Domenico Pizzi - Poesie e Racconti

A volte si muore vivendo

 

Ha una sua solitudine

questo cielo seppur moltitudine

di stelle lo accendono.

Ha una sua solitudine il mare

seppur moltitudine di cuori lo popolano,

e cammina a fianco della morte chi ha la

solitudine nell’anima.

Eppur tutte queste sono alienazioni in confronto

a quel punto più profondo, segretezza universale,

che è un’anima al cospetto di se stessa: infinità

finita che solo l’amore può risanare.

 

                                                                                                              Cico Kocis


Amore mio

 

Seppur fossi in fin di vita con la morte

seduta accanto e chiudendo gli occhi

fossi scagliato nel paradiso;

a nulla varrebbe l’altra mia esistenza  

ammaliato di luce

che non fosse il tuo sorriso.

Vivere nell’infinità di un bacio mentre

in lontananza si ode il tocco di una campana,

che accompagna la mia anima

non lassù… ma quaggiù accanto alla mia donna.

Come la volpe braccata dai cacciatori invano mi

dibatto nel fuoco che divampa dentro, laggiù il

cielo plumbeo all’orizzonte semina pioggia come

fossero pallini di piombo; tutto è vano non

basteranno fiumi di acqua per spegnere questo

mio tormento.

Seppur tutto questo può sembrare un tragico

copione della mia fantasia; in questa e l’altra vita

ho disperatamente desiderio della

sua anima e del suo eterno amore.

 

                                                                                                              Cico Kocis


Cercami nella natura

 

Sei andata via, poco a poco la tua immagine

è svanita dal mio orizzonte, se là, nel posto

in cui il mio amore non potrà mai più toccarti

io dovessi morire;

non piangere sulla mia tomba non sono qui.

Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano.

Sono lo scintillio dell’arcobaleno sulla neve

prima che si sciolga.

Sono il sole che brilla sul grano quando è maturo.

Sono la pioggia lieve del primo autunno.

Sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio

liberando l’anima.

Sono la tenera stella che vedi brillare nella notte.

Non piangere sulla mia tomba: io non sono lì.

 

                                                                                                                Cico Kocis

 


I volti dell’amore

 

Ecco, sta arrivando la mia nuova amica…

Ciao oscurità, sei venuta per parlarmi ancora

di lei? Perché la sua ombra scivolando senza

far rumore ha disperso i semi del nostro amore

mentre ancora dormivo?

Così radicata nel mio cuore la sua immagine

rimane ancora nel suo silenzio. In sogni irrequieti

vagai da solo per le strade di campagna, sotto la

tenue luce della luna rabbrividii per  il freddo e

l’umidità quando, i miei occhi vennero trafitti da

una luce che lacerò la notte e toccò il suono del

silenzio di un grande amore intrappolato nel

mio cuore.

E nella luce nuda vidi diecimila lei, forse più, tutte

dissimili, gente che comunicava senza parlare, gente

che sentiva senza ascoltare, ed io, cercavo di scrivere

poesie che nessuna di loro avrebbe letto…

perché nessuna osava disturbare il suono del mio silenzio.

Ma il mio silenzio si espandeva a macchia d’olio e con tutta

forza gridai la storia del nostro amore… ma le mie parole

caddero come gocce di pioggia silenziose ed echeggiarono

nel prorompere del silenzio.

Le parole dei poeti sono scritte sulla carta e sui muri…

il mio amore l’ho scritto nel

tuo cuore per un tempo indefinito.

 

                                                                                                              Cico Kocis

 


La scuola dei sogni

 

Nella mia fanciullezza c’è il ricordo

degli arbusti dalle foglie fresche che

echeggiano in bocca…

Selvaggio nella mia solitudine camminavo

per la riva asciutta, qualche ramo più lungo

mi accarezzava il volto ardente,  e allora,

spostando il fastidioso ramo, per inconscia

vendetta lo spogliavo di una manata le

tenere foglie. Ne sceglievo la più adatta,

la sistemavo lieve sulle labbra e camminando

suonavo a caso, dimenticando il rancore dei

compaesani.
Passavano libellule, si percepiva in lontananza

il rumore delle trebbiatrici, il tintinnio dell’acqua

che si perdeva sotto il  ponte,

si viveva come in un caldo sogno di fine estate.
Quando le prime ombre della sera mi assalgono

e nel silenzio non si ode la cicala cantare,

all’improvviso mi coglieva una smania di correre

a perder fiato nella fresca campagna,

pauroso e felice della mia selvaggia fanciullezza.

