Cristian Soltan

Poesie


Terrena Tragicommedia

L’inferno è qui, viandante
Nè su ne giù né dall’altra parte
L’inferno che abiti quotidianamente
Creatore, creatura e dannato ambivalente.
È tuo il mondo e i gironi
Il viaggio e l’ascensione
Minosse il giudice inquisitore
o la chimera Gerione.
L’inferno è il tuo lottare costante
Che sia Pluto o Cerbero ringhiante
Che siano Erinni o Malebranche
Centauri o iracondi aberranti.
È tuo il semicerchio degli avari e prodighi
Il peso il masso il costante chiederti
Perché tieni? Perché burli?
Tue sono le ombre e i subbugli;
Tu sei il Messo che libera il passaggio
Tu che attraversi il fiume con lava o ghiaccio;
E dopo ogni battaglia esultare:
E quindi, uscimmo a riveder le stelle

-Lettera sulla Via (riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio)

 


 

In un prato acro verde riposava il lupo bianco
Circondato da foresta confinando il suo silenzio
materiale ancestrale, solitudine autunnale
Il viaggio, il vagare, che cosa avrà da raccontare
Il lupo bianco..
Al bosco teneva compagnia
Ai concavi anziani alla loro malinconia
Brontoloni ciceroni storie ne hanno di ogni
Ondeggiando e ondeggiando cullati erano dal
Vento.. che il lupo bianco accompagnava
Che sentiva sul manto e sul pensiero lieve
Andava, correva poiché il vento in sè portava
L’ieri l’oggi e il domani come profumo
Di anima e di anime, e di speranza tutt’in uno
E il fiume, il lupo bianco ascoltava
Che scendeva e parlava e scorreva dissetava
Con la schiuma con le gocce con la sua voce è
Pace…..
nella radura,
In un cerchio verde che scaccia la paura
Confinato da alberi e silenzio ancestrale
Il lupo bianco
Che cosa avrà da raccontare?

- Lettere sulla Via (introduzione) 

 


 

 

Mia adorata,
L’imprevedibilità della vita è una garanzia nel biglietto d’andata verso la Terra. Grasse grosse risate emesse dalla tua anima al pensiero d’amnesia, una volta dimorata in un corpo limitante, verso tale concetto. L’imprevedibilità, le prove, sono il piatto che abbiamo deciso di gustare per elevarci alla nostra essenza più pura.
Mia adorata,
Questa vita è un battito di ciglia. Ora sei qui, ora sei di là ad ammirarne i frutti.
Questa vita, con le sue zavorre, con i suoi sogni, le sue difficoltà, la sua freneticità, non è altro che la preparazione per il dopo. Il dopo.
Questa vita è la coltivazione di ciò che frutterà poi, nel mondo delle conseguenze, della Luce, dell’Amore.
Hai poco tempo,
Ogni istante muori e rinasci e in quanto tale, comprendi l’importanza di ogni respiro.
Mia adorata,
Coltiva visioni luminose ora, affinché poi, al lascito del tuo corpo, tu possa ritornare ricca e non trovarti l’anima cieca, smarrita, affamata del Bello.
Ricerca il Bello, attingi a nobili caratteri, vivi l’amore, vivilo più che puoi.
Ciò che si forgia animicamente in vita, persiste. Pianta e cura il seme per tutta la tua vita, quel seme sei tu.
Da qui, l’inestimabile importanza della vita terrestre e del tuo essere qui. Scopri più che puoi l’antroposofia.
Vivi
Ricordati, mia amata,
L’abisso, per quanto possa non sembrarlo, ha fine. E tale fine corrisponde all’apice più alto della vita.
Vivi
Scava, tocca le radici, scortica la terra e l’essenza delle cose, sporcati di fango e, oh, ridi di gusto.
Mia adorata,
Quando al nostro incontro racconteremo delle nostre avventure, ci eleveremo l’un l’altro, perché Uno siamo.
Continuerò a mantenere le promesse fatte nel giorno della nostra unione istanti di vite fa.
La distanza, la separazione, la tentazione, sono cose umane che non hanno effetto sull’anima e sull’amore intoccabile che essa può sprigionare.
Porta con orgoglio le conseguenze delle tue battaglie. Io continuerò a vegliare e proteggere.
Piccolo bozzolo dorato, sii libera ti dico, sii libera oggi per comprenderci meglio domani.
Vivi.
Con sincero affetto,
Cri

-Lettere d’inizio, ultima lettera (lascito)