Tutto corre nella medesima direzione
il tempo ricerca sé stesso in un vortice senza fine
in nome di una globalizzazione
anche la paura si espande
tra una terra e l’altra investe ogni sentimento di sopravvivenza
tra le strade deserte propaga vendetta di morte
nel tempo di un potere d’acquisto smodato
i negozi abbassano le saracinesche
i bar sollevano le sedie ai tavoli
e le piazze vivono il silenzio della notte.
E’ una guerra dichiarata
cadono sotto i suoi colpi
vecchi incapaci di maneggiare armi
giovani inconsapevoli della sua potenza.
L’oggi ci restituisce un pensiero:
che la vita rinasca semplice e pura
e ci lasci la sensazione di afferrarla
nella sua destinazione finale.
IL RIFUGIATO
Altra onda
lento approdo
di un altro mare
sconosciuta è la lingua di un bisogno
non c’è ragione di vedere oltre
un cammino lento
la noia del saperci qui dove la terra arretra all’invasione del mare
dove l’istinto primordiale di un “ci sono” coniuga il verbo sentire
allora un appetito insaziabile
scopre i sapori dell’ovvio
e la carezza del mare avvicina la tua guancia
alla mia
il sentiero snoda
il suo rotolo di passi
e le migliaia e migliaia di orme
percorrono il cammino…….
oh tremor delle ali
navigate
sopra questi fiumi di pensieri
ridate voci ai sonnambuli
agli orbi che annaspano per riconciliarsi con il colore
ai mangiatori voraci di idee che brancolano nei labirinti
agli storpi che corrono la loro marcia pacificata….
ridatemi un giorno su cui scrivere la vastità della notte.
Questo nostro tempo
indeciso
fragile
immaturo
è un bambino vecchio di secoli di storia
non dà affidamento
non offre conforto
parla ad un pulpito
privo di sentimento
non dà risposte
è impalpabile ma pesante
questo nostro tempo
al margine di un’esplosione
soffre di poco amore
di poco interesse
lo calpestiamo senza lasciare traccia
timido di presenze
arrossisce a chi vuole cavalcarlo
indietreggia ad uno sguardo indagatore
eppure a lui dobbiamo rivolgerci
a lui scongiurare il peggio
questo nostro tempo orfano di ideali
soffre di abbandono di eroi
Corrono
rotolano
sbattono
si immergono per poi riemergere
scivolano senza lasciare traccia
subiscono l’onta dell’incomprensione
prostitute di un pensiero mediocre
lasciano le vesti e scarne si offrono al signore del momento
non le riconosco
mi ritornano consunte e magre
spiriti di una divinità oscura
evanescenti al respiro affannoso
inconcludenti al simposio
in quale oceano arriva
il fiume delle parole?
ARLES
Arles romanica
antica ma un po’ decadente
Arles da rifare
Arles chiusa nei suoi negozi
che ti offre solo carne cruda
Arles francese
ma dove l’italiano circola nelle viuzze, nelle piazze ,nei bistrò
Arles fuori moda
un po’ vecchia e trasandata
una matrona decadente
Arles tagliata a metà
viva e deserta
che non sa di lavanda
che non ha più la casa gialla
che dimentica Van Gogh
Perdersi
verso luoghi lontani
dove non approda la mia conoscenza
dove l’immaginario guida la sua redenta corsa
e lo spirito folle brinda al suo ritrovato vigore
allontanarsi
almeno per una notte insonne
dalla certezza di un caffè mattutino
dall’abitudine del suo profumo
tuffarsi
nel labirinto di strani idiomi
e sbronzarsi all’incomprensione
togliersi
almeno per qualche istante
le scarpe dell’arrivo
per riprendere il volo
A DARIO
Immobile sei uscito
in un inconsueto atteggiamento
né un gesto
né uno sberleffo
né un ghigno
solo il pianto di una pioggia ha bagnato il volto attonito
di chi incredulo
era suo malgrado
attore della tua tragedia
una miriade di ombrelli colorati e le note allegre della banda
hanno riempito gli spazi dell’unico atto
eri lì
a guardaci come regista
hai mosso le pieghe del nostro animo
hai rimescolato il sentire di una vita
e le parole amate
sono scivolate e ti hanno accompagnato
all’uscita di scena
ci saranno applausi su applausi al tuo sorriso
fioriranno nuovi colori
e il sipario di nuovo aprirà alla tua presenza
berrò a piene mani
trangugerò avida fino a sentirmi male
solo così ti restituirò la vita
Dolce destino del navigante
ritrovarsi altrove
dove la terra scopre altri sassi
e il cielo inonda altri spazi
eterno benessere del girovago
dove i passi contano le sponde
e l’orizzonte cambia colore
non fermarsi
a chiedere per dove
non giungere mai
l’ultimo luogo non corona mai un sogno
e l’occhio si perde nel colore
un vento caldo spinge a sorridere sulla china dell’aspro monte
e non c’è vela che perde il nocchiero
non c’è bussola che gira impazzita
il nord del mio viaggio
è lì dove ho lasciato la penna
Dove è il fervore
il tumulto
l’accesa rivolta contro ciò che è ingiusto?
dove si è annidato il tormento
che scuote anche l’ultima goccia di sangue
nell’assistere ad un sopruso?
vago negli interstizi del corpo
a svegliare anche l’ultima corda
giro per rimettere in sesto un’orchestra che ha abbandonato la sua musica
rivolgo i miei pensieri a ciò che è stato
in un andirivieni di ragioni
in un corpo a corpo di dibattiti
in una esaltazione della vittoria
offuscata
eterea
ma sorprendente
perché l’io era un noi
contro ogni diritto negato
contro ogni violenza subita
contro la fame che torce i budelli
e quella che offusca il pensiero
siate soldati
innalzate le bandiere della giustizia
siate paladini di un mondo nuovo
siate scudieri di idee
navigate
per spazi sconosciuti alla scoperta di un caldo sole
qui ci ritroveremo a girare le pagine della storia
LIFE
E’ un istante ,un fragile momento
una tremolante fiamma
un cammino incerto
un sogno che presto si dilegua
è un percorso definito
un desiderio accennato
un rozzo istinto
un viaggio leggero con pesante bagaglio
è una corsa senza scarpe
un riposo senza sedia
è un immenso panorama in un incrocio di rami
è un mare senza acqua
e un vulcano di intenti
è un fiume senza sponde
e un approdo incerto
un cavallo senza briglie in un cielo senza sponde
è un giro di carosello in una musica senza fine
ha un prezzo non scontato
un timbro di qualità
il profumo della primizia e l’assaggio di una novità
ha la bellezza degli occhi
e la profondità di un progetto
ha la gioia di un incontro
e la solitudine del pensiero
ha il pane tra le mani
e niente nella tasca
ha un briciolo di conoscenza in un oceano di dubbi