 

                                                                                                     Cico Kocis


Quando mancano le parole

 

Me ne vado in giro per campagne senza meta ne tempo

senza nulla trovare; tra le nuvole gabbiani spensierati si

cullano nel vento ignorando che quaggiù la notte prima

l’uomo ha perso le parole, i sogni tutto in cui sperare.

All’orizzonte avanzano nubi nere come draghi dispiegano

le ali oscurando il sopra come il sotto mentre artigli possenti

mi stringono, lacerano il corpo arrivando al cuore che aveva

smesso di amare.

Prigioniero del tuo amore sognai di essere uno scrittore davanti

a un fuoco che immaginò tutto il mondo e fece un viaggio nel

cuore di un uomo bambino.

Sognai di essere un pittore sulla riva dove immagina tutto il

mondo dentro un fiocco di neve sul palmo della sua mano

ricreando il passato presente e futuro dell’essere umano.

Sognai la voce della Terra che non abbiamo mai ascoltato,

il suo bisogno di esistere di prendersi cura dei suoi figli,

la sua innocenza i sogni di ogni uomo tolto dalla cornice

della poesia; io sarò la storia che tu leggerai come reale il ricordo

a cui terrai di più pur conoscendo questo mondo di eresia.

Io sono l’inizio – io sono la destinazione – io sono la casa il

racconto che legge in te, un modo per assaporare ancora il tuo

sorriso e bere dai tuoi baci la sorgente di vita per

ricreare un mondo migliore ovunque andremo.

 

                                                                                                          Cico Kocis


Si per sempre

 

Perdonami, non mi ero accorto della tua presenza…

Sai, oggi sono assorto nella moltitudine di voci che si

perdono pensando di ritrovarsi sempre allo stesso luogo…

laggiù oltre quel prato, poco più in là una radura senza

tempo e spazio dove le lacrime sono sospese nel vuoto di

una felicità che a fatica riesce a specchiarvisi dove niente

cresce ma nulla viene perduto e solo coloro che trovano

nel benessere la vera essenza temono di entrarvi.

Non si è mai perso in me il tuo ricordo, sei sempre lì nascosta

nella mia ombra come l’onda solitaria in cerca della sua compagna

non mi abbandoni mai al mio destino; come il marinaio in balia

della tempesta Tu sei la stella che traccia la rotta della salvezza.

Quando la luna veniva meno l’ombra si celava nel mistero; silenziosa

e immutabile perdurava nel tempo come se la vita non avesse mai

avuto  inizio ne fine.

Gli echi di un lontano futuro passano oltre… tale il vento che scivola

sul mio volto senza asciugare le lacrime plasmate dal passato.    

Lacrime di dolore; lacrime di gioia… l’entusiasmo di saper piangere

nel giorno più importante della mia vita. Ecco; Tu sei la malinconia,

la mia ombra, le mie lacrime del passato e futuro,

lo specchio privato di cornice della mia anima,

quale il mio amore senza confini per te.

 

                                                                                                     Cico Kocis


Io sono la bambina… Temary

 

