Emidio Albanesi

Poesie


Mattinale

Il torpore del risveglio
e l’indugio indolente
in calde coltri gualcite,
a carpire i segnali incerti
del giorno incipiente.
Ne’ raggi soffusi e pur timidi,
il lagrimar dell’umida cortina
di vetri appannati: e si disvela
a stento il mondo là fuori.
Il fiume laggiù scorre lento,
in una nenia triste e stanca
tra salici ricurvi: fantasmi oranti
in grigi vapori inquieti.
E richiami festosi di merli
tra le vigne e gli orti e nel tubare
ossessivo di colombi, frotte
spaurite di passeri in volo.
Scemano pigre da’ tetti
e torri le ultime nebbie tenaci,
a salire in spessi grumi tignosi,
fino a dissolversi su le forche dorate.
S’avanza il nuovo giorno:
e la vita insegue da presso
con le ansie e gli affanni:
mai paga, mai sazia
di nuovi assilli: sempre
parca di gioie e conforto.

 


 

Meriggio

Il cielo bigio,
triste:
la nenia muta,
fiacca del fiume:

il grido nero,
strozzato di un airone:
il latrato aspro,
convulso di un cane:

il groviglio inquieto,
confuso
dei pensieri:
un timido raggio…

 


 

Vespro

Scivolano piano
gli ultimi raggi,
dietro al sole
che si spegne,
in mesti rintocchi
di campane.
Il cielo lassù,
incupisce e si tinge
di nero: e già un coro
di stelle ch’appare:
e insieme, d’incanto,
la luna.
Un confuso pigolio
sommesso nei nidi,
e un tubare inquieto
di piccioni e lamenti
di gatti in amore
e latrati disperati
d’un cane a catena.
Sordi rumori, per strada:
voci ovattate e scalpiccio
lieve d’oscure ombre
sfuggenti, nel chiarore
sospeso dei lampioni:
triste torna la sera
nei miei giorni!