, sia nel tuo grembo il seme ricevuto, coltivato in eterno. Amen.
  • Una non se ne va, piangendo! Non è questo un modo di andarsene, Valka, tanto so che non resisterai a Milano, tu tornerai a casa presto, me lo sento!
  • Lascia stare, amico mio, il lavoro mi serve, mi adatterò a tutto.

Valka preparò le valige, sistemò la scrivania, soffermandosi ad osservare la sua ultima ricerca sulle piante alofile, l’abitat di specie di pesci e uccelli che popolano la laguna di Venezia, e il percorso naturalistico ben studiato con cartelli in fase di progetto, ecco, tutto abbandonato, prese con se un vasetto di marmellata di more che aveva raccolte sui rovi pungenti, poteva tornare utile da spalmare sulle fette biscottate a colazione, a Milano. Poi preparò i collant che tanto detestava indossare, un vestitino da sera, uno da giorno, e i suoi amati jeans, strappati e ricamati con filo a colori brillanti e con intarsi di perline, scappati dalle grinfie di mamma Teresa, che li avrebbe di sicuro cestinati. Valka ricordava il vecchio Ali, un signore anziano di età indefinibile che abitava al centro del paese, Valka ricordava le parole di Ali: “sembri sempre uscita da una scatola, Valka, non perdere mai per strada le cure che ha per te tua madre!” Così in valigia, Valka pensò di mettere un vestitino della Messa, glielo avrebbe consigliato il vecchio Ali! Il Signor Ali, arrivava sempre all’ora di pranzo, ma non voleva mai entrare in casa, si vergognava per il suo aspetto malconcio, e  a dire la verità un po’ puzzava, ma era talmente simpatico e giocherellone, che tutti i bambini si avvicinavano al vecchio Ali, per ascoltare le storie di fantasmi e lumiere. Di guerra, di soldati, parlava di storie vissute e racconti inventati, Valka prima di sedersi a tavola a mezzogiorno, andava a controllare che fosse arrivato Ali a prendere la sua razione. Glielo aveva insegnato suo padre Mario, ed era diventata una piacevole abitudine, ma un giorno non tornò più, uno dei figli di Ali, era venuto a prenderlo per portarlo a vivere con lui in un paese più lontano.

Questo era solo uno dei tanti ricordi, che accompagnavano Valka nella sua valigia.

Milano, la capitale italiana del design, ha sempre lavoro da offrire ai giovani che si cimentano nel mondo del moda, e Valka aveva trovato nell’arte grafica un impiego redditizio, un impegno creativo, da riuscire talvolta staccare il pensiero dagli orti della sua famiglia.    

  • Pronto, Valka? Sei tu?
  • E chi vuoi che sia? Hai chiamato al mio numero di telefono?
  • Milano ti rende così acida? Mi sembri un limone verde?
  • Si litiga già da un pronto?
  • Quando vieni dai tuoi in visita?  Chiamami, ho trovato una cosa interessante!
  • Sul serio? Vengo Domenica! Mamma fa le lasagne con ragù e piselli, ti tengo il posto?
  • No, grazie, a mezzo giorno sono ospite a casa di Deborah.
  • Chi è Deborah? Un’amica? E me lo dici così, senza avvisi e preavvisi che vai a mangiare a casa di Deborah?
  • Pensavo non fosse così importante!
  • Chi è Deborah? O meglio cos’è Deborah per te?
  • Un’amica attraente.
  • Un’amica attraente! Che vuol dire, amica attraente? Non hai risposto alla mia domanda. Un’amica oppure una fidanzata?
  • Potrebbe diventarlo, non escludo che potrebbe diventare la mia ragazza!
  • Era così difficile dirmelo?
  • Valka, non siamo mai entrati in questi discorsi! Perché tu, a me, hai raccontato dei tuoi amori?
  • I miei amori? Uno, ne ho conosciuto! Solo uno! E l’ho lasciato perché era un traditore! Io non posso vivere con un traditore, in cuore mio posso perdonare il tradimento, ma la fiducia, non è più la stessa, potrebbe tradirmi su qualsiasi cosa, anche sulle confidenze, anche nel conto in banca, non torna la complicità e la stima, e tu, eri anche amico suo, ho pensato di non metterti in imbarazzo, per questo non te ne ho parlato, la fiducia, è la cosa più importante, anche nell’amicizia, uomo o donna non fa differenza, non dovevi dirmelo per forza che hai una fidanzata, speravo solo, tu  lo facessi!
  • Chi vi capisce voi donne è un genio!
  • Comunque, Domenica torno, se hai piacere, puoi presentarmela.
  • Non, arrabbiarti, Valka, non è ancora tempo, quando mi sentirò sicuro, tu sarai la prima a saperlo, giuro!
  • Ti voglio bene, Yuri.
  • Anch’io, Valka. Ciao. A Domenica.

 

Valka, aveva conosciuto Yuri alla Sagra del 16 luglio. Alla mattina era arrivato da lei per chiederle se sapeva cosa fosse lo scapolare della Madonna del Carmine, Valka si era sentita importante, perché sapeva benissimo che era il vestitino della Madonna che dovevano indossare per proteggersi da ogni cosa, così, Valka e Yuri, erano andati assieme alla messa nell’antico oratorio.(Oratorio donato al paese dal Patrizio Veneziano Correr).

A Yuri, suonando la campana, gli era caduta giù la corda dal campanile, questo fatto li aveva resi complici di un malanno, che alla loro età, otto anni appena, faceva ridere sul serio! Al pomeriggio si erano messi davanti alla portantina della statua della Madonna in processione, insieme ad altri bambini, Yuri camminava a fianco a Valka, recitando e cantando insieme al gruppo delle signore del coro,  poi, Valka era andata a casa per aiutare la mamma a preparare il dolce, da portare alla festa della sera. Yuri era andato con suo padre a prendere i “pandocoi” (tutoli di pannocchia) per la brace, che sarebbe servita ad arrostire in due griglie separate orate e branzini, costicine e salsicce, i ragazzi più grandi erano impegnati a costruire i giochi: il palo della cuccagna, il gioco delle pignatte, le corse col sacco,  a tarda sera tutti insieme, adulti e bambini, si divertivano nel ballo della scopa con un pegno da pagare, al Signor Mario, era capitato di fare, come pegno: baciare il calcagno della signora Milena, il che lei, all’insaputa del gesto aveva tirato un grido da far sorridere tutti i presenti, a Valka era capitato di imitare l’asino, a Yuri era capitato di imitare il cane, si era reso così ridicolo da alzare la gamba facendo finta di pisciare. La festa durava anche due o tre giorni, per terminare “gli avanzi”, ma a quegli avanzi, veniva sempre aggiunto qualcos’altro di buono, come la pasta e fagioli,  le patatine fritte o il pollo arrosto. Quando tutto era finito, nell’aria restava l’odore del merlot.