Questa è la storia di Temary una cagnolina bastardina nata in Campania… ehi un momento; è la sua storia facciamo in modo che sia Lei ha raccontarcela. Ciao a tutti sono una cagnolina nata in un piccolo borgo alle porte di Caserta; non ne conosco il nome però quando ero ancora nella pancia della mamma sentivo la grande gioia che provava nel camminare in quelle strette vie, purtroppo sentivo anche il suo dolore quando i suoi padroni la picchiavano, ripeteva ogni giorno a se stessa che non doveva morire: sono nata per creare la vita e non permetterò a nessuno di fermarmi. Dopo alcuni giorni dalla mia nascita sono stata caricata su un furgone insieme a tanti altri cuccioli e partimmo per un lungo viaggio; ci trasferirono tutti quanti al nord nella Brianza. La signora che ci ospita è molto gentile ha una bella casa sempre pulita con un grande giardino dove scorrazzo libera e senza pericoli; mi danno da mangiare almeno due volte al giorno, invece mia madre poveraccia mangiava quattro volte la settimana grazie ai bambini che erano felici di condividere metà merenda con lei. Siamo dei cuccioli animali ma non siamo stupidi abbiamo capito tutti che eravamo in attesa di essere nuovamente trasferiti; che saremmo stati assegnati a: chissà chi! Oggi è domenica e vengono tanti visitatori per scegliere un cucciolo da regalare ai figli… oddio dei bambini si avvicinano guardandomi da tutte le parti come fossi una modella… no no andate via voi non siete il mio tipo; uffa, forza andatevene monelli che non siete altro. Oh madonna da dove arriva questo pensiero questa emozione intensa; ecco, nella penombra come se avesse paura di essere visto sbircia guardingo ogni movimento all’interno della casa; oh madonna quanto è carino con quegli occhi verde-azzurro del mare incontaminato… mi piace. Dai forza vieni avanti bel giovanotto, ancora un po’ ecco ci siamo guarda verso di me, si così bravo; oddio quanto mi piace… ti voglio! Dopo due settimane venne a prendermi suo figlio; un bel ragazzo sempre sorridente, allegro ma un tantino esuberante per i miei gusti; non mi porta subito alla casa nuova ma in un piccolo locale dove una bella signora mette le mani nei peli di altre signore, dopo alcune ore ho capito che lei è la mamma del bel giovanotto… e si, purtroppo il mio principe azzurro è separato. Finalmente fui portata a casa mia. E’ bellissima! Il mio principe azzurro col figlio abitano in una villetta doppia; in pratica loro sono al pian terreno e sopra c’è un’altra famiglia; mi piace tanto ci sono locali grandi e ben ordinati e soprattutto tanto spazio all’aperto per correre-saltare-giocare… ma lui dov’è? Ecco lo sento sta arrivando il mio principe, appena mi vede ha la felicità stampata sulla fronte non ho parole per spiegarvi cosa è successo ma vi assicuro che è stato meraviglioso. Mi sorride prendendomi tra le sue possenti braccia, mi accarezza, mi bacia, mi stringe … troppo forte contro il suo petto poi mi bacia ancora, penso sia andata avanti così almeno per una mezz’ora; mi chiama la sua cucciola la sua bambina il suo grande amore… come è romantico. Pensavo che tutto questo fosse dovuto alla curiosità, oppure alla novità di avere un cane oppure… stavo sognando? No miei cari amici è tutto vero! Ogni santo giorno è così anzi, a volte è ancora meglio! Ahi ahi mi sa tanto che sono in arrivo guai il mio paparino ha cambiato espressione è scuro in volto; suona il campanello di casa, entrano due ragazzi si siedono al tavolo con il paparino e iniziano a parlare. Accipicchia ora ricordo? Questi due ragazzi sono mandati dall’agenzia che mi aveva portato in Brianza; il loro compito è quello di accertarsi che la casa sia adeguata alle mie esigenze e che il proprietario avesse i requisiti richiesti dalla legge; ma quale legge dissi tra me; non vedete quanto io sia felice in questa casa? E non riuscite a vedere quanto amore c’è negli occhi del mio principe azzurro? Be alla fine i ragazzi furono entusiasti del proprietario e girandosi verso di me dissero: questa cucciola non poteva trovare di meglio. Esattamente ragazzi è proprio così e questa cucciola si chiama Temary!

