Felice Conti - Poesie

Falso d’autore

“Grazie, per le belle cose che mi scrivi…”.
“Ma non le scrivo io, ne sono più che certo
perché le scrivi tu… vivendo!
Ê la mano mia, come un aquilone
e vola sopra il foglio, spinta dal tuo vento.
Sei Aria
così meravigliosa
che anch’io, ti credo immaginaria
ma se la mano mia, si muove proprio ora
vuol dire che sei vera… e che sei davvero straordinaria!”.

 

 

 

La fiamma

Ecco qui, colei che m’ha riacceso:
focolare che riscalda la mia stanza
torcia che m’illumina il sentiero.

Ecco qui, la fiaccola d’Olimpia:
cessino le guerre, inizio si dia ai giochi
in trionfo l’ho portata, per più di mille miglia.

Lasciate a me gli spalti, che sono l’altro atleta
per portarla via, prima che sia spenta
anche più di mille volte, il suo maratoneta.

Nel tempo e nello spazio, tutti vedano colei
che arde nei miei occhi, mentre corro a perdifiato:
Prometeo sono io! Ho il fuoco dei tre Dei!

Eppure senza Aria, non avrei la loro fiamma
sia Fede, Speranza od Illusione
senza Aria non c’è Amore!

Ed io? Ancora sarei spento…
Ed io? Ancora sarei freddo…
Ed io, ancora al buio pesto
non me ne andrei correndo
neanche a passo lento
in un angolo starei, con il capo chino… fermo!

 

 

 

Innamorarsi

Sul confine discreto
tra il tuo mondo e quell’altro
un piano disteso
proteso
inquieto a serrare
l’Aria nel cielo
l’acqua nel mare
una chiazza di luce, pura mistura, di vento e di sole:
t’abbaglia, eppure, a mo’ di sipario, l’iride s’apre
a svelare quell’opera che, prende vita in platea;
la pupilla diventa, un oblò spalancato
dentro di te, soffia la luce
l’anima si muta in vela, e per lei ti conduce!

Il corpo al galoppo, procede
si fa la ragione cavallo
l’istinto, si fa cavaliere:
un delfino, infrange quel piano
come la terra, infrange il bicchiere
e s’invola in un salto, discreto
disteso
proteso
inquieto a portare
acqua nel cielo
Aria nel mare!

Per un attimo solo, resti sospeso
carezzato dal vento che danza, con mille frammenti di vetro…
per un attimo solo, resti sospeso
aquilone di croce, privato del telo…
per un attimo solo, resti sospeso
di tendini e muscoli, poi senti lo sforzo
è un arco la schiena incurvata, ma il filo s’è rotto!

Ricadi contratto
disfatto
deluso
perduto…
ricadi, nel mondo tuo acquoso, e osservi sgomento
mille frammenti di Aria, tornare nel vento…
ricadi, e vorresti affogare, così resti immoto
ma tanto lo sai, che non puoi trattenere il respiro
che non puoi, trattenere quel nuoto
un delfino ha bisogno di Aria:

verso il confine, di nuovo…
di nuovo, la chiazza di luce, là in alto…
di nuovo, amante di nuovo
non a morire, lì sotto
con te solo accanto
ma a prendere ancora lo slancio
e tentare quel volo
in un salto…

Forse il segreto, è pretendere meno:
adattarmi a nuotare, dovrei…
dell’acqua sul pelo!

 

 

 

Aria

Ci sono certe donne… Dio! Ci sono certe donne
talmente belle e forti, da sfidare il tempo
come una scogliera sfida il mare
infrangerne le onde e poi brillare
bagnate sia di tempo che di sale.
Il Cielo, si china su di esse
in modo da abitare i loro occhi
il Cielo s’inginocchia
pregandole perché, si possa fare carne
ed eccole lì a dire: “Così sia”.
Una ha avuto il nome di Maria.
Eccole lì a darci il loro amore
di madre
moglie oppure figlia
amante oppure amica.
Ci sono certe donne… Dio! Ci sono certe donne:
tutt’altro che la…!
E tu, tempo ti vergogni
di porre a un tratto fine ai loro sogni
e tu, Cielo le raccogli
per farle ritornare come allora…
ancora belle e forti!
Per farne delle estati, che principieranno primavere
altro che l’autunno, seguito dall’inverno:
il tempo passerà, ed esse resteranno…
stavolta belle e forti in sempiterno!

 

 

 

La coscienza

Andiamo, tenendo una lanterna in una mano
che illumina soltanto un breve tratto, del tempo e dello spazio.
Andiamo, tenendo la lanterna nella mano
e non sappiamo quel che diverremo
né sappiamo più quel che eravamo.
Forse la lanterna, va di mano in mano
da un corpo al successivo:
che sia quello di prima, allora ci illudiamo.
Forse, persino la lanterna, non resta mai la stessa:
che sia un’illusione, anche la coscienza?!
Dell’io e del nostro corpo, potremmo fare senza?

