Edda Alvisi - Poesie

Come un’allotropia

Cantavo te per dimenticare

ore che travalicano passati

gioie che dipingono giorni.

Cantavo te per ubriacarmi.

Vestirsi di bianco

nell’alba grigia del mattino

e scegliere la strada

scandire il tempo con i tuoi passi

scrutare il buio con la tua mente.

Annullarmi

come feluca salpare la marina.

Di rimbalzo l’eco

al richiamo della rondine

fare una melodia

di mesi,di anni tessuti

e smerlati al ricamo più fino.

Cadevi

e la vita come canovaccio di commedia

ti sembrava un’allotropia

di suoni e linguaggi inusitati

di fiabe e di amori intrecciati.

Cangiante il volto,

nel cristallo puro

immersi il cuore

per ritrovare il tempo.


Lo splendore dell’immenso

 

Ho velato il pensiero

ho modulato la voce

tenue ed eccelsa

soave ed austera

nella nativa armonia.

Vorrei emularti fiore

e secondare l’ atavico

istinto narcisista.

La mente migra nomade e peregrina.

Guadare il fiume,planare il cielo

sarchiare la terra e incastonarmi

come nota nel pentagramma.

Il silenzio ed il sogno,vane speranze

di una cruda realtà,pressano la mente.

Non posso crogiolarmi nell’irreale.

Attendo una pausa

per ricominciare a vivere.

Scoppiano le stelle nel buio.

Tra i rami brulli scintillano

e rimbalzano i raggi della luna.

Guardo e non vedo

vedo e non odo

lo splendore dell’immenso

il sussurro della verità.


 Padre

 

Proba la vita

nella sua apoteosi padre.

Come note flebili

sgranarono i giorni

ad uno ad uno

avvolti nel tramaglio.

D’arazzo ricamasti la vita

per noi.

Sussurrano le gemme al crepuscolo

voci velate

ultimi addii arginati di pianto.

Tremola la voce amata

attende ancora il passo amico.

Tarda è l’ora

la notizia è giunta.

Altalenano l’ore

a sapere di te.

Gardenie

solo gardenie

e un’epigrafe.


Troverò la mia anima


In cielo nuvole di pioggia e di vento
premono il buio,accosto l’occhio al vetro
per guardare il mare.
Notti infinite,eterni sogni.Attendo risposte.
Ignoro il cammino e la saggezza
essenza distaccata di poliedriche visioni.
Ti ritrovo nella mente mio eterno
riminiscenza di dolore,stella d’infinito
puro silenzio,ombra del passato.
Vedo falò mordere il buio
come rampicanti assalire le tenebre
con le loro lingue di fuoco.
Non ha più colore il pianto.
Cammino.
La strada bianca diventa d’argento
ai raggi della luna.
Avanzerò sottovento,al di là del villaggio
troverò la mia anima.


 Sono stanco

 

Sono stanco di correrti incontro

hai detto nel sonno.

Sono stanco di guardare

i tuoi occhi socchiusi.

Non sei sola

il mio amore penetra al di là

oltre le pieghe del muro

fino alle cavità del cuore.

Ignara ti spegni.

I sentimenti

fuggono altrove.

Dopo di me,donna

pensi che il ramo di pesco

non fiorirà?

Che la primavera

si dileguerà?

Non sei un giunco novello

che si piega

alle spire del vento

e si nasconde giù

tra i mucchi di foglie.

Esci dall’ombra

cerca la luce.

Il sole ti bacia e ti accende.

Fa che il tuo canto

vibri lontano

e giunga al mio orecchio

a ricordarmi la vita.


Ricordi

 

Ad uno ad uno

ingialliscono e passano

come petali annichiliti

per la troppa luce

gli anni.

Nostalgia di giovinezza

mi costringo a dimenticare.

Fustigo i ricordi

ma il cuore

sussurra dolcezza.

S’illumina la mente

e l’animo assopito

riprende il cammino.

L’onda scura

greve di tempesta

minaccia la notte.

