Daniela Pirrone - Poesie e Racconti

MEI

DI DANIELA PIRRONE

Mei è appena tornata in Italia, sta bene, il suo tampone è sempre risultato negativo, ma indossa quella mascherina, lo fa per noi, per la nostra sicurezza. E’ dolce Mei, è sensibile, è responsabile. Cammina per strada guardando per terra, non alza lo sguardo, ma vede scarpe venire verso di lei cambiare direzione. Mei non alza la testa, resta curva sull’asfalto. Bisbigliano, ma lei sente e capisce. Non è la paura della gente che la ferisce, c’è preoccupazione, il virus invade luoghi, persone, vite, si sta dilagando. Mei ha sentito l’odore della morte nella sua terra, estendersi feroce e implacabile. Non è l’ignoranza che offende Mei, ma il pregiudizio.


ESISTO ANCH’IO

DI DANIELA PIRRONE

Lei era impegnata, era una madre, aveva figli da accudire, io no, io ero sola. Loro erano tutti più ricchi di me, potevano permettersi tante cose che io nemmeno sognavo di desiderare. Erano indaffarati, avevano passioni da coltivare, mille cose da fare, viaggi da organizzare, ma erano costantemente insoddisfatti e creavano malumori. Erano portatori insani di stati d’ansia, divulgazione di panico e agitazione, si atteggiavano a vittime ma erano sempre pronte a crearne, con invenzioni machiavelliche per ferire qualcuno. Io no, io non avevo nulla, ma ero felice e portatrice sana di gioia e ingenuità. Lui era il capitano, decideva e dava indicazioni, io no, io dipendevo e basta. Ero tra i primi ad arrivare e fra gli ultimi ad andarmene, ero presente sempre, ero giovane, ero in salute, ero sola, sempre pronta a dare. Ero stimata ed amata. Dovevo privilegiare i loro bisogni, io non dovevo permettermi di averne. Dovevo accettare le loro scelte, le loro decisioni, anche quando influenzavano la mia vita. Dovevo continuare ad essere grata per la mia stessa presenza lì. Poi sono caduta, mi sono ferita, sono stata costretta a chiedere aiuto, mi hanno prima teso una mano, ma quando mi ci sono aggrappata, qualcuno ha mollato la presa e sono scivolata ancora. Tu dai, loro ricevono e sei amata. Tu cadi e non conti più niente. E’ la vita che ti indurisce o l’egoismo e l’egocentrismo di qualcuno che incontri lungo il cammino? Dopo un lungo tempo, ho capito che esistono anche i miei bisogni, e sono importanti anche loro, esistono le mie scelte, le mie decisioni, e devo attribuirgli lo stesso valore che attribuivo a quello degli altri. Solo adesso ho capito che Esisto Anch’io.


PELLE IN SUPERFICIE

DI DANIELA PIRRONE

Ciò che vedevo era solo quella pelle in superficie. Era scura e dorata, profumava di ricordi a me sconosciuti. Chi era? Cosa c’era sotto quella pelle, chi era la sua anima? La sua voce era calda e profonda, ma le sue parole non mi davano fiducia, non mi raccontavano la verità, ma quella pelle, quella pelle diceva il vero, mi dava certezza. Sfiorarla, sentirne il calore, immergersi nel suo abbraccio, mi regalava protezione e gioia. Non potevo staccarmi da lui, dovevo andare oltre l’essenza. C’ero quasi riuscita, ma il tempo ha sempre una scadenza per me, finì l’estate e quella pelle restò per sempre in superficie.


SE LA VITA FINISSE

DI DANIELA PIRRONE

Lui le chiese: “Se la tua vita finisse domani, tu cosa faresti?” Lei rispose: “ Se la mia vita finisse domani, per salutarla, andrei a vedere il mare. Mi siederei sulla sabbia, e con la chitarra suonerei quella melodia.” “Quale melodia?” “Quella della nostra vita.”


Il MIO MARE

DI DANIELA PIRRONE

Che cosa fa il mio mare, che cosa fa la mia terra, la mia Sicilia? Mi ricongiunge con essa ogni volta che sento le onde, ogni volta che guardo quell’acqua blu, quegli orizzonti che si confondono con i miei pensieri, con i miei sogni, con le mie paure. Il mare mi sussurra quando sono fortemente in pericolo, quando mi sento in trincea. Mi racconta il perché ho la tendenza ad auto sabotarmi, perché non mi sento legittimata a meritare. Mi auto punisco. Da tanto tempo non sono più stata accolta nei sentimenti più profondi, nei miei bisogni emozionali. Mi sono abituata a dare a chi aveva bisogno, dimenticando i miei bisogni. Ora non posso più rinunciare di essere accolta, e per questo metto in pericolo la mia stessa vita. Mi auto punisco, mi sento in colpa. Ma io devo sentire di meritare, di essere legittimata ad avere ciò che ho e che mi sono guadagnata con impegno, merito di essere ciò che sono. Il mare mi dice che sente la mia profondità e la necessità di essere accolta nel profondo, per me è la sola cosa che è veramente importante. Desidero sedermi di fronte a lui. Ho bisogno di parlare con lui. Devo sentirlo, il mio mare.


