Amor fugace
Fugace fu l’amor, seppur onesto e
puro,
clessidra, ove fuggia veloce la sua
sabbia.
Passato è il tempo, con esso pur
la rabbia,
ora che poso il guardo all’apparir
sicuro.
Rimembro ancora del dì l’alacre
lampo,
ancor la speme, la meraviglia
accolta,
trovai l’amor, la gioia della prima
volta,
fu il rinverdir di piante e rose in seno
al campo.
Madre Natura a te io mi rivolgo,
per rischiarir dai dubbi la mia
mente.
Fa che il mio pianto, l’Universo
sente,
fa che la luce, il suon, la quiete,
io accolgo!
Dimmi, o mia Natura cara:
perché del bello dai la breve
vita? Or non ti appaga vederne la
ferita?
Perché poi resta una stagione
amara?
E le vestigie, e l’orme, e la tua
calla,
fan dell’effimero il metro di
bellezza.
Poggi la mano a volgere
carezza,
al breve volo, leggiadro di
farfalla.
O mia Natura che dai al cielo
il sole,
del tuo far lieto io sempre mi
stupisco,
ché dura breve il fiore
dell’ibisco,
ma so brami il ben della
tua prole!
Liberazione e Libertà
Come potrei, anima mesta e ignara,
scoprire il volto di quell’Italia cara?
L’inclito giorno della Liberazione,
quando la Patria lasciò la sua prigione?
Grondava sangue la Patria servile,
fino quel dì del venticinque aprile.
Quella ferita larga che s’apriva,
guarì in seno alla libertà collettiva!
La Libertà, retaggio di gran lotta,
c’è giunta a noi ad indicar la rotta,
e nel gran mare dalle vestige forme,
penso che noi abbiam perso le orme.
Cos’è rimasto di quell’aspra conquista?
C’è l’euforia, l’idea a prima vista!
Un’astrazione, la grande illusione,
solo l’idea di una sua invenzione.
La libertà sfrenata è anarchia,
l’algido covo di truce tirannia.
Dobbiam tornare a disegnar la storia,
gettar la luce, al sogno, alla memoria!
La libertà nasce dentro anime pure,
liber d’invidia, rabbia e paure.
Guardarsi dentro è la cosa migliore,
per non cadere a perpetrar l’errore.
La libertà è canto di bel cigno,
verginità d’immacolato giglio,
dolce respiro, leggero d’una brezza,
la libertà è pura e semplice carezza!
La libertà è una poesia ispirata:
nasce dal cuor, non è mai insegnata,
nasce dal vento, sussurra le parole,
è tutto e niente, è luce d’un gran sole!
La libertà si vive, non s’invoca,
non è mai tanta, non è neppure poca.
E’ puro estro, magia e fantasia,
è l’invenzione più bella che ci sia!
Oleandro d’aprile
M’affaccio dal balcone
per rimirarti ancora,
come ogni stagione,
all’alba di buon’ora.
Dolce allusion di vita,
nel tempo che perdura,
mi mostri la ferita
dell’empia potatura.
O mio oleandro caro,
nella stagione bruma,
versasti il pianto amaro,
per freddo che consuma.
Passata è la stagione
di nebbia color latte,
libera è la prigione
delle le tue verdi fratte.
Or della tua ferita
vorrei prendermi cura,
ma sappi che è servita
per folta fioritura!
E scorgo i tuoi bacilli,
le lanceolate foglie,
i verdi verticilli,
i fiorellin alle soglie.
Poi un sospir di vento,
nel cuor greve sussulto,
un ciel color d’argento,
nel petto un gran tumulto!
E’ il temporal che s’alza,
piogerellin d’aprile,
un lampo che rimbalza
finendo in un fienile.
O mia amata pianta,
di florida coltura,
non v’è pianta che vanta,
tua lunga fioritura!
Adoro la tua anima pura,
l’adoro con anima rapita,
chè frutto di potatura:
e’ una lezion di Vita!
La tempesta
E ti incontrai stamani
tempesta furibonda.
In cielo alzai le mani
tra l’acqua iraconda!
Il vento era furioso,
di rabbia mai placata,
io l’affrontai curioso
con l’anima pacata.
Sbattevan le serrande
con ticchettio sonante,
e senza far domande
io l’ascoltai sognante.
Quel ciel, tetro colore
spargea giù il suo pianto,
posato sopra un fiore
ad abbellirne il manto.
Ho ascoltato il vento,
accolto le parole:
spazzato fu il tormento
d’un cuore che mi duole.
Capii l’empia violenza
del grosso acquazzone:
provò la mia pazienza,
spazzò la delusione.
Bufera ch’ orma cancella,
che spezza gli ombrelloni,
per me fu come ancella,
d’incliti annunciazioni.
Così era quell’olmo
che perse le sue fronde,
ora che d’acqua è colmo,
radici ha più profonde!
Sento…dunque scrivo
Ho un foglio qui davanti
che libera il mio sogno,
di quello che ho bisogno,
per dar forma al dolor.
Quel foglio, ancora bianco,
è zeppo di emozioni,
paure e sensazioni,
di fulgido calor.
S’ adagian le parole
sul foglio delicato,
disegni di broccato,
facella di splendor.
Lo sento che sussurra,
al cuore le parole,
su ali d’aquilone
nel ciel, azzurro color.
Quel foglio è la salvezza
di grato salvagente,
che libera la mente,
dal suo mesto livor.
Non son più prigioniero
d’un sogno rattrappito,
del mistico infinito,
che porto dentro il cuor!
