Domenico Cambria - Poesie

Cavalli bianchi

Vorrei cavalcare cavalli bianchi
in un bosco di betulle
e inseguire te
nel grande sole rosso
tra le tue stelle polari
per risalire insieme
il grande fiume lento
sui tuoi cavalli bianchi
tra boschi di betulle
e con te cantare all’ombra del bivacco:
occhi blu del tuo freddo cielo
e capelli d’oro del tuo grano acerbo.

 


 

 

Oh Signore!

Ho percorso le strade che portano a te
ed ho incontrato pianto e dolore:
perché Signore?

Nascosti da ricche pareti
i tuoi servi piangono e gli umili soffrono:
perché Signore?

Anche dove sei nato ti aspettano ancora:
perché Signore?

 


 

 

Attesa

Tu,
all’ombra della luna
riflettevi immagine stanche.
Io,
all’ombra della mia,
aspettandoti.

 


 

 

Fili di rughe

Fili di rughe
immagini stanche
modellate dal tempo
da un aratro invisibile
che scolpisce il tuo viso.
Rughe leggere
che sfiorano il mento
le guance
la fronte,
ogni riga un pensiero
una gioia
un dolore
un ricordo.

Fili di rughe
disegnate dal tempo,
forse un po’ anche mie
per non avere capito:
una carezza mancata
un sogno svanito
una gioia rubata.

Fili di rughe
che leggo nei tratti,
carezzandoti il viso,
che arrivano al cuore
riflesse negli occhi
in quegli occhi che il tempo
non potrà mai rubarti.

Io,
che non ti ho detto mai grazie
per avermi seguito,
che non ti ho chiesto mai scusa
per la strada intrapresa,
che alla cieca hai percorso
fidandoti e basta,
legata ai tuoi sogni
di fanciulla precoce.

Fili di rughe
fili del tempo,
del mio come il tuo,
che rivedo leggendo
tra dolci sporgenze
e leggere rientranze
che a volte si sciolgono
altre si azzuffano
sul tuo volto
di donna
di moglie
di madre.
E non ti ho chiesto mai scusa.

 


 

 

L’ultimo bacio

Dai, non fare la stupida,
non credere che
essere uomini sia facile.
Lo so, ho sbagliato, ma credimi,
era te che avevo tra le braccia
era te che baciavo
era te che amavo
era te che odiavo
quando con le mani
strette sul collo
ho aspettato invano
che mi baciassi.

 


 

 

Pietà

Io non ho pietà:
dei poveri arricchiti
dei falsi
dei vigliacchi
degli accattoni
degli usurai
dei ladri
dei millantatori
degli imbonitori
degli attivisti statici
dei sindacalisti
dei politici
dei banchieri
dei petrolieri
dei pedofili
degli usurai
dei falsi preti
dei finti tonti
dei magistrati corrotti
e di quelli politicizzati
di chi parla troppo
di chi ascolta troppo
dei perditempo
dei narcisisti
dei falsi poeti
degli stupratori
dei venditori di fumo
degli sportivi drogati
delle barche panamensi
del turismo sessuale
………………………..

Dinanzi al cancello Marcegaglia,
oggi è passato un solo operaio!

 


 

 

Perduto amore

Eri fresca di rugiada,
perduto amore.
Smarrito come ritrovato
danzavi nella nebbia del mattino
ed io con te
vivevo
speravo
appassivo.
Perduto come ritrovato
amore dei miei vent’anni,
lasciato nel vuoto dei ricordi
e di una gioventù
trascorsa troppo in fretta.

 


 

 

E’ ARRIVATO UN CAMION CARICO DI…

(da verde Irpinia a immondezzaio d’Italia)

E’ arrivato un camion carico di…
Soldi?
Cioccolato?
Chewingum?
No!

E’ arrivato un camion carico di…
Lavoro?
Benessere?
Regole?
No!

E’ arrivato un camion carico di…
Speranza?
Dignità?
Prospettive?
No!

Ma allora che camion è arrivato?

E’ un camion di rifiuti!

Ma hanno detto che è oro!
Che potremmo arricchirci!
Che potremmo risolvere
i problemi di sempre!

E lo abbiamo accettato.
Ancora una volta:
sperando
credendo
perdendo.

 


 

 

Il sapore della terra

Se bacio la terra
ha il sapore del sole
del grano maturo
e dei glicini in fiore.

Se bacio la terra
ha il sapore dell’acqua
della pioggia che bagna
ogni zolla e ogni seme.

Se bacio la terra
ha il sapore del sangue
delle braccia avvizzite
di chi aspetta il domani.

Se bacio la terra
ha il sapore del sogno
di una vita passata
aspettando e sperando.

Se bacio la terra
ha il sapore del sale
dell’amaro di chi
è vissuto per niente.

Se bacio la terra
ha il sapore del pane
del latte spremuto
dal tuo seno di donna.

 


 

 

Mèssi

La bionda chioma
al vento
E l’ancheggiar dell’oro
al sole
Su dolci colline lo sguardo
carezza
Le sinuosità dei fianchi
a valli
E creste che salgono e poi
scendono
Sui dolci declini che ami:
mèssi!
Come mani di amante su seta
sfioro
L’oro al tramonto, e amo
il cielo,
La terra, il sole che scende
e bacia
Le bronzee colline dove
la vita
Nasce e il sogno si rinnova.
mèssi
Che salgono e scendono
scivolano
Si stringono e poi si allargano,
chiome
D’oro al vento che leggere
afferro:
Sogni e speranza della terra mia.