Ouroboros
Raccolti dai tessuti
della membrana,
siamo come il mare
trattenuto in bottiglia.
Scoliamo a sorsi
il destino che ci naviga
attraverso la lente
e siamo vivi
nel grande immaginario.
Saliamo sul dorso del serpente
e andiamo incontro al tempo,
poiché siamo tempo.
Aspettiamo il morso
che chiuda la coda
e ne imploriamo il senso.
Nostro compito è ricordare
la schiuma.
Eroi ignoti
Scomposti indizi
di una serenità
impossibile e salva,
più che apparente.
Coraggi anonimi
e glorie mute
fra processioni
di fedi rincorse,
ruote di manifestazioni.
Cigolii della macchina,
stridente verità
della ruggine.
Operai dello spirito,
rivoluzionari
della volontà espressa.
Portavoce della speranza
mai rotta,
amore del fratello
Ideale.
Sorridiamo al pensiero
Sorridiamo al pensiero
di una possibile casualità.
Figli adolescenti
di elio e idrogeno,
siamo belli e capricciosi,
tutti presi dal costruire
in moti semi-programmati.
Un giorno viaggeremo davvero
verso noi stessi
nel progetto di un cosmo
più in là.
Quiete, morte, pace, entropia
La noia mi ucciderà
colpendo in silenzio,
dove tutto è rumore
e sfoggio di mediocrità
aggressiva.
Sfalderó per sempre
la mia coscienza
in un sogno acquoso
e narcisista,
diventerò emissario di morte
con parole intriganti
e specchi di miti.
A chi riconoscerà il gioco
saranno lasciate indicazioni del passato
e l’impossibilità di un’utopia:
che il futuro non sia nullo
e neppure dolore.
Il pensiero si divora
e zoppica
nel concepire la pace:
l’inganno delle parole
che affondano le radici
di questa cultura eroica
è l’illusione di un fascino
privo di violenza,
un motivo valido per dimenticare,
in nome della leggenda,
Il cattivo gusto del male,
la prevaricazione degli elementi
che danno vita alla storia
per chi non si accontenta
della quiete.
Per chi, invece, tace e medita,
l’universo ha in serbo entropia;
la calma è un concetto macro
che non ci riguarda.
Non abbiamo altra scelta
che scrivere di lotte e dolore:
lo squilibrio è arte.
Cercherò per sempre la bellezza
Cercherò per sempre la bellezza
in un niente che straborda
d’ansia e malinconia.
Il cielo è gratuito
quanto la sofferenza
e l’amore.
Il mio immaginario è pieno
di mani rincorse
ai limiti delle ferite,
sogni felini
a misura degli insonni
per spiegare che son qua.
Sono sentieri di sinestesia,
gioie di chi sa
sopravvivere alla sopravvivenza
per amore della fantasia.
Navigherò occhi spenti
a cercare laggiù
un abbraccio negato
per risalire con eleganza,
accendere una sigaretta
e aspirarne la morte,
risalire a raccontare
di com’è facile chiudere gli occhi.
Mi abbandonerò un giorno, a lei
che m’accompagna da una vita
e parla all’orecchio di me, solo
e chiederò scusa
perché ho amato troppo la fame.
Fiori urbani
Cosa segna una giornata,
la chiave di un ricordo?
Una riflessione
che sfugge al tempo,
una poesia, una storia
respirata nella pioggia
pregna di smog
e fiori urbani.
Un’eco della mente
che si espande
come la schiuma,
lasciandosi dietro
una piccola scia
di esistenze atomiche.
Soggezioni
Soggezioni a cui rifarsi,
esplosioni di forma,
bacio cosmico.
Un fatuo divenire
di gettiti eterni,
energia multicolor
per esprimere il bello.
Una simmetria perfetta
e struggente,
aliena all’uomo.
Stringere il pugno
nella sabbia
per tornare bambini.
Acquerelli
Un sorriso sospeso.
Sentori di un verbo
libero e contraddittorio
al limite dell’astratto.
Strade che giocano a incrociarsi,
confusioni che durano una vita.
Lasciare a un sentiero di lucciole
l’esito di un’esistenza inquieta:
trovarsi di nuovo
davanti a ricordi evanescenti
da trascrivere allucinati,
attorcigliando lingue
in un voto d’amore.
Rincorrersi all’infinito
in acquerelli.
Urbanità
Ti sfogli in una culla di libri
per ricollegarti a ogni fantasia.
Sottrai tempo all’utile,
negandolo alla gabbia
del circo che ti nutre;
poco importa.
I grattacieli sono morti,
rappresentano il successo
della monotonia e della stasi,
ostacolo al vento
che scopre il senso nel portare
e rapportare
echi di pensieri dinamici,
iridescenti, esplosivi,
organismi di voci.
Le anime circondate da muri
devono esprimersi, ampliarsi
nello spazio negato:
c’è chi ci scarabocchia
sfogando il vivere
di un habitat troppo piccolo,
c’è chi, poi, fa del cemento arte.
Oltre
Scansateci pure, ora
che siamo a nudo,
liberi da rimembranze
e cocci di specchi,
una qualche nozione
di identità, o affermazione.
Si sa per educazione
che solo lo sconsiderato
può cercare
la sostanza della vita
e non uscirne pazzo.
Nelle nostre pupille
pellicole sparse, esplose.
Prospettive surreali,
una grossa caricatura dell’uomo
e, oltre il sipario,
un silenzio infinito,
pregno di senso.