Eleonora Scaldaferri - Poesie

La Bellezza

La bellezza,
sfuggente,
che al suono dell’inchiostro
si dilegua,
inafferrabile preda di mille avversità,
colgo,
come fiore nato dal cemento,
nella stortura e nei nefasti gesti,
nella bruttezza sconvolgente mi si rivela
in un dettaglio infinitesimale.
Allargo e stringo,
come un cecchino prima del colpo fatale,
lo sguardo
fino a riempire tutto il foglio
e là mi si rivela, come stella che cade.
Come si può afferrare l’inafferrabile?
Come si può vedere l’invisibile?
Chiudo gli occhi e aspetto,
aspetto,
aspetto.
<<Eccola, l’ho vista!>>
Dice infine il cieco
al sordo
che muto rimane.

 


 

Essere

Dicono
devi
essere donna:
Fragile ma
indistruttibile
Piccola ma
forte
Possente ma
delicata
Dicono che
devi
sorridere ed essere gentile
-Ma non troppo-
perché rischi di essere
fraintesa
E tu non vuoi!
Quindi devi essere:
Sapientemente
ingenua
Coraggiosamente
debole
Intelligentemente
stupida.
Dicono:
devi
E ignorano che
essere
non scende a
compromessi
non chiede il
permesso
ma
E’:
verbo
parola
e, prima ancora,
persona.

 


 

Non essere: Sii

Non essere la musa
ma il poeta
non essere l’oggetto
ma il soggetto
dell’intricata storia
che si dipana
e si discioglie
come matassa informe
man mano che la scrivi:

Vivi.

 


 

Gentilezza

Gentilezza
travisata
frantumata
camuffata
respinta
Ti hanno usata
disprezzata
amata e poi
ingannata
Tu fragile e
pura
sei caduta
sotto lo sguardo
intransigente
della tua rivale
irriverente
Malizia.
Ma grazie ad un pallido sorriso
e ad un impietoso saluto
l’hai sconfitta
con la tua amica
Letizia

Riecheggiano ancora
le voci
delle maldicenti lingue
ma tu non te ne curi e
voli alta
tra i cuori più puri.

 


 

Il Salice Piangente

Sotto al salice piangente
rido
Siamo due incompresi
Basta così poco
-un sorriso all’ingiù-
a decretare la tua sorte
-così come la mia-
Ma che ingiuria
che ingiustizia!
E allora rido:
per i rami forti
e per i nervi saldi
per il tronco spesso
e per i piedi a terra
per la linfa e
per la vita
rido.
La tua essenza si esprime
nei nuovi germogli
nati dai tronchi caduti
così come gli amori perduti
e le delusioni cocenti
si traducono in capacità
di compassione
in me prima latenti.
Dai rami spezzati
le radici sorreggono le rive
in cerca dell’acqua,
più o meno come ci si reinventa
dopo una disgrazia.
Resisti
raccogli le forze e,
poi,
rinasci:
Sei la fenice degli alberi più saggi.
Ma il capo chino
verso le tue radici
ti ha reso frutto
di un fraintendimento
che ti rende piangente
e che mi rende ridente:
Tra le tue foglie si nasconde
la mia felicità
silente.

 


 

Caldo inverno

Si sta bene
sotto i maglioni pesanti
e le calde coperte
Sono i cuori spessi
che vestono male
i nostri sorrisi spenti
Profumo d’estate
ancora lontana
voglia di leggerezza
aleggia nell’aria
Lo sgualcito inverno
si allontana
ma ho ancora negli occhi
la tramontana

 


 

Eternità mortale

Si è fermato
in un attimo eterno
tutto è cambiato
Al di là del respiro
a me ora negato
Scorre un tempo
che per me ora
è stato

 


 

Clessidra

Un granello alla volta
Una lacrima
Un sussurro
Una parola gentile
Un sorriso distratto
Un caro saluto
Un addio taciuto
Una rosa raccolta
Una carezza mancata
Un attimo di vita
Una vita in un attimo
L’eternità in un barattolo

 


 

Genio e follia

Viaggiano di pari passo
ma tra l’uno e l’altra
un immenso spazio
fatto di silenziosi tormenti
inarrestabile quiete
febbricitante nostalgia
tenera malinconia
solida incomprensione
bisognosa esposizione
irrefrenabile ardore
e un innumerevole numero
di altre cose
che costeggiano la via
del successo
della gloria e
della tenebrosa
follia

 


 

Alchimia

Anima
come posso
toccarti
stringerti
consolarti
constatarti?
Corpo
come posso
accettarti
amarti
dissolverti
mortificarti?
Vita
come posso
assaggiarti
goderti
odiarti
maledirti
osannarti?
Morte
come posso
accoglierti
onorarti
resisterti
superarti?
Con la prima
curi la seconda
assapori la terza
sopravvivi alla quarta
Con l’incontro di altre
tue pari ‘prime’
toccandole
arrivi alla quinta
sconosciuta
ascesa

