Domenico Simone - Poesie

Agosto di sera

 

Impervie scorrevano le sabbie su dune scoscese,

quando il viandante, zoppo

per dissetarsi avrebbe pagato dazio.

Luci al tramonto.

 


 Apertura

 

L’odore della pioggia è carezza sul tuo viso. Scorre. Lava.

Pulisce dal catrame donandoti un sorriso. Come, dava.

Il mio cuore è profumo, il bagnato sull’asfalto.

 


 Luna crescente

 

Sogni. Quand’è che sogni?
Di notte sogni, di giorno sogni.
Dal profondo dell’oscur manto un pezzo di stoffa m’avvolge;
così, come al di lei tramonto,
lento verso me s’accorge. Sorge.
Sogni. Cos’è che sogni?

 


 L’ultimo sospiro

 

Riscaldami. Sporcami con il tuo freddo.

Le anime degli uomini cantano nella nebbia, uggiosa.

Il cuore soffia al ritmo blando

che lo sguardo c’ha quando

t’osserva. Cantami.

Raccontami dell’ultima veglia. Sorridimi di noi.

Prendi il mio tepore, assaggiane il colore. Non lasciarmi.

E’ di nuovo inverno, adesso abbracciami.

 


  Tradimento

 

Toc – Toc

Il tempo bussa alle porte del cuore,

mentre tu,

rea di quel “peccato” mostri ancora amore…

Brucia Sole!

Riscalda noi giocattoli col tuo gemito infinito,

demoni cui non pensavi hanno riposto a quest’invito.

Delizia fittizia. Superbia e lascivia, amicizia.

Nell’ingiustizia ricordati chi ero.

 


 Essenza

 

Anche

Bevendo

Con

Denti

E

Fiori

Gialli

Ho

Imparato

Le

Molteplici

Nefandezze

Occulte

Per

Quantificare

Rare

Sensazioni,

Talvolta

Uniche

Verità

Zelanti

 


 [senza titolo]  *(quello è il titolo)

 

Quando il non sentirsi rimbomba più forte di ogni parola anche due ragazzi muti vorrebbero dirsi “ti amo”.

Nel silenzio tutto è confusione. L’amore sordo.

 


 LA DONNA DI CUORI

 

Londra. In un futuro immaginario.
Un ragazzo di venticinque anni cammina per le vie del centro. Non ha mai avuto una donna. Sta pensando di farla finita; che sullo sfondo dell’addio il Tamigi lo saluterà.

Decide di concedersi un ultimo bicchiere al primo bar di passaggio. Entra e si accomoda. Il locandiere gli domanda cosa può servigli, ma lui risponde che è uguale, basti che sia alcolico. L’uomo si allontana verso il bancone e con una voce lo avvisa che a breve la ragazza arriverà con l’ordinazione. Trenta Pounds il conto.

Il ragazzo sorride e tira fuori dalla tasca una busta di tabacco con filtri e cartine. Inizia a rollare una sigaretta. L’accende, la osserva, la gusta. Al momento giusto aspira il fumo e lo soffia sulla brace facendola ravvivare.

Guarda con curiosità l’ardore e la rinascita di quel fuoco che a breve trasformerà la brace in cenere. Un tiro, poi un altro e la cicca è quasi al termine. Un rumore sul tavolo lo distoglie dai suoi pensieri.

La cameriera è arrivata con un vassoio sopra al quale stanno sostando un bicchiere ed una bottiglia di costoso Scotch. Lascia il tutto davanti al ragazzo e prende i soldi. Dice che tra un attimo tornerà con il resto. Il ragazzo apre la bottiglia e si riempie il bicchiere. Fino all’orlo.

Non contempla nemmeno l’aroma di quel costoso nettare. Si limita a deglutirne i sorsi l’uno dopo l’altro. Vuole assaporare gli ultimi momenti della giornata.

Si accende un’altra sigaretta.

La ragazza torna al tavolo con il resto e gli porge un mazzo di carte. Dice che, magari quello, sarebbe un bel modo di passare il tempo. Il ragazzo sorride e ringrazia. Inizia quindi a scartare il mazzo e a proporsi per un solitario. Lui contro sé stesso. I suoi pensieri contro le sue azioni. Diritti contro i doveri. Ciò che voleva essere e ciò che non è, tutto in una partita.