In quel velo di carta
c’è dentro un po’ di vita,
sostanza mai svanita,
privata dal rancor.
Se riesci poi a sentire,
entrar nell’irto meato,
allor sarai beato,
con l’animo in fervor.
Adesso che il mio foglio
ha preso la sua via,
diventa poesia,
s’espande col suo amor!
Vigilia di Natale
Di gioventù, ch’io rimembro
i fasti,
dei giorni lieti, d’innanzi al
bel Natale,
solo ricordi ormai mi son
rimasti,
d’un gaio giorno per una età
gioviale.
Com’era dolce tenere in cor
l’attesa,
del Santo evento del bambin
divino,
contavo i giorni davanti a la
sorpresa,
dolce vagito di Gesù
Bambino!
Or che di anni ne son passati
tanti,
il cuor mi duole nel triste
constatare,
che già da tempo sono spariti
i santi,
è pure vuoto il cuore
dell’altare!
L’attesa perì, nella pazzia
più truce,
di far denaro ovunque ad
ogni costo,
l’umano cuor non trova la sua
luce,
l’avidità, del buio ha preso il
posto!
Come facciamo a diventar
sereni,
se non torniamo ad essere
bambini?
Del sol donar dobbiamo essere
fieri,
di gentilezza e amor che son
divini.
Nel mio rifugio
C’è un posto del mio cuor ch’e’ il mio rifugio,
la zona d’un angolo vitale.
D’entrare io voglio senza indugio,
per ritrovar la pace senza il male.
Non voglio entrarci per difesa,
ma solo per cercare protezione.
Difendersi è entrarci con l’offesa,
proteggersi è la pura accettazione.
Difendersi vuol dire entrare con l’arma,
sentir il pericolo in agguato.
Proteggersi è riprendersi la calma,
dei giorni di quando abbiam sbagliato.
Trovare rifugio dentro il nostro cuore,
comporta la resa più assoluta.
Sentire il silenzio oltre il rumore,
saper che l’Universo inter ci aiuta.
Quando la tempesta ci ci attraversa,
e siamo in preda alla truce paura,
sentiam che la speranza non è persa,
pensando al pio rifugio come cura.
Trovo rifugio nell’asciarmi andare,
quando attraverso il mistico imprevisto,
quando la mente è stanca del suo fare,
e vuole lasciare ciò che ha già visto.
Vorrei restar nell’angolo mio caro,
per riscoprir la mia vera natura,
per liberarmi di quel pianto amaro,
per ritrovar l’ essenza mia più pura!
Questa notte
Che far di questa notte,
notte di piena luna?
Riempirla di colori,
come san far le stelle!
Svuotar la mente colma,
senza lasciar lacuna,
e far parlar il cuore di
cose assai più belle!
La luna che dall’alto, giù
punta come un faro,
e guida col chiaror
il passo del viandante,
promette la certezza
di un suo cammino caro,
con luce che si alza, con
luce che s’espande.
Che far di questa notte,
se hai tristezza in core?
Sei come una barca,
davanti un grande muro,
e il marinar che rema
in seno al suo dolore,
in cerca d’un riparo,
d’un porto più sicuro.
Se vuoi abbracciar la
notte ed essere sereno,
dimentica del giorno
e il chiasso che diffonde.
Lascia cader il passato
e trova il tempo pieno,
come sa fare il mare
formando nuove onde!
La sfida
Sfida è seme che buca
la zolla di terra, e preme
per diventare una florida
pianta. Germoglio che rompe
la coltre di neve.
Sfida è luce d’un alba che cresce,
s’affaccia un po’ timida, ma dopo
s’allarga a inghiottire la notte,
schiarendo ogni dubbio col sole
danzante.
Sfida è salto nel vuoto di
teneri amanti di vita
sognanti, seppur ignorando
le sorti del tempo che spinge
in avanti.
Sfida è onda solerte di mare,
infranta perpetua su scoglio
gigante che cede ogni giorno
frammenti di roccia. A fine
dell’opra s’allegra e s’adagia.
Sfida è tenace speranza di
chi del suo male non si duole,
ma vede oltre il buio la luce
che danza! Felice promessa
mai stanca.
Sfida è caldo tepore nel cuore
quando fuori imperversa la
fredda tormenta. E tu l’attraversi
sotto una pioggia che bagna
soltanto la pelle! Dolce vittoria
che s’alza e trionfa!
Quando la solitudo giunge
Nelle secrete vie d’animo mio,
quando la solitudo giunge,
silenziosa e quieta, col cuor
legger l’accolgo: m’appago
del suo gentil venire!
Signora, d’assai prudente garbo,
non sa che mette paura. Perché
sovente è accolta come una
dama scura! Così ella s’attrista
d’inappropriata fama.
Quando la solitudo giunge,
col passo suo leggero, t’accorgi
che è arrivata perché non sei
più sola. Ti chiedi cosa porta?
Una silente mente!
Nel suo esil venire, non
porta cose nuove ma leva
ciò che non serve. Così che
puoi sentir nel mondo il
suo chiaro silenzio.
Poi toglie i rumori di un’
inquieta mente, così tu
puoi trovar la pace più
intensa. Un cuor di
palpitante amore.
In chi va comparando la
più mesta tristezza con te
o pia signora, vorrei dir
che sbaglia, che non è mai
nel vero.
A te è dato dono di fonte
d’ampio estro che nutre ogni
artista nel suo creare lesto.
Sorgente di gran mare con
onde assai lucenti.
Quando la solitudo giunge,
non che tu l’hai cercata,
e lei che t’ha raggiunto
come dolce cascata.