IL NOSTRO REALE VALORE

DI DANIELA PIRRONE

Il pensiero che gli altri hanno di noi, non rappresenta il nostro reale valore. A volte è positivo e sopravvalutato, ci rende felici ma può essere immeritato, altre volte è negativo, sottovalutato, e ci rattrista, talvolta fino a distruggerci dentro. Il pensiero degli altri è qualcosa di ingannevole. Non siamo in grado di dimenticare presto le offese fatte a noi stessi, le emozioni non ubbidiscono ad ogni tentativo farle nascere. Nemmeno l’opinione che abbiamo di noi stessi, rappresenta il nostro reale valore, l’opinione che vorremmo che gli altri avessero di noi, è soltanto superbia e presunzione.


STRETTO DI MESSINA

DI DANIELA PIRRONE

Mi trovavo a Reggio Calabria, ero appena salita sul traghetto, mi diressi verso il ponte, mi affacciai e davanti a me, ciò che vedevo, era solo lo Stretto di Messina. Più l’imbarcazione si avvicinava e più riuscivo a vedere sempre di più la mia terra, la Sicilia. Chiusi gli occhi e assaporai il vento, quel profumo di mare, di aria, di cielo, e quando ogni tanto si aprivano le porte, mi arrivava quel meraviglioso profumo degli arancini caldi, che servivano ai clienti del bar, e pensai: “Sono questi i profumi e le sensazioni che devo ricordare, devo sentirle dentro e non perderle mai. Sono privilegi che avremo soltanto in vita, su questa terra. Credo in Dio, credo in una vita dopo quella terrena, ma tutto questo, possiamo sentirlo solo qui, solo adesso.”


CARA SICILIA NOSTRA

DI DANIELA PIRRONE

Cara Sicilia nostra! Tu sei la bella isola immersa nel Mediterraneo, nel Tirreno e nello Ionio. Sei tutta da scoprire, tra storia, tradizione e natura. Sei stata terra di grandi conquiste. Nostra amata, sei stata sottomessa da Vandali, Ostrogoti, Bizantini, Arabi, Normanni, Angioini e Aragonesi. Sei stata sotto il dominio dei Savoia, dell’Austria e dei Borboni, ma con la spedizione dei Mille di Garibaldi ti unisti con il plebiscito all’Italia! Sei madre di mari, monti e colline. Possiedi la ricchezza di sapori e profumi intensi, grazie alla tua natura incontaminata. Non sei sola attorno a te, ti fanno compagnia le isole Eolie, Egadi, Pelagie, Pantelleria e Ustica. Come dimenticare il fascino dei tuoi vulcani Etna e Stromboli. Trinacria nostra! Sei testimone di arte, archeologia, monumenti, hai saputo farti riconoscere nel corso dei secoli. Amiamo le tue provincie: Caltanissetta, Agrigento, Siracusa, Trapani, Palermo, Messina, Catania, Ragusa ed Enna! Ognuna ricca di pregiata ed elegante bellezza, di storia che mai dimenticheremo. Hai dovuto vedere affiancato all’aggettivo “bellezza” della tua terra, il termine mafia o “Cosa Nostra” già dal XIX secolo. Hai doverosamente convissuto e combattuto contro questa organizzazione criminale, che ti nasceva da dentro e non riuscivi a scrollarti di dosso. S’intrecciavano accordi segreti fra politica e criminalità organizzata, e questi protagonisti hanno usato la tua faccia, la tua reputazione per travolgere l’Italia intera. Personaggi della classe politica devono chiederti scusa, ieri, oggi e domani per tutto quello che hanno fatto a te e alle famiglie che ti abitano. Un cambiamento forte e urlato a gran voce, avvenne soltanto nel XX secolo, negli anni ’90. L’omicidio di due Grandi Uomini, due eroi della lotta contro la mafia, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, scatenò la scoperta di importanti verità della corruzione tra mafia e stato. Ci fu un grande cambiamento nella popolazione, la gente non era più disposta ad accettare quella macchia del nostro paese, che rendeva la Sicilia e l’Italia intera, un luogo criminale e corrotto. Il lavoro dei nostri eroi, Falcone e Borsellino, non si fermò nemmeno dopo la loro morte, grazie alle loro scoperte, vennero arrestati i principali boss della mafia. Questa resta tutt’ora una pagina orrenda della storia, che ti ha reso protagonista e quelle ferite continueranno a sanguinare ancora, finché avremo memoria. Non dobbiamo dimenticare. La tua storia è la nostra storia, cara terra nostra. Mai più sarai lasciata sola. Ora il mondo intero sta iniziando ad apprezzarti per i tuoi reali meriti, la tua bellezza, la tua gente ospitale e onesta. Risiedono nella tua terra, Donne e Uomini generosi, che hanno un emozionante senso del dovere e della responsabilità, un popolo umile e sempre impegnato nel migliorare il proprio paese. Da te incontriamo giovani studiosi, che con grande speranza e dedizione, provano ad emergere, chi emigrando, chi restando, e riescono in tutto ciò che fanno, con grande orgoglio. I Siciliani hanno avuto la forza e il coraggio di alzare la testa e dire basta, liberandoti per sempre dall’oscurità, cara Sicilia nostra!