 

 

 

La fune

È una fune che scorre, la vita che passa:
ti spella le mani, se la stringi con forza
non te n’avvedi, se la presa tua è lassa
ma tu, stringila appena
e come sul viso, l’Aria fa con la brezza
non se è in tempesta, neppure se è ferma
così nei tuoi palmi, la vita che passa
sarà una carezza!

 

 

 

La scienza dell’amore

Se c’è una verità?
Sì, esiste certamente
ma non c’è concesso di saperla, per non incatenarci
o dato che per noi è troppo complessa
così, c’è chi si rassegna, e chi ha talmente sete
che la verità, la sceglie con il salto della fede.
C’è poi una terza via:
le mani della mente, disporre a mo’ di staffa
perché ci metta il piede
la mente di colui che viene dopo
e lui faccia lo stesso, così che a poco a poco
non salga l’individuo quanto l’uomo.
È vano avere fretta:
non tocca certo a noi, piantare la bandiera sulla vetta
piuttosto tocca all’uomo, grazie ad una splendida staffetta!
Lui, giunto sulla cima
vedrà la verità dall’altra parte
che sia solo entropia
oppure opera d’arte.
Lui, giunto sulla cima l’avrà in dono
perché comunque sia
lei ne farà un Uomo
e quanto sarà dolce, gustare quel sapore
non sopra a una Torre di Babele
ma ad una lunga serie…
di piccoli ascendenti atti d’amore!

È proprio l’amore
della verità la parte bella
tanto che una volta messa in luce
ne sarà il calore…
ne sarà il colore…
ne sarà la stella!
La stella?
Sì, quell’astro che nel mondo ognuno vuole:
può esistere e resistere…
la vita senza il sole?!

 

 

 

Gli echi

Avete visto mai, una donna quando canta?
Una donna così bella, perché dentro di lei
s’accende quella luce così bianca?
La luce forte e calda
su tutta la sua pelle trasparente, si diffonde
poi da quella irrompe
come fa in una cascata, l’acqua.
La donna, diventa allora un lume
io invece mi rischiaro alla sua luce.

Il capo quando canta si fa palco
gli occhi, divengono gli attori
il volto si fa sfondo:
osservo sbigottito andare in scena
tutte le emozioni a questo mondo!

La bocca è una sorgente
la voce un suono d’acqua cristallina
a volte d’una goccia
a volte d’uno scroscio.
A volte, del mare ascolto il suono:
andare vorrei via con la risacca
ma dopo come l’onda, che ritorna al mare
ritorna dentro me voglia d’amare!

Però, fin quando dura il canto
a mo’ d’un corpo nudo sulla spiaggia
si sdraia la mia anima e si bea
rendendo grazie a Dio…
d’essere al cospetto d’una dea!

Poi si rialza in piedi ad aiutare
serbando nelle orecchie, l’eco di quel canto
serbando un’altra eco nello sguardo:
gli schizzi di quell’acqua, giunti fino a lei ma trasmutando
in lacrime dolcissime, d’un salmastro pianto.
quando anche col corpo, piango.

 

 

 

La fiamma tardiva

T’è successo mai, di stringere un bastone in una mano
che ha una fiamma viva all’altro capo?
Di cercare chi, vuole quella luce o il suo calore
ma di cercarlo invano?
Di volere accendere dei fuochi, per spegnere la notte
per scaldare il freddo
ma non trovare legna in nessun petto?
Allora che ci fai con quel bastone?
Osservi la sua fiamma consumarsi
con un nodo in gola, di rabbia e di dolore.
L’osservi, e sai che non è grande
sai, che non è per tutti
però non puoi vedere il tuo bastone incenerirsi
senza che abbia mai portato fiori, senza dare frutti.
Poi senti un dolore nella mano:
in terra, cade un mozzicone
ne spegni la fiammella indemoniato
pestando con i piedi i pochi resti… d’un futile bastone!

Testardo, conservi una speranza:
che per te ci sia, d’amore una parola
a scioglierti di rabbia e di dolore
il nodo, serrato nella gola…

 

 

 

Commedia in tre atti

Per strada cammino
fiero e deciso:
da lì son partito
di là sta l’arrivo…

Per strada cammino
stanco e dubbioso:
da lì son partito?
Non so più chi sono!
Qualcuno mi dica, qual è la mia meta…
c’è troppo rumore… gridate più forte!
Un urlo soltanto, martella le orecchie:
la morte… la morte… la morte…

Per strada cammino
curvo e deluso:
la meta è segnata
il via già un refuso.
Poi, incontro mi viene, d’amori uno stormo:
d’un tratto m’involo…
al via assieme a loro
cantando ritorno!
L’alba di fronte
s’inverte alle spalle:
del sole che sorge
riflesso è il tramonto!
Sul sole che sorge
V sempiterne
a batter le ali
per batter le mani…
applauso solenne, segni corali
pubblico alzato, a stormi iniziali:
gabbiani… gabbiani… gabbiani…
Per l’Aria ciascuno
un nuovo Natale, darà alla sua storia:
con l’Aria si vola!
All’Aria plaudendo, le V paion dire
Vittoria… Vittoria… Vittoria…