Accidenti ragazzi scusatemi tanto con l’emozione di raccontarvi la mia storia ho dimenticato una cosa molto importante; sapete quando ho visto la prima volta il paparino? Tenetevi forte perché io non credo alle coincidenze… era il 14 febbraio il giorno di San Valentino del 2008, già, il giorno degli innamorati; per voi è un caso? Ragazzi nulla succede per caso! A maggio le piante sono già fiorite l’erba è sempre verde e il gelso è stracarico di frutti tuttavia… con l’alzarsi della temperatura cominciano a girare alcuni virus che di solito è meglio evitare di incontrare; purtroppo non sempre si riesce a farlo! E’ un bel sabato di fine maggio mentre il paparino pulisce casa io scorrazzo nel giardino rotolo nell’erba e ogni tanto ne mangiucchio un po’ ingoiando anche cose che ancora non conosco. Alla sera ho forti dolori alla pancia; al mattino seguente il mio principe si trova un bel disastro in casa… sono andata in diarrea tutta notte combinando un bel casino. Quella domenica non ho mangiato niente non è che mi mancasse l’appetito è che proprio non riuscivo a muovere la bocca, stavo veramente male ero debole e tremavo in continuazione… lui è molto preoccupato! Accipicchia per la prima volta mi porta a dormire nel suo letto e cosa faccio? Sto male! Alla notte si sveglia, mi guarda mi coccola però nei suoi occhi c’è molta paura; si veste velocemente le sue braccia tremano come le mie gambe, io faccio fatica a stare su quattro zampe ma lui può correre e, corre senza esitazione verso una meta a me ignota; spossata dalla stanchezza chiudo gli occhi e dormo nella mia bellissima cuccia accanto al paparino. Ahi chi mi sta pizzicando? Apro a fatica gli occhi e vedo una signora che sta trafficando con la zampetta posteriore, cerco di scuotermi ma non riesco a muovere un sol muscolo accidenti sono legata, eh si qui c’è proprio qualcosa che non va! Sono rimasta tre giorni in quel posto; non era male però mi mancava tanto la mia casa ma soprattutto il paparino che purtroppo era al lavoro quando l’hanno chiamato per venirmi a prendere così sono tornata con il fratellone. Me la sono vista proprio brutta ragazzi; uno di quei virus che è meglio non incontrare mai mi stava divorando ed è solo grazie all’intuito del mio paparino che mi hanno salvata, è proprio vero che l’amore fa miracoli. Si allungano le giornate la temperatura si alza ed è meraviglioso sdraiarsi al sole oppure correre dietro alle lucertole strappandogli la coda oppure osservare le lumache nella loro intimità ma niente è più gratificante di quando con il mio paparino vado in giro per il paese, tutti mi guardano mi coccolano come fossi una principessa… io sono tanto felice in questa reggia però il mio principe azzurro quando viene buio è triste, malinconico gli manca tanto qualcosa però non riesco a capire cosa e quasi sempre prima di venire a letto lo sento piangere. C’è anche da dire che sono un po’ monella; per ben quattro volte il paparino ha rischiato l’infarto a causa mia, giuro che l’ho sempre fatto senza rendermi conto delle conseguenze! Quando il tempo era bello lui lasciava la porta di casa aperta in modo che io potessi uscire a mio piacimento; il problema era che anche il paparino andava e tornava però alcune volte… aspetto un po'; aspetto ancor di più, insomma io cominciavo a preoccuparmi e il pelo si rizzava dall’angoscia. Lungo tutta la cancellata il paparino aveva messo qualcosa per impedirmi di uscire ma io in un modo o nell’altro trovavo sempre dei buchi oppure ( questa ancora non lo sapeva ) come fanno i gatti riuscivo ad arrampicarmi su quella specie di ragnatela molliccia poi correvo come un fulmine seguendo le sue tracce, purtroppo inesperta com’ero mi perdevo sempre per strada e quando lui tornava a casa impazziva dal dolore non trovandomi da nessuna parte… però non si è mai arreso e anche se l’ho fatto tribolare tanto mi ha sempre trovato. L’ultima volta ero ospite in una clinica vicino a casa ho iniziato ad agitarmi appena ho avvertito la sua presenza tanto che la donna che si prendeva cura di me non riusciva a tenermi ferma; mi prende in braccio cercando invano di calmarmi poi i miei occhi sprizzano luce e gioia, lui è lì davanti a me senza pensarci troppo mi butto verso le sue braccia, mi prende al volo stringendomi forte al petto baciandomi il musetto, la donna meravigliata da questa visione esclama: non ho mai visto niente del genere, un amore così intenso mi fa capire la felicità di aver scelto il lavoro giusto. Accipicchia! Da un po’ di tempo gironzola per casa una donna e… per i miei gusti scodinzola troppo  con il paparino e… e va bene sono gelosa, allora? Tuttavia la donna è sempre carina e tenera con me; mi coccola, mi bacia e ogni tanto prepara la cena a tutti quanti. Da quando c’è lei il paparino non fa più i lavori di casa inoltre il mio intuito ha notato che sorride spesso è più sereno e soprattutto non piange più. Ho capito! Ecco cosa mancava tanto al paparino la compagna anzi, la moglie la compagna riguarda noi animali; magari non sapeva dove andare direte voi però non è così; insomma il mio principe azzurro non è un santo ma è molto difficile trovare di meglio. E’ tutto così meraviglioso ora ho anche una mamma però… il mio vero amore è il paparino. Col passare del tempo il legame che ci unisce è inconcepibile e sconosciuto alle persone normali; è qualcosa che va al di là della comprensione umana. Si dice che gli animali non hanno percezione che il tempo passa eppure io ho visto lo scorrere delle stagioni ogni anno sempre diverse tra loro; si dice che gli animali non hanno una coscienza tuttavia sento la tristezza quando manca il mio paparino; sento la sofferenza che mi sbatte come un ramoscello in balia del vento quando lui piange; gioisco e faccio salti mortali quando mi coccola mi bacia e… mi chiama la sua bambina. L’anima non vuole avere dogmi o metafore come non pretende di essere conosciuta; se un giorno qualcuno leggerà questo racconto non abbia timore di perdesi nel mistero della vita ponendosi domande sul giusto o sbagliato sul bello o brutto ma sia felice nello scoprire che l’amore non sempre è conosciuto come tale.

