Federica Porcari - Poesie

OPERA “POESIE DEGLI OPPOSTI”

Involucro

Languida notte d’amore spezzato
Sciolta tra noi la timidezza
Eppur divisa resto tra un cuore colmo e un corpo spento.
Non aggiungere parole.
Nell’attimo del non detto mi consolo.

 


 

Autunno

Del mio autunno avvizzito
Non rimane che il fango
Fradicio di foglie sudate e stanche.
Esse attendono un inverno di bimbi gelati
Di cieli spenti
Accesi di neri rami storpi
Palpita solo la tua mano che scopre la mia
In una fuga di farfalla timida
Palpita solo il tuo occhio che scalda la mia caviglia svelta
In un sibilo di primavera.


 

Foglie

Odi queste foglie graffianti
Queste rocce che si sgretolano
Queste cascate che si rovesciano.
Se tu ascoltassi il mio cuore
Scopriresti che fa lo stesso rumore.
Apri la porta da lontano,
Vedi quei filari di alberi sulle colline
È lì che dovresti vivere e portarmi con te
Ci sarebbero animali felici delle nostre carezze
Magici felini, caprioli danzanti, caprette avide d’amore
Potremmo scivolare con loro sul verde ondoso
E zittire quel rumore.


 

Braccia

Ho sognato di te
Sgorgavo di infinita tenerezza
Guardandoti dormire tra le mie braccia
Con il volto che sfuggiva al lenzuolo.
E poi il nulla
Ero di nuovo in esilio dal mio corpo
Vagavo nell’ignoto di uomini senz’anima
Cercavo quella culla rivestita di bianco
Ma sono caduta, sola, nella mia stanza.
Non è mai ora per la gioia di giungere,
trova sempre mille scuse
e si perde tra ponti gialli in lontananza
Gioca nei campi di fieno, si dimentica di te ma non ripara il torto
La puoi scorgere spesso accoccolata in altre braccia
E tu ti chiedi se mai vorrà le tue.


Infanzia

Vestivamo di polvere sopita
Ci coricavamo orfani su campi falciati
Stretti a una sorda malinconia,
ci svuotavamo davanti al cielo freddo della campagna.
Tornavamo a casa
Richiamati voracemente dal cibo che ci attendeva vivo
e dal fuoco che invano sostituiva un abbraccio materno.
Le nostre teste piene di parole magiche
Ci portavano altrove
regalandoci quella grazia che sa di salvezza
e di possibilità.
Nessuno entrava mai a disturbare
Quel mondo tutto nostro non sarebbe finito
Era possibile credere, era possibile respirare.
Ma tornavamo a casa.


Sogni

Spezzami l’anima
Come un tronco, come un corpo
E te la mostrerò
Vedrai viandanti avvicendarsi
In un deserto arancione di fuoco e fatica
Dove ardono formiche di legno
Pronte a scoraggiare con parole infauste
L’incedere di chi arriva su questo terreno.


Neve

Stamattina la neve si è mangiata il mio cuore.
Nulla è stato detto, lei lo ha preso.
Nulla è stato fatto, lei lo ha reso immobile.
Nulla è cresciuto ai nostri occhi umani, l’invisibile è sempre stato qui.


Separazione

Posso solo ascoltare i rumori di pioggia,
di macchine urlanti,
di bambini stridenti.
Posso solo sentire l’anima che vuole scindersi dal corpo,
Posso solo desiderare di dissotterrare i morti e sostituirmi a loro.
E ora solo gatti che camminano,
nuvole che dormono,
Coccinelle che respirano.


Mondi

Voglio essere dimenticata
Nei ghiacci delle montagne
Nel fuoco degli incendi
Sono come il deserto, bollente di giorno, gelido di notte.
So scendere nei dirupi ed incontrare i mostri
So scendere nei dirupi e trovare i tesori.
Le nostre anime di giorno
Le nostre anime di notte
Si abbracciano nella danza degli opposti.


Ferite

La strada è innevata
Le foglie si sospingono in impeccabili intrecci
Di anime ferite dal mondo
Giunte qui sul vento della fede
Ma deluse in un subitaneo rifiuto.
Ora spiriti vicini mi chiedono di ritrovare
Un amore gravido di pioggia
Come non so dirlo
Iniziare è scrivere un unico verso.