L’ennesima mescolata gli riporta alla mente tra i fumi dell’alcool il primo amore: sul tavolo, la donna di fiori. Quella ragazza che aveva sognato tante di quelle volte e che non era mai riuscito ad avere. Si ripeteva sempre: “anche se stanotte non siamo insieme, dormirò comunque con te, poiché vivi nel mio cuore”. Bella e profumata come la lavanda in giardino di primo mattino. Un altro sorso un’altra mano.

Ecco sul tavolo la donna di quadri. Nella mente il ricordo di una gita con la scuola risalente qualche anno prima. In un museo una ragazza di un’altra classe lo stava osservando da diversi minuti. Lo scruta, quasi lo ammira. Gli si avvicina. Lui prende fiato e trattiene il respiro. Ha paura. Lei è bellissima.

Gli va incontro, ma gli passa da parte, sfiorandogli la spalla coi suoi lunghi capelli castano chiari. Era interessata al dipinto alle sue spalle.

Un altro sorso, un’altra mano. Un pensiero rivolto alla madre, donna di picche, venuta a mancare qualche giorno prima. “Ancora una sigaretta e poi è ora”.

La ragazza vedendolo in difficoltà gli chiese se stesse bene. Il ragazzo l’afferrò e la baciò. Uno schiaffo e poi un urlo riecheggiarono nel locale. Il proprietario cacciò immediatamente fuori il giovane che, barcollando visibilmente, si allontanò verso il ponte.

Salì sulla sponda e tirò un sospiro. Chiuse gli occhi e allargò le braccia. Si era fatto il momento.

“Aspetta”, gli intimò una voce femminile. “Ti è caduta questa”, disse. Il giovane aprì gli occhi e raccolse dalle sue mani una carta scivolatagli dalla tasca. “Sei tu la donna di cuori?”, chiese. “No”, rispose lei. Non sono nessuno per dirti cosa fare e nemmeno chiunque per impedirti di farlo. Sono qui, solo di passaggio. Il ragazzo voltò la carta a la guardò, poi si rivolse verso ragazza ma se ne era già andata. Rimase sorpreso. Nessuna carta era stata la tanto agognata donna di cuori, nemmeno quella nella sua mano. Sorrise. Proprio come il jolly che stringeva. Poteva essere qualsiasi possibilità, qualunque cosa, qualsiasi donna. La salutò e la lasciò cadere sullo specchio d’acqua.

Scese e se ne andò.

 


  AKA  FIGLIA DI UNO STUPRO

 

TAC – prfzzzzzz. TAC – prfzzzzzz. TAC – prfzzzzzz…

TAC – prfzzzzzz. Ed anche il quarto uovo scivolò nella padella per la colazione di David.

I lunghi capelli gli cadevano sulle spalle, folti e unti come un crine di cavallo bagnato dalla pece. In sottofondo il telegiornale del mattino dava le prime notizie del giorno. Una ragazza non ancora identificata era stata ritrovata seminuda sulle rive del fiume.

Buongiorno e buon giovedì sono le sei spaccate qui a Last Minute, il vostro notiziario preferito di Canale4. Iniziamo subito con una notizia giuntaci in redazione pochi minuti fa, purtroppo news di cronaca nera.

In primo piano il ritrovamento sulle rive del Delaware di una donna non ancora identificata: la vittima, una donna bianca, è stata ritrovata senza vita stamane alle prime luci dell’alba da un pescatore che ha subito diramato l’allarme. In collegamento la nostra inviata speciale Emily Ross, dicci tutto Emily.