 

  • Ciao, Valka!
  • Schiava vostra, Yuri!
  • Dai sciocca, vieni a vedere di che si tratta.
  • Una vecchia scatola di latta? Forse è antica? Ma perché tanto importante? Dove l’hai trovata?
  • Oh! Smettila di far domante! Aiutami ad aprirla!
  • Non l’hai nemmeno aperta?
  • Ti aspettavo Valka, volevo aprirla con te!
  • Ma dove l’hai trovata?
  • Ho eseguito un trasloco dal palazzo Baldù, c’era questa scatola, dimenticata, chissà da quanto stava  li, nella soffitta in mezzo a corde e sacchi di pelo di pecora, era forse stata nascosta da qualcuno, forse all’interno ci sono ancora gli originali biscotti, comunque dentro c’è qualcosa di leggero.
  • Che ne hai fatto della lana di pecora?
  • Ho dovuto buttarla, era piena di pulci, c’era pure la macchina in legno tutta piena di buchi di tarma, e una corda grossa quanto il mio polso e lunga non immagini quanto.
  • E che ne hai fatto di questa corda e questa macchina da lana?
  • C’era pure un’altra macchina in legno con una ruota con tante punte, serviva per sgranare le pannocchie,  anche una culla molto vecchia, ho portato tutto a Lido con la barca, dove mi hanno chiesto di scaricare, ovvio. Ma sono riuscito a nascondere sotto il giaccone, questa scatola, che ho nascosto per portartela.

 

Il colore della scatola era di un giallo paglierino sbiadito, sul coperchio a sinistra  raffigurate una dama e un cavaliere colorati in arancione, dentro ad un cerchio blu, a sinistra invece, una scritta riportava: Baicoli veneziani di Angelo Colussi. C’erano degli stemmi agli angoli, ma incomprensibili perché mangiati dalla ruggine, Yuri, aveva spruzzato lungo tutto il contorno del coperchio, l’anti ruggine che il signor Mario usava sulle viti del trattore, il coperchio faticava a staccarsi , fu necessaria una pressione che un po’ rovinò la scatola.

 

  • Lettere? ( si sorprende, Valka).
  • Ma, sono davvero delle lettere?
  • Oh! Santo cielo, Yuri!!! Andiamo di sopra in camera mia, al computer troveremo qualche indicazione!!!
  • Questo è latino Valka! Vedi?
  • Ma sembrano più datate le lettere, rispetto alla scatola!
  • Forse, sono state messe dentro già vecchie, oppure sono ingiallite prima del tempo, nella ruggine della scatola.

 

  • Et vidi in terra, bona curae

In inferiori parte verus nessun alveo Sancti Felicis cum blonde capillos et faciem tenebris ita bonum videtur leguminia et capitium in medio amphorae oculorum magna, Maximum sup Ego quod vidi non ad scindendum apud nihil

 

 

  • E ho visto nella terra, i beni della cura di

Nella parte bassa del, con i capelli biondi e la faccia verso il buio, al posto del santo Felix, verdure e così sembrano buono con te parlo ciò che ho visto non è il foro per la testa in mezzo del cestello di Efa e nel taglio di Massimo, con niente sul

 

  • Valka, ma che stai dicendo?
  • Sto leggendo al computer! Guarda, ho inserito il testo nel traduttore latino- italiano.
  • Ma dai! Pensi davvero che il computer sostituisca l’uomo nel modo di tradurre? Spiacente di deluderti, mia cara, questa è poesia, il computer non ha sentimenti, traduce lettera per lettera, siamo noi due a dover tradurre, interpretare, dobbiamo entrare nell’animo di chi scrive, solo in questo modo si traduce una lettera.

 

  • Ma ti ha proprio fatto innamorare questa Deborah! Sei irriconoscibile Yuri! Mi fai ridere!!!
  • Smettila, non mi va di parlare di Deborah! Vuoi tradurre o no, questa lettera?
  • Certo, ma io non so far  meglio!
  • Allora ascolta me:

 

ho veduta alla terra dei beni coltivati

nella parte inferiore, verso il canale S. Felice, con capelli biondi e viso scuro, tanto brava pare, in testa ha una cesta di verdure, una sirena sulle barene basse, ho veduta che non voglio dividere con nessuno, co gli occhi grandi e bocca rossa, quella sirena, quella è mia soltanto.

 

  • Yuri, dove caspita hai imparato?
  • Ti ricordi di Don Ezio?
  • Certo, mi ricordo bene di lui, ci portava il gelato ogni volta che andavamo a messa al sabato, è lui che ti ha insegnato il latino?
  • I suoi libri, e lui, mi ha aiutato molto, ero un po’ depresso, ho trovato in lui un appoggio morale, e così ho tradotto parte della Bibbia con lui, ho conosciuto tante cose, ma ho ancora molto da imparare!
  • Ma sei tutta una sorpresa! Ma da quando sei filosofo?
  • Come mai sei così interessata a me, da non essere attratta dalla lettera?
  • Scusa! Non volevo! È che mi hai sorpresa, ti conoscevo meno…
  • Meno.. come? Un contadino?
  • No, non parlare così, sono sempre venuta a chiederti consiglio, non solo sulle piante, ma anche sulla storia dei reperti, a scuola eri bravo, in scienze, storia, geografia, geometria, matematica, in italiano un po’ meno, allora, non pensavo conoscessi pure il latino, ecco tutto! Ma è piacevole scoprirti..
  • Scoprirti.. colto? Volevi dire colto?
  • Si forse, ma non come offesa, certo!
  • Non preoccuparti, non mi offendi, abbiamo le stesse radici in questo posto, spero tu non sia cambiata invece, come l’altro popolo, quello che ci definisce contadini, e hanno bisogno della calcolatrice per prendere un panino!
  • Non è la città a cambiarmi, Yuri, io sono me stessa, sono solo più spaventata, più fredda, l’amore, non ha fatto a me del bene, spero tu possa avere più fortuna.
  • Allora vogliamo continuare con questa scatola?
  • Certo, è solo che, non ci incontravamo da un po’ di tempo. A proposito di tempo, non ci sono date su queste lettere!
  • Io penso, queste non siano proprio lettere a destinazione, ma scritti personali. Teniamo presente il modo dello scrivere, potremmo da questo risalire a un’epoca.
  • Proviamo a tradurre le altre, magari troviamo più elementi su cui costruire.
  • Non posso trattenermi, ci vediamo un’altra volta.
  • Capisco, devi andare da Deborah!
  • No, lei è al cinema con le sue amiche, stasera!
  • Uau! Che fidanzato moderno sei, Yuri!
  • Se fossi fidanzato con Deborah, non sarei qui.
  • Cosa intendi dire! Se ti fidanzi con lei, io e te , non possiamo più essere amici? Stai scherzando , Yuri! Dimmelo!!! Non hai detto sul serio!!!
  • Calmati, Valka, io non ho detto questo.
  • Invece lo hai detto Yuri! Hai detto che non saresti qui! Vuol dire che ti perderò, io ti perderò per sempre! Tu sei un fratello per me, Yuri, non puoi lasciarmi! Ti prego non andartene!
  • Sei sicura, Valka? Siamo come due fratelli?
  • Si, ne sono sicura, Yuri, io ti voglio un mondo di bene, non posso vivere senza di te!

 

Yuri, baciò all’improvviso Valka, senza darle il tempo di girare la testa dall’altro lato, senza aspettare un suo cenno di consenso.

 

  • Vattene, Yuri, non dovevi farlo!
  • Sono tuo fratello? Pensi davvero questo?
  • Vattene, lasciami sola adesso.