IL LAVORO

DI DANIELA PIRRONE

E’ a casa Delia. L’Azienda per la quale lavorava da 14 anni ha chiuso. In 22 anni di lavoro, questa è già la terza volta che le capita di lavorare in aziende che poi chiudono. Delia è in preda alle più penose sensazioni, mantiene la sua aria grave e impenetrabile. E’ sconcertata, trattiene un insopportabile e rigoroso silenzio, mostrando un naturale pudore. Ritrovarsi senza il lavoro la manda in uno stato angoscioso. Si abbandona a foschi pensieri Delia. L’Articolo 1 della Costituzione italiana dice: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Questo articolo ci emoziona e ci rende orgogliosi di essere italiani, fino a quando il lavoro non lo perdiamo. E’ un dono prezioso avere un lavoro, ci dà libertà, dignità, rispetto, autonomia e tranquillità. Il lavoro è ciò che fai, ma non è ciò che sei. Così ci dicono. Ma quando lo perdi, non sei più niente. Ti trovi con tutto quel tempo libero, tanto desiderato mentre lavoravi, e quando ti viene imposto, non sai più che fartene. Andare in vacanza non te lo puoi più permettere, per l’incertezza del futuro. Devi metterti in lista negli uffici di collocamento, passare ore in fila insieme ad altri disoccupati, come Delia. Fino a ieri ti sentivi una persona rispettabile, dopo che perdi il lavoro, devi subire l’umiliazione di andare a chiedere la Naspi, il sussidio di disoccupazione. Sai che è un tuo diritto, perché te lo sei già pagato negli anni in cui hai lavorato, ma non ti rende più orgoglioso. Quel sentimento di frustrazione, ti cresce dentro. Non puoi più permetterti una pizza la domenica, un cinema il sabato sera. Non puoi più permetterti di fare il pieno all’auto, non puoi più fare un regalo a tua madre, a tuo figlio. Ti ritrovi costretto a rinunciare e dire di no a tutto ciò che era la tua vita prima. Delia è sola, non ha un marito che l’aiuta, si vergogna a chiedere ai suoi genitori, pensionati, un aiuto per pagare il mutuo della casa, per pagare le bollette, per comprare un nuovo paio di scarpe per suo figlio, che sta crescendo. Se lItalia è ancora una Repubblica democratica, fondata sul lavoro, nessun italiano dovrebbe più subire questa umiliazione. Se l’Italia è fondata sul lavoro, tutti hanno il diritto di parteciparci, anche Delia.


MADRE

DI DANIELA PIRRONE

Cara Madre, ti guardo e ti vedo ancora oggi così bella. Lo sarai sempre. Occhi cerulei, di una straordinaria tonalità di blu, che passano da un azzurro più intenso e profondo a quello più scuro, con svariate sfumature di verde. Tu Madre stoica, dimostri fortezza d’animo e sei esemplare di fronte alle difficoltà. Sei schiava della tua compostezza, nei confronti dei tuoi sentimenti più profondi. Hai ricevuto quell’amore primordiale, durato troppo poco, e hai dovuto combattere e lottare con la vita, senza sosta, troppo a lungo. Non ti sei spezzata, Madre, ti sei fortificata. Hai costruito la tua casa, hai cresciuto i tuoi piccoli, Madre. Non ti sei più voltata indietro. Il tuo percorso diventa il nostro, Madre. Talvolta non lo accetterai, non lo capirai. Sorgiamo da te, Madre, cresciamo grazie a te, ma il cammino sarà lungo e ad un certo punto dovrai lasciarci andare e fidarti ed affidarti a ciò che ci hai lasciato. Siamo la tua vita che continua, Madre. Quante cose non hai detto e non dirai mai, Madre. Per pudore, per convinzione, per orgoglio, per paura, perché fa troppo male, perché non sarai mai pronta. Quanti segreti porti con te, Madre. Quante volte hai scelto di tacere per proteggerci, Madre. Quante volte hai dovuto guerreggiare per difenderci. Ci hai insegnato a vivere, ci hai educato, ci hai lavorato per farci assumere la nostra forma naturale. Ci hai dato la libertà e ci hai ammaestrato a ragionare con la nostra testa, ci hai dato le armi giuste per combattere le nostre battaglie anche quando andavano contro di te. Ci hai reso creature forti e complete. Ti chiedi sei hai perso o hai vinto Madre? Ti chiedi se ci hai plasmato o modellato madre? Semplicemente Madre, ci hai amato.