«Sì, grazie studio, scusateci per l’eventuale differita, ma il segnale qui in periferia non è dei migliori. Sono passati una manciata di minuti per l’appunto da quando è stato accertato il ritrovamento ed il decesso di una donna caucasica qui, sulle sponde del Delaware. A dare l’allarme dai primi dettagli un pescatore del luogo; che buttando le reti non ha potuto fare a meno di notare il corpo inerme della donna giacere sul posto. Da alcune indiscrezioni rilasciate dagli agenti potrebbe trattarsi di un crimine violento a danni della giovane donna. Ci risulta infatti che la vittima sarebbe stata rinvenuta con mani e piedi legati; essendo quindi stata esclusa la pista del suicidio. Ripeto, stiamo parlando solo di ipotesi rilasciateci al momento ma non c’è ancora nulla di ufficiale. Il sunto della situazione rimane ancora incerto poiché… Ecco! Stanno mettendo in sicurezza il perimetro con i nastri e ci stanno chiedendo di allontanarci. Per il momento è tutto. Grazie Redazione, vi restituisco la linea tenendovi aggiornati su nuove ed eventuali di questa tragedia.»

Grazie a te Emily. Avete sentito? Si può descrivere quindi un risveglio torrido stamane per gli abitanti del New Jersey; caratterizzato da un’alba di sangue, ma prendiamoci ora una piccola pausa, cinque minuti di pubblicità per poi ritornare qui, solo su Last Minute.

David: «Dai, tesoro. Mangia tutto che poi si raffredda!»

Rachel: «Ma la mamma quando torna?»

David: «Amore, te l’ho già detto. La mamma ha tanti impegni. Per un po’ starai da David, il tuo vicino.»

 


 ETERNAL

 

In un futuro post-apocalittico, dopo la nucleare globale guerra totale tutto è deserto.

Le popolazioni scampate al massacro sopravvivono sole in un’unica grande città-stato. Malta. Tutte le sculture più famose che sono riuscite a salvarsi trovano ora residenza nell’unico museo, apposta costruito, rimasto sulla terra. Il Cuore di Pietra vanta al suo interno una collezione invidiabile composta da un centinaio tra le più famose sculture fatte dall’uomo. Tuttavia le cose non sono in realtà come sembrano essere, poiché le radiazioni hanno influito sull’anima della materia stessa, donando a queste una propria fonte di energia. La vita quotidiana continua spensieratamente per gli abitanti superstiti durante il giorno, ma la notte è lunga e riserva molte sorprese in questa pazza pinacoteca.

 

Personaggi:

 

Statua del Laoconte – Musei Vaticani

La Sirenetta – Porto di Copenhagen

Cristo Redentore – Rio de Janeiro

Venere di Milo – Louvre di Parigi

Moai – dell’isola di Pasqua in Cile

 

È notte. Dopo una settimana di lavoro al Museo, Laoconte e i suoi amici bevono una birra per rilassarsi e parlano di attualità. Venere è triste perché non ha le braccia.

 

Laoconte: «Minchia, che giornata! Sono stanchissimo.»

Sirenetta: «Uff! Non dirlo a me. È tutto il giorno che sono in ginocchio. Non vedo l’ora di alzarmi da questo sasso per  sgranchirmi!»

Laoconte: «Vuoi una mano? Mando i ragazzi ad aiutarti se hai bisogno…»

Sirenetta: «No, no, davvero. Grazie mille! Riesco da sola. Senti Venere piuttosto, pare che oggi sia stata dura per lei.»

Venere(piangendo): «Sigh… Sigh… Non ce la faccio più ad andare avanti così. Non posso continuare… Con tutti quei cosi mollicci che osservano, commentano e mi accecano con quelle loro macchine abbaglianti. Da lunedì sciopero, promesso!»

“Dai Venere”, la interruppe una voce altisonante. “C’è chi, come noi, non c’è più. Devi essere contenta di quello che hai, anche se credi possa esser poco”.

Venere: «Moai?! Sei tu?»

Laoconte: «No, Venere. Sono Laoconte.»

Venere: «Ah… Ciao Laoconte, come stanno i ragazzi?»

Laoconte: «Tutto nella norma. Giocano coi serpenti… Mi ha detto Sirenetta che stai un po’ così e allora ho deciso di passare per salutarti.»

Venere: «Sì, insomma. Ecco, oggi è stato molto intenso. Sai, inizio a stancarmi di tutto questo. Un tempo eravamo immobili ed adorati da tutti. Quasi dei vip al pari degli dei. Guardaci adesso, invece! Sembriamo più le attrazioni di un circo… Costretti a stare immobili tutto il giorno.»

Laoconte: «Eh, lo so. Dai, non pensarci. Ti verso da bere.»

