Franca De Pasquale

Poesie


Farfalla gialla

Son due giorni che ti incontro,
farfalla gialla,
mentre svolazzi, libera nell’aria
frizzante di sole novembrino,
come fosse in arrivo primavera.
Ieri danzavi da sola,
brillante come l’oro,
oggi intrecci i tuoi voli
con una bianca amica.
Cosa vuoi dirmi
mentre ti soffermi
sul vivido rosso fiore?
Sento che porti buone nuove,
che sei presagio di vittoria
sul male imperante,
che rattrista e divide.
Benvenuta farfalla gialla,
tu che volando sopra il filo spinato
di antica tragedia,
hai risvegliato, in tanti cuori trafitti.
speranza di nuova vita.

 


 

Dove siete?

Dove debbo immaginarvi
-mamma, papà, parenti e amici cari,
volati oltre i nostri confini-
quando vi penso ?
Da dove il vostro spirito vitale
segue il nostro penare e gioire?
Dove siete?
Nel paradiso che ci hanno descritto?
-Credo che sia solo per pochi eletti,
stando alle regole per meritarlo.
Nel purgatorio?
-Sarebbe ingiusto.
Nessuno di voi ha peccato abbastanza.
Fluttuanti nel cielo, come angeli in volo,
o sulla luna a contemplare il mondo,
con nostalgia?
-Beh! talora mi è parso
di scorgere nel cielo
o nell’astro notturno
qualche profilo ammiccante,
ma niente di familiare.
Incarnati in altre creature?
-Non lo credo probabile.
Anche se, a volte, mi è parso di vedere
il viso della mamma
sorridermi da una corolla di rosa
e quello del papà da un ulivo secolare,
simile alle antiche piante, là sulla collina,
meta delle nostre gite settembrine.
Dove siete?
La mia domanda cade nel vuoto.
Né fede, né scienza mi danno risposte.
C’è, però, un posto,
nella mente e nel cuore
in cui so di potervi sempre trovare.
E’ solo là, nel silenzio,
ora che tutto è silenzio,
che sento vibrare, al mio richiamo,
la vostra essenza immortale.

 


 

I tiranni

(uomini per caso)

Nei corsi e ricorsi storici
compaiono alla ribalta del tempo
esseri dalle sembianze umane
ma con cuori e istinti ferini.
Lupi travestiti d’agnello,
giungono, per vie traverse,
alle soglie del potere.
Uomini per caso,
dittatori per scelta,
spinti dalla brama di dominio.
carpiscono -con turpi inganni-
scranni e scettri,
sopprimono diritti e libertà.
Inafferrabile,
nella turris eburnea
della sua sadica follia,
il perverso despota,
trama disegni sempre più biechi
di tirannia sugli uomini veri,
ordina distruzioni e massacri
semina terrore e morte,
cancella futuri e speranze.
Dalle sdrucite pagine della Storia,
eserciti di sbigottiti fantasmi
urlano, dalle vuote orbite,
gli orrori dei martiri subìti.

 


 

Tempi moderni

Bla bla bla bla bla…….
Tutti parliamo, tutti sappiamo tutto.
Un inestricabile miscuglio
di vero e falso ci travolge
come un fiume in piena.
I media e i social ci sovrastano
con novità, scandali. denunce
allusioni, promesse,
descrizioni di vizi e virtù
dei personaggi famosi
i cui followers non si contano;
i video-reels ci mostrano infinite stranezze:
-nonnine centenarie, piegate a 60 gradi
che ballano il rock;
-bambini erculei che spezzano il ferro:
-il super-tatuato di turno che aggiorna
i fans sulle sue ultime analisi
e sulla crescita dei figli:
-la top manager onnipresente
che stupisce con sempre nuove trovate;
-il medico famoso che sponsorizza
improbabili scoperte miracolose.
Un apparente progresso
ci abbaglia con mille futilità
e ci distrae dalle cose serie:
-la Terra che muore,
per l’incuria umana;
-i popoli derubati delle loro risorse
da chi dovrebbe proteggerli;
-l’insania di capi autoreferenziali
che fomentano le guerre;
-la democrazia avvilita e contestata;
-la gente che ha sempre più fame
di giustizia e d’amore.

 


 

Io c’ero

Io c’ero.
Non capivo il senso,
ma c’ero,
quando lasciammo,
per la prima volta, la casa,
per rifugiarci in campagna,
con zii e cugini,
in un vecchio casolare
ereditato dal nonno.
A noi bimbi sembrava una vacanza,
ma gli sguardi angosciati
e gli strani i discorsi dei grandi
ci turbavano, senza capire.
A volte, poi, segnali peggiori.
Mancava il pane;
strane luci,
diverse dalle stelle cadenti
solcavano il cielo;
sentivamo rombi
di lontani mostri
sopra il nostro fragile tetto;
una notte dovemmo fuggire
e, incespicando a turno nel buio
tra pianti infantili,
trovammo, sotto un ponticello,
un angusto riparo.
Pian piano tornò il sereno.
Rientrammo a casa.
Un giorno da un camion militare
saltò giù il papà,
tornato dal fronte.
Qualcuno disse, con frasi
che allora non capii,
che c’era stato l’armistizio
che la guerra stava per finire
che la liberazione era ormai vicina.
Io c’ero,
ma solo crescendo ho capito
l’insana follia della guerra
e la preziosa conquista della libertà.