 


 

Bugiardino

Ho perso le istruzioni
del gioco della vita
Non so come funzioni
ci sono troppi ruoli
Una gerarchia sociale
da fare rispettare
una familiare
una interpersonale
Sono indispettita
mi sento una pedina
non la mano che la guida
A volte muovo avanti
molte torno indietro
quando par che sia uscita
qualcuno mi afferra
e torno in vita
Non capisco il mio ruolo
mi sento vorticare
ma vado avanti e temo
a volte di sbagliare
se precipito all’indietro
con astuzia progredisco
Voglio vincere davvero
con l’impegno che ci impiego
Certo è dura
costa fatica
questo gioco della vita
Poi all’ultimo tassello
mi assale un dubbio
e chiedo
Ma alla fine del gioco
chi è che vince il premio?

 


 

Solitudine

Amara e
benigna
mi accogli
nelle tue calde
braccia
facendo divampare
lo spento fuoco
tra urla laceranti
che si perdono
nell’eco
di una stanza
vuota

 


 

Connessioni

Disconnettiti
dai pensieri invadenti
dai sogni inquietanti
dalle persone mancanti
dai momenti passati
da quelli futuri
ma non da quelli presenti
Disconnetti la mente e
collega il cuore
caricalo d’amore
metti in pausa i giudizi
e mi piace alla vita
Vivi
scarica la memoria
elimina il superfluo
lascia solo l’essenziale
la testa non può sopportare
più di un giga alla volta
da sfruttare
Usalo bene
non lo sprecare
lasciati andare

 


 

Sensibilità

Così odiata
così amata
Ti ho temuta e
allontanata
Tallone d’Achille
fragile e indistruttibile
Mi hai resa invincibile
di fronte ad un mondo
di indifferenza
che passa senza vedere
tu mi hai insegnato
a guardare.

 


 

Dimmi

Il tempo passa inesorabile
giorno dopo giorno
senza che tu senta
il ticchettio dell’orologio
Senza chiedere il permesso
un giorno passa
dietro l’altro
E tu che ancora aspetti
tra gli scalpitii della folla
che si accorgano di te
Dimmi
cosa vedi
oltre le tue rughe
al di là dello specchio
che nasconde la storia
che aspetti di raccontar?
Dimmi
almeno
l’hai vissuta
o ti è bastato
solo sognar?

 


 

Angoscia e Speranza

Resto in ascolto
di silenzi impenetrabili
mentre un profumo inaspettato
raggiunge il mio naso
Sola nel buio di una stanza vuota
sussurro
Sei tu?
Ma voce umana non odo
Nessuna risposta giunge al mio orecchio
Solo l’eco dei miei pensieri
sussulta e mi fa compagnia
Angoscia entra dentro di me
come regina spodestata dal trono
riprende il suo posto
si siede
mi fissa
punta contro di me lo scettro del giudizio
Follia
è la sua condanna
Povera ingenua
stupida ingrata
parole gravi le deturpano il volto
mentre violentemente mi si scaglia contro
Cado
inerme sul letto
cedo e giaccio
sconfitta
Quando di nuovo
quel profumo mi inebria
Speranza è lì
giace accanto a me
la osservo
è serena in volto
e audace si volta
mi fa l’occhiolino
poi, scompare
Ritornerà
Per ora lo scettro è
a un palmo da me

 


 

Se fossi, se sono.

Se fossi tuono
irromperei nel baccano
creando silenzio
e romperei il silenzio
creando rumore.

Se fossi scoglio,
impedirei all’onda
di sovrastarmi,
essendo e stando,
come sono e dove sono.

Ma sono un uomo
e muto rimango
per non creare scompiglio
in mezzo al rumore,
-e inopportuno mi sento,
se per caso tossisco
nel sacro silenzio-.

Non un’onda mi sovrasta,
a me basta una parola,
ed essendo e stando,
dove sono e come sono,
non so chi sono,
né dove andrò.

 


 

La Bellezza

La bellezza,
sfuggente,
che al suono dell’inchiostro si dilegua,
inafferrabile preda di mille avversità,
colgo,
come fiore nato dal cemento,
nella stortura e nei nefasti gesti,
nella bruttezza sconvolgente mi si rivela
in un dettaglio infinitesimale.
Allargo e stringo,
come un cecchino prima del colpo fatale,
lo sguardo
fino a riempire tutto il foglio
e là mi si rivela, come stella che cade.
Come si può afferrare l’inafferrabile?
Come si può vedere l’invisibile?
Chiudo gli occhi e aspetto
aspetto
aspetto.
Eccola, l’ho vista!
Dice infine il cieco
al sordo
che muto rimane.