Venere: «Grazie Lao, sei sempre tanto gentile. Mi sento inutile. E poi non posso neanche abbracciarti per poterti ringraziare.»

Moai: «Chi è che si lamenta?»

Laoconte: «Oh no! Eccolo che inizia! Adesso ricomincia con la solita solfa.»

Sirenetta: «Si, davvero. Moai; te lo dico subito, oggi non è giornata. Siamo tutti molto stanchi.»

Moai: «Stressati, oserei dire… Ma se non ho ancora detto nulla!»

Laoconte: «Si, ma stavi incominciando!»

Sirenetta: «Risparmiaci la tiritera per questa volta. Venere non sta bene.»

Moai: «Nessuno sta bene. È la condizione di tutti qui. “Io” che cosa dovrei dire? Peso almeno 20 tonnellate e non potrei muovermi nemmeno se lo volessi. Sono solo una grossa, buffa, faccia parlante.»

Laoconte: «Si, conosciamo tutti la tua storia. Resta lì che tra poco porto da bere anche a te.»

Sirenetta: «Ahahaha! E dove vuoi che vada? Enorme com’è!Possibile che non ci sia nessuno di normale in questo posto?»

Venere: «Non infierire, ti prego. Io non ho le braccia.»

“E basta con sto casino”, esclamò un monolite nelle vicinanze. “Non si può neanche dormire dopo una settimana di lavoro? Maleducati!”

Moai: «E adesso chi è?»

Laoconte: «Non saprei, è una voce che non conosco.»

Sirenetta: «Ma cazzi suoi! Io mi bevo una birra e se riesco faccio anche un tuffo nella fontana qui dietro!»

Venere(urlando istericamente): «Sto impazzendo!»

“E piantala! Dio cane!”, urlò il Cristo Redentore.

Laoconte: «Ehi tu?! Come ti permetti? Chi sei?»

Cristo Redentore: «Sono quello che “se ce ne fosse uno che avrebbe il diritto di lamentarsi, sarei io”.»

Venere: «Che cosa vorresti dire? Perché non vieni qui?»

Laoconte: «Già, perché non passi per di qua così la chiariamo una volta per tutte!?»

Cristo Redentore: «Non posso, cari. Sono alto 38 metri e mi è impossibile attraversare le porte! Sono rinchiuso qui, nella stanza accanto a voi, segregato in un luogo atto ad “ospitarmi”. Mi piacerebbe vedervi e conoscervi e avere degli amici, ma le condizioni non me lo permettono.»

Venere: «Davvero? Non pensavo… Ci spiace!»

Laoconte: «Bè, ragazzi. Possiamo sempre andare noi da lui!»

Sirenetta: «Sì, che bello. Potremmo farcela! Ma Moai? È troppo pesante da trasportare per tutti noi.»

Laoconte: «Bè, io e Venere potremmo andare, mentre tu, potresti restar qui.»

Sirenetta: «Uffa! Io volevo venire!»

Laoconte(bisbigliando): «Lo so. Ma se lasciassimo qui Venere con Moai il suo umore di certo non migliorerebbe… Non so se hai afferrato!»

Sirenetta: «Si, hai ragione. In effetti. Ok! Penso io a Moai. Tu vedi di tirar su il morale di Venere che non ce la faccio a vederla così.»

Venere: «Che cosa state blaterando voi due? Sono monca, non sorda!»

Laoconte: «Nulla, Venere… Perchè non vieni con me nella stanza accanto che andiamo a trovare il Cristo Redentore!? Sirenetta resterà qui assieme a Moai.»

Moai(scherzando): «Finalmente soli, Pesciolina

Sirenetta: «Ma stai zitto grassone che l’unica cosa grossa che ti ritrovi è il naso!»

Moai: «Mmh… Impetuosa come il mare. Mi piace.»

Sirenetta: «Tornate presto, mi raccomando!»

Laoconte: «Non preoccuparti! Saremo di ritorno prima che faccia giorno!»

Sirenetta: «Dai, Venere! Io credo in te!»

Venere: «Ti voglio bene. Grazie!»

Laoconte: «Bene. Andiamo!»

