Devis Melchiorri - Poesie

 (Voltati)

 

ho visto scorrere e fuggire

i tuoi pensieri,

distanti nascosti in un viso

pronti ad abbraciare il mio desiderio umano

perche affrettarti

non velocizzare gli eventi, trattieni i tuoi impulsi

non affannarti

tra tempi mai nati, respira

non prolungare la tua sofferenza

non lasciarti vivere dal tempo

che mai è esistito e mai lo sarà

lento,voltati e incamminati

io ti aspetterò,

il mondo aspetta un nostro abbraccio.

 


 

 (Vita dopo Morte)

 

Voi sagome illese,da morte certa,

nei rimanenti luce spenta

corteo infelice piange decesso

ingiustizia e fatta dice l’uomo col cappio al collo.

(stretto cappio collo stanco)

respiro a poco a poco sempre meno

urla rauche

mani raggrinzite

tra cappio e collo

accaldate da urla assordanti.

Voi creduti morti

dispera chi piu non vi intravede.

di voi nuova vita si impadronira

ora e per sempre,

morte dopo morte

vita dopo vita.

 


 

 (Senza)

 

Un sonno che percepiva da tempo

gli colò tra gli occhi,

in quel giorno senza gente

in quella sera senza stelle

la sua mente piatta singhiozzava

spensierata  perche dannata,

moriva lenta, senza dubbi, ne dialoghi

abbracciando un fulmine

pronto allo schianto

e al catastrofico atto di distruzione

che da anni seguiva ogni suo passo

 


 

 (Scritti)

 

Siedo al margine, di un crepuscolo roccioso

con gambe divaricate

e schiena arcata.

Mani in posa tra fogli

di un bianco  perlato.

Sudo di paura, inumidendo le pagine

che trasudano lettere trascritte indelebilmente.

(Titolo scritti eterni)

ma resi mortali dal concepimento

di crimini permanenti e giornalieri

contro la coscienza.

Ci accingiamo al diluvio e alle nubbi,

siamo corvi impetuosi, pronti a ingannare,

la colomba piu splèndente

impestandola di rancore,

umigliandola.

Con le nostre piu feroci capacità.

 


 

 (Acqua nel Deserto)

 

Leggo tra gli occhi,

pene indomabili,storie drammatiche

fermezza nelle idee, che nulla porta

volti che mai si voltano

per cogliere nel piu intimo istante

il curioso atto, che unici ci renderebbe.

Sentimentalmente marciamo

come il piu longevo dei patimenti

bramiamo l’assolutezza nel potere

crediamo che il denaro sia il nostro guru.

E ora la felicità assoluta

è come un miraggio di acqua nel deserto

 


 

 (Niente paura cosi deve andare)

 

Il piacere nella vita risulta essere, il tratto piu affabile

moralmente lungho il viottolo,

contrapposto alla morte, e interminabilmente esteso nel tempo

ma in se nasconde delle verità

paure, lucciconi di sconforto.

Il piacere sottrae gioie durevoli

a colui che danza sulle note armoniche della vita

per un solo attimo di piacere, ho consumato cento attimi di sofferenza.

Dinanzia

al cospetto dell’eterno piacere

 


 

 (Il Dono)

 

Scrivere mi innalza

a tala ilarità

in vette cosi alte, e inesplorate

in freddi ghiacciai, e ardui sentieri

con soli cosi vicini.

Nell’impugnare la penna navigo tra le maree della felicità

su acque nobili

bagno il mio corpo

rabbrividito dallo scorrere delle emozioni

con mano leggera

svolazzo via.

Con ali possenti,

nelle praterie del mondo mi accomodo

in luoghi straordinari

in posti che tempo non temono

in cuori di gente che conflitto non anno, siedo

tra venti imperiali posso ramificare

anche nel piu debole soffio colgo libertà eterne

rimarcando nascosto il vento planare

in ogni spazio, in ogni dove.

Tra cespugli insolegiati e ombre al seguito,

risiedo in imponenti speranze

la dove la sofferenza

attracca con navi invisibili

nei porti occulti dell’avvenire.

 


 

 (La vera povertà)

 

Impoveriti dalla nostra stessa pigrizia

ci lodiamo al conquistar di nuove sommità,

che mai arrampicheremo se cosi continueremo

abbiamo legato mani e piedi

con corde da traino.

ostaggi imbavagliati siamo ora

spinti selvaggiamente

dalle turbolenti raffiche di menzogne

che infiammano la verità.

Che sfugge alla mano dell’uomo

(come su l’orlo di un precipizio

al dibattere dei suoi ultimi istanti

un uomo sfugga alla mano del suo salvatore).

Respingiamo la vera gioia

siamo pessimisti, e pessimi uomini

teniamo il capo sottratto,

sotterrato da folti ceneri

disseminate dalla disputa che ci invade.


 

(La carta piu oscura)

 

Stretto a te, sento nel freddo giorno il foco,(illuso)

accecante calore attrazione della menzogna, urigli i desideri

sai come attrarmi a te, calamita dolente.

 

 

Colta e imprevedibile, la tua ascesa

sentirti enunciare è grande entusiasmo per te, e grande disinganno per me,

borseggiatrice urti la mia mente senza neppure bussare.

 

 

Pover’uomo son io,(la creo)e cado in trappola

ma con voce dolce sussuravi, un qualcuno che ti giungesse in un ardente prato che fu.

Ora son tuo bianco  in viso, dispero e chiedo quanti altri cadranno.

 

 

Nel tuo limbo, urlando con sangue in gola

(uragano di sangue)

incontrastabile distruttore, dannato invisibile.

 

 

Occhi annebbiati da un rosso impresso

si specchiano,

dormienti nelle notti senza sogni, si baricano le palpebre.

 

 

Un prespicace risveglio interiore però,spia della giustizia

scopre a me sotto coperte di spesso tessuto

(il tuo volto),e chiarezza tramonta.

 

So per certo, chi sei ora

e al portone accompagnati

i tuoi ultimi passi giungono.


(Infinita Gratitudine)

 

Nelle boschili difficoltà

hai esternato la tua grandezza interiore

e tralasciato i bagagli gonfi di difetti

dirocciando le mura

dei tuoi limiti umani.

hai gettato impavido il tuo corpo

su terreni minati,

quale stagione

non ha potuto spiarti

quale pozzanghera non si è rispecchiata in te.

Nelle tue viscere

fluisce l’immortalità della tua anima,

e l’eterna prosperità

che porterai con te

per sempre,

ovunque la tua anima andrà.

 

Grazie.


 

 (Il ritratto errato)

 

Diresti mai di te medesimo

a me,

per te sconosciuto

chi sei

cosa vorresti da ciò

ti confideresti mai alla mia corte

quella di un osservatore appartenente,

alla patria del mondo come te.

E tuo alleato nella ricerca della libertà

combattente al tuo fianco

che è li credimi non per giudicarti

ma per consigliare cosa è giusto fare.

Nella confusione,

che il tuo giudizio da di te agli altri

l’immagine che trasmetti ora

non è il ritratto della tua anima

ma l’eco della tua personalità umana.