Enrico Nesti - Poesie

ABBRACCIARE LA VITA

X ç

 

Ho bisogno di gesti eterni come il tempo,

di presenze allegre e bizzarre,

di affetti pieni di speranza,

ma soprattutto di sogni coraggiosi,

emozioni che illuminino i giorni bui,

 sono così  infelice sulla terra.

Lacrime di brina cadono dentro di me

senza mitigare la calura.

Corro di notte fra i boschi,

con occhi bendati,

brucianti di febbre,

mugugnando corone di frasi senza senso.

Il disegno che traccio è un raggio di sole,

saprò far risuonare il mondo 

della mia curiosità,

dei miei sogni.

Le foglie avvizzite del bosco, 

dopo la pioggia

sono piene di nuova linfa,

come di maggio le spighe

nel primo mattino pieno di sole.

Niente è più  vero che

abbracciare la vita,

assaporando l’inconsapevolezza di vivere.


 

I GIORNI DEL CILIEGIO

 

Ho visto danzare sul mare ghiacciato

tanti frammenti di luna

e dai rami inariditi

staccarsi le foglie argentate.

La natura si spoglia prima di addormentarsi,

 sorprende con canti di corvi,

 mostra fusti ossuti di pioppi.

Cobalto e luci dorate si spengono

come sopito autunno,

in questa vita stracciata.

Esorcizzata ogni illusione,

non ho più occhi

per suicidarmi nella bellezza.  

Come potranno tornare

I giorni del ciliegio?


LA STANZA DEL MONDO

 

Sotto un cielo stellato,

dove si dorme su letti di corda,

entri nella stanza del mondo.

Acque e vulcani

si coalizzano nel magma

con fluidi colori,

odori e vapori.

Nulla è più quiete

‘ché cadono anche le stelle.

Flusso veloce di infinite emozioni,

sangue che scorre.

S’aprono cassetti. . .

un fotogramma dopo l’altro:

l’acqua si altera 

in sconosciuti metalli,

funghi ossidati, fiori geminati.

semiasfissiate divinità estive

brancolano nei vapori marini.

Vogliamo essere saziati,

in attesa dell’ultima scena

che non ci sarà.


MONILE DI PERLE

 

Il mondo non sa il mio segreto,

ma tu conosci i miei approdi.

Nel sibilo di lunghi viaggi,

sperando che il tempo mi porti lontano,

vedo la luce dell’altra riva.

Tremante eternità fatta di vita

che dolcemente s’insinua nell’aria

e la bacia come coi fiori la rugiada.

Ho negl’occhi quella luce,

l’usura non ne ha sconfitto la magia.

Monile di perle,

uno strappo ne rompe il filo,

ad una ad una sparse cadono a terra.

Ora la bellezza vive negli angoli del mondo,

ora negli occhi stanchi risplendono

graffi luminosi di speranza. 


PAZIENTE VERSO QUANTO MI ACCADE

 

Piccolo oscuro grande malessere

si impossessa della mia carne,

l’emozione parte dal cuore 

e diventa coscienza.

Passione, vitalità, energia , desiderio

sono parole del mio presente.

Il sentimento mi governa,

toro che scalpita nell’arena,

 indomabile per tutti.

Sono pronto!

Combatterò fino all’ultimo,

lascerò andare l’ultima goccia d’inquietudine.

Mare di tristezza ,

non so perché soffro.

Di te non voglio morire!

Sono estasi compiuta in cerca d’amore,

desiderio tormentato,

 attrazione di un bisogno,

fragilità dello spirito,

malattia dell’immaginazione.

Anche dai sogni della notte,

si può trarre nutrimento e forza.

Sarò dunque paziente 

e accetterò di essere un fiore che deve sbocciare.

Nutro in me la speranza di vedere 

 l’altra parte del cielo.


AMICIZIA

X   Xç

 

Il nostro legame, un sorriso vago,

dove, col tempo,  la nostra amicizia si adagiò.

Sentimento complesso l’amicizia,

a volte spaventa.

Le tue parole mi sono scese nell’anima

e vi rimangono impresse come il colore sulla tela.

Ascolto il tuo forbito linguaggio

come il deserto ascolta i suoi miraggi,

ogni granello di sabbia, una nuova storia

da cui nascono nuove strade,

pericolose e vulnerabili.

Ritrovo in te un mio bisogno saziato,

non voglio essere un animale addomesticato.

Rapporto conflittuale, 

lascia un’emozione che non se ne va.

In te c’è qualcosa di me,

un mio possibile modo di essere,

un’identità che potrei assumere.