Questa è la fiaba della cagnolina Temary; perché una fiaba? Fin dall’inizio Temary possedeva la capacità di intuire i pensieri del paparino anche se purtroppo non sempre riusciva ad assecondarli tuttavia non si è mai scoraggiata. Possiamo dire che anche gli animali hanno un’anima? Oppure è solo un retaggio degli esseri umani? La natura in tutte le sue forme è troppo complessa e sconosciuta per capirne l’innocenza.

                                                                                                                         Cico Kocis


 

Lei, il mio cuore, la sua anima

 

Sul suolo di questo mondo dove regna la pazzia degli uomini; dove il bene materiale ha prevalso sullo spirito, dove le persone si preoccupano del benessere,della popolarità, titoli accademici, onorificenze, dove arrivando alla fine del tunnel ci si chiede: cos’è la vita? Vivere è l’unica possibilità che abbiamo per capire cos’è la vita, nel mezzo ci sono esperienze dolorose e felici che possono aiutarci. Per fortuna non esiste nulla nel mondo della scienza che possa spiegarci cos’è la vita. La coscienza di questo racconto potrebbe indicarci alcune strade che portano verso tale conoscenza.

Dimmi o tenebra da dove giunge la tua oscurità? Dove nasce un tale potere dal togliere la vita senza pietà?

Non farne un dramma del mio arrivo o uomo del mistero; io cammino da sempre accanto alla vita, accompagno la vostra esistenza e non mi altero togliendovi la felicità di un vero amore.

Così tu conosci la nostra debolezza che è sempre in movimento e osservi le nostre emozioni che affiorano in tutta la loro vulnerabilità.

Quelle emozioni fanno parte anche della mia esistenza o uomo del mistero; accanto a voi ho conosciuto il bello e brutto, il bene e il male e giacché ne parliamo sono assai addolorata di averti spezzato il cuore.

Perché mi chiami uomo del mistero o tenebra?

Tu porti dentro verità sconosciute, appartieni al passato – presente e futuro di un mondo ancora lontano nel tempo. Lei, la cucciola come teneramente la chiamavi ti aveva scelto fra tanti perché solo nei tuoi occhi aveva visto quell’emozione che va oltre il confine umano, oltre l’amore.

Sei l’uomo del mistero perché tutti anelano conoscere il tuo segreto; un istinto perso all’origine dei tempi quando il tutto era l’insieme e l’insieme era il tutto, tu hai iniettato nuova speranza nell’universo, un pensiero eretico – mistico – enigmatico… l’innocenza pura.

