Francesco Cecchi - Poesie

Amore senza età

Questo mio cuore ama
e si perde a guardare il ritratto
della sua solitudine.
Nello specchio
di uno stagno a primavera.
Intravedo il tuo seno di latte materno
mentre io, mi accingo a succhiare
la vita spessa di avvenimenti
che dondolano nel mio sonno
e il tempo, scorre
sul rovente calore del sole.
Perciò vivo anche ora,
cosciente nel silenzio
di un triste commiato dal mondo
che sarà per sempre perduto,
non conoscendo l’ultimo mio giorno.
Le tue mani sono l’amore
che ho incontrato più volte
e i tuoi occhi, il mio labirinto
dal quale mai più sono uscito.
I nostri occhi,
che basta chiuderli,
per poter sognare ancora.

 

 

 

Il silenzio

Scusa,
io ti scrivo perché qui c’è un bel silenzio
e sento in lontananza il rumore del vento,
come un fruscio di solitudini.
Un silenzio che mi fa sentire
il delicato chiudere le tue finestre sul mondo,
come le tue ciglia
che rinchiudono la curiosità dei tuoi occhi.
Io ti scrivo perché mi sono perso in questo silenzio
e tu mi hai distratto coi tuoi passi
e col tuo muovere, nuda, i fianchi
che ho disegnato nella mia fantasia.
Io ti scrivo perché voglio descriverti le parole nascoste
che scivolerebbero fuori dai cuori, che adagiati uno sull’altro,
impazzirebbero, con la voglia di fare all’amore,
nell’estasi sublime dell’amore che si compie
nello stesso momento che penetro questo silenzio.
Se mi perdo in questo desiderio
è per fare di te un fuoco che brucia i miei anni passati
e fuggire ogni giorno la calma che mi regala la noia.
Non ho di meglio che te, tra le onde incessanti del mare
e delle mie parole che ti descrivono ogni giorno
tra le rime di ogni poesia,
comunque ti guardo sei bella, mia irrequieta nostalgia.

 

 

 

La speranza

Ora,
nella notte,
il sogno è deriso
dai pensieri,
perché c’è una logorante attesa
dietro ogni finestra chiusa,
c’è un silenzio infinito
dentro questa miseria.
Ciascun uomo vaga,
legato ad una catena
e, ora più che mai,
vorrei essere poeta
per esaltare l’umana libertà.
Dentro questo silenzio,
dove ogni mente
asseconda il proprio desiderio,
muta è la parola,
sulle labbra
screpolate da un ingannevole sorriso.
Gli occhi,
spengono di nuovo
questa strana realtà confusa,
sulla speranza di un domani anelato,
generato da un Dio
che vuole ancora amarci.

 

 

 

Lacrime silenziose

Dove c’è silenzio
può cadere una lacrima,
nata da un pensiero felice
o da una triste nostalgia,
da una gioia improvvisa
o da un pianto di addio.
In quel silenzio
la luce traspare due occhi bagnati
e una lacrima che scivola sul volto
sino a cadere come una goccia di pioggia,
proprio sul palmo di mano….
poi, si ritira, evaporando nell’aria.
In quel silenzio si piange da soli,
pochi attimi,
per dare tempo alla piccola lacrima
di riflettere tutta la luce del mondo.
Se qualcuno rompe quel silenzio,
ci asciughiamo le ciglia,
e teniamo nascosta tra le dita,
questa nostra, introversa emozione.

 

 

 

Lo specchio vuoto

Se anche mi abbandonassero i sogni,
svuoterei questa realtà
con i morsi della mia tristezza.
Si può far cadere e rialzare l’orgoglio,
ma cedere all’ansia, non è consentito,
ogni salita ci strema, se il cuore è affannato.
Non tradirò mai la vita,
non perderò mai un amico,
perché la bellezza non ha fascino
senza quella stella luminosa.
Portami con te dolore,
punta contro me la tua lama tagliente,
io starò ancora davanti senza temerti
perché so che, se ci sei,
è perché vuoi farmi compagnia.
La paura è dentro ad ogni destino
e il coraggio è nascosto
dalla debolezza di questa odissea.
Ogni giorno, affrontiamo noi stessi,
dentro l’immagine riflessa di uno specchio superbo e inclemente
che si diverte di noi e si svuoterà
quando non ci saremo più.
Chi mai potrà ricordargli di noi assenti,
dissolti nel buio.
Poi il nostro spazio sarà scritto
su quella pietra
che deve raccontare di noi
in così poche parole scelte,
nell’alfabeto,
che abbiamo imparato, vivendo.

