Daniela D'aloia - Poesie e Racconti

Arriverà il sole!

Arriverà il sole.
Si farà largo tra gemme timide
e i rami freddi si scalderanno
alle sue carezze tiepide.
Trasognanti fanciulle si affacceranno
a salutarlo.

Arriverà il sole,
come un bel giovane
con gli occhi verdi dell’amore
ed il cuore
comincerà a fare un rumore
assordante, difficile da far tacere!

Arriverà il sole
e i ragazzi in giro
si disseteranno alla fresca fonte
dell’innamoramento,
fino ad esserne ubriachi.
Fino alla fine di Agosto.

 

 

 

Febbraio a Caleppio

“Con la macchina ti perdi tutto…
A piedi recuperi qualcosa…”,
come ad esempio

il passeggiare lento
di un sentiero alberato
ancora spogliato
nelle chiome,

ma con fantastiche sfumature
di sole a meravigliare
i rami.
E poi sorrisi di gemme

tutto intorno.
E mi par di sentire
quasi primavera
arrivare.

Il gorgogliare
del canaletto
che, sinuoso,
accompagna la strada maestra,

i leprottini a fargli festa
e le vecchine a goderne
sulle panchine,
in attesa
del lieto fine.

 

 

 

18/02/2021

I giorni di febbraio
passano così,
lenti
e sonnolenti,
sotto questa
coperta di nebbia
che ovatta i rumori
e il mio campo fuori,
sembra una landa

desolata.
È questo
il tempo dell’attesa.
Sospesa
è la vita di tutti.
Mentre, davanti
alla mia finestra,
passano
gli attimi.

 

 

 

L’altalena

L’altalena del mondo
mi coglie impreparata.
Nuovamente!
Oggi è ancora lockdown,
ma la primavera
se ne frega di noi.

Lei esce ugualmente.
Non le importa della gente
chiusa in casa
che la guarda dietro ai vetri.
Quale senso di precarietà
mi prende oggi!

La risalita è più impervia
della discesa.
Sentimenti contrastanti in
un’altalena di emozioni ma
oggi l’altalena è chiusa
alle emozioni dei bambini.

 

 

 

Primavera arriva!

Primavera arriva,
ladra di scena,
in un’altalena
di profumi e colori,
fa il suo ingresso
e non gliene frega niente,
lei non chiede permesso.
È come una fanciulla
impertinente:
fa un giro di danza
e il vento si alza,
baciata dal sole,
tra le viole
si lascia cadere
e resta lì
a guardare il cielo,
aspettando le rondini
tornare.

 

 

 

Città metropolitana

Città metropolitana
che non dormi mai,
come una sonnambula
ritta te ne stai
a guardar vetrine,
a filtrare profumi
e rumori,
mentre tutto il mondo
è fuori.
Ti passa la vita dietro,
la morte
e gli amori,
tutto in una notte,
le gioie, i dolori
e tra nuvole bianche
già s’intravede la luce
che fa a botte
con chi dal sonno
ancora non vuol
tornare.

 

 

 

I luoghi d’infanzia

I luoghi d’infanzia
non invecchiano mai.
Basta chiudere gli occhi
e li rivedrai.
Quei gradini sui quali
si chiacchierava,
il boschetto che tanto ci piaceva.
Il giardino con il basso muretto
e l’erba secca.
L’odor del muschio
dopo la pioggia.
La stradina di more
che saliva al castello,
il cielo azzurro d’estate,
l’innocenza del sole
e gli occhi che si incontravano
con le parole.

 

 

 

Di notte

Muto.
Silenzioso.
Sospeso è il tempo
nel cuore della notte,
in quell’ora in cui
ognuno è solo,
trafitto dalle sue paure
e le lame si sentono tutte.
E in quell’ora
le parole non dette
prendono forma
e diventano macigni,
i pensieri
rumorosi ronzii
e le soluzioni enigmatiche.
Nessuno ti aiuterà.
Morfeo non sveglierà
per te chi vive nella tua casa.
C’è un tempo di notte
in cui hai bisogno di coraggio
e, mentre ti senti in ostaggio,
l’alba viene incontro
a salvarti.

 

 

 

Il venditore di tappeti

-Ehi, cosa vendi? Fa’ un po’ vedere.
Dai vieni qua, che voglio sapere!
Tappeti? Che strano,
non son tutti uguali!
Racconta, si vede che son
di tue mani.-

-È vero, confesso,
io sono un artista:
scelgo il colore, la lana e la trama.
Con i miei tappeti tu puoi volare!
Prendine uno…
Ti va di provare?-

-Tappeti di versi!
Voglio un lungo viaggio,
con colori vivaci e tanta avventura.
Certo, a salirci ci vuole coraggio,
ma sono sfrontata
oltre ogni misura.-
-Allora segui i tuoi sogni,
non indugiare!
Ognuno di noi
ha un ruolo da interpretare.
Scegli d’istinto. Sarai cervo o cacciatore?-
-Ad essere preda c’ho passato le ore.

 

 

 

Vediamo che trame hai ordito per me, venditore!

Un uomo piccolo piccolo
L’uomo piccolo piccolo aveva un grande cappello, una moglie, quattro figli e una nipote, la gioia della sua vita.
La bimba viveva lontano, ma durante l’estate l’uomo piccolo piccolo poteva godere della sua presenza sempre.
Guidava una 128 bianca l’uomo piccolo piccolo e forse a stento arrivava ai pedali.
Sul suo sedile aveva un cuscino per poter guardare meglio la strada da seduto.
Molti in città, quando passava, dicevano di averlo visto solo per averne riconosciuto il cappello.
E sì che il cappello precedeva la sua fama!
La macchina la prendeva solo se era costretto ad andare fuori città, per il resto si affidava alle sue gambe.
Le domeniche di giugno portava la nipote al mare.
Sei pronta?, diceva, guardandola dallo specchietto.
Lei gridava: “Dai nonno, dai!”.
Bastava quel tifo per farlo sentire un gigante.
Ma per la piccola lui era un eroe.
Quando nel cuore della notte si preparava velocemente e le diceva di tornare a dormire e poi alla moglie sussurrava “Non aspettarmi!”, stava andando a visitare un paziente.
Salvava vite l’uomo piccolo piccolo!
A volte rientrava all’alba e alle 08.00 era comunque nel suo studio.
E quando si partiva per il mare e lui guidava, la bambina sentiva di poter arrivare in capo al mondo ed invece era solo Metaponto, il mare negli anni ‘70.
La moglie gli diceva: “Agostì’ vai chian’!”.
Poi con un sorriso guardava la nipotina dietro e le raccomandava: “Dada, la schiena al sedile!”.
Non c’erano le cinture di sicurezza ma io ero certa che, se fosse successo qualcosa, mio nonno mi avrebbe salvata.