Crescenzo Felaco - Poesie

I LATI BUI

 

C’è un lato buio in ognuno di noi

stretti nella paura che non ci da pace

non lo riusciamo a raccontare quasi mai

o quanto meno lo facciamo sotto voce.

Se allunga la sua ombra sui nostri sogni

li scioglie come acido lasciandoci muti

oltre a cicatrici profonde come segni

fatte di nulla, cioè di tanti spazi vuoti.

Ma oggi crederò a questa giornata

a questo sole che accende la mia stanza

un gioco di colori che fanno da parata

ad una sfida con l’ombra a passi di danza.

Ieri è stato freddo ed un po’ buio

i tentativi di scaldarsi erano vani

il mondo era di carta, la luna di cuoio

troppi ieri così uccidono il domani.

Infondo sono soltanto paure

lo specchio di quanto l’ego non vuole

l’irreale che si materializza con le sue figure,

infondo sono soltanto parole.

Oggi crederò nel mio Dio

un po’ più di quanto l’abbia mai fatto prima

per fuggire dalla rotta dell’oblio

per sfuggire a tutto ciò che trema.

C’è un lato buio in ognuno di noi

un mostro crudele che emette i suoi gemiti

non credo che per ucciderlo servano eroi

ma forse i lati bui sono solo i nostri limiti.


LE PRIME LUCI

 

Cos’è questa luce così forte?

stavo molto meglio là dentro

all’improvviso si sono aperte le porte

è un nuovo mondo, io qui cosa c’entro?

Dinnanzi a me c’è questa donna

è bella, solare, un po’ stramba

solo lei mi accarezza qualora dorma

quelli più grandi la chiamano mamma.

Certo qui sono tutti un po’ strani

ad ogni mio gesto mi dicono: “bravo”

stanno sempre a battere le mani

spesso mi applaudono se solo sbavo.

In verità avrei tante domande

ma, ahimé, non le so neanche porre

vorrei sapere se anch’io sarò grande

e applaudirò ad una bocca che scorre.

Il mondo dei grandi è diverso

sicuramente per me incomprensibile

la culla è tutto il mio universo

io da lei sono inseparabile.

A volte vedo i grandi piangere

non so, forse vogliono il latte

poi, impauriti, mi vengono a stringere

credo che hanno paura della notte.

Ci sono i mostri la notte lo sai?

e forse i loro sono grandi così. . .

meno male che non crescerò mai

perché tanto sto troppo bene qui.


RUMORE DI FONDO

 

Ci sono attimi troppo intensi

arrivano per scelta oppure è il destino

ci lasciano ombre e spazi di luce immensi

allungano distanze o ci portano vicino.

Col tempo non gli diamo più peso    

ma ci hanno già marchiati nell’anima

ce ne accorgiamo quando squarciano il viso

con la leggerezza con cui viaggia una lacrima.

Flash di gioie passate che brillano di lucido

lampi silenziosi che scaricano nostalgie

istanti che ad ogni sorriso ci lasciano un livido

le gioie passate fanno male anche più delle bugie.

Attimi di smarrimento che durano una vita

quando ciò che più spaventa diventa reale

scrivendo una pagina che resta dentro annerita

e portata a galla dall’esperienza, ci fa solo male.

Ma prima o poi spariscono nel nulla

neanche ce lo chiediamo che fine hanno fatto

tutto quel bruciore prima si attenua, poi si annulla

resta solo una cicatrice su di un ego distratto.

Forse certi momenti andrebbero cancellati  

quando vanno a banchettare sulle nostre fobie

forse certi momenti andrebbero tutelati

quando separano il giusto dalle follie.

Ma la verità è che ci riempiono l’anima

che viene avvolta dal fuoco del mondo

impedendoci di vivere una vita anonima

non muoiono mai, diventano rumore di fondo.


VOCE NEL VENTO

 

Voce nel vento portata da un suono

che echeggia da un posto lontano

rassomigliante al rumore di un tuono

che rimbomba nel cielo nostrano.

Portami via, spaventato lo sono

non basta la coperta di un divano

a far tacere il tremendo frastuono

di un bimbo che chiede una mano.

Voce nel vento gridata da un uomo

che abbraccia un atroce destino

perché infondo all’animo si sente buono

ma è obbligato a finire il bambino.