Mancavano pochi giorni, tu, come un padre amorevole non l’hai mai  abbandonata, l’hai portata nel parco, sui sentieri di campagna, la coccolavi ogni attimo, nel giardino non ti accontentavi di guardarla, premuroso come sempre ti sei coricato accanto a lei per ascoltarne il respiro e poi… quando infine giunse il momento io le dissi queste parole: Sono qui per te cucciola, ho compreso la scelta che hai fatto tuttavia il mio cuore è lacerato dal dolore e mai come ora vorrei non esistere in questo mondo. Ho conosciuto il tuo papà abbiamo parlato molto di te… della sua bambina <<Temary>>.

Dimmi o tenebra? Perché proprio adesso perché non aspettare il corso della natura? Perché me l’hai portata via così presto?

E’ stata sua la scelta del momento e luogo, non rientra nelle tue conoscenze però sappi che Temary appartiene a quella razza speciale di mammiferi che intuitivamente possono prevedere le conseguenze della loro morte, il legame che vi univa era andato già oltre il sentimento conosciuto come amore, tra due – tre – quattro anni il vostro legame sarebbe stato indistruttibile. Temary avrebbe vissuto ancora volentieri qualche anno felice con te tuttavia non poteva permettersi di rischiare così tanto; è consapevole del dolore che ogni giorno ti fa impazzire come è consapevole della lunga disperazione che ti accompagnerà.

Dimmi o tenebra è stato il mio troppo amore a farla morire?

Non cercare colpe da espiare o uomo del mistero, sii fiero di essere stato uno dei pochi umani ad aver conosciuto l’anima degli animali; come lei è fiera di essere stata la cucciola più amata  

La fuori ci sono tante altre Temary che ti aspettano.

Io non potrò mai amare nessuna come lei.

No! Certamente no! Tuttavia comunque vada sarà un grande amore.

 

                                                                                                              Cico Kocis


Una Settimana di Tempo

 

Mi chiamano Cicoman sono venuto alla luce 65 anni fa il giorno di Natale in una cascina del lodigiano, mio padre è mungitore e mia madre casalinga ma anche colei che si occupava degli animali da cortile. Ancora prima di camminare conoscevo i nomi delle galline delle oche e dei conigli; quando di notte piangevo mio padre mi portava con lui nella stalla tra il forte odore del letame e la bellezza del vitellino appena nato tuttavia l’odore che innalzava la stalla alle stelle era quello del latte appena munto, ancora tiepido lo sorseggiavo fino al punto di addormentarmi con la scodella fra le mani sdraiato accanto ai vitellini. All’arrivo della primavera con la temperatura mite con la natura che esplodeva in tutta la sua fragranza il selvaggio in me sentiva il richiamo della campagna e non c’era nulla di più piacevole nel passare le notti con il mio babbo in mezzo alle mucche sdraiato sull’erba ammirando il chiarore delle stelle.    

Purtroppo alcuni avvenimenti misero fine a quella esistenza idilliaca e ci trasferimmo   nel paese vicino; Idol.

Col passare del tempo la vita in paese mi soffocava non ero abituato ad avere a che fare con le persone o ragazzi della mia età, mi sentivo come una anomalia. Diventava sempre più difficile camuffare la natura del mezzo selvaggio quale ero.

Verso l’età di 13/14 il mio disagio si era manifestato in tutta la sua interezza, incurante delle dicerie preferivo di gran lunga la solitudine che le compagnie.

Più o meno verso la metà di dicembre qualcosa di bianco rannicchiato sotto un misero cespuglio attirò la mia attenzione; sembrava un agglomerato di fiocchi di neve con due olive alla sommità.

Mi sono avvicinato con cautela mi sono seduto vicino e aspettavo, non so che cosa però mi sentivo in obbligo di aspettare.

Passarono alcuni minuti prima che quel batuffolo di neve mi venisse incontro e senza nemmeno guardarmi negli occhi si adagiò sulle gambe incrociate e dopo qualche mugolio atto a trovare la posizione giusta si addormentò.

