ABBRACCIARE LA VITA
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Ho bisogno di gesti eterni come il tempo,
di presenze allegre e bizzarre,
di affetti pieni di speranza,
ma soprattutto di sogni coraggiosi,
emozioni che illuminino i giorni bui,
sono così infelice sulla terra.
Lacrime di brina cadono dentro di me
senza mitigare la calura.
Corro di notte fra i boschi,
con occhi bendati,
brucianti di febbre,
mugugnando corone di frasi senza senso.
Il disegno che traccio è un raggio di sole,
saprò far risuonare il mondo
della mia curiosità,
dei miei sogni.
Le foglie avvizzite del bosco,
dopo la pioggia
sono piene di nuova linfa,
come di maggio le spighe
nel primo mattino pieno di sole.
Niente è più vero che
abbracciare la vita,
assaporando l’inconsapevolezza di vivere.
I GIORNI DEL CILIEGIO
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Ho visto danzare sul mare ghiacciato
tanti frammenti di luna
e dai rami inariditi
staccarsi le foglie argentate.
La natura si spoglia prima di addormentarsi,
sorprende con canti di corvi,
mostra fusti ossuti di pioppi.
Cobalto e luci dorate si spengono
come sopito autunno,
in questa vita stracciata.
Esorcizzata ogni illusione,
non ho più occhi
per suicidarmi nella bellezza.
Come potranno tornare
I giorni del ciliegio?
LA STANZA DEL MONDO
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Sotto un cielo stellato,
dove si dorme su letti di corda,
entri nella stanza del mondo.
Acque e vulcani
si coalizzano nel magma
con fluidi colori,
odori e vapori.
Nulla è più quiete
‘ché cadono anche le stelle.
Flusso veloce di infinite emozioni,
sangue che scorre.
S’aprono cassetti. . .
un fotogramma dopo l’altro:
l’acqua si altera
in sconosciuti metalli,
funghi ossidati, fiori geminati.
semiasfissiate divinità estive
brancolano nei vapori marini.
Vogliamo essere saziati,
in attesa dell’ultima scena
che non ci sarà.
MONILE DI PERLE
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Il mondo non sa il mio segreto,
ma tu conosci i miei approdi.
Nel sibilo di lunghi viaggi,
sperando che il tempo mi porti lontano,
vedo la luce dell’altra riva.
Tremante eternità fatta di vita
che dolcemente s’insinua nell’aria
e la bacia come coi fiori la rugiada.
Ho negl’occhi quella luce,
l’usura non ne ha sconfitto la magia.
Monile di perle,
uno strappo ne rompe il filo,
ad una ad una sparse cadono a terra.
Ora la bellezza vive negli angoli del mondo,
ora negli occhi stanchi risplendono
graffi luminosi di speranza.
PAZIENTE VERSO QUANTO MI ACCADE
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Piccolo oscuro grande malessere
si impossessa della mia carne,
l’emozione parte dal cuore
e diventa coscienza.
Passione, vitalità, energia , desiderio
sono parole del mio presente.
Il sentimento mi governa,
toro che scalpita nell’arena,
indomabile per tutti.
Sono pronto!
Combatterò fino all’ultimo,
lascerò andare l’ultima goccia d’inquietudine.
Mare di tristezza ,
non so perché soffro.
Di te non voglio morire!
Sono estasi compiuta in cerca d’amore,
desiderio tormentato,
attrazione di un bisogno,
fragilità dello spirito,
malattia dell’immaginazione.
Anche dai sogni della notte,
si può trarre nutrimento e forza.
Sarò dunque paziente
e accetterò di essere un fiore che deve sbocciare.
Nutro in me la speranza di vedere
l’altra parte del cielo.
AMICIZIA
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Il nostro legame, un sorriso vago,
dove, col tempo, la nostra amicizia si adagiò.
Sentimento complesso l’amicizia,
a volte spaventa.
Le tue parole mi sono scese nell’anima
e vi rimangono impresse come il colore sulla tela.
Ascolto il tuo forbito linguaggio
come il deserto ascolta i suoi miraggi,
ogni granello di sabbia, una nuova storia
da cui nascono nuove strade,
pericolose e vulnerabili.
Ritrovo in te un mio bisogno saziato,
non voglio essere un animale addomesticato.
Rapporto conflittuale,
lascia un’emozione che non se ne va.
In te c’è qualcosa di me,
un mio possibile modo di essere,
un’identità che potrei assumere.
Voglio fuggire dall’ipocrisia
e non simulare felicità.