Forse pentito implora perdono

prima di metterne un altro nel mirino

a quel suo dio che è diverso ma pur buono

che non lo giudichi un assassino

Voce nel vento gridata da una madre

che tra i corpi cerca il suo bambino

orfano da tempo ormai di suo padre

unica gioia in quel mondo meschino.

Gli sia fatta forza da qualche parente

se non lo sentirà giocare in giardino

e chieda a dio che illumini la gente

per cambiare quell’assurdo destino

Voce nel vento non udita dall’uomo

che gioca con il suo bambino

che non sia sordo al rumore di quel suono

voce nel vento, si può cambiare quel destino.


UNICA, L’UNICA

 

Senza sapere quale fosse il motivo

il tuo sorriso ha riempito i miei vuoti

tuo soltanto è il merito se sopravvivo

sguardo dolce, un po’ amaro, ma mi scuoti.

Non ho mai capito cosa volesse il destino

potrei decidere di non dipendere da lui

vivere per combatterlo illude, mi tiene a freno

ormai vivo della tua luce nei miei attimi bui.

So già cosa vuole l’ansia con la sua pistola

soltanto il freddo del suo cinismo mi basta

che tanto se la ignoro ciò non mi consola

sogno di cacciarla via per sempre dalla mia testa.

Di tanto in tanto capisco che ho te

avere questa certezza ammazza ogni niente

un’altra mattina vedo il tempo com’è

piccola e fragile, tu nutri la mia mente.

Te l’ho sempre detto che mi hai colpito in pieno

tra la gioia e la gelosia di chi non voleva

le frustrazioni di chi sputa addosso il suo veleno

mie e tue, il resto è meglio che si leva.

Braccia e gambe funzionano e si muovono insieme

mi dicono che vogliono averti per sempre

giro lo sguardo e ti spio mentre l’animo freme

intorno a me il tuo sorriso scioglie il freddo di dicembre.

Ho visto già cos’altro mi offre il mondo

capito che a parte te non è poi così bello

che non vale la pena di vederlo fino in fondo

sei tu che lo colori, tu sei il suo acquerello.

Unica ragione del mio cercare un futuro

lo scoprirò e lo vivremo qualunque esso sia

sarai bellissima, scavalcheremo ogni muro

sempre l’unica ad entrare nella vita mia.


J.

 

  1. ha soltanto vent’anni

forse è più vecchio il suo mitra

non so se avesse altri sogni  

ma adesso lui serve la patria.

Della sua vita ha perso le redini

il suo nome l’ha quasi dimenticato

perché adesso lui esegue degli ordini

e chi lo comanda lo chiama soldato.

  1. sta lavorando duramente

si prepara a qualcosa di brutto

lo rassicurano continuamente

ma lui non ci crede, non è ancora matto.

Eccolo lì mentre varca la soglia

di una terra che lo odia così tanto

con la paura che quasi lo imbriglia.

C’è odore di morte mischiato col vento.

  1. sta tremando ed ha nostalgia

nella sua notte che è nero pece

mentre il nemico ha fiutato la scia

che lui lascia strisciando sotto voce.

Un lungo silenzio interrotto da un lampo

seguito da un frastuono assordante

e per il soldato si è fermato il tempo

lui adesso non teme più niente.

  1. è tornato in un feretro

dicono a sua madre di esserne fiera

non ha visto nemmeno il suo scheletro

ciò che ha di lui è solo una bandiera.

      Gliela consegna un ufficiale impettito

      sublimando le gesta del figlio amato

almeno j. qualcosa ha ottenuto

ha di nuovo un nome non è più “un soldato”.


SDRAIATO PER TERRA

 

Si cade per terra perché si cammina

perché forse chi ci accompagna non tiene   

perché forse nessuno ci sorregge o trascina

perché forse, qualche caduta ci fa bene.

Cadere per terra ci riempie di veleno

per fare anticorpi è un passaggio essenziale   

ma seppure ci serve a cadere di meno

cadere da soli fa sempre più male.

Ma fin quando qualcuno tenderà la sua mano

fin quando qualcuno ci darà del respiro

fin quando qualcuno ci dirà: “piano piano”

senza neanche volerlo ci avrà offerto riparo.

Chi ci aiuta col cuore merita attenzione

in questo mondo avaro o quantomeno ingordo

ma per la maggiore è solo apparenza, finzione

e chi lo ha sentito finge di essere sordo.

