Erika Caser - Poesie

Lo scrigno

Persa nella nebbia, camminai sotto la pioggia
Arrivai al giardino.
Quel giardino. Ricordi?
Sotterrai lì la mia anima, sotto il più timido roseto.
Erano rose bianche profumatissime.
Mi aspettavi vero?
Sono qui a consegnare a te, il mio dolore.
Portalo nel profondo della terra
Assorbirlo con le tue forti radici e fallo sparire.
Portalo lontano nel tuo ventre
Brucialo per me, perché io… non posso
Sento il battere freddo dell’acqua sul mio corpo.
Vagherò per secoli per ritrovare quel che ora ho perduto.
Solo allora tornerò a vivere.


 

Lo specchio

Un brivido mi pervade
Amico specchio che mi mostri lei.
Lei che è ignara di me.
Io, nascosto dietro le fronde del salice.
Tu, che fai brillare quel pettine tra i capelli scuri.
La tua schiena sinuosa illuminata dalla luna,
Ah complice di tale semplice beltà!
Amico specchio
Che mi sveli il volto candido
Le sue labbra carnose, quegli occhi di bosco.
Il lenzuolo leggero mosso dal respiro del vento.
Qualcosa mi brucia dentro
Un fuoco, un desio che mi pervade
Mi riempie di gelosia al pensiero di chi solleticherà quella pelle di perla.
Negli orizzonti miei ci sei tu!
Vado via….mi pentirò.


 

Il primo giorno d’estate (a mia figlia)

Arrivasti tu
Con il tuo arcobaleno di colori ed emozioni
Come dopo un temporale.
Una nenia sussurrata solo per te.
Gocce di rugiada scivolavano calde sulle mie gote.
Il profumo di te,
germoglio appena sbocciato.
La tua manina piccola,
stretta alla mia.
I tuoi occhi regalati dal cielo, incontrano i miei.
Uno scambio di mute parole.
Il sentimento di puro amore solo per te, piccola farfalla!
La primavera è nata nel mio animo.


 

Schiava

Tra i ciliegi in fiore
Mi incammino avvolta solo dal mio kimono di seta bianco
Non so dove!
I capelli neri incorniciano il mio viso sfregiato
Nascosto dall’antico ventaglio dorato.
Il vento leggero scopre le mie spalle candide.
Mi accarezza, lui..
Con il fare di un gentiluomo.
Mi sussurra, anima del mondo…
Non essere più schiava.
Mi abbraccia e mi avvolge
In un manto di petali vellutati
Mentre rigano le mie gote rosee lacrime di paura.
Io, geisha, serva di un non amore.
Catene che fuggendo scalza da una vita, ho spezzato!
Libera di alzare gli occhi al cielo.
Libera di volare.
Non più in silenzio all’angolo del mondo.


 

Il ritorno

Il profumo dei narcisi
Si mescolava onnipotente,
all’odore delle foglie morte
che cadevano lentamente…
quasi desiderassero ardere negli ultimi raggi d’autunno.
Poter rubare il calore per scivolare piangendo nella terra fredda.
Narcisi fioriranno a primavera nel fresco disgelo.
Aleggerà la mia anima timida,
volerà più in alto delle nuvole.
Scenderà da te con le ali di un angelo.
Ti ricoprirò di petali.
Sarò sempre io ad accompagnarti per le vie buie del mondo.
E non avrai mai paura!
Ti sussurrerò l’amore ad ogni passo che muoverai al sole…
Della tua giovane vita!


 

Il mio conte

In una calda serata d’estate
Mi ritrovai proprio lì in quell’antica libreria di Parigi
Inquieta sentendo il tuo richiamo, mi muovo tra gli scaffali,
tra libri che odorano di polvere e storie lontane.
Un sospiro avvolgente e continuo mi pervade.
Appari tu d’improvviso tra l’odore di vecchio legno di cirmolo e carta ingiallita.
Un conte coperto di un bianco mantello.
Il tuo profumo ricorda quello dei fiori lunari,
velenosi ma celestiali.
Il tuo sguardo magnetico,
il tuo tocco leggero, sapiente.
Eccomi, amante del signore della notte.


 

L’incontro

Da bambina incontrai un mago.
Mi disse che potevo volare.
Mi diede ali grandi, ali delicate, ali bianche,
ma troppo fragili…così caddi.
E piansi.
Piansi tanto…
Non odiarmi perché non so vivere!
Le lacrime commossero un vecchio calzolaio.
Udì da lontano il mio dolore.
Così venne da me…
Accarezzò le mie giovani ali e mi consolò.
Mi regalò un paio di scarpe magiche,
per tenere i piedi a terra ma continuare a sognare!
Un giorno rividi il mago…
mi regalò un cuore!
Un cuore nuovo per amare.
Non era fragile, non aveva più paura.
Potevo continuare a camminare.


 

La metamorfosi

All’ improvviso il buio tutt’intorno.
Spesse pareti lucenti di ghiaccio, traslucide.
Immagini opache, sfuocate colpiscono la mia mente.
Una prigione di vetro impedisce lo schiudersi di uno splendido bocciolo.
L’incanto apparire davanti a quegli occhi increduli, incerti.
Oloferne, il superbo, mi portò all’inferno.
Fosti sciocco …la mia beltà t’ingannò.
Caduto per tua superbia nelle mie mani.
Perdesti la testa per me con la stessa violenza con cui ti prendesti il mio acerbo corpo.
Il fiorire lento del miracolo avvenne.
Petali profumano d’acqua di mare,
velluto sotto le dita di chi le accarezza.
Io, giovane pittrice, armata di spada e di lingua
vinsi la mia vittoria!


 

Un’ombra su di me

Quel nero mantello mi copre i pensieri.
La paura di non sapere chi sei, dove vai, cosa fai.
La pioggia incessante non lava via i dolori.
Passeggiavo lenta.
La follia, compagna di giornate tristi.
Suoni di città pervadono la mia mente.
Tormento ed ossessione.
Una fuga.
Il pensiero di te lontano da me,
perso nei secoli.
Fradicia continuo il cammino,
cercando con lo sguardo una luna nascosta.
Sono io la folle creatura che più nessuno cerca, che nessuno più ama.
Cerco un nome, un profumo perso tra i viali d’autunno.
Il mio volto coperto dall’ombra di una notte senza fine.


 

Bosco

Ritrovo di rituali antichi
perduti nella notte di tempi lontani.
Un cielo oscurato,
un sole morente,
un deserto nel deserto.
Streghe abbandonate in un’unica danza, un sabba nell’immensità di un cielo stellato.
Perse in mezzo alla forza selvaggia della natura.
Voci e corpi sinuosi muoversi leggiadre tra animali selvatici.
Libere, senza giudizio, senza veli né orpelli.
La smania di incantare, la voglia di mutare. Arabeschi disegnati sulla pelle virginale.
La neve che cade lenta e avvolge gli odori e i suoni.
Lontane da un mondo che non le vuole!