Negli occhi ti entro
Negli occhi ti entro
e semplicemente non sei,
tu mi entri a tuo modo
e so che io non sono.
Ci caliamo entrambi nel cuore del nulla,
scendiamo un gradino alla volta nel nostro oblio,
parliamo una lingua astratta e solitaria
e il nostro tutto abbracciamo con l’oro dell’anima.
Domande
In mezzo alla gente, cammino.
Occhi fissi, sguardo oltre.
Cosa sto osservando?
Ora lo scrivo, in realtà non lo chiedo.
Mente spenta, mente assente.
Dove sto andando?
Ora lo chiedo, in realtà non mi importa.
Cammino, corro, rallento ma mai mi fermo.
Cosa sto provando?
Ora lo scrivo, in realtà non sento.
Mi arrivano tante, tutte, veloci, le emozioni,
ma da fuori le guardo.
Cosa sono io?
Ora lo chiedo, in realtà lo so già.
Tutto.
L’oltre
L’oltre si cela,
timoroso bambino,
si protegge dall’uomo,
a pochi lui parla.
Si vela di blu
per confondersi col cielo,
in alto si trova
ad altri sguardi appare.
Il lancio
Silenzio in viso,
alle spalle rumore,
l’arco è teso
e presto lancerò.
Logora l’attesa,
si gioca in solitario,
è il lancio della vita
e non sbaglierò.
Cerco il centro,
all’essenziale io miro,
lo scopo mi attende
e insieme a lui sparirò.
Il pianto
In un posto qualunque siedo
e ti ascolto piangere,
con il viso a te miro
e solo la pace mi entra dalle tue lacrime.
Tengo gli occhi chiusi per paura che finisca,
i tuoi, invece, sono come un fiume in piena,
in questo attimo di sublime follia, non cessano
e mi regali l’infinito.
Quale stupido uomo si fermerebbe mai,
sprecherebbe un respiro del suo tempo,
per entrare nel silenzio di se stesso
e riempirsi del tuo rumore?
Caro amico mio,
che ogni cosa abbracci con il tuo sospiro,
anche il cuor tuo si vela di grigio
e alle volte, la tua libertà, cerchi.
Ma la bellezza vive anche nell’agonia più profonda,
ad ogni emozione si passa attraverso,
ci si osserva come corpi sconosciuti
e il sollievo, d’un tratto, arriva veloce.
Così anche tu il ciclo completi
e ritorni sereno in un attimo poi,
la calma trafigge il tuo oscuro regno
e ora, mio eterno cielo, di nuovo luce sei.
Abito il mondo
Con il mio vestito ora abito il mondo,
del vecchio solo bigi brandelli,
sopra ad una vecchia sedia li ho abbandonati,
a marcire.
Colletto stretto e petto soffocante,
non più aria fresca da inalare,
solo odore di zolfo e di umido,
in vita, la stretta cinghia, ha marchiato la mia carne.
Di lungo camminare, in un giorno qualunque,
solo intorno l’ammasso, la folla e la confusione,
si è fatto largo tra le voci, un arcobaleno
e la sua flebile scia luminosa si è lasciata inseguire.
Ai piedi della sorgente mi lascia, e danza,
un abito d’armonia profumata, in un vortice di colori,
al guardo si avvicina e fluttua nell’etere,
mi calza a pennello nella letizia di avermi ritrovato.
La passeggiata
Oblio e desolazione,
nel mio mare d’inverno,
dopo una tempesta,
solo resti di stanca spuma.
Tra la sporca sabbia,
impresse, le orme del mio lento cammino,
mi volto, le conto e le osservo
e ora le onde le cancella via.
La solitudine non fa rumore,
nessun avviso del suo arrivo,
mi assale da dietro all’improvviso
e come un caldo mantello mi avvolge.
Non mi cagiona terrore,
si imprime nelle mie spalle,
di amaro mi abbraccia
e come un velo di nebbia, per tutto il tempo, sta.
Memorie annidate nello spazio tempo,
vengono ad afferrarmi per le caviglie,
ora non le temo, anzi le calpesto,
niente mi trascina nel baratro.
Miro un’ultima volta l’orizzonte,
l’animo è libero, il respiro leggero,
non più sola affronterò il paesaggio,
questa volta, mano nella mano con me, camminerò.
La giostra
Sei vivo, qui, ora.
Sei sveglio?
Al gioco stanno in pochi.
Cos’è per te la realtà?
Tutta un’altra storia!
Mille presenti abbiamo vissuto
che oggi son passato,
vuoi fare un altro giro?
Sulla giostra, Sali.
L’ora
Taccio, a me dinanzi,
osservo, tocco e taccio.
Sono materia, dura, solida
ma vedo, me.
Mi riconosco, chiusa sono,
ma mi trovo e finalmente mi parlo.
Devo andare lo so,
è l’ora.
Anima
Spirito imprigionato in una gracile carcassa
sopravvivo per ritornare,
ma pesante sulla schiena
il mio fardello sta perenne.
Demoni e serpenti mi parlano nella notte
ma gagliarda e impassibile rimango,
prima che sia domani
avrò, le catene, tolto.
Volo in alto, aquila solenne
giù solo vermi, sottili, viscidi,
strisciate sudditi fedeli
al di là del ponte io vado.