Ermete Pellicciotta - Poesie

Lidia, mia madre

Soave sillaba del tempo è l’infanzia
Il punto dell’esistere più attento
Si era un sorriso in due
Tu grazia del pensiero io stupito
Assai presto si levò un vento…
E già non eri più

E questo è il mio dolore
La sorpresa è che sai rientrare
D’improvviso nei miei domani
Irrompi nel pensiero e vi rimani.

La tua fragilità divenne amore
Prodigio femminile
Che attinge al pensiero di Dio
Ed io sono io
Una micro-galassia
Che pensa inventa agisce
Tra dubbi di metafisica
E fisica infinita
Intanto sei sparita

Mi lasci un varco al buio quando è sera
Ti cerco in una stella tra infinite
Quella che ti somiglia mi sorride
Brilla di gioia di atti fragili

Irrisolti che usavi a sciogliere
I nodi della vita e a propiziare
Che il volto tuo vivesse in altri volti

Se con l’affetto hai vinto lo spavento
Se il tuo ricordo è lungo ed inconcluso
È bello il non morire in cui ti sento.

 

 

 

A mio padre

È quasi estate
Aprivi lo studiolo
Tra le pareti antiche
Per inatteso senso d’infinito
Imparavo a sorprendermi del sole
Che mi stupiva quieto e divertito
L’ingenuità degli anni si è fermata
Nella solarità
D’un luogo dei desideri contro luce
Che apprendevo dalla tua intelligenza
Mi traducevi i termini corretti
Per accostarsi al mondo con sapienza

Quante scommesse giovani
Tra noi per soddisfar la fantasia
Quanta la tua accortezza
Nel saggiamente infondermi
L’inaugurale tocco di poesia
La sentivo anche forse nel pulviscolo
Solare affascinato da quell’ordine
Minuscolo…provavo ad afferrarla
Con la mano ricomponendo il vuoto
Con un sorriso serio mi tacevi
Che catturare i sogni
È il gioco più immaturo
Intanto sorvegliavi

Perché le tradizioni apprese
E il classico sapere fossero
Brillanti condizioni di futuro

Quando le notti azzurre
Fasciavano di stelle quella stanza
Ne descrivevi i nomi
I segni di un disegno misterioso
Ed io lì a sentire…
Fra gli atti incancellati dei ricordi
Mi è cara quell’intesa mai sancita
Di un’etica che torna silenziosa
La dignità promossa
A regola di vita.

È un punto di bellezza e di equilibrio
Col quale mi confronto
Prima di dormire; e appena sveglio
Quando si torna al mondo degli affanni
E un nuovo giorno
Toglie giorni ai pochi anni.

 

 

Lei (Tania)

Si inchinano sui viottoli le more,
L’aria le culla sembrano invitarti.
Le spicchi senza pungerti le dita.
E una farfalla fugge indispettita.

Estate – nasce in Tania ancor più vivo
Un desiderio di verde campagna,
Di corteggiar la terra, risvegliarla
Sotto il cielo che inazzurra l’ulivo.
Quella volta nel borgo a dirlo
Fu lei con la voce solare.
E il sogno conservato di lontano
Diventava reale.

Di lei piaceva il passo sorridente
E divertito ad indagare,
A ripulir le zolle,
A innaffiarle di luce,
A seminare i campi d’infinito.

Il suo modernizzarsi
È studiare il silenzio dei sentieri,
Stupirsi ai giovani petali aperti
Tra i boccioli di ieri.
È mostrarmi di notte
L’erba colorata di luna
La frutta che dorme sui rami.
Ai suoi atti accorti riannoda
La verde freschezza degli orti
Che rinascono cercando l’azzurro

E la terra torna di moda.

Sa offrire il sorriso e i pensieri
Al tempo e al tepore del focolare
Dove si dicono le favole
Che un bimbo non dimentica
Si svegliano emozioni silenziose
Si costruisce l’onestà d’esistere
L’orgoglio del futuro e del paese.

L’aria è una dolcezza di luce.
Ormai Perano è tutta più di prima:
È il più che si ricerca
È il più che dà la terra
È il più di noi che piace.