 

Dopo una lunga e faticosa sfacchinata Laoconte e Venere giungono nella stanza adiacente dove risiede il Cristo Redentore. Sirenetta nel frattempo chiacchiera con Moai.

 

Laoconte: «Siamo quasi arrivati!»

Venere: «C’è nessuno?»

Cristo Redentore: «Allora ce l’avete fatta! Siete arrivati, finalmente.»

Laoconte: «Piacere, io sono Laoconte e lei è Venere.»

Cristo Redentore: «Piacere mio miei piccoli amici. Sentivo delle risate qualche minuto fa. Non sarete per caso venuti da soli?»

Laoconte: «Sì, sì. Siamo solo noi. Forse hai udito giusto gli schiamazzi dei ragazzi che ho lasciato per strada. Stavano giocando coi serpenti dietro di me e poi, ad un tratto, hanno incontrato la zia Psiche e si sono fermati a salutarla.»

Cristo Rendentore: «Ah già, Psiche. Ne ho sentito parlare. Una sempre con la testa fra le nuvole!»

Venere: «Eeee cosa ci vuoi fare? La ragazza è innamorata…»

Laoconte: «Sempre con quel Cupido, eh?»

Venere: «Già, non si scollano mai!»

Cristo Redentore: «L’amore, l’amore. Innamorati, non lo siamo stati tutti? Ma veniamo a noi… Allora, come mai tutto quel baccano?»

Venere: «È colpa mia, scusami. È che oggi sono proprio scoppiata. Il lavoro, lo stress, tutti i problemi che ci accomunano… Insomma ho avuto un momento no

Cristo Redentore: «Capisco. Non devi scusarti. Può capitare. Anzi, mi spiace essere stato così avventato nell’urlarvi contro, ma anche per me oggi non è stata una di quelle giornate che potrebbero andarvi a genio. Spero di non avervi spaventato.»

Laoconte: «Nono, non preoccuparti. Siamo tipi piuttosto duri noi. Ecco, prendi una birra.»

Cristo Redentore: «Ti ringrazio mio nuovo amico, ma io non bevo. Sapete, è tutta questa situazione che ci sta facendo uscire di testa. La guerra, gli uomini. Soprattutto l’essere VIVI. Non è rimasto più nulla di ciò che era un tempo.»

Venere: «Condivido. Siamo tutti sulla stessa barca.»

Laoconte: «O meglio, “Tutti sotto lo stesso tetto.” Dovremmo far qualcosa a riguardo; e non starcene con le mani in mano!»

Venere: «Sì, ma che cosa? Non vedi in che situazione siamo?»

Cristo Redentore: «Sono d’accordo anch’io. Ma ci serve un piano!»

Laoconte: «Innanzitutto dobbiamo essere uniti!»

Venere: «Già, e dobbiamo organizzarci!»

Cristo Redentore: «Io potrei abbattere facilmente questo muro. Con la mia stazza non sarebbe un problema. Potrei venire di là con voi e discuterne tutti assieme.»

Laoconte: «Si, sarebbe un’ottima idea. Io, te, Venere, Sirenetta e Moai potremmo diventare una grande squadra.»

Cristo Redentore: «Potremmo fare grandi cose insieme!»

Venere: «Che cosa stiamo aspettando?»

 

È quasi giorno. Il Cristo Redentore ha abbattuto le pareti che lo separavano dagli altri membri del Cuore di Pietra. Le sculture, riunite ora tutte assieme, stanno elaborando un piano per cambiare le cose. Un piano per lasciare il Museo.

 

        TO BE CONTINUED…

 

 

Considerazioni

 

Con questo scritto ho voluto deliberatamente non andare a parare da nessuna parte; poiché, metaforicamente, ho deciso di esprimere il concetto per il quale Arte ed Idee possano essere pesanti ed inerti come pietre se intrappolate e lasciate al fato dentro ad un cassetto.  Abbiate quindi il coraggio di essere ciò che siete.

Auguro ad ognuno di riuscire a trovare la propria strada nella vita e “boh”, chi lo sa; forse un giorno potremmo rincontrarci senza nemmeno accorgercene, sempre uguali seppur diversi e riconoscendoci sorseggiare una birra insieme. Chissà… Magari, proprio fuori da quel Museo.