Yuri, uscì dalla porta, silenziosamente, discese le scale di legno consumato dai troppi lavaggi con la ” issia”, (sapone fatto con la cenere) arrivò al corridoio di masegni scuri e passando sotto ad un arco in marmo e pietre, osservò una cupola di stelle, perfetto, il cielo per la pesca, era perfetto, si sarebbe preso su, il “sandaleto” (piccola imbarcazione da caccia e pesca) dello zio Giovanni, la sua laguna, lo riportava ai ritmi naturali, fino a rallentare i battiti, ritrovava in quel silenzio della notte la sua luce.

E Valka? Ah! Lei parlava con un cuscino stretto sulla pancia:

  • non c’è mai una carta sul comò di questa stanza! Nuova moda: lista della spesa e rime poetiche sulle lenzuola, altro di cui parlare questa sera? Lui di me sa sempre tutto? Conosce ogni centimetro della mia pelle, forse e proprio da qui che traspare ogni cosa, gli parlerò incontrandolo nei sogni, la rabbia che mi fa non potergli fare neanche una sorpresa. Lui di me sa sempre tutto! A volte mi spaventa, sa leggere i pensieri che mi vengono, e li traduce in maniera misteriosa, mi ha baciata e lo perdono, tanto è il suo respiro a darmi aria nuova, lui fa parte di questo posto, dove il mio cuore vive ancora, Yuri, Yuri, sa togliermi la maschera, accanto a lui mi sento piccola, per prendere se capita una coccola, io non so se è amore questo, non è proprio la passione divampante del momento, ma un tiepido calore del camino a fuoco lento, che mi consola il pianto e mi riaccende il volto,la voglia di scoprire un nuovo mondo, perché questo gira in fretta, troppo in fretta, si consuma, Yuri è roccia, terra e fuoco, un ritmo di tamburi, Yuri è un gioco di confini, un gioco, come quando si è bambini e tutto gira attorno ad una ruota, io non so se è amore questo, ma so che è tardi, sono gelosa, sono confusa e mi addormento.

 

  • Valka! Scendi!
  • Ma che ore sono, mamma?
  • Scendi, ce Yuri che ti aspetta, dovete andare dal veterinario!
  • Sono io, Yuri, Aidan stamattina non sta per niente bene.
  • Sono pronta, andiamo.
  • Scusami per ieri, ho esagerato.
  • Perché è successo qualcosa ieri sera?
  • Ah! No, niente, grazie Valka! Tutto apposto.
  • Va più veloce,Yuri , con questa auto!

Dicono che Aidan è di colore bianco e nero, ma chi dice questo non ha mai visto una gazza ladra da vicino, il nero delle ali e della coda, non è nero, ha riflessi verdi e blu, che al sole brillano!

  • Sai che Aidan si riconosce allo specchio?
  • Sul serio!
  • È molto intelligente il tuo Aidan.
  • Aidan, non è mio, vorrei poter dire che è nostro, ma solo perché ci prendiamo cura di lui, non è che ci appartenga, lui è una gazza ladra libera, che ha scelto noi come amici, perché ci pensa i suoi genitori, non credi?
  • La tua teoria fa sorridere, ma va bene, è come dici tu, ora proviamo a salvarlo, chissà che gli è capitato stavolta, tu intanto, continua ad accarezzarlo, così sente la nostra presenza e si tranquillizza.
  • Buon giorno dottore, ieri stava bene, aveva solo un po’ di asma ,oggi lo abbiamo trovato così freddo e rigido, quasi a sembrare senza vita.
  • Ha difficoltà a respirare da qualche giorno, per dire la verità, ogni tanto succedeva quando  prendeva il raffreddore, gli davamo allora, le gocce vitaminiche nell’acqua, tutto gli passava in due giorni.
  • Quanti anni ha questo pennuto?
  • Si chiama Aidan, dottore, ed è un maschio di gazza ladra, non un pennuto, qualsiasi!
  • Calmati, Valka!

Mi scusi dottore, Valka ha cresciuto Aidan, gli è molto affezionata, Aidan ha 19 anni.

  • Di media una gazza ladra vive 15 anni, ragazzi, se ha una buona alimentazione può arrivare a 20, io vi consiglio di fare ad Aidan un iniezione, perché non senta dolore.
  • Che significa, Yuri, andiamocene da qui, ti prego! Questo dottore non conosce le gazze ladre!
  • Calmati, Valka, non faremo nessuna puntura ad Aidan, stai tranquilla, adesso siediti, Aidan non è in sofferenza, però non durerà molto.
  • Cos’è molto? Aidan non vuole lasciarci, lui vuole stare con noi! Cosa vuol dire, non durerà molto, quanto tempo è, non molto?
  • Quanto tempo è rimasto ad Aidan, dottore?
  • Non passerà la notte. Forse neanche il giorno.
  • Portiamolo a casa, Yuri, Aidan, vorrà morire in pace, come tutti gli uccellini liberi, vorrà morire nel suo orto, nella sua terra, nel suo albero di acacia, dentro al suo nido,  portiamolo a casa.
  • Se non c’è possibilità di tenerlo in vita, noi lo portiamo a casa, dottore.
  • Mi spiace, non c’è niente da fare, se non anticipargli la morte con un’iniezione.
  • Sai cosa ripeterebbe, Aidan, se riuscisse a parlare? A casa, a casa. Lui voleva sempre tornare a casa.
  • Arrivederci dottore.
  • Dai Yuri, cantiamola insieme, Aidan ci ascolterà:

 

la gazza ladra è uno splendore

ne basta:

una  far passare il dolore

due per trovare la gioia

tre per trovare l’amore

quattro per trovare un diamante

cinque per trovare l’argento

sei per trovare l’oro

sette per confidare un segreto

che mai verrà svelato

la gazza ladra è uno splendore

porta fortuna vederla volare.

 

  • Yuri, vado a prendere il nido di Aidan?
  • Lo hai conservato, Valka?
  • Ricordi quando l’hai preso dal ramo?
  • Ho ancora la cicatrice sul fianco!
  • Il nido di Aidan, è in cantina, vado a prenderlo, sta in una scatola da scarpe.
  • Ecco, adesso Aidan è contento.
  • Addio piccolo, Aidan.
  • Lo seppelliamo qui sotto? Cosa diciYuri, va bene qui sotto?
  • Va bene, Valka, come vuoi.

 

Aidan ,riposava ai piedi del suo albero, una grande Acacia, il sole che filtrava attraverso le foglie, sembrava prendere la sua anima, poco più a sinistra, il pergolato della vite emersa, dalla terra viva, era uno spettacolo, aveva dato uva dal gusto un po’ acerbo, ma come un gioiello brillavano ,i suoi chicchi di color rubino, Yuri, diceva si trattasse di varietà baccò, non adatta al vino, per questo motivo, Valka, immaginava in questo fittone riemerso, un segno, il pergolato invitava ancor più a quello che avrebbe dovuto essere il suo giardino: un luogo di riflessione, un luogo unico, il realizzarsi di un sogno, non solo per lei, ma per tutti coloro che lo avrebbero visitato, un luogo magico.