Dicono che la vita sia puro destino

dicono che vivere sia applicare un teorema

dicono: “dormi di notte, alzati il mattino”

ci dicono cosa dire, è questo il problema.

Credo che cadere ci fortifichi l’anima

e dopo averla uccisa e sventrata, la rimonta    

di ogni suo sospiro, di ogni sua lacrima

in realtà per chi cade, ciò che credo io non conta.

Ma è sdraiati per terra che si capiscono gli errori

si analizzano le persone di cui ti fidi o non ti fidi

sdraiato per terra ho scorto buio e bagliori  

sdraiato per terra, ho capito chi sta in piedi.


TREMA

 

Qualche volta l’ho guardata negli occhi

stanco di tremare in un angolo

con l’adrenalina che raggiungeva i suoi picchi

ma convinto di voler uscire dallo spigolo.

E lei mi ha fissato di rimando

convinta che abbassassi la testa

così spavalda, nell’accarezzarmi sorridendo

non abituata a sentire il mio “basta”.

Restando in piedi, faccia a faccia, con lei

ha assunto le forme dei miei timori

ma gli esami, la vita, i piagnistei

erano soltanto sottofondo, rumori.

Ha capito che ormai ero pronto al peggio

che non avrebbe ottenuto il mio assenso

ha sentito la puzza del coraggio

e udito il frastuono del mio silenzio.

Ha continuato a colpirmi alle spalle

al cuore, all’anima, al mio viso

ma era l’ultimo arrembaggio di un folle

aveva paura del mio sorriso.

Era forte con la mia debolezza

come è successo il più delle volte

ma con questo spirito ogni catena si spezza

anche il mio debole era per lei troppo forte.  

Ogni volta che la guardiamo negli occhi

vuol dire che il nostro cuore è una lama

non può fermarci ne con spade ne con trucchi

lei lo capisce, si dissolve, e poi trema.


BRUCIA

 

Brucia,

come fuoco l’ardore che hai dentro

quando combatti per quello in cui credi

tra ferro e catene affronti ogni scontro

tra sangue e lividi sei ancora in piedi.

Come una lacrima versata nel deserto

ormai consapevole di dover scomparire

così vive i suoi istanti a cuore aperto

ma seppur rassegnata non vuole morire.

Bruciano,

le delusioni di un sentimento perduto

seppure ci continui a combattere

ma ti accorgi che è tutto finito

quando il cuore ha smesso di battere.

La colpa è tua, è sua, del mondo

che in realtà è sempre lo stesso

è chi hai frequentato o stai frequentando

che te lo fa vedere in modo diverso.

Bruci,

come benzina mentre insegui i tuoi sogni

come paglia mentre la guardi e la stringi

se non ci credi lentamente ti spegni

se non la ami è ancor peggio se fingi.

E’ una melodia che ti rimbomba in testa

la magia delle cose belle della vita

l’ironia di chi non c’è ma dentro resta

la follia in una notte stellata.

La vita,

un fiammifero pronto a divampare

e che ci consuma inesorabilmente

ma in realtà è meglio vivere e bruciare

invece di morire spegnendoci lentamente.


PIENO DI NIENTE

 

Ville al mare, soldi a palate

“Andiamo al bar”. Offri sempre tu

Jeans firmati, giacche vellutate

dodici auto e dici:”Ne ho di più”.

Pellicce, gioielli, le minigonne

compri tutto ciò che dio danaro ti da

motociclette, cappelli comprese le donne

e poi le getti via quando ti va.

Non c’è problema se perdi al gioco

domani vai in discoteca col frak

così recuperi i soldi in poco

con le pasticche, l’eroina e il crack.

Avvicini il tipo: ”Ti do il paradiso”

per trenta euro ti vendono l’anima

e che ti frega di chi resta ucciso

il paradiso era una loro fisima.

È quasi ora hai rifatto i milioni

prima di andare fai fuori quel tipo là

nel vicoletto vicino ai bidoni

non ha pagato e questo” Non si fa”.

Occhio al coltello c’è una volante

ma se ti vedono non sei nella merda

“Ora ti pago in valigia ho il contante”

vinci o pareggi non sia mai che tu perda.

Sai che ti dico? Tieniti l’oro

la malavita mi offusca la mente

comprati pure una corona d’alloro

hai proprio tutto, sei pieno di niente.