Ho bisogno di te per vivere diversamente,
non accetto di confondere amore con bisogno.
Lancio la mia conflittualità in mare
nella speranza che si sciolga come sale.
Nello specchio delle nostre anime
vedo riflesse riserve mentali.
Stai sotto il tuo scudo di moralità
e hai paura che ti penetri,
io . . .
di mostrare quella identità che rifiuto.
Preferiamo vedersi
per quel che volevamo essere,
non per quello che siamo.
Abbiamo soffocato quegl’impulsi spontanei
che avvaloravano le piccole cose
e ci davano ristoro.
Ho fatto la mia scelta,
solo nella mia illusoria libertà.
Cerco di purificarmi alla sacra fiamma,
sperando di risorgere a nuova vita.
Vivo un’ansia febbrile di ritrovarti,
un giorno,
dove ci siamo persi.
I PIANETI NON HANNO PIU’ IL POTERE DI STUPIRMI
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Tutte le porte della mia vita
ora danno verso un’unica stanza.
Le finestre sono chiuse
e le farfalle sbattono
contro i vetri per fuggire.
L’esistenza è combattimento perfetto.
Avarizia, generosità,
durezza, dolcezza,
furbizia, onestà,
pianeti di un firmamento
che non ha più il potere di stupirmi.
Le annerite dorature barocche
han subito il loro trattamento,
lucidate risplendono.
Ho venduto al nemico tutti i pensieri,
ho imparato a sospendere il giudizio.
Con frammenti di lapis colorati disegno
abbaglianti aurore boreali
per afferrare l’essenza dell’anima.
Nella stanza le donne partoriscono senza dolore,
i ciechi hanno dimenticato le loro tenebre.
Chiunque potrebbe avere la notte nel cuore
e regalare un po’ di luce.
IMPERIOSE RICHIESTE
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Complicato strano rapporto,
ritrovarsi e perdersi
in un abbraccio tenero e impietoso
che avvolge, purifica, libera
e schiaffeggia come il mare.
Ricerca disperata
di un modo diverso
di vivere noi stessi.
Amore mal vissuto e scostante
ha sguardi obliqui,
permette di ferirsi.
Esiste un amore cementato nell’odio
e un odio soggiogato dall’amore.
Esiste una dolcezza che fa soffrire
e una crudeltà che rende felici.
Esistono imperiose richieste
che il cuore sospira,
è un giuoco ancestrale
che rende ritrosi
a ogni tipo d’amore.
CATENE PER I NOSTRI SOGNI
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In queste acque donde venne la vita
si sciolgono lacrime di uomini senza speranza,
schiavi del rigore e delle sicurezze dei loro tiranni.
Al plasma colloso degli oppressori si attacca
la forza dei sogni,
il veleno dell’odio
sparge distruzione e morte.
Sempre più ti accorgi che la vita
annega nell’acqua
che allaga la mente
e offusca i pensieri.
C’è bisogno di briciole di pace di cui cibarsi
per coprire il frastuono di giorni stanchi.
Il pensiero del malvagio
fabbrica catene per i tuoi sogni
e ti offre ai boia in regalo:
si ciba della carne di chi lotta,
ne succhia il sangue
e neve rossa cade sui soprusi patiti:
percuote i nostri corpi
e rivoli di sangue colano
sulla nuda pelle vestita di ferite.
Quando mordersi le labbra non basterà
sapremo morire ancora
e soffocheremo i nostri singhiozzi
nell’ultima nuvola di speranza.
Anche se la memoria provoca dolore,
è nell’oblio che si annida la morte.
COME VIVERE IL TRAPASSO
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Mi riconosco passeggero,
in questo alone di vita
che attinge acqua da sorgenti
immerse nelle piaghe del corpo.
Impastato del sudore
che cola dalle membra,
raschio la ruggine del mondo.
Sommerso dal diluvio delle passioni,
trascino tra le rovine
scintille di giovinezza,
avvolgenti intrighi di un cuore stanco.
Respiro veti ancestrali,
mancanza d’orizzonti,
sguardi senza amore
mi avvelenano l’esistenza.
Manca persino la volontà di stare al mondo.
Sto aspettando come vivere il trapasso,
nel caos dei dati giunti fino a noi.
Tra mito e scienza
si affacciano teorie contrapposte,
ignude concezioni, inclinazioni,
ipotetici cicli, fluttuanti oscillazioni.
Cosmologia e teologia,
si dimostrano inappropriati
balsami sulle ferite.