 

  • Dove vai, Valka?
  • Vieni, Yuri,  ti porto sul perno!
  • Ma che stai dicendo?
  • Sopra l’argine, qui dietro!
  • L’argine che separa dalla valle?
  • Si, c’è un ceppo antico in marmo, un ceppo di confine, dove io salgo ed apro le braccia e giro cerchiando l’orizzonte come fa  il compasso, vieni!!!
  • Tu non sei a posto! Ma vengo lo stesso. Non voglio perdermi di vederti cadere dal ceppo!
  • Questo è il mio osservatorio, da qui puoi ripartire, ogni volta che ti senti stanco, di fronte vedi il mio giardino autoctono, poi giri come la terra intorno al sole, e lo fai di passo in passo, quella è la mia vecchia scuola elementare, quello è il campanile di Lio Piccolo, quella è la tua casa, quello è il regno dei fenicotteri rosa, quello è il borgo degli amici di scuola, quello è Cavallino, dove si balla,  quella è l’isola della campagnola, e di la c’è la via di Saccagnana.
  • Si, ma cosa c’è di così magico in tutto questo?
  • Uffa, speravo ti piacesse il mio compasso! Lo puoi stringere o allargare di raggio, puoi osservare ai tuoi piedi, fino a sconfinare!!! Provaci tu, adesso, ma non girare a 360° subito! Posa lo sguardo dove vedi qualcosa di bello.
  • Dai, fammi salire, già mi sento ridicolo! Questa è valle Paleazza.
  • Aspetta fermati, se lo hai detto c’è un racconto. Provaci! Vedrai che bello!
  • Valle Paleazza, i racconti del capo valle a noi bambini: fin dai tempi antichi, è stato osservato il pesce che durante l’inverno era in mare a deporre le uova; nelle prime giornate soleggiate di primavera, il piccolo pesce nato dalle uova, cerca di entrare nelle lagune, dove l’acqua è più tiepida e meno salata, gli antichi sistemi, sono rimasti affidabili nel tempo, vengono ancora chiusi gli specchi d’acqua per trattenere i piccoli pesci, che mangiano il planton sulle “manciane” (acque basse da zero a venti centimetri, dove i pesci si cibano) poi, in autunno quando il pesce cerca tornare in mare, lo catturano con trappole appropriate, si fa una cernita,  il pesce grande viene venduto al mercato, il pesce piccolo si trattiene in laguna per l’anno prossimo, non dimenticare mai questo fenomeno, è per la nostra comunità un bene storico.
  • Che forte che sei! Come hai fatto ad imitare così bene la sua voce!!! Ah, ah che ridere! Allora? Come ti senti? Il tuo racconto è istruttivo al massimo!
  • Mi sento tornato piccolo.
  • Allora vedi che il viaggio funziona!
  • Ma solo perché noi siamo del territorio!
  • Si, ma ora immagina di avere una cornetta, che racconta, come una canna che il vento soffia, e questo grande tubo lo direzioni dove vuoi si fermi, per sentire una  storia, come questa, un dispositivo simile, costerebbe molto? Potremmo portare milioni di turisti a conoscere il nostro popolo, la nostra cultura, le nostre tradizioni, a loro scelta, un giardino  letterario, ma anche moderno, con racconti nel binocolo! Racconti di oggi, di ieri, e di quello che scopriamo sotto il suolo, davvero pensi non sia il caso di riaprire lo scavo per alzare quella tavola?
  • Ancora questa storia, Valka!
  • Era lì, a pochi passi in avanti e a sinistra, proprio lì, vedi? Perché mio padre ha chiuso subito? Se era un letamaio, che motivo aveva per non alzare quella tavola di legno?
  • Basta, Valka!
  • Ti dico che papà era preoccupato, e forse addirittura spaventato, di un qualcosa dove noi sopra stiamo coltivando,  potrebbe trattarsi di un patrimonio! Una scala a fianco del mio giardino letterario potrebbe portare a un piano sotterraneo dove studiare geologia, storia …
  • Valka, io non vorrei mai spegnere il tuo entusiasmo, ma ti rendi conto che qui sotto c’è acqua? Quanto ti costa un’ idrovora a bonificare? L’acqua sale di continuo sulla falda, ma non hai mai visto che succede quando fai un buco sulla terra?
  • Ci metterei della pietra d’Istria, perché è una pietra capace di resistere al sale, e poi l’acqua che filtra da sotto, attraversa la sabbia, così  sarebbe limpida, e si vedrebbe bene cosa appare dalla muraglia in pietra, era qui lo scavo, Yuri, a pochi metri davanti a noi, qualcosa ci ascolta, reperti di un’epoca repubblicana sopra a una tavola spessa, rimasta intatta, ma sotto a quella tavola?
  • Hai la più pallida idea di quanto costa la pietra d’Istria? Io penso che tu sia un po’ matta!
  • Ancora qualche anno a Milano, e poi torno, riporto in luce questo buio.
  • Tu non dici sul serio, Valka!
  • Ne sei sicuro?
  • No, è proprio questo che mi preoccupa.
  • Parto dopo domani, vieni con me a tradurre quelle lettere della scatola?
  • Pensavo lo avessi fatto!
  • No, mi sono risparmiata lo stress di tradurre da sola il latino, anche perché non ne sono proprio capace!
  • Dai, Andiamo a tradurre quelle lettere!

 

  • Sed fortasse non sum innocens sine crimine sunt? Moriar, sed non inultam: imo saeculis fluctuo longe futurum tempus, et ante hos oculos claudunt, superbo ruinam urbis et meae mittere ad eam semper; Venetia et emebant et vendebant, et in his qui blasphemant praerogativa. Quam provinciam humiliat se imperium, vastatam urbem direptamque nuper pro urbe, cum patres mancipia nobilium pro pauperibu

 

Io non sono innocente… ma sono forse costoro senza colpe? Io muoio, ma non invendicato: le età lontane fluttuano dagli abissi del tempo che verrà, e mostrano a questi occhi, prima che si chiudano, il destino funesto di questa orgogliosa città, ed io lancio la mia maledizione a lei e ai suoi, per sempre! Venezia sarà comprata e venduta, e sarà appannaggio di quelli che la disprezzeranno. Si abbasserà ad essere una provincia invece che un impero, una città da poco invece che una capitale, con degli schiavi per senatori, dei mendicanti al posto dei nobili

 

  • Ma in cosa ci siamo imbattuti, Yuri? Questo scritto riguarda Venezia! Guarda questo foglio; c’è scritto palazzo Ducale:

Quomodo?  miser relinquens difamare, uxorem de fumario de mandatis regis tam vile Ducal?

 

 

  • Come? Miserabile diffamatore, mia moglie lasciando sul camino nella Sala Ducale un messaggio così infame?

 

  • Chi può aver scritto? E poi chi, ha custodito nel tempo questa scatola di latta? A quale scopo? Forse chi ha custodito queste lettere desiderava che qualcuno le trovasse per far chiarezza di qualcosa, ma cosa?

 

  • Andiamo avanti:

 

Me nihil de coniuratio volunt, me creatus fui in cappa, 35- 40 cum adhuc essem apud Avenionem sed quando Venetias intercolumnia accidentis obsignata iam fatis vidi et tyranni foeda, tamen suus heres mihi sedis iudicium, et non est meum dare calugna sunt, suus ‘iustus dare in Mocenigo natusque patrem tuum et matrem.