 


 

Alzheimer

Avvicinati, avvicinati
chi sei?
Chiedi con occhi a me familiari
ma non allo specchio
Ti parlo e non mi senti
I tuoi occhi sono annebbiati
da ricordi lontani e sfocati
Sei confusa,
impossibile afferrare
un pensiero non ancora maturato
uno sguardo non ancora incrociato
una parola non ancora pronunciata
Allora ti prendo per mano
ti dico parliamo
ti accarezzo il viso
ti faccio un sorriso
e tu fingi di conoscermi
per non offendermi
sai che ci siamo già incontrate
non ricordi dove
ma senti,
mai prima provato,
un crescente ardore,
un bene profondo
per quella figura lontana
ad oggi a te estranea
ma già familiare,
il cui passato unisce
sebbene offuscato
un presente annebbiato

In fondo quegli occhi
sono sempre stati
tuoi.

 


 

Incontriamoci altrove

Attesa
soave
maligna
impetuosa
impenetrabile
imperturbabile
irrefrenabile
inafferrabile
inquieta
Fai oscillare il mio animo stanco
come le lancette di quel maledetto orologio
che scandisce a ogni rintocco
il passo lento del tempo
che tarda a farti palesare.
Sobbalzo al suono di una tua palpabile risposta
che non si decide ad arrivare
mi è giunta voce del tuo indugio
ma io resto ad aspettare,
denutrito ed affamato
ti aspetto
felice e poi turbato
ti aspetto
stanco e affaticato
ti aspetto
e nell’attesa
inaspettata trapela
risposta
a una domanda
non ancora posta
e che dalle tue labbra
mai più potrà arrivare.

 


 

Parole o realtà

Le parole sono frecce
vettori pronunciabili
indicatori di pensieri
impenetrabili
tu dici e crei
realtà alternative
con la forza evocativa
di un’immagine
Io posso
unendole tra loro,
creare un’emozione
suscitare scalpore
agghindare la realtà
come il più bel fiore
ingrigire di malumore
questo sovrastare di onde
altalenanti
che brulicano di vita
ad ogni passante
che chiuso nel suo guscio
nel suo alveare di pensieri
pronuncia poco o niente
e per lo più resta silente
Io tendo l’arco e miro
giacché sono bersaglio
del silenzio fecondo
in cui racchiudi il tuo
inaccessibile mondo.

 


 

Lo Strillone

Un bambino
in cerca di un pezzo di pane
urla a squarciagola
al mondo criminale
la notizia del giorno
Guerra e bombardamenti
Recita il giornale
milioni di bambini evacuati
E lo annuncia
come non fosse imminente
come non fosse cruciale

Cos’è una bomba
rispetto a un tozzo di pane?

 


 

Spettri

Non tu mi fai paura
come potresti?
Sei solo un’ombra
in un’infinità di luce
Sei solo un corvo
che aspetta di cibarsi delle carni putrefatte
mentre tutt’intorno pullula di vita
Bensì la luce stessa
e tutta questa vita
che mi inebria e mi acceca
e mi confonde
Come posso vivere la vita
senza conoscerne il senso più profondo?
Come posso vedere il sole
se la sua luce mi offusca la vista?
L’ombra allora è la mia guida,
il corvo mi indica la strada
Dove non c’è morte, non c’è vita
Dove non c’è ombra, non c’è luce.

 


 

Punti di vista

Non è successo niente
non è successo
niente,
dice questa gente
che non è successo niente

-Sorridi anche se è dura
in fondo questa vita a tutti fa paura!-

Avrai solidarietà e sostegno,
(da dietro ad uno schermo).

Dovresti ringraziare,
inginocchiarti, pregare,
farmi da mangiare
e invece,
cosa pensi di fare?

Osi parlare?
Non mi guardare
Copriti gli occhi,
la bocca
il naso
e tutto il resto

Non mi basta non vedere
il tuo dolore
Io non voglio guardare
il tuo corpo senza autore.

Non puoi essere umano
e anche donna,
non puoi pensare,
perciò neanche parlare.
Tu non dovresti nemmeno esistere.

Taci.

Non è colpa nostra
se alzano le barriere
siamo troppi a questo mondo
ognuno ha i suoi pensieri
che ci possiamo fare
qualcosa stiam facendo
è tutto così indegno
aspetta lì tranquillo
torneremo per te
domani.

E’ cambiato solo il capo
ma le teste son le stesse
nel modo di pensare
per chi dovrà pagare.

 


 

Perché?

Perché?

Perché?

Pioggia dorata
stelle cadenti
si sbriciolano
in mille domande
ancora silenti
Dai tempi dei tempi
ci poniamo domande
e nel focolare
della conoscenza
ci illudiamo di riscaldarci
con la luce della sapienza
mentre Il sacro fuoco
risiede nel bambino
a cui brillano gli occhi
nel porre il quesito
nella non risposta
si scioglie il garbuglio
di pensieri trafficati
dalla desolazione
delle strade senza
risposta