Ovviamente non fui io a scegliere lei ( considerando la mia timidezza non poteva che essere una femmina ) ma fu lei a scegliere me.

Come ovviamente sapevo già cosa avrebbe detto mia madre! Se vuoi tenere il cane devi pensarci tu a dargli da mangiare; lavarlo e curarlo, e così feci ma, ovviamente lo sapevo che con il passare del tempo mia madre avrebbe preso a cuore quel batuffolo che io chiamai Neve.

Grazie alla sua presenza il mio rapporto con gli altri migliorò di molto; iniziai a frequentare più spesso l’oratorio, la casa della gioventù e altro, ma niente di tutto questo era paragonabile a una passeggiata nei campi con Neve. Il nostro rapporto era qualcosa di inconcepibile a quei tempi; quando cercavo di spiegarlo mi davano dell’alieno: sinceramente mi stava bene così!

Dopo la sua morte passai dei mesi nella totale oscurità, dissolta da colei che ora è mia moglie col quale ho condiviso un altro Neve ( maschio ).

Dopo la morte del secondo Neve la sofferenza aveva raggiunto un livello tale che decisi di non lasciarmi coinvolgere mai più in tale rapporto. Mi sentivo troppo male e il dolore di perdere ancora un amico di tale portata poteva diventare quasi insopportabile.

Ma in un mondo così caotico per noi esseri umani; c’è un mondo dove nulla avviene per caso, armonia e sincronicità vanno di pari passo per dare un senso anche alla nostra esistenza. Dopo alcuni mesi sentivo una perturbazione nella mia vibrazione emozionale; sentivo dentro a quella emozione che a lungo ho cercato di reprimere un lamento. Tutti noi che abbiamo perso qualcuno che amavamo tanto capita prima o poi di percepire la sensazione di qualcuno o qualcosa che ci sta chiamando.  

Non è facile da spiegare o scrivere e per questo non mi divulgherò ancora; ciò che conta è che sentivo una voce dentro di me che diceva: trovami, hai bisogno di me.

Così dopo otto mesi mi trovai all’interno di una villa con altre persone a decidere la sorte di un cucciolo. Il suo sguardo, i suoi occhi e la sua tenerezza non mi lasciarono alternativa: Tu sei qui per me. La presi in braccio e nessun giorno fu più radioso di quel momento interminabile.

Temary; questo è il suo nome, non ho la pallida idea di cosa voglia dire ma so cosa rappresenta per me. Se con i due Neve il rapporto era considerato alienato con lei va moltiplicato di cento. Anche se all’inizio non volevo crederci, con il passare del tempo dovetti ricredermi; io e lei comunicavamo per la maggior parte telepaticamente e solo raramente usavo la voce. Vorrei trovare un modo per spiegare il nostro rapporto ma non ci riesco, piuttosto che inventarmi teorie astratte campate in aria preferisco che la gente pensi che io sia un alieno tuttavia; desidero con tutto il cuore che le persone abbiamo tale rapporto perché anche se un domani sarà doloroso è una grande esperienza per conoscere il segreto della vita.

Tuttavia qualcosa è sfuggito al caos che governa l’Universo; è ormai sicuro che la Terra verrà distrutta da un asteroide, il tempo rimasto è una settimana. Una settimana!

Per 36 ore non ho dormito, pensando e ripensando alla fine dei nostri giorni, è incredibile la velocità della nostra mente nel far scorrere le immagini come è incredibile la tenacia del nostro cuore a non mollare le persone che amiamo ma ancor di più è incredibile come la nostra anima ci guardi dall’alto dicendoci che ogni nostra scelta è sbagliata, ma allo stesso tempo giusta. In momenti drammatici come questo qualsiasi decisione noi prendiamo per gli altri è sempre sbagliata; allora io non seguirò la mente oppure il cuore e nemmeno l’anima: seguirò la consapevolezza del mio istinto primordiale.