 

  • Yuri, ma Mocenigo non era un Doge?

 

  • Questa è la traduzione:  

 

Su di me c’è una congiura, mi vuole vedere morto, creato per far fronte,  eletto con 35 su 40, intanto che stavo ad Avignon, ma quando sono sceso a Venezia in mezzo alle colonne della disgrazia, il mio destino era già segnato, mi hanno visto il tiranno , ma non sono io a decidere il trono dell’erede, la calunnia che mi danno non mi appartiene, è solo per dar il mio posto a Mocenigo, figlio di padre e madre.

 

  • Ma, è stato condannato un innocente?
  • Non ci sono altre lettere.
  • Quale Doge c’era a Venezia prima di Mocenigo? Chi era andato ad Avignon? E perché è stato eletto in sua assenza, e poi perché lo hanno condannato? Yuri, allora questi sono gli scritti di un Doge?
  • Questo è quello che penso.
  • Ma perché si trovavano al palazzo Baldù? Che ci facevano?
  • Qualcuno può aver trovato questa scatola per caso e poi nascosta nel palazzo.
  • Si, ma trovata dove?
  • Anche lavorando nei campi, i nostri nonni concimavano con le “scoasse de Venetia” . (immondizie di Venezia) allora si praticava la raccolta differenziata, ma per sbaglio in mezzo può essere finita fra l’umido questa scatola.
  • Qualcuno ha trovato questa scatola lavorando la terra, quindi, prima, qualcuno ha buttato nelle immondizie di Venezia, questa scatola, presa dove? Poi è finita nella nostra terra, poi raccolta e custodita nel palazzo. Troppi ma, troppi se, qui si parla di un processo, di una calunnia, di una ingiusta condanna!
  • Allora si vede che il fantasma del Doge ha voluto che noi provassimo la sua innocenza!
  • Io, lo so che tu ci scherzi sopra, Yuri, ma io ai fantasmi ci credo sul serio!!!
  • Amen!
  • Uffa, adesso non fare l’antipatico! E poi non è la prima volta che escono grida da quel Palazzo! Ed ho sentito pure dire che dalle finestre, si sono viste delle ombre, li dentro!
  • Ah! Ah! Ah! Delle ombre nel palazzo Baldù!!!
  • Si, delle ombre!
  • Le ombre, sono i bicchieri di vino che beve la gente quando torna dal ristorante, Notturno!!!
  • Ma smettila!
  • E quante ombre ci sono nel palazzo?
  • Due, un uomo e una donna.
  • Ah! Giusto, il Doge con l’amante sirena della Laguna! Hanno visto anche se la gentile dama aveva la coda a pesce? Ah! Ah! Ah! Quanto mi fai ridere, Valka! Sei unica!Ah! Ah! Ah! I fantasmi nel palazzo Baldù! Ah! Ah! Ah!
  • Ci vediamo un’altra volta, se non ti ritorna il “boresso”.( ridariola)
  • Certo, scusami, ma fa troppo ridere! Comunque ci vediamo. Ciao!
  • Aspetta, una domanda: perché il bicchiere di vino si chiama ombra?
  • E chi ti ferma, Valka! Dai, questo lo so, te lo racconto, vieni, siediti sulle mie ginocchia : In passato, in piazza San Marco a Venezia, c’erano moltissime bancarelle, attorno al campanile: rigattieri, panettieri, spezieri, mescite di vino, ecc.. insomma tra quei profumi, il luogo si prestava ideale per incontri, chiacchere e un buon bicchiere di vino, così che vino, ne andava via parecchio! Per poterlo mantenere fresco, nonostante l’afa estiva, i mescitori di vino, giravano intorno al campanile inseguendo la sua ombra, il vino per essere buono deve restare all’ombra dal sole, ecco perché si chiama : “ombra”
  • Mi stai prendendo in giro perché ti ho detto che credo ai fantasmi!
  • No, ti giuro, è vero! Però deve essere vino rosso, solo il vino rosso si chiama ombra, e deve essere servito in “goto” ( bicchiere da tavola).
  • Va bene, ti credo.
  • Dai, fila a letto, ci sentiamo. Ciao!
  • Ciao! Yuri, a presto.

 

  • Valka!
  • Dimmi Papà.
  • Volevo solo dirti che ho saputo di Aidan, mi spiace.
  • Grazie papà.
  • Ci vediamo domani.
  • Si, ci vediamo domani, papà, papà, papà, aspetta!
  • Cosa c’è Valka?
  • Avrei da farti una domanda.
  • Dimmi, di che si tratta?
  • Chi sono i nostri antenati, papà? Voglio dire, cosa si sa del  primo insediamento nei nostri lidi?
  • Se vuoi documentazioni storiche, ti conviene rivolgerti a Yuri, se vuoi, riflessioni filosofiche, ti dico cosa penso.
  • Mi interessa molto cosa pensi, papà.
  • Se tu osservi, in particolare nel nostro territorio, vi è concentrato, sotto forma di passione una grande e sapiente manualità, te lo sei mai chiesto, come mai, in questo territorio è più spiccato che in altro il desiderio di creare degli oggetti con le mani, sculture, pitture, poesie, e soprattutto c’è un grande senso del dovere e il desiderio, non solo di arricchire, ma anche di elevarsi?
  • Ma non è così ovunque?
  • No, chi è la più brava nel tuo lavoro a creare nel design?
  • Non è un dono di natura riuscire a realizzare qualcosa?
  • Lo hai detto, Valka, lo hai detto tu, il dono di natura, e da dove viene il dono di natura se non dal D.N.A.?
  • Però papà, non puoi spiegarmi meglio il tuo discorso intuitivo?
  • I nostri antenati, erano sicuramente dei maestri che insegnavano ai lavoratori nelle fabbriche, a costruire vasi di vetro, monili preziosi, anfore di terracotta per trasportare olio e vino, anche la tua mania di conservare gli ortaggi nel barattolo, perché lo fai?
  • Mi da piacere farlo!
  • Appunto, i nostri antenati, preparavano il cibo in anfore per conservarlo nei lunghi viaggi mercantili.
  • Quali viaggi?
  • Lo vedi come conosciamo bene tutti i canali? Questo conoscere ci è stato tramandato da padre in figlio, non esiste una scuola per navigare la laguna, solo la conoscenza e l’arte, solo nel D.N.A. nel sangue. Sappiamo, cacciare, pescare, coltivare ortaggi, li sappiamo vendere, questo è il bagaglio di conoscenze che ci hanno lasciato i nostri antenati, e compito nostro è trasmetterlo ai posteri, così che vi sia una conservazione dei popoli nelle loro terre.
  • Ma quei reperti che abbiamo trovato, risalgono a un epoca repubblicana, preromana, da quando allora è stato insediato questo posto?
  • Ti consiglio di parlare con Yuri, su questo lui è un genio, in storia ha sempre capito tutto.
  • E da chi ha preso?
  • I suoi antenati erano filosofi, e scienziati,certo. Ora dormi, si è fatto tardi. A domani, ciao!
  • Ma come fai a dire che tutto è nel D.N.A?
  • Hai visto i nasi che abbiamo noi con narici sottili? E i nasi che hanno in africa con le narici grandi?
  • Che c’entra questo?
  • Noi qui abbiamo un’aria umida che danneggia i bronchi, in africa hanno aria secca che ha poco ossigeno, il corpo si adatta al territorio, anche il cervello. E tutto parte dall’intelletto. Ora però dormi.
  • Ciao, papà, buona notte.