Riemerge dal fondo

come spirale

sfuggita al vento

un guizzo di luna.

Troppo brevi per me

sono stati i giorni

ebbra di gioia e di vita.

Ritorna il vocio

delle donne di casa

le loro sentenze

immancabili cassandre

portatrici di gelosie malcelate.

Ritorna l’immagine

di me fanciulla

che sorrido e rido.

Accarezzo illusioni di amori

di fasti,di magiche sinfonie

e procedo danzando

ad incontrare anelante

la vita.

E’ innarestabile la corsa

oggi ho staccato

l’ultimo foglio del calendario.


 

 PASSEGGIATA NOTTURNA

 

Il mare trascolora.

La schiuma dell’onda

intacca la roccia

come criniera leggera

si gonfia,si alza e sciaborda.

Sullo scoglio si perde.

Freme la notte

lenta avanza e stende

un manto di stelle.

Sibila il vento

s’avvolge a spirale

e porta con se

l’odore del mondo.

 

Cammino lungo gli argini

mostro timore alle ombre

che escono dal buio.

Si sfogliano i raggi  della luna

si scompongono sull’onda che sale

si sporge,sprofonda,si sbriciola

mite si confonde nella baia.

Il canto sale.

Chiudo gli occhi

per non contaminare il buio.

Mi costringo a dimenticare

e l’animo in questo girotondo

di eterna primavera

di capelli al vento

s’accinge a camminare

fra un mormorio di preghiere.


 21 APRILE

 

Emerge e si mostra il dolore

come una mattonata al cuore.

Arrugginiscono le speranze

fugaci lampi di coscienza

che si adagiano nella mente.

I ricordi,statue levigate

dal sole e dal vento

alzano il capo beffardi

pronti a lacerare l’anima.

Sono sopravissuta al rogo.

Ho affastellato i pensieri

e ne ho fatto una piramide

da consegnare al tempo.

Le tentazioni, dalle voluminose chiome

caparbie vestali del desiderio

ho incontrato sul portale del tempio.

Ho alzato le mani

fragile ed ossequiante

per mostrare le ferite

che parlano di giorni perduti

lontani ed austeri.

Era il tempo in cui ero regina

ed il sole dorava il cammino.

Non ero sola

ma al tuo fianco uomo

eroe,luce eterna.

 

Il deserto,con le sue nuvole di sabbia

ha sommerso il nostro giardino.

Ha ucciso le nostre aiuole.

E’ penetrato a dispetto

nella nostra terra.

Non filtreranno più

i raggi fra i rami.

I canti dell’usignolo

non disegneranno melodie

e la tua voce che da lontano

mi raggiungeva,non udirò.

Su un nastro d’argento

ha galoppato la tua vita

nell’alba senza tepore

di una primavera agonizzante.


    8 Marzo

 

Non muore la speranza

quando la fede di riuscire

è forte come la roccia.

Allunga la mano sorella

cogli anche tu il fiore.

Oggi è la tua festa.

Ritta,sulla soglia della storia

hai scrollato il giogo dell’ipocrisia

e torbide passioni.

Ascolta parlare la tua voce

sei coi tuoi desideri

di donna.

Dopo lunghi cammini

stanca e disperata

quando l’angoscia

era l’amica dei brevi sonni

quando eri sola

ad affrontare il tempo

pensavi di assaporare

la vittoria.

Non fermarti

hai gettato il seme

che palpita di vita

e anela acqua di morena.


E’ pace

 

E’ pace

dove l’ombra allunga le braccia

dove l’acqua zampilla

e la madre e il bambino

si dissetano.

E’ pace

dove il nido

serra i piccoli

dove la mano

stringe amica.

La solitudine

è pace

il silenzio

è pace

quando l’anima

conosce solo tregua

quando l’amore

non è solo passione.

E finalmente la verità

quando ogni speranza

pare vana.

I miei occhi

che non vedono

fissano l’immagine rinata.

E’ pace

dove esiste armonia

è pace

dove i fiori sbocciano

e il mio canto è luce.