Franco Casadei

Poesie


Venezia, di notte

Nella notte taciturna
quel che di Venezia ammalia
è la malinconia che culla
le sue gondole…

e il silenzio
che c’è fra stella e stella

 


 

La mai chiusa ferita *

Dentro al bosco ridotto a una selva
c’è ancora l’eco di grida straziate

incolte le vigne, le gramigne mai più dissodate
avvolgono d’ombra il ricordo
di quel ventuno settembre screziato di pianto

i filari delle uve mai più vendemmiate,
la collina che da anni non vede bambini
là dove il torrente vi ha inghiottiti nel ventre
depredandovi della vita che stava sbocciando.

Bruno e Rosalba, vi ritrovo ogni volta,
memoria che torna ai miei tre anni di allora
a nostra madre, a due sedie deserte,
agli occhi induriti di lacrime mute.

Questo lembo di terra che mi ha generato
trattiene il segreto di un grembo violato
che ancora indugia nell’aria che tace.

Raggiungere quella casa da cui eravamo fuggiti
è una ferita ogni volta, una crepa riaperta,
ma devo tornare, perché mi sento aspettato.

Le stelle la notte sono sempre le stesse,
ne veglio il sonno e l’antico dolore.

* A ricordo dei miei fratelli Bruno e Rosalba di 11 e 12 anni,
annegati insieme in un torrente sulle colline romagnole.

 


 

Ora che sei assente

Una sera di vento ti ho perduta.
Resta un ammanco dentro,
quell’aria fresca
del tuo passarmi accanto.

La lontananza
ha un sapore amaro di radice,
di me
rimane un tonfo di remo nell’aria
sopra il mare vuoto.

Fa’ riposare il dolore,
non coltivarlo come l’erba amara
che intossica il giardino,
accarezza i fiori non negati,
le mani liete di sorprese.

Appoggia la stanchezza
all’ombra dei muri bianchi
dove leggero il vento
ritempra il vuoto del dolore.

Dispiega la tua veste,
oggi ti ho preso
i fiori rossi del tramonto,
fammi respirare il vento
sentire ancora il filo del tuo canto.