 

Se soltanto Valka, avesse potuto alzare quella tavola! Voleva chiedere anche questo a suo padre, ma avrebbe rovinato tutto, non poteva Valka osare troppo. Qualcosa però gli riaffiorava alla mente, Yuri, le aveva spiegato del potere economico raggiunto ai tempi della Serenissima grazie ad un popolo laborioso, ma soprattutto nascosto, Venezia circondata dall’acqua, non aveva bisogno di mura di difesa per il nemico, e questo conto tornava, non era quindi nemmeno esposta al rischio di essere spiata e copiata, il suo lavoro era unico, esclusivo, inimitabile, quindi, nessuno sapeva come Venezia costruisse ad esempio le sue imbarcazioni negli squeri, nessuno sapeva come il vetro fosse lavorato nelle fornaci, così pure per le ricette dei biscotti, o le pipe in terra cotta di Chioggia, che ancora ,Valka, trovava lavorando nei campi, o la conservazione del cibo nelle anfore che gli aveva raccontato saper preparare sua madre, Venezia e il suo arcipelago lagunare, era protetto dal mare, un popolo, a cui non mancava niente, un popolo che riusciva pure a navigare in altri popoli per vendere o scambiare mercanzie, senza rivali. Ma prima di costruire Venezia? Ecco dove voleva arrivare Valka con i suoi pensieri, le case, tutte quelle case, Palazzi! E chiese, grandi chiese, dovevano essere costruite in terreni liberi non coltivati! E i terreni coltivati allora? Erano quelli dove lei voleva far vivere il suo orto, dovevano esserci gli orti anche a quei tempi, oltre alla caccia e alla pesca, dovevano pur esistere degli orti! Forse, quelle pietre erano le fondamenta di una fornace, oppure di un monastero. Ma allora che senso avrebbe avuto, chiudere lo scavo subito? Il papà Mario, le aveva sepolto alla vista qualcosa, e Valka doveva scoprirlo! Nel suo desiderio di conoscere, Valka si addormentò guardando la luna, attraverso la fessura del balcone a scorcio. E si risvegliò, nell’alba del nuovo giorno:

  • Mamma, sai dove si trovano le sementi di melanzane che aveva raccolto Alessandra?
  • Intendi dire il sacchettino di carta con scritto: melanzana fina di Sant’Erasmo?
  • Si, quello! Dove si trova?
  • Lo ha preso tuo padre, credo le abbia seminate nel terriccio in semenzaio.
  • Come mai?
  • Sai com’è tuo padre, non voleva mica farti un dispetto! Lo ha preso perché era da seminare!
  • E dov’è papà, adesso?
  • Nel pollaio a parlare con le galline e le anatre, e a litigare con le capre, è uscito con il cane di buon’ora, vai a vedere se vuole un caffè, digli che ce anche il “tiramisù”, così arriva subito.
  • Ma quando lo hai preparato questo? Che bello! Tutto decorato con i chicchi di caffè e cacao amaro!!!
  • Metti giù quelle mani!
  • Ma, per mangiarlo, non bisogna comunque romperlo!
  • Tagliarlo, Valka, tagliarlo con eleganza, non troverai mai un marito se non impari a tagliare il dolce!
  • Quante storie! Con questo marito, io non lo voglio un marito, hai capito!!!
  • Va a vedere di tuo padre, vai!
  • Papà! Papà!
  • Cosa gridi Valka! Sono qua!
  • Ciao, non ti avevo neanche visto! Vieni a bere il caffè? Sono le 10,00 ora di merenda del mezzo mattino. A Milano, queste pause non si conoscono.
  • Magari il lavoro dei campi consuma più energie fisiche, e quello di ufficio, più energie mentali, no?
  • Si, è così! Hai preso tu le semenze che ha fatto l’autunno scorso Alessandra?
  • Si, le ho messe nella credenza vicino al sacchetto di quelle di pomodoro che ho raccolto io.
  • Ma papà, come fanno le semenze di pomodoro a non germogliare all’interno del frutto, visto che si trovano al caldo e all’umido?
  • Quando apri un pomodoro, se osservi, vedi che all’interno, c’è una sostanza gelatinosa su cui stanno le semenze, quella sostanza impedisce ai semi di germogliare. I semi non germogliano fino a quando la gelatina non sarà marcita e fermentata, è quindi necessario, lasciar fermentare i semi, per alcune ore nel loro succo, per esempio in una ciotola, può durare da sei a ventiquattro ore, ma non deve formarsi della muffa, quando il seme resta attaccato al dito, è pronto. Poi si lavano i semi in un colino sotto l’acqua, e si lasciano asciugare su un canovaccio.

Per il peperone e la melanzana, è diverso, basta lavare bene i semi, e poi metterli ad asciugare su un setaccio.

  • Quante cose sai tu, Papà.
  • Devi pensare che noi abbiamo parlato del D.N.A, umano tramandato nei secoli, ieri sera, ricordi?
  • Certo che mi ricordo, ma cosa centra con le sementi?
  • Il D.N.A. è un supporto di memorizzazione plastico, non è solo la mutazione genetica che causa un cambiamento, c’è anche l’adattamento, come le narici dei nostri nasi ad esempio, con geni che sono dormienti, ma che possono risvegliarsi.
  • Spiegati meglio, papà.
  • La pianta, produce i semi, dopo aver vissuto il suo ciclo, ha una memoria, come quella che tu hai nel computer, e in questa memoria, conserva i dati acquisiti.
  • E quindi le tue piante sono più resistenti alle malattie, rispetto alle piante nate dalle sementi acquistate, perché sono sopravissute nel nostro territorio! È così?
  • Il lavoro di studio universitario che sta svolgendo la tua amica Alessandra, si basa su questo, l’agricoltura moderna non ha considerato l’ecosistema, le avversità, in un territorio di rapido cambiamento climatico, dovremo preservare, non solo i semi, ma anche la conoscenza degli agricoltori, e passarci così di padre in figlio, le nostre tradizioni.
  • Ciao Valka!
  • Ciao Tim!
  • Ciao Valka!
  • Ciao Pietro!
  • Ciao Valka!
  • Ciao David!

Papà, ma, come mai sono qui?

  • Io insegno loro a lavorare la terra, loro mi aiutano a tenere l’orto!
  • Che furbo!
  • No, Valka, loro si divertono, e imparano, si sono iscritti all’istituto agrario, e vengono qui ad imparare, tutti possono fare quello che faccio io, tutti quelli che hanno bisogno di credere che l’agricoltura non finisce con la mia generazione.
  • Papà, sei unico!
  • Ciao Valka!
  • Ciao Yuri! Non dirmi che anche tu, vieni a scuola dal mio vecchio?
  • Il tuo vecchio, ne ha di cose da insegnare, anche a me di sicuro, ma io sono qui per portare i documenti dell’istituto agrario a tuo padre, che alla fine del mese lui li compilerà dando ad ognuno un suo giudizio.
  • Ma perché io non ne so niente, di tutto questo?
  • Perché te ne sei andata a fare altro.
  • Ma io voglio tornare, voi lo sapete questo?
  • Ma nessuno ti porta via alcun diritto, solo che c’era la possibilità di restare anche senza contributo, tuo padre ha pensato a come reggere il duro colpo della tua assenza, ecco, questo è quanto.
  • Io tornerò, tornerò presto, non azzardatevi a potare le mie piante, nessuno entri nel mio giardino poetico!
  • Si, tutti d’accordo!
  • Bene, vado a preparare la valigia domani riparto.

