Cristina Sferragatta - Poesie

Lettere

 

Le tue parole sulla carta mi uccidono

sono parole interrotte ,tronche

che si affacciano sui burroni

e io ho bisogno di amore ,di fluidità

di parole che carezzano il viso

che bacino i capelli

ma tu tagli ogni parola a cui cerco di aggrapparmi

sei sterile quando scrivi

così diverso da quando parli

quando mi stringi nel tuo calore

che mi rimane addosso nell’inverno  ghiacciato

abortisci l’amore ogni volta che getti inchiostro  su un foglio

parole come mozziconi di sigarette

io ho bisogno di frasi piene ,tonde ,galleggianti ,salvifiche

traboccanti con mille braccia

ma sulla carta le tue parole sono scarne ,scavate ,concave

smozzicate come unghie mangiucchiate

parole sverniciate corrose dalla lontananza


Un taglio nella notte

 

Occhi trafiggono occhi

nello spazio di un pensiero

che ti lancio severo

come un taglio nella notte

non puoi andartene questa volta le mie lacrime hanno

catene

sono più forti dell’amore che mi neghi

ogni volta che si risveglia l’inverno


Neve

 

Mi ricopri come neve

sei freddo

sei irreale

scivoli su di me

vieni giù dal cielo senza pietà

e porti un lento sonno

un abbraccio crudele

che mi avvolge al silenzio 

Mi ricopri come neve

scendi sui miei occhi

non hai lacrime per me

mi abbandoni in questa estate

dove tutto è sole e tu sei neve


Ladra

 

Sono una ladra 

rubo tempo

rubo parole

rubo affetto

rubo gesti

rubo calore umano

mi sembra di scassinare le porte del tempo 

le porte dell’intimità delle anime degli altri

mi sento ladra anche in casa mia

mi muovo  scoordinata dal freddo

in solitudini che conosco 

qui non ho carezze da rubare

sono povera nelle presenze

rubo attenzione

così voialtri mi fate sentire come una ladra del vostro amore

rubo baci e carezze

che lui mi da con la fretta di chi si congeda prima di rientrare nella sua vita

con un tuffo veloce che lascia schizzi d’acqua attorno al vuoto

io non ho vite a cui tornare 

e l’unica cosa che vorrei veramente rubare sono  le vostre identità 


La solitudine affila il coltello

La solitudine ha il coltello

che affonda la lama nell’abbandono

ogni volta che mi muovo nel silenzio

ogni volta che non ti penso

ma la malinconia mi bacia appassionata

é presente quando non ci sei

non so cosa cerchi vieni e vai

so solo che la solitudine ha il coltello

e può colpire e ferire ogni volta che ti allontani

la malinconia mi bacia appassionata

si finge mia amante

ma la solitudine sta affilando il coltello

 


Il mio orizzonte

 

Come vorrei una parola da rubarti

qualcosa da trattenere

da portare a casa

da cullare in una mano

da conservare e consumare di occhi e sale

quando inizia l’attesa di qualcos’altro

che non sarà mai come vorrei immaginato

né un sospiro

né lo sguardo diversamente posato

ogni cosa rimarrà dov’è

immutabile

non avrò mai la tua mano tesa verso il mio orizzonte

il mio orizzonte sarà solo mio

riempito di me

con le impronte delle mie dita

e lo sconfinato rumore del mare della solitudine


 

Amore che pretende di essere vita

Amore abbandonato al buio 

messo all’angolo

immerso nella notte

chiuso nella soffitta

polverosa e senza luce

cerca una fessura

uno spazio in cui entrare

un eco di ritorno

vuole essere fuoco

non vuole rendere la sua luce un deserto di cenere

è un amore che pretende di  essere vita

di uscire dall’ombra

di essere irradiato dalla fiamma del giorno


 

Blu elettrico

Ci sono notti blu elettrico

saettano come temporali

grandine che rimbalza sui davanzali

scie di rabbia lungo i vetri

nel fulmine dell’ultimo grido

che mi assale nel sonno

con occhi di gatto

e denti da giaguaro


 

Ritorni

Riappaiono angosce come schegge

ritorni di cenere

che aggrediscono ciò che rimane

di me stessa

treni che portano a vecchie destinazioni

stanze sgombre

deserti immensi

vuoti illesi

bruciano di solitudine

ritorni all’epicentro del mio

dolore

io amo le partenze

attendo il movimento

e non vorrei più ritorni nei

luoghi del silenzio


 

Da una foto

Il suo volto al sole

pochi tratti , tanti anfratti

la malinconia che splende amara

non c’è buio che non nasconda un po’ di luce

anche un volto che non ti vede

che non ti sente

piegato su se stesso

possiede una sua aura luminosa

una specie di ultima eclissi