Dopo alcune ricerche su internet mi sono messo in viaggio con Temary al mio fianco. In casa ho lasciato due lettere una alla moglie e l’altra al figlio; non ho chiesto loro di perdonarmi ma di capirmi, altrimenti tutti gli anni vissuti insieme sarebbero stati vani. Raggiunto la sommità della Val Brembana ho incontrato la proprietaria della baita che con tanto affetto non chiese assolutamente nulla di vitto e alloggio; a cosa mi possono servire i soldi se tra pochi giorni sarò morta.

La baita tutta in legno si trova a 1700 metri sul livello del mare al centro di una piccola radura; il sole è già tramontato tralasciando gli ultimi bagliori qua e là, dopo aver scaricato le valigie consumiamo una frugale cena a base di verdura e carne ( a Temary piacciono molto le verdure cotte ) poi a letto. Alle prime luci dell’alba imbocchiamo il sentiero che ci porta nel bosco, Temary corre entusiasta in tutte le direzioni, annusa, osserva e mi guarda, dal suo sguardo capisco che è felice. Andiamo verso la cima della montagna e strada facendo raccogliamo bacche e frutti per la nostra colazione e pranzo. In quel primo giorno di montagna Temary ha fatto amicizia  con alcune lepri; una famiglia di caprioli e due camosci. Nel ritornare alla baita Temary è esausta la prendo in braccio coccolandola; la stringo forte contro il mio petto lasciandomi cullare dalla gioia di quel momento. Il giorno dopo quando ci svegliamo il sole è già alto nel cielo, la stanchezza ha fatto si che dormissimo un po’ di più. Zaino in spalle imbocchiamo il sentiero di sinistra, mentre avanziamo nel bosco osservo Temary che non si lascia sfuggire niente; annusa cespugli oppure fiori ogni tanto si ferma a guardarmi come per sincerarsi di non perdermi. In questi ultimi 4-5 anni mi sono spesso domandato: sono io ad avere cura di lei oppure è lei ad avere cura di me? Sento il tintinnare dell’acqua che scorre tra le rocce, il torrente scorre impetuoso, piccole cascate qua e là gli donano quel tocco di fantasia che ci permette di non smettere mai di sognare. Anche se l’acqua è fredda Temary si butta nel torrente, arranca, nuota e beve; è felice, il suo sguardo spruzza gioia, mi guarda e non dico una stupidata se la vedo sorridere, riesce addirittura con delicatezza a prendere in bocca i pesci, li guarda poi con altrettanta delicatezza li libera. Risaliamo il torrente con le sue sfaccettature colorate delle stagioni come se per il viandante fosse impossibile stabile la vera natura di quel giorno. A circa cento metri dalla vetta scorgo un nido d’aquila, non ho il tempo di pensare che un aquilotto si butta nel vuoto; non riesce a prendere il volo, precipita, io sono troppo distante per intervenire, come fosse uno stambecco Temary salta da uno sperone all’altro, agguanta l’aquilotto con le zampe anteriori e atterra sulla roccia sporgente dieci metri più in basso. Impaurito e incredulo corro da loro, Temary è malconcia ma niente di rotto e l’aquilotto è vivo. Mentre ripongo l’aquilotto nel nido mi accorgo che due aquile ( probabilmente i genitori ) mi osservano. L’ultima alba sembra arrivare più presto; imbocchiamo l’ultimo sentiero inesplorato, pochi alberi ma un’infinità di cespugli variegati si perdono  all’orizzonte; in poche ore siamo vicini alla vetta ma il tempo sta cambiando, nuvole nere vanno e vengono come prigioniere di un vento senza controllo senza meta, lampi e tuoni si scontrano come fosse una battaglia all’ultimo sangue. Sta arrivando! Quanto manca; un’ora oppure cinque o forse dieci, faremo in tempo ad arrivare alla baita? Il tempo peggiora sempre di più, non riusciremo mai ad arrivare alla baita; ora è quella casa mia e voglio morire là con Temary al mio fianco. Alzo lo sguardo in alto e tre aquile si stanno precipitando verso di noi, una prende Temary due si occupano di me, dolcemente ci trasportano alla baita, i nostri sguardi si incrociano e poi come una famiglia normale aspettiamo la fine. E’ solo un dubbio ma avverto nella mente un pensiero latente di Temary: ti ho sempre amato cucciolo mio.

                                                                                                                     Cico Kocis