Yuri, perché papà, fa questo, perché senza dirmelo?

  • Credo si sia sentito, tradito, ma non solo perché sei andata a far altro, ma per come vanno le cose anche a livello organizzativo, il sindacato , la politica, il governo, è un’insieme di cose che hanno tradito, ferito, ma non nell’orgoglio, Valka, ma nell’animo. E quello che lo fa soffrire, è di  non essere riuscito a mettere da parte abbastanza, da poterti assicurare un reddito, un futuro.
  • Sta lottando contro i mulini a vento, è testardo! Non si fa reddito, non in questo modo, l’agricoltura può aprire altre strade, altre strategie, non si può più vivere di solo orto! E comunque dimmi, perché lo difendi anche sul discorso degli scavi, non sei tu un appassionato archeologo?
  • Valka,  se per una volta, tu la smettessi di vivere in un mondo illusorio! Tu vivi di sogni e di speranze, invece bisogna concretizzare, l’agricoltura, non è un romanzetto, non siamo in un film, Valka! Tuo padre ha ragione! E per quanto riguarda lo scavo, tu sai cosa mi è successo a Lio Piccolo?
  • Cosa?
  • Ti ricordi quando abbiamo scavato per le fondamenta della casa?
  • Avete trovato qualcosa?
  • Delle Anfore ancora intatte, sai che significa?
  • Anfore da olio, da acqua, quali anfore? Come erano fatte?

 

  • Il collo di un’anfora era stretto, e dei graffiti  riportavano la scritta: “Faces – -maximum dromone oleum ad navem onerariam in Altini”. Come una bolla di consegna, le altre due non sono riuscito a vederle in tempo, ma erano su per giù lo stesso tipo. Antiche certo, documento che indica un trascorso di mercanzie e scambi di mercato e di disponibilità finanziarie,  ce ne sono altre li sotto, altre, che non posso estrarre, perché già mi è andata bene, io ho potuto terminare i lavori, realizzare la casa che mi serve, ma se qualcuno dell’impresa lo avesse riferito a chi di dovere, io non saprei dove andare a dormire. Tu lo capisci questo?
  • No, mi spiace tanto! Io non capisco!
  • Dove vai! Che ti è preso adesso?
  • Stiamo calpestando un suolo ricco e potenzioso e rischiamo le chiusure aziendali di tutti per la paura di un fermo o di un’ esproprio! Ma che avete tutti quanti? Io, non capisco, io, non capisco proprio!
  • Aspetta Valka! C’è un incontro di consorzio, sabato, vuoi venire? Il tema è: come sopravvivere.
  • Certo che ci vengo! A costo di rischiare il licenziamento, io non posso mancare! Perché, Yuri, io sto male! Ti ricordi quando è arrivato il nostro amico di Ca’Savio e ci ha aiutati a restaurare l’oratorio?
  • Si, mi ricordo, lo abbiamo preso appena in tempo!
  • Appunto, sarebbe caduto a terra ogni trave, ogni mattone, se non ci fosse stato il suo intervento.
  • Valka, a volte non basta la buona volontà e l’impegno!
  • Ma, a me, fa male vedere una casa distrutta, sento il dolore dentro, come se accadesse a me! Lo capisci questo? A me, fa male sentire che un’azienda chiude! E’ come se capitasse a me!
  • Perché ti succede questo? Te lo sei chiesto?
  • Forse perché faccio la guerra con il tempo?
  • O forse dovresti chiedere a tuo padre se ha qualcosa da raccontarti in proposito?
  • Che intendi dire?
  • Tu parlaci, ma non dire che ti ho suggerito io di parlare.
  • Cosa sai che io non so?
  • Qualcosa, so, ma non così bene da raccontartelo, chiedi a tuo padre o a tua madre, e saprai tutto.
  • Adesso mi stai spaventando!
  • No, vieni qui Valka, vieni, intanto parliamo della riunione di sabato.
  • Si, forse è meglio cambiare discorso.
  • L’incontro di sabato, nasce da un’esigenza di tutti, ma soprattutto per la lettera che ha scritto Pietro.
  • Pietro di Mazzorbo?
  • Si, lui ha scritto una lettera a difesa del suo vigneto, ce l’ho io nella cartellina del consorzio, vieni te la leggo:

 

 

Egregio Signor Presidente, ho scritto queste righe per leggerle, quali sono le nostre ragioni,, mi rivolgo a lei , al sindacato che ci rappresenta, nel Litorale nord di Venezia, territorio che dovrebbe essere tutelato per tradizione, storia. Io parlo per la mia categoria, parlo del mio vigneto, in Mazzorbo, produco il vino Malvasia, lo ha  mai assaggiato?

In Italia, ci sono cinquantaduemila produttori, di vino, e di questi, quarantottomila, imbottigliano meno di mille ettolitri, il 53% è ottenuto dalle cooperative, la superficie media, è di 1,6 Ha, rappresentiamo quindi il 90% dei produttori e non più il 30% della produzione totale, perchè allora non pensare a un sistema adatto alle esigenze del maggior numero di produttori? Siamo quelli che abitano e conservano i borghi rurali, e i loro territori, senza di noi tutto cadrebbe in stato di abbandono, lei insieme al Direttore,  state uccidendo le nostre aziende e il nostro sistema agricolo. Noi vogliamo scegliere, la terra, la vite, il vino, non vogliamo essere messi con le spalle al muro davanti ad un sistema burocratico. Non siamo più disposti a pagare corsi e consulenti che pretendono di insegnarci quello che è il nostro lavoro! Non vogliamo mantenere un’economia parassitaria! Un’economia virtuale rappresentata da associazioni di categoria, gli stessi che avrebbero dovuto tutelare e difendere il nostro lavoro,e la nostra vita! Noi vogliamo riappropriarci del nostro tempo, da dedicare alla famiglia e alla terra, voi non sapete cosa sono i rapporti umani, vero? Il vostro obiettivo sembra quello di voler ostacolare le piccole imprese, regalando ampio spazio al mercato globale alle grandi imprese, ma non sarà più il vino d’uva, ad essere servito sulle vostre tavole.

 

 

  • Bravo Pietro!
  • Appunto, Valka, bravo Pietro, ma questa lettera è stata letta, e neanche presa in considerazione.
  • Cosa pensi di fare?
  • Se va avanti così, Valka, non ci sarà futuro per noi piccoli produttori.
  • Yuri, che dobbiamo fare!!!
  • Qualcosa faremo, Valka, qualcosa faremo.
  • Dobbiamo puntare alla valorizzazione del nostro territorio, orto coltivato su terreno sabbioso e limoso, ben drenato e ben dotato di sostanze organiche ad alto tasso di salinità e caratterizzato da alto contenuto di calcare, al sapore inconfondibile di mare, al concentrato di vitamine e minerali,  nei nostri prodotti. Questo è il nostro punto di forza! La qualità fa la differenza!
  • Dobbiamo trovare un sistema per promuovere, per farci conoscere.
  • Dalla Laguna di Venezia :

Prodotto salutare e gustoso fin dai tempi della Serenissima sul piatto del Doge.

