Daniela Scaglia - Poesie

Sensazioni

 


S’insinua,

leggera e silente,

è solo una trama

di nebbia sottile

 

a un tratto

intera mi avvolge

la luce si sfoca

e quasi non vedo

 

è tardi

ormai troppo tardi

son senza difese

non so controllare

 

un nodo

mi prende alla gola

son senza respiro

confusi i pensieri

 

un peso 

su tutte le ossa

mi schiaccia m’inchioda

la mente svuotata

 

nel sangue

gelato mi sento

il male del mondo 

e resto impotente

 

umana creatura

da sola,

sull’orlo del tempo.


 

 Preghiera

 

Dio del dolore, tu ci sei, mi senti?

urlo in silenzio ormai

da un tempo senza tempo

 

la voce mi si chiude nella gola

quando spossata indebolita affranta

non vedo intorno a me un altro appiglio

se non il tuo respiro eternamente eterno

 

…urlo in silenzio, sì lo so,

non oso mai abbastanza…

 

temo sempre di far sentir la mia presenza

tanto mi sento piccola, da stare in una tasca

nascosta a tutti per non disturbare

 

ma Dio, tu, che sei dio della croce

che ti sei messo in vesti tanto umane

e fino in fondo hai provato sulla pelle

quanto è difficile la vita per un uomo

 

ascolta il mio silenzio delirante

dammi la pace, aiutami, ti prego

ancora questa volta a proseguire

la strada oscura che mi sta davanti.


 

 A chi amo

 

Vorrei esserti madre

e salvarti dal dolore

raccogliere nel grembo

il male che hai subito

 

vorrei essere terra

e raccogliere il sale 

di lacrime negate

che tacciono gli occhi

alla vista del mondo

 

vorrei esserti madre

e sanare con un bacio

le ferite che porti

mistero impenetrabile

che non osi svelare

 

vorrei essere terra,

archetipo materno

e vita nuova darti

per germogliare ancora


 

 Solitudine

 

Ti alzi, guardi fuori

È giorno ormai, il sole

Si sveglia insieme a te

 

Comincia a fare freddo

E un brivido ti sale

Sui fianchi, ancora stanchi

 

Silenzio ancora, intorno

Il mondo è già al lavoro

Ma tu lo guardi solo

 

Con gli occhi da straniero

Non ne comprendi il senso

Lo vivi come estraneo

 

Quasi ti fa paura

E cerchi volti cari

Che possano scaldarti

 

Nessuno intorno senti

Nessuno, l’anima tua

solo rimane in te


 

 Penombra

 

Arsa dalla calura estiva

le gambe fremono nel letto

e devo alzarmi, non resisto

al desiderio di vedere

l’alba del nuovo giorno atteso

come una madre aspetta un figlio

il cuore colmo di speranza

 

Dalla penombra calda della stanza

gli occhi cercano inquieti nuova luce

ma ancora è buio il mondo, e il cielo appare

avvolto dal crepuscolo sbiadito

 

un attimo soltanto, ancora, e un filo

di luce pallida traspare dalle nubi

nel piccolo rettangolo orientale

ritaglio pigro fra i tetti addormentati.

 

Eccomi, adesso ti saluto anch’io, 

portami ancora luce, ne ho bisogno

nutrimi ancora e soddisfa la  mia sete

di vita vera che mi toglie il sonno…


Sensazioni e ricordi

 

E un ricordo leggero scivolò sulle ciglia

è sfuggito dal sogno che hai vissuto stanotte                                           .

                                                                                                        

ma com’è, ti domandi, tu l’avevi sepolto

tu l’avevi nascosto sotto coltri di tempo

 

e il ricordo ora è lì, è davanti ai tuoi occhi

improvviso ti appare come vivo fantasma

 

dita lunghe ti sfiorano impalpabili il volto

e un sottile profumo colora la stanza

 

sfumature lavanda muschio bianco e the verde

e tu ascolti con tutto il tuo essere muto

 

respirare lontano l’aria tenue che muove

il ricordo che torna dal profondo torpore


Mistero


chiudi gli occhimistero

lo sai

che tutto traspare

da te

sei vetro sottile

 

silenzio

tu taci

pensando che basti

serrare le labbra

ma sbagli

 

c’è un velo

un velo leggero

davanti al tuo volto

l’hai messo

da tempo

 

è forse un sorriso

un tratto del viso

un gesto gentile

 

ma resta un mistero

l’essenza di te


L’ombra della sera  

 

Lunga

sottile come un giunco

ombra che si ritaglia nell’ombra

che tutto circonda.

Il corpo perde consistenza

tutto si fa leggero

la sera scioglie il peso

della grevità del giorno.

Ciò che prima era denso

ora, a un tratto, sfuma.

 

E procedi nel viaggio

il lungo passo 

abbrevia il tuo cammino.

Ritorno.

Dolce è la notte.


 

 A mia Madre    

 

E lasciami almeno i sogni,

Madre!

 

Ti ho amato, e ancora t’amo

forse più della vita

che un giorno tu m’hai dato.

 

Sento la tua ferita,

oggi solo la colgo

ancora mi hai legato

nel ventre tuo, mai sciolto

dal piccolo tuo seme

che vive, ormai, da solo

 

Non mi hai abbandonato!

 

Sempre tu resterai                                  

madre per me oltre il tempo

che un giorno ci fu dato                                                        

ma tu, lascia che voli

non avere  paura.

 

Lascia che la mia vita

affronti pene e affanni

io troverò la forza 

che tu mi hai dato, Madre!


Soltanto   

 

Ti vorrei abbracciare

un attimo soltanto

poi, subito

ti lascerei andare.

 

Chiudo gli occhi

e quell’attimo

affonda nel passato.

 

Rimangono, soltanto,

due lacrime di sale.