LA MIA TERRA
SONO STATO
L’ultima tua lacrima senza colpa,
fermata su richiesta di una corsa dissennata;
sono stato, cosciente, cose varie;
complice e vittima.
Sorrisi e brandelli di gioia, sono stato,
sogni, a morsi sbucciati della forma.
Ecco, adesso, la pelle della luna;
riceverà carezze d’occasione.
E riempiranno la mente.
Ancora un poco.
VERRA’ IL TEMPO
Ricorderai il suono della voce,
le sue note?
Ricorderai d’aver incrociata la tua strada
con la mia?
Non ricordare, ti prego le mie offese.
Mi racconterai, all’ombra dei sorrisi,
l’ultimo tuo approdo?
Mi dirai del tuo giorno senza copione?
Di vento, le parole saranno.
E di aria salmastra.
E di salsedine.
E di fuochi sulla spiaggia..
RANDAGIO
I sassi ormai spuntati e cartone a giaciglio.
Spazio sempre maggiore lungo i marciapiedi,
di notte; giovani annoiati vanno a dannarsi.
Randagio.
Della peggiore specie: umana.
Lo sguardo a terra, non capirebbero gli occhi.
Randagio.
Sentire parole sull’amore.
Sentire parole sulla bontà.
Odore nuovo, lacerante più della fame:
paura. Terrore.
Randagio uomo e la sua paura di morire!
E’ così facile, invece..!
QUESTA NOTTE
C’è, nell’aria di questa sera
sciocca d’autunno,
un anticipo dell’alba.
Beffarda novità, attesa forse.
Già nota bugia.
Lo stridore delle emozioni
S’avvisa da lontano,
seguendo il tuo sguardo.
Questa sera, infine, arriva!
Riprendo il gusto di seguire
il volo della poiana.
Infine, padrone del mio sguardo.
Vorrei, ora la pioggia e le tracce
nei rivoli della notte.
LA VOCE DI SION
Senti?…è la voce di Sion.
La sua forza ondeggia nel vento,
Riempie la sabbia,
compagna la frusta.
Di violenza la sua antica fame sazia.
Ascolta il dolore di Gaza,
il suo lamento.
Senti le sue lacrime?
Compagna del tuo vivere
Indifferente, complice
della sua fine.
Lasciati portare dall’inno
dei ragazzi-bomba.
Vola con loro e con il tuo silenzio….
Senti lo strazio delle madri?
L’odore di sangue, di morte.
Il colore della morte non ha riflesso.
Nessuno.
Ascolta…! macerie rotolanti,
spari, urla…mani che carezzano
il vento…il vento di Sion.
La terra di Cristo non germoglia,
non più.
IRPINIA
Riprendo il cammino lungo i fiumi, restando a guardarla
dalla rupe.
Attraente, distesa e civettuola..
Le sue dolci curve dense di faggi, i graffi sui rialzi
a strapparle sabbia;
la melodia dei suoi volatili, di volpi.
I lamenti degli ottusi villani.
Irpinia.
Gli anni hanno reso bella e oggetto la sua lussuria,
il seno dei Picentini altrove diretto,
invocato dai suoi figli.
I suoi paesi presepi derubati dell’antico respiro,
siedono sulla sua memoria, calpestando i segni.
Irpinia.
Donna e madre splendida, feroce e delicata, fiera.
Sonnolenta insegue, aspetta..il nuovo che verrà.
Come sempre.
ERA DI SERA, QUELLA SERA
Era di sera, quella sera
il bimbo le dormiva in braccio
le manine a ghermire la fonte di vita.
La stanchezza del giorno, uguale
Ai giorni da una vita.
Ostica terra non dura madre
Spingeva uomini a partire.
Donne, colonne della vita, a volte restavano.
Boato!!
‘’Lo tremuoto..lo terramoto!’’
La fine, era la fine di quel mondo!
Istanti lunghi una paura atavica!
Il cuore in gola, strinse a sé quella piccola vita,
il tugurio crollava e divenne tomba.
Giorni dopo, la polvere si placò
Imperava il gelo.
Misericordiose mani invocarono
aiuto ‘’c’è un corpo..!’’
Il bimbo respirava!
CANTO E DOLORE
E sei volata leggera e silente,
invisibile il dolore vissuto,
vivo l’amore che hai riversato.
Piange il cuore per l’assenza ormai
del tuo sorriso, del tuo rimbrotto,
del tuo tacito bisogno d’amore,
di carezze. Di vicinanza.
E pure sei volata, distese rughe,
il cristo tra le mani fredde.
Un rosario.
Hai preso accordi con gli avi,
non concesso a noi;
confondevi il tempo, lo spazio.
Con te vola, strappata a forza,
una parte di me.
Di te, ora avvolta in terra, foto
del tempo di ieri.
E’ un arrivederci, Mamma.
ANSIA
Viene su. La senti forte come l’onda,
cerchi di capire, senza capire.
Pensi di strapparla via da te
ma puoi strappare l’anima?
la tua frenetica corsa…l’ansia
che ti fa sua prima e dopo e ancora.
Amo di te le frasi che nascondono i pensieri.
Sei il fresco di questi anni, sei
le stagioni che si rinnovano.
Ecco: amo di te quello che mascheri.
Ho l’età per aspettare l’alba senza paura,
un caffè quando altri amano, ancora, morfeo.
Posseggo disillusione adatta a non fidare
nel tramonto.
VENDITORE DI SOGNI
Nessuna foglia, come te, cadendo a terra
farà sentire la sua voce;
il silenzio infine; coprirà, la neve
i germogli di altre foglie.
Certezze vaghe e sibilline,
attorcigliate sul bordo dei pensieri,
irridenti.
Insolente calma apparente.
Il venditore di sogni, deluso
e amareggiato caricò in spalla
il contenitore intonso e mesto prese la via.
Strappò la lettera grafata di lacrime,
coriandoli divennero emozioni
ormai ricordi, strinse gli occhi per fermare..
Cosa? Non possedeva lacrime.
Solo vuoto e il vuoto non ha forma.
Come l’acqua assume forme.
Il tempo, maledetto tempo
e benedetto, un tempo.