 

 

 

Ombre cinesi

Gioco ad inventarmi le figure
che, nello stagno dei perché,
riflettono ogni ansia guerriera.
Ferma l’immagine del cavaliere
senza la spada, infilzata
nel cuore della nostalgia.
Trema la mia mano
nel raccontarvi la scena
e, l’ombra che fa il mio destino,
si scurisce di più perché
più forte è la luce del tempo passato.
Io sembro un gigante riflesso nel muro,
Resta la luce,
ma l’ombra scavalca quel muro,
mi cerca fino al confine del mondo,
poi, scompare nel buio sconosciuto
che è nascosto in ogni tormento.

 

 

 

Parkinson

questa improvvisa voglia di tremare
Sovrasta il tormento dell’inquieto vagare,
no, non sono vuoto,
distinguo i colori e posso pensare.
Si addensa la nebbia sui miei ricordi
e non riconosco il mattino,
ma riconosco i miei figli dai loro occhi,
mentre, li distrae la vita.
Non sono io, è la terra che trema
come quando, con la bocca socchiusa
e nel silenzio di un bacio,
tutto tremava.
Perseguitato da queste emozioni
e da questo mio sforzare la mente,
trattengo la vita.

 

 

 

Qui giace mio padre

E comunque resto in attesa
che schiarisca il tuo cielo
mentre ascolto sciogliere le tue malinconie.
Potessi il tuo tempo
verrei a liberare le tue rondini,
a fiorire la primavera,
far camminare i tuoi sandali
e, sono certo che il sole, riscalderà di nuovo
questo generoso spazio di amore.
Tu ora dormi, io conservo il tuo passato
chiuso nel mio cassetto
dentro la casa, ora vuota di quei tormenti.
Non ricordo la sera del solito novembre,
ma stringo le tue mani che colano di calce
e il tuo coraggio, che annaspa
tra le fatiche della miseria.
Tu, senza sapere,
hai intinto la tua conoscenza dentro alla vita.
Sopra questo piccolo solco,
ora, cadono le mie lacrime
cariche di meravigliosa nostalgia,
servono per dissetare il tuo cuore,
mescolato alla terra e sbocciato in un fiore.

 

 

 

Sarà solo un ricordo

Sarà solo un ricordo perché, anche tu,
abbia qualcosa da raccontare.
No, non ci sono eroi, non ci sono miti,
solo noi, immersi nella solitudine
che non riusciamo più a sorridere
neanche di quei pagliacci
travestiti da ministri,
passano ore a consolarci
invocando il dovere e la giustizia.
Se questa patria è la mia non riconosco
i giullari che frugano nelle mie tasche,
stupiti che, ormai, siano vuote.
Se questa patria è la mia,
ci deve essere stato un errore
in questa democrazia,
che ha voluto esibire i figli di nessuno,
confusi da una modesta libertà,
rinchiusi, nella loro stupidità.
Sarà solo un ricordo
il grido di un popolo che non si riconosce
da quando, un giorno,
ha messo una croce su chi non conosceva
e, solo perché aveva il sorriso suadente,
posato sulla nostra bandiera.
Sarà solo un prodigio se un giorno,
quei morti nel silenzio
di un abbandono imposto,
si potranno leggere in quel libro,
che voleva scrivere una mano incerta
che poi, codarda, l’ha voluto stracciare.
Eroi senza altare
e una patria sfinita dal continuo negare,
la loro foto a colori, sui giornali bugiardi,
rimane l’emblema della nostra sconfitta.
Sarà solo un ricordo
o forse, un vaccino, come una maschera,
lo nasconderà.

 

 

 

Una vita

Nel silenzio di questa notte,
una piccola luna trafigge il buio
ed io mi nascondo,
per potermi perdere nell’abbondanza dei ricordi.
Riconosco questo sentimento
che incita il poeta ad illuminare il mondo,
ma io resto vuoto nella mia miseria di parole,
proprio nel momento che una vita nascerà
e concederà, ancora,
un altro racconto da aggiungere alla mia storia.
Ti ho sentita nascere,
ora sarai madre ed il passato, pare abbia il tuo gemito
lasciando il posto ad un futuro che,
come un bambino innocente e felice,
si può misurare con la luce di questa sorridente luna.
Sono trasportato anch’io in questa felicità,
conto i secondi che sembrano lenti,
ma anche quando il tempo sembra fermato,
comunque passa, ogni volta che sappiamo aspettare.
Il tuo tempo, bambino, ora è scandito dal cuore di tua madre
che, dopo ventitré milioni di battiti,
potrà tenerti vicino al suo seno,
allora saprai sorprenderti della luce
che fa la tua tenerezza negli occhi meravigliati di tutti,
illuminati, dal nuovo miracolo di Dio
perché inizia una vita, questa volta, la tua.