Francesco Caterina - Poesie

IL SEME NELL’OSCURO

 

La tua voce il tuo viso sono in fondo

Nessuno deve vedere e sentire

Nello scantinato la pianta è nata

Ed è cresciuta cercando la luce

 

Adesso qualche fiore minuscolo

Affiora dalla grata tra il cemento

Presto verrà calpestato e da quassù

Nulla si intravvede sotto le sbarre

 

La grata non consente di vedere

La oscurità dove il seme è caduto

Il prorompere dell’anima verde

 

La silenziosa avventura del viaggio

Nascosta nel fondo di nera zolla

Anche tu affiorerai cercando la luce


IL VOLO ASCENSIONALE

 

Chiuso nell’ascensore un po’ in prigione

Nuovamente ti senti e la tua fuga

Non si fermerà sul piano prescelto

Come botola la porta si aprirà

 

Per divorarti e farti risentire

Dei baci impudichi e bugiardi i morsi

Non più con le maschere dei sorrisi

Lontano dal raggiungere il tuo piano

 

La ruota si è fermata ah come vorrei

In eternità trasformare il viaggio

Volasse altrove il tempo e ci lasciasse

 

Qui su questo spazio come su un ramo

Soli senza avere più pulsanti o ali

Per continuare il volo ascensionale


 

MI CHIAMERANNO PER NOME

 

Dove andrò mi chiameranno per nome

Pochi o molti man mano procedendo

Quelli che incontrerò fatti di luce

Lungo il tratto della vita a ritroso

 

Riconosciuti e poterli chiamare

A mia volta per nome e in un abbraccio

Stringerli e mi inoltrerò tra la folla

Di quei molti troppi innumerabili

 

E non potrò chiamarli con il nome

Ma loro lo faranno sapendo il mio

Come del figlio dell’ultimo figlio

L’amico dell’ultimo amico estranei

 

Ritornati dall’oblio e dal futuro

Quando anche il futuro stava passando

Mi circonderanno e mi chiameranno

Fuori del tempo dall’inizio del mondo


 

RAZZISMO SOTTO CASA

 

Le settimane scorrevano lente

Tra le ringhiere e i ballatoi lasciando

Strascichi di ritornelli italiani

Stesi i lenzuoli ad impigliare il vento

 

C’erano mogli e figli di immigrati

Diluiti nelle voci rabbia e amore

Mischiati nei cortili i sentimenti

Poco a poco sparivano distanze

 

Anche per i torinesi è passato

Tutto quel tempo dell’incomprensione

Attenuato l’odio poiché emigrare

 

E’ legge di natura come fanno

Gli uccelli che lasciano il loro nido

Volano e si fan portare dal vento


LA LANCIA DEL SOLDATO

 

Buio che si schiarirà con un lampo

Fantasma all’improvviso cancellato

Vedi il bambino che succhia a quel seno

Lampeggiando lontana la tempesta

 

Più livida nel cielo si rivela

La lotta tra lussuria e tenerezza

Per quel bel corpo nudo abbandonato

Sul prato nell’attesa dello scrosciare

 

Di pioggia e grandine assedianti altrove

Ma più che alberi e rocce sullo sfondo

La lancia del soldato che protegge

 

Quell’amore – la lancia del soldato

Che per non esser maledetto tace

coraggio e viltà per l’avere ucciso 


RINASCENZA

 

Albero che al soffio dell’estate espandi

Le tue foglie come larghi ventagli

Della tua linfa si diffonde attorno

L’odore dolce che sa di fiorito

 

Rinascenza dal gelo dell’inverno

Sullo scheletro dei tuoi rami che ora

Spremono dolcezza dentro i tuoi frutti

Che il merlo lieto e ingordo fa oscillare

 

Su questo mio cammino lungo il fiume

Oggi gonfio per la pioggia dai monti

Che scorre arricchendo di nuove voci

 

Gli stormi sparuti rasenti ai flutti

D’acqua che tracima sugli scivoli

Dei fondali di ciottoli e di roccia


ALTRE DONNE

 

Domani no dopodomani forse

Tutto tornerà e sarà come prima

Come una volta e come è stato sempre

Non saranno più loro altre saranno

 

E non dovranno più dirsi donne

Ma donne saranno uguali alle donne

Così soprannominate da sempre

Non importa se anziché sul cavallo

 

Inforcheranno selle e biciclette

Non importa se anziché recinzioni

Pattineranno per l’intera città

 

Doneranno giovani e sorridenti

Come statue ineffabili ed erette

Generosi slanci dei loro fianchi


 Il nonno è caduto

 

Il nonno è caduto in gabinetto mentre si rialzava dal vaso con il pezzo di carta igienica in mano.

Ha battuto la testa ed è morto.

Gli altri nella casa lo hanno ricomposto. C’erano solo mamma e papà.

Quando arrivammo io e mia sorella lo avevano adagiato vestito sul letto e non presentava nessuna ferita.

Agli abitanti del palazzo e ai parenti mamma e papà dicevano che il nonno era caduto mentre prendeva dei libri nella biblioteca di casa.

Il nonno era in  pensione da professore di liceo.

Agli amici che ce lo chiedevano per curiosità noi non sapevamo dire quali libri aveva in mano.