Cristina Luna - Poesie

Fotogramma

 

Una mezza luce di luna

taglia a dondolo

la destra del tuo sguardo

 

scivola e risale

falce dallo zigomo alla fronte

 

Sulla schiena

le mani arrampicano brividi muti


 

Come sopra un morto

 

Vangate di terra

come sopra un morto

sequestrano

questo ed altro mio vivere

smarrito

tra ricerca e trovazione

d’abortita necessità

Inconcesso tempo

distilla sui corpi

l’umida gemma dei baci


 

Trascinata

 

Trascinata

nella spirale

di

una

voce

Accarezza

lingua

i denti

spalmando

a labbra

dissoluti

sapori

liquefatta

 

sommossi

urgenti

battiti

mi

precipitano

voglie

a gonfiare

a dilatare

abissi

in morbide

oscure

corolle

Dilaniata

t’accolgo

T’invado

il tempo

esausto

si perde

nel pulsare

lacrimato

e

asincrono

del cuore.


 

Risveglio

 

Umori lievi

che sanno ancora

sapore di

sonno

 

s’affacciano

incerti

alla bocca del buio

valutando

l’abisso

che il giorno

propone.


 

Stanotte

 

Non

ci sarà

concesso

il sollievo

espiatore

della notte

 

stanotte

 

saranno

ondate

di piena

 

sonni

errabondi

 

mutati

 

in gridati

spaccati

 

silenzi.


 

Da dentro

 

Dentro il tuo respiro

 

dormire

 

la carne

si fa d’acqua,

dimentica,

nella Tua bocca

 

ascoltare

 

il ritorno dal sonno

come un’alba che nutre

l’ennesimo giorno

 

disordinare

 

il tocco delle mani

annidandomi

nel ventaglio rosso

delle Tue carezze

 

e di nuovo

 

attendere

 

che si rinnovi l’estasi.


 

Il coito interrotto del melograno

 

Il velluto umido

della lingua

scontorna in

carezze

i coralli freschi

addossati

in gonfio contatto

 

ne incita il distacco

e si allunga

facendosi cucchiaio

a raccolta.

 

L’invasione rubinia

della bocca

risale

preme

e si tende

in asprodolce

gocciolio.

 

Geme la gola

pronta

all’umidore atteso

e fremono i sensi

in arresto

per la dura

sorpresa d’un seme.

 

Stordito

d’inconcluso piacere

ritorna

riprova

e s’insinua

in vergini morule

ancora ingenuamente

ombelicate.

 

E ricomincia

l’attendere

 

e ritorna

l’abisso

e il volo

 

e il perpetuarsi

del coito interrotto

del melograno.


 

Il canto d’una matita

 

Offerta

è

l’anima nera

al ruvido candore

 

Il corpo legnoso

trattenuto

dalla pelle

morbida ed eccitata

delle dita

 

Al tocco

s’accende

il roco strusciare,

non un sibilo,

ma una carezza rovente  

che traccia

profila

e intona pienezze

 

S’intromette

irriverente

tra le fibre abbracciate

riempie e aggredisce

e

baciando

dissemina tracce,

lucide

sull’opaco pallore

 

S’inarca il foglio,

quasi

un brivido lo increspa,

e si distende

 

ora

 

e ad ogni tratto ancora

 

tremando

 

sotto il graffio

cantato urgente

d’una matita


 

Tormentum

 

Tormentate asincronie

Di masticato dolore

 

Macerano

 

La carne gonfia

Della mia anima

Come

Sospetti di peccato

E colpe inevase.

 

Nel caldo condannato

Del cuore

Incompiute ali

 

Vaneggiano

 

Misericordia.


 

Scarificazioni

 

Si susseguono

solitudini

sbiadite a silenzio

Sembrano

solo

sussurrati sibili

sofferti

sospesi

sopra secche

scarificazioni

del cuore