Eleonora Sacchetti - Poesie

Montagne

 

Tra i picchi delle montagne risuona un’eco.

E’ l’inquietudine.

Tra le rocce grigie si annidano vite di polveri e odori alpini

che attendono di essere trasportati dal vento.

C’è silenzio in mezzo a queste valli

eppure io non odo quella tranquillità taciturna

dei miei monti.

Qui, lei, regna e osserva.

Scruta con occhi celati tra le nebbie lievi.

Qui, sembra aspettare anche lei,

con sguardo spietato inchioda le mie incertezze ad un cielo trapunto di stelle.

Impenetrabile

non posso comprenderla

ma conosce ogni mia valle,

ogni gola frastagliata,

ogni oscuro budello.

Ghermirla non è lecito,

sono molte insieme a lei, imponenti

si muovono di notte chiudendo i loro misteri in forzieri di roccia e ghiaccio.

La mia montagna accoglie,

questa respinge.

Oggi qui, non c’è nulla per me,

se non il boato silente

di un indugio

infinito e crudele.



Futili pensieri

 

Ieri come oggi e i giorni ancora prima,

vuoti.

Poche emozioni, sintetiche, velate dalla nebbia umida del cielo estivo.

Scopi di breve durata

puramente materiali si susseguono in una sequenza

lenta, scandita da orologi invisibili.

Sono sveglia

eppure ho l’impressione di dormire.

Dormo eppure sono sveglia.

Il tempo si dilata

in un’infinita attesa che lascia sguarnite

le mura del mio castello di diamante.

La fortezza che non vuole essere assediata

da futili pensieri,

si staglia,

in un cielo lattiginoso,

sospesa tra acqua e cielo.

L’orologio ha scoccato un altro minuto,

quello passato a comporre righe

vuote,

come ieri oggi e i giorni ancora prima.



La mia Forza

 

Presso una montagna misteriosa

attingo la mia Forza.

Essa è mutevole come l’acqua,

solida come la pietra.

Non esiste nulla di paragonabile a lei.

In quattro solo l’abbiamo scalata

poiché l’accesso è negato a coloro che

non comprendono

le sue leggi non scritte.

Non lascerò libero ingresso, non qui.

Sarò guardiana

fino alla fine di questo presidio.

Eravamo pochi tra le sue valli

eppure veri e incorrotti.

Qui, invece, ristagna la vita,

alcuni scompaiono e

la mia Forza si fa debolezza,

colma dell’acqua salata

di un mare stranito

dalle emozioni e dai dolori.



Esperienza

 

Cedo sotto il peso leggero del mio corpo.

La sensazione è straniante,

ho perso il controllo.

Non penso e mi spezzo

poi rinsavisco e subito dispero.

La solitudine offusca la ragione,

l’attesa è sospesa, mi sento fluttuare e

non vorrei più smettere.

E dal nulla,

una funesta epifania,

s’annida negli angoli più nascosti

pronta a ghermire.

Senti, senti, vivi e soffri, muori e soffri.

Soffro lo stesso, tentando con unghie spezzate

di cavare dalle crepe dell’esistenza

qualche sollievo.

In un limbo tra due versioni di me

il futuro, nitido e oscuro.

Bizzarro è

il cambiamento

che arriva inaspettato.



Metamorfosi al crepuscolo

 

L’autunno è giunto,

ha portato con sé i colori del tramonto e

profumi di legni agrumati.

La crisalide estiva si è dischiusa,

la metamorfosi compiuta.

Una timida farfalla vola incontro al cielo serale striato d’arancio.

Vivrà per poco, poi morirà e troverà nuova vita.

 

Ho vissuto in un bozzolo di dolore

e ora devo trasformarmi.

Eppure io, mi avvinghio

ad un ramo secco sapendo già che è destinato a spezzarsi.

La caducità della vita mi è incomprensibile,

il cambiamento difficoltoso.

Su questi pensieri non avrei voluto indugiare,

ma il sole caldo sulla vetrata

mi suggeriva di vivere,

di non arrendermi allo spegnersi della luce.

 

Mi alzo in volo come quella farfalla neonata,

sapendo che alla sera

morirò ancora una volta

per rinascere.



The Eve

 

Epifania notturna di luci stradali

lascia un’impressione fumosa dietro le mie palpebre,

in un’auto che sfreccia irreale per le gallerie cittadine

io e te

neon e sentimenti

ci mimetizziamo,

siamo animali notturni,

alla ricerca dell’emozione perfetta

dentro amabili solitudini,

stato larvale delle ossessioni

che fanno battere i nostri cuori

di fari e oscurità artificiali

in un’adrenalinica promessa di felicità.



Non ho le parole

 

Per oggi basta,

non ho le parole

per questa mia esistenza,

per i miei silenzi e

grida represse.

Di tutta la rabbia

che colma il mio cuore

non so scrivere che una stilla.

Non ho le parole

per il mio sentimento

quando ti guardo

vedo l’infinito e mi perdo.

Tutto ciò che non proferisco

l’ho scritto nei miei occhi

traboccanti di parole

che cerco spasmodica

negli angoli polverosi della testa

in cui non si cessa mai di parlare, parlare, parlare.

Dunque cosa dire

se il tuo sguardo langue,

te lo scrivo,

che forse la parola non vola con la tua indifferenza.

Ma oggi, non ho le parole.



Finestra 2

 

Lattiginoso azzurro

imprigioni la mia mente

in un torpore ovattato.

Sonnecchio davanti alla finestra e

mi pare il preludio della primavera.

I semi vorticano alacri nell’aria tiepida

consegnando la vita ad un altro terreno.

Il cosmo freme impaziente

di rinascere,             

al contrario io

mi rannicchio

nella coltre del sonno

che intorpidisce le membra

e somiglia all’estate.

Osservando la natura

il pensiero viaggia

alle emozioni future

che mi attendono,

la mano tesa

come quella di un piccolo germoglio verde

che fa ora capolino dal mio Anthurium in fiore.



Controluce

 

Controluce

ho ripercorso con gli occhi

le cicatrici nascoste

sulla tua schiena

nell’abbacinante sole

che tutto appiana.

Gole colme di dolore

ho rifinito con i polpastrelli.

Nel tuo silenzio di svelamento

mi dici molto più di mille parole imbarazzate

e ora, persino i tuoi occhi sembrano brillare

tra il sole e la penombra,

trame di storie vengono intessute

intrecciate

come le nostre mani

mentre ci lasciamo scoprire dall’alba.



Mercato

 

Questo profumo primaverile

non mi stanca,

volano i piedi leggeri

tra le vie mattutine della città.

L’aroma degli odori

nella sporta della spesa,

l’aria che si riscalda

ed è subito buonumore.

Vorrei fluttuare

tra le finestre dei palazzi e i terrazzini alti

scoprire le esistenze nascoste

di una mattina mite,

il sentore della cucina,

un pigiama accartocciato,

le mani arrossate dall’acqua.

Negli angoli di luce e ombra delle case

scrutare oltre e arrivare al mare

così blu

che mi sorride benevolo       

nell’ora della stanchezza.