Federico Barbieri - Poesie

LA MIA TERRA

 

SONO STATO

 

L’ultima tua lacrima senza colpa,

fermata su richiesta di una corsa dissennata;

sono stato, cosciente, cose varie; 

complice e vittima.

Sorrisi e brandelli di gioia, sono stato,

sogni, a morsi sbucciati della forma.

Ecco, adesso, la pelle della luna;

riceverà carezze d’occasione.

E riempiranno la mente.

Ancora un poco.


VERRA’ IL TEMPO

 

Ricorderai il suono della voce, 

le sue note? 

Ricorderai d’aver incrociata la tua strada 

con la mia? 

Non ricordare, ti prego le mie offese.

Mi racconterai, all’ombra dei sorrisi,

l’ultimo tuo approdo?

Mi dirai del tuo giorno senza copione?

Di vento, le parole saranno.

E di aria salmastra.

E di salsedine.

E di fuochi sulla spiaggia..


RANDAGIO

 

I sassi ormai spuntati e cartone a giaciglio.

Spazio sempre maggiore lungo i marciapiedi,

di notte; giovani annoiati vanno a dannarsi.

Randagio.

Della peggiore specie: umana.

Lo sguardo a terra, non capirebbero gli occhi.

Randagio.

Sentire parole sull’amore.

Sentire parole sulla bontà.

Odore nuovo, lacerante più della fame:

paura. Terrore.

Randagio uomo e la sua paura di morire!

E’ così facile, invece..!


QUESTA NOTTE

 

C’è, nell’aria di questa sera

sciocca d’autunno,

un anticipo dell’alba.

Beffarda novità, attesa forse.

Già nota bugia.

Lo stridore delle emozioni

S’avvisa da lontano, 

seguendo il tuo sguardo.

Questa sera, infine, arriva!

Riprendo il gusto di seguire

il volo della poiana.

Infine, padrone del mio sguardo.

Vorrei, ora la pioggia e le tracce 

nei rivoli della notte.


LA VOCE DI SION

 

Senti?…è  la voce di Sion.

La sua forza ondeggia nel vento,

Riempie la sabbia,

compagna la frusta.

Di violenza la sua antica fame sazia.

Ascolta il dolore di Gaza,

il suo lamento.

Senti le sue lacrime?

Compagna del tuo vivere

Indifferente, complice

della sua fine.

Lasciati portare dall’inno

dei ragazzi-bomba.

Vola con loro e con il tuo silenzio….

Senti lo strazio delle madri?

L’odore di sangue, di morte.

Il colore della morte non ha riflesso.

Nessuno.

Ascolta…! macerie rotolanti,

spari, urla…mani che carezzano 

il vento…il vento di Sion.

La terra di Cristo non germoglia,

non più.


 

IRPINIA

 

Riprendo il cammino lungo i fiumi, restando a guardarla
dalla rupe.
Attraente, distesa e civettuola..
Le sue dolci curve dense di faggi, i graffi sui rialzi
a strapparle sabbia;
la melodia dei suoi volatili, di volpi.
I lamenti degli ottusi villani.
Irpinia.
Gli anni hanno reso bella e oggetto la sua lussuria,
il seno dei Picentini altrove diretto,
invocato dai suoi figli.
I suoi paesi presepi derubati dell’antico respiro,
siedono sulla sua memoria, calpestando i segni.
Irpinia.
Donna e madre splendida, feroce e delicata, fiera.
Sonnolenta insegue, aspetta..il nuovo che verrà.
Come sempre.


ERA DI SERA, QUELLA SERA

 

Era di sera, quella sera

il bimbo le dormiva in braccio

le manine a ghermire la fonte di vita.

La stanchezza del giorno, uguale

Ai giorni da una vita.

Ostica terra non dura madre

Spingeva uomini a partire.

Donne, colonne della vita, a volte restavano.

Boato!!

‘’Lo tremuoto..lo terramoto!’’

La fine, era la fine di quel mondo!

Istanti lunghi una paura atavica!

Il cuore in gola, strinse a sé quella piccola vita,

il tugurio crollava e divenne tomba.

Giorni dopo, la polvere si placò

Imperava il gelo.

Misericordiose mani invocarono

aiuto ‘’c’è un corpo..!’’

Il bimbo respirava!


CANTO E DOLORE

 

E sei volata leggera e silente, 

invisibile il dolore vissuto,

vivo l’amore che hai riversato.

Piange il cuore per l’assenza ormai

del tuo sorriso, del tuo rimbrotto,

del tuo tacito bisogno d’amore,

di carezze. Di vicinanza.

E pure sei volata, distese rughe,

il cristo tra le mani fredde.

Un rosario.

Hai preso accordi con gli avi, 

non concesso a noi;

confondevi il tempo, lo spazio.

Con te vola, strappata a forza,

una parte di me.

Di te, ora avvolta in terra, foto

del tempo di ieri.

E’ un arrivederci, Mamma.


ANSIA 

 

Viene su. La senti forte come l’onda,

cerchi di capire, senza capire.

Pensi di strapparla via da te

ma puoi strappare l’anima?

la tua frenetica corsa…l’ansia 

che ti fa sua prima e dopo e ancora.

Amo di te le frasi che nascondono i pensieri.

Sei il fresco di questi anni, sei 

le stagioni che si rinnovano.

Ecco: amo di te quello che mascheri.

Ho l’età per aspettare l’alba senza paura,

un caffè quando altri amano, ancora, morfeo.

Posseggo disillusione adatta a non fidare 

nel tramonto.


VENDITORE DI SOGNI

 

Nessuna foglia, come te, cadendo a terra

farà sentire la sua voce;

il silenzio infine; coprirà, la neve 

i germogli di altre foglie.

Certezze vaghe e sibilline,

attorcigliate sul bordo dei pensieri,

irridenti.

Insolente calma apparente.

Il venditore di sogni, deluso 

e amareggiato caricò in spalla 

il contenitore intonso e mesto prese la via.

Strappò la lettera grafata di lacrime,

coriandoli divennero emozioni 

ormai ricordi, strinse gli occhi per fermare..

Cosa? Non possedeva lacrime.

Solo vuoto e il vuoto non ha forma.

Come l’acqua assume forme.

Il tempo, maledetto tempo 

e benedetto, un tempo.