Francesco Potenza - Poesie

Condivisione

C’è tanto mare
nell’idea che ho di te
e pure in certi volti consumati
di brava gente
rapita alle fatiche

amore mio
ti chiamo dalla guerra quotidiana
che c’è un bel tramonto.

 

 

 

Io ti amo

Io ti amo
e se non basta
pensa il mare
e le sue viole nell’alba

pensa le navi
perdute all’attracco
sotto la luna che capita

 

 

 

Il mio volerti bene

Il mio volerti bene
stasera
si scompone
dentro il sipario
indossa
un vento di bonaccia
che scalcia
dentro un grumo

deriva di corrente
il mio volerti
tra queste braccia
disadorno affoga
scafo spaesato
al transito di stella

e così traccia
l’ombra del tempo
un lago silenzioso.

 

 

 

Metafore

Noi due
sordo sussulto
nella piena

la rosa che scolora
o diafana la mano
mentre sfiora
quel libro che s’invecchia

noi due
lidi fruscianti
battuti in bianco tempo

e mentre soffia
passando
si consuma.

 

 

 

Mezzaluna

Tutte le notti
guardo l’estate passare
da una panchina
zeppa di barche sul mare

mezzo amore
scorre sul viale a metà

mezza luce
sposta una luna più in là

mezzo sguardo
tace su mezze granite

mezzo mare
conta stagioni finite

muore l’estate
sotto una stella
cadente

mezzaluna
guarda
e fa finta
di niente.

 

 

 

Basta un miracolo

Ci basta un miracolo
al giorno
per amarci

un sole che si poggia
tutto nuovo
sopra la campagna

tre vecchi disossati
che fissano
un abete
da una panca

la cura delle nocche
nello spazio infinito

fuori
due moto rombano
mentre
sfreccia un aereo
di là dal mare.

 

 

 

Presagio

Ti rivedrò
– lo so –
dentro un secchiello di sole
in un bicchiere di neve
lungo il suo fondo

tenera quando piove
mentre raccogli
viole
sui viali
del mondo

sarai felice
– io lo sarò –
nel vento che stende
il grano
nel cuore che soffia
piano
sul mare profondo.

 

 

 

Le sere a ridere

Roma
le vecchie suole lungo lo stradone
il manifesto di Voltaire
e quel che resta
del libero pensiero

un sole al mattino si spalanca
sul Tevere
lo accarezza senza avvisare
è una carezza buona
sulla guancia malata
mentre
a mezz’aria
si arresta quindici secondi la metro
tra Flaminio e Lepanto
così
per scattare un’altra foto
sul quadro di un nuovo giorno
per vedere l’effetto del cielo
sopra il fiume
e poi ripartire cigolando
ad abbracciare il buio delle gallerie

ed è così che sfilano
le rughe in rassegna
sulle labbra gialle di tabacco
in questo modo indicibile
si volta pagina guardando le nuvole
dal vetro gravide
che sembra di toccarle con la testa

e poi la vita ti riprende
sul finale
ti sorprende
tra quelle luci sparse
lungo la brezza lunare
sporca appena di sabbia
mentre ripensi il mare e la montagna
la corsa senza fine
sul viale degli affanni
la Seicento di spalle
che taglia in due
al tramonto l’autostrada

le sere a ridere
con quelle facce a vivere
stelle che grondano
dai porticati a grappoli
la notte.

 

 

Domani

Anche questa notte passerà

dalle formiche impareremo
come il gesso si mescola all’argilla
come di nuovo
si riempiono i granai

tornerà la tenerezza
tra i ruderi di balere dimenticate
sulle panchine dove i gatti
si annusano per nome
dolcemente
sui portali sventrati dagli anni
che s’inchinano alla notte stellata

avremo lettere d’amore
scritte per far ballare i grilli
per accendere lampade alle lucciole
per ravvivare i silenzi delle rane

passerà quest’ora cupa
gettata sulle ossa
e sulla nebbia
di voci in lontananza

qui
da una terrazza ricolma di luna
rivedo il sorriso
di mio padre.

 

 

 

Bollettino delle sei

Non piove più
ho finito di leggere
un vecchio libro
di Hesse

nel mondo
ed in cucina
è tutto a posto:
le pentole, le sedie
l’aspirapolvere
che finalmente
funziona
la birra in frigo
le bombe sottoterra

ci sono alberi secolari
orologi che si arrestano
senza salutare
cani che aspettano una carezza
davanzali
che odorano
di viole

e tutti i baci
rubati
nel deserto
profumano
di cinema
all’aperto

l’aria sembra pulita
vuoi vedere che
c’è vita
che la guerra è finita

stasera
sulla riva
la morte
non arriva.