Voglio fuggire dall’ipocrisia

e non simulare felicità.

Ho bisogno di te per vivere diversamente,

non accetto di confondere amore con bisogno.

Lancio la mia conflittualità in mare

nella speranza che si sciolga come sale.

Nello specchio delle nostre anime

 

vedo riflesse riserve mentali.

Stai sotto il tuo scudo di moralità

e hai paura che ti penetri,

io . . .

di mostrare quella identità che rifiuto.

Preferiamo vedersi 

per quel che volevamo essere,

 non per quello che siamo.

Abbiamo soffocato quegl’impulsi spontanei

che avvaloravano le piccole cose

e ci davano ristoro.

Ho fatto la mia scelta,

solo nella mia illusoria libertà.

Cerco di purificarmi alla sacra fiamma,

sperando di risorgere a nuova vita.

Vivo un’ansia febbrile di ritrovarti, 

un giorno,

dove ci siamo persi.


I PIANETI NON HANNO PIU’ IL POTERE DI STUPIRMI

 

Tutte le porte della mia vita

ora danno verso un’unica stanza.

Le finestre sono chiuse 

e le farfalle sbattono 

contro i vetri per fuggire.

L’esistenza è combattimento perfetto.

Avarizia, generosità,

durezza, dolcezza,

furbizia, onestà,

 pianeti di un firmamento

che non ha più il potere di stupirmi.

Le annerite dorature barocche

han subito il loro trattamento,

lucidate risplendono.

Ho venduto al nemico tutti i pensieri,

ho imparato a sospendere il giudizio.

Con frammenti di lapis colorati disegno

abbaglianti aurore boreali

per afferrare l’essenza dell’anima.

Nella stanza le donne partoriscono senza dolore,

i ciechi hanno dimenticato le loro tenebre.

Chiunque potrebbe avere la notte nel cuore

e regalare un po’ di luce.


IMPERIOSE RICHIESTE

 

X ç

Complicato strano rapporto,

ritrovarsi e perdersi

in un abbraccio tenero e impietoso

che avvolge, purifica, libera

e schiaffeggia come il mare.

Ricerca disperata

di un modo diverso

di vivere noi stessi.

Amore mal vissuto e scostante

ha sguardi obliqui,

 permette di ferirsi.

Esiste un amore cementato nell’odio

e un odio soggiogato dall’amore.

Esiste una dolcezza che fa soffrire

e una crudeltà che rende felici.

Esistono imperiose richieste

che il cuore sospira,

è un giuoco ancestrale

che rende ritrosi

a ogni tipo d’amore.


CATENE PER I NOSTRI SOGNI

 

In queste acque donde venne la vita

si sciolgono lacrime di uomini senza speranza,

schiavi del rigore e delle sicurezze dei loro tiranni.

Al plasma colloso degli oppressori si attacca

la forza dei sogni,

 il veleno dell’odio 

sparge distruzione e morte.

Sempre più ti accorgi che la vita

annega nell’acqua

che allaga la mente

e offusca i pensieri.

C’è bisogno di briciole di pace di cui cibarsi

per coprire il frastuono di giorni stanchi.

Il pensiero del malvagio

fabbrica catene per i tuoi sogni 

e ti offre ai boia in regalo:

si ciba della carne di chi lotta,

ne succhia il sangue

e neve rossa cade sui soprusi patiti:

percuote i nostri corpi

e  rivoli di sangue colano

sulla nuda pelle vestita di ferite.

Quando mordersi le labbra non basterà

sapremo morire ancora

e soffocheremo i nostri singhiozzi

 

nell’ultima nuvola di speranza.

Anche se la memoria provoca dolore,

è nell’oblio che si annida la morte. 


 

COME VIVERE IL TRAPASSO

X    ç

 

Mi riconosco passeggero,

in questo alone di vita

che attinge acqua da sorgenti

immerse nelle piaghe del corpo.

Impastato del sudore

che cola dalle membra,

raschio la ruggine del mondo.

Sommerso dal diluvio delle passioni,

trascino tra le rovine

scintille di giovinezza,

avvolgenti  intrighi di un cuore stanco.

Respiro veti ancestrali,

mancanza d’orizzonti,

sguardi senza amore

mi avvelenano l’esistenza.

Manca persino la volontà di stare al mondo.

Sto aspettando come vivere il trapasso,

nel caos dei dati giunti fino a noi.

Tra mito e scienza

si affacciano teorie contrapposte,

ignude concezioni, inclinazioni,

ipotetici cicli, fluttuanti oscillazioni.

Cosmologia e teologia,

si dimostrano inappropriati

balsami sulle ferite.