  • Serve una forma abbreviata.
  • Una festa! una promozione con degustazioni!
  • Qualcosa faremo, Valka, qualcosa faremo:

Il fiorire degli orti veneziani, risale alla fine del XIII secolo, grazie all’opera dei Monaci del convento di San Zaccaria a Venezia “ con belle vigne e giardini, con erbaggi e frutti perfetti molto richiesti al mercato di Rialto” così viene descritto nel 1696 l’orto di Venezia, dal cartografo francescano Coronelli, nel suo isolaio dell’Atlante del Veneto.

  • Nel 400 a.C. Ippocrate diceva: “lascia che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo”.
  • “Sparaxo verde amaro Montine”, “Marcon Meraveja de Venessia”, “Persego bianco da osso”,“ Suxina de Jo Picolo”, “ Carciofo vioeto de Sarasmo”, “ salatina da rago”, Xixoe de Jo Picolo”, “ radicio de Cioxa”,”Pomodoro del Cavain”, “ Meansana fina de Sarasmo” .
  • Si,vero, fa sorridere, ma  parlavano proprio così i nostri nonni! È un peccato dimenticare il dialetto, potremmo fare dei corsi Italiano – Dialetto Veneziano!
  • Noo, cosa ti passa a te per la testa adesso! Anche il dialetto! Poi, la scuola e il mini orto in cassetta da regalare ai bambini, poi la tessera d’acquisti per i clienti con i premi delle uova! Insomma Valka, sarai anche un vulcano di idee, ma metti un po’ di ordine in quella testolina! Non ti seguo più! Una cosa alla volta, ok? da cosa  vuoi partire?
  • Lascerei perdere la caccia, e spiegherei però la storia dei falchi e dell’isola della Falconera, e tutto ciò che riguardano gli animali e gli insetti autoctoni, così pure parlerei di: “Oradee”, “bransineti”, “Baicoi”, “Otregani”,” Anguele”,” Moleche”,  fino a far assaggiare: “ el risotto de Go co la Salicornia”, e poi tutti i nostri ortaggi, il miele di barena con la ricotta misto pecora dell’isola di Cona, e invece la Cacciotta misto pecora di Cona la abbinerei “ai peretti che fa el pitusso dentro co i xe pronti da magnar”, con i salumi e il formaggio ci metterei il Merlot, con la selvaggina il Raboso, e abbinerei il Trebbiano al risotto di pesce, e con Il Malvasia dopo averlo abbinato a tutto l’orto, ci farei pure il gelato sorbetto, e alla fine : “ la Graspeta de Santonico”.
  • Tratteresti bene i clienti!
  • Certo che si! Gli inviterei a portare pure degli amici!
  • Mi piace il tuo ottimismo! Ma non è tutto così semplice, ci vogliono dei permessi, ci sono grosse spese da affrontare, servono toilette, punti di ristorazione, assicurazioni, e permessi difficili da ottenere!
  • Lo so, lo so che hai ragione, è tutto male amministrato, come quando promettevano agevolazioni sull’acquisto di mezzi agricoli, fino ad indurre i poveri agricoltori a prendere enormi trattori per un fazzoletto di terra, quei soldi, erano finalizzati agli agricoltori o alle multi nazionali? Così sono i contributi per i primi insediamenti, finalizzati a figli di agricoltori, o a figli di papà laureati in lingue? Ci sarebbero delle belle organizzazioni per la salvaguardia di sementi in estinzione, ma iscrivere un ortaggio costa circa ventimila euro. Grandi promesse, grandi cose, in mano a incompetenti nel settore. Ma noi, Yuri, dobbiamo rimboccare le maniche, come ci hanno insegnato i nostri nonni, e i nostri padri, andare a testa alta, perché quello che abbiamo, lo abbiamo conquistato con le nostre mani. E conservare quello che ci appartiene, nel bene e nel male!
  • Sei davvero una brava ragazza Valka, non cambiare.

 

Perché Valka si sentiva così profondamente ferita? In fin dei conti aveva il suo lavoro, dove tutto le riusciva bene,  stava nel settore di rilievografia moderna, stampa a caldo. Aveva ricevuto applausi da colleghi e dirigenti. Doveva sentirsi, gratificata e coinvolta, nell’azienda! Perché continuava a pensare alla terra? Perché, prestava tanta attenzione a tutti quei problemi sull’agricoltura? Valka con uno stipendio di 2.500,00 euro al mese, continuava a pensare al suo giardino botanico! Valka,  sembrava una farfalla nella crisalide, con le ali troppo grandi da non poter più resistere in un posto tanto stretto. Ma perché le succedeva questo? Valka, era andata all’incontro quel sabato, a quello che avrebbe potuto essere un incontro costruttivo e rivoluzionario, ma che si rivelò, l’incontro più triste mai fatto. Il sistema burocratico e volgarmente economico, stava distruggendo il mondo agricolo.

 

  • Papà, che si fa adesso?
  • Hai il tuo lavoro, Valka! Non caricarti di troppi pesi addosso!
  • Papà, ma io, io soffro!
  • Lo so, lo so Valka, io provo lo stesso.
  • Perché fa così male tutto questo?
  • Siamo rimasti noi due, a rappresentare una delle più antiche famiglie del mondo, il nostro antenato di sessanta generazioni fa, si chiamava Callicrate, quel Callicrate di cui parla Erododo.
  • Papà, e cosa avrebbe fatto il nonno Calligrate adesso?
  • Avrebbe costruito un muro.
  • Papà, non puoi spiegarmi meglio?
  • Il nonno Callicrate, sacerdote, nel 340 a.C, infranse i voti di castità e fuggì dall’Egitto, con una Principessa, il bastimento con il quale scappò, naufragò presso le coste Africane, il nonno Callicrate, riuscì a salvarsi, insieme alla Principessa, nacque da questo amore  Iclif. Dalla Grecia, la famiglia emigrò a Roma, Iglif, diventato uomo fu chiamato il rivendicatore, e al suo nome dopo altri cinque secoli in Italia, continuò la dinastia dal greco Vicn, da padre in figlio, dal latino Vincit. Vincente. Ecco perché : Valka Vincit.
  • E perché in 22 anni non mi hai raccontato tutto questo?
  • Valka, un padre può sbagliare nella vita, ma tutto quello che fa, lo fa per il bene dei figli, se avevo deciso di non parlarti della nostra discendenza, era solo per non coinvolgerti in un pensiero di battaglia, nel rivendicare il tuo territorio, il tuo popolo, ma vedo, che a nulla è servito tenerlo nascosto.
  • Papà, ma non hai detto che tutto si memorizza nel D.N.A? Allora, che senso ha resistere all’istinto?
  • Valka, non alzare mai quella tavola, quella tavola, li sotto, serve a  dividere un tempo, l’intervallo con cui comunicano la sabbia con l’acqua, la morte con la vita, sembra non ci sia carità, in questa sfida.