Gennaro Iannuzzi - Poesie

Luigino

Grandine, pioggia,
ululati di vento,
lamenti lontani
di anime in tormento.
Immersi in un fango
dal rosso colore
in contrasto coi visi
dal bianco pallore.
Si attende in trincea
attacchi improvvisi,
tra terrore e speranza
di non essere uccisi.
Si odono spari,
s’ innalzano muri.
Diverse le lingue,
ma uguale è
il colore del sangue.


Momento fugace

Seduto in poltrona ad ascoltare
il ritmo continuo della risacca del mare.
Gli occhi son chiusi in cerca di pace,
rincorsa veloce a un momento fugace.
Sciolgo le briglie alla mente,
e volo su un alato cavallo,
verso un sole splendente.
Variopinte farfalle accompagnano il volo,
sono algide ancelle dirette alle stelle.
Scorrono rapidi universi infiniti,
nitidi attimi di sogni proibiti.
Rallenta il cavallo, si ferma la giostra.
Gli occhi riapro e la vita si mostra.
Con i piedi per terra ricomincia la guerra.
Troppo veloce il momento fugace


La nuova Hiroshima

Chiedi con gli occhi,
senza parlare,
sei in mare da giorni,
senza mangiare.
Vieni da un suolo, quello africano
dove scarso è il rispetto
per l’essere umano.
Uno specchio caduto
in mille frantumi,
nell’abisso sprofonda
tra i tanti costumi.
Lasci i tuoi sogni
tra le onde affogare
e dal volto traspare
il terrore del mare.
Dai polmoni scoppiati
dei tanti annegati,
una nuova Hiroshima
annienta quest’anima.
Innumerevoli vittime,
poche le lacrime.
Gabbiani in picchiata
su un branco di pesci,
attratti da un cibo
che tu ben conosci.
Vorresti gridare,
ma non ci riesci.


 

 Rialzarsi

Come funamboli sulla canna
di un manubrio, siamo
tutti alla ricerca di equilibrio.
Vaghiamo incerti per le strade
della vita, corde sottili e tese
su scogliere scoscese.
Tutti alla ricerca di un Dio,
come anime in attesa dell’addio.
Tutti ad invocare la sorte
sul freddo confine,
tra la vita e la morte.
Tutti ad invocare speranza,
molti, usando grande arroganza.
Tanti, con protervia e baldanza
e in comune una immensa ignoranza.
Non serve il ruolo di vittima,
serve assaggiare
il sale di una lacrima.
Non serve la fioca luce della resa,
non serve l’attesa.
Occorre opporsi, impegnarsi,
quello si,
che serve tanto a rialzarsi.


 

 Piccolo grande amore (Giorgia)

Sei una verde fogliolina
che attaccata al suo rametto
sotto il peso della brina
verso terra un po’ si inclina.
Sembri fragile d’aspetto,
ma il tuo mondo è ben protetto.
Coi tuoi nonni sei sicura,
dormirai senza paura.
E se anche andrai lontano,
quando stenderai la mano,
troverai un sicuro appiglio,
più di quello offerto a un figlio.
Col passare poi degli anni,
ti separerai dai nonni.
Porterai con te nel cuore,
il calore di un amore
fatto solo di carezze
e di solide certezze.
Il tuo viso dolce Giorgia
è una carezza della pioggia
sulla verde fogliolina
di una pianta ancor bambina.
Sii tranquilla signorina,
saremo sempre a te vicini
e quando sentirai il bisogno,
chiudi gli occhi,
ci incontreremo in sogno.


 

 A te

Solo al sole,
gli occhi al mare.
Ho il tuo viso
in me racchiuso
che riemerge dolcemente
dai meandri della mente.
Mi riporta alla bellezza
di una giovane ragazza.
Sfoglio il tempo lentamente.
Ti ritrovo in una donna sempre bella ed attraente.
Cala il sole sui ricordi di una vita e rifletto
su quanto mi assomigli
nell’amore verso i figli.
Chiamo il mare che risponde
con il suono delle onde.
E’ una splendida armonia dedicata alla mia donna,
quella donna che oggi vive,
la stagione della nonna.


 

 La vita nuova (la pensione)

Il terreno della vita,
non l’hai mai lasciato incolto.
Arriva ora la stagione del raccolto.
Quanto è bello poter scegliere
quale frutto è da raccogliere.
Com’è bello andare al mare,
com’è bello passeggiare.
Camminare con la pioggia,
o col sole su una spiaggia.
Senza l’ansia e quella fretta
per qualcuno che ci aspetta
e ci stringe come un laccio
l’orologio che è sul braccio.
Certo arrivano gli affanni
i compagni di questi anni.
Ma è un viaggio sospirato
verso un mondo inesplorato.
Quelle nostalgie passate,
saranno superate
dalle porte spalancate
a giornate spensierate.
Avrai tempo per pensare
ed il modo per amare.
Ma se troverai motivi,
saran sempre giorni nuovi.


 

PUOI

Qualunque sia il percorso
che hai intrapreso,
il motore della vita
non è soltanto il caso.
Nessun risultato
va dato per scontato.
Può succedere di tutto
sia di buono che di brutto.
Superato da un talento
e scavalcato in un momento,
ma restare anche allibito
superato da un fallito.
Quel che certamente è vero,
è che quello che si ha
denaro, titoli, proprietà
resta sempre tutto qua.
Quindi non stare lì a guardare
è durante questa vita che devi dimostrare cio’ che solo tu puoi dare.
Potresti essere il più bravo e intelligente,
ma alla fine del percorso
corri il rischio
che di te non si ricordi niente.
Solo dando un contributo
si capirà che al mondo
non sei soltanto un convenuto.
E’ importante aver partecipato
ma più ancora
esser felici per quello che si è dato.


 

L’amore e baccalà.

Se comprato al Casamale
è perfetto anche di sale.
Rafilina nel suo androne
è un’ antica tradizione.
Ma è venduto anche al mercato
sia essiccato che ammollato.
In mille modi è cucinato,
ed è molto saporito.
Si prepara anche in pastella
e squisita è pure quella.
Il filetto alla romana
e’ cucina popolana.
Se si spalma sul crostino
a prepararlo è un vicentino.
Vien chiamato mantecato,
ed è un ottimo frullato.
La cucina portoghese,
lo consuma tutto il mese.
Il migliore è l’islandese,
anche se è alla livornese.
Consumato al ristorante
ha un profumo assai invitante.
A me piace in compagnia
insieme a te, comunque sia.
Con le nostre affinità
ne esaltiamo le bontà.
E’ delizia da gustare
anche solo il ricordare,
che mi hai fatto innamorare
delle dolci tue beltà,
cucinando il baccalà.


 

La mozzarella

Con le mani è realizzata
e con sapienza lavorata.
Bella calda è appena fatta
e se le premi scorre il latte.
Puoi mangiarla a bocconcino
come fosse un arancino.
Puoi gustarla in settimana
fatta con la parmigiana.
Con la pizza è divorata
mentre fai una passeggiata.
Se la mangi a mo’ di treccia,
il suo sapore non ti scoccia.
La sua forma è variegata
e per essere gustata
con dolcezza va addentata.
Se in famiglia vuoi mangiarla
anche grande puoi comprarla
a zizzona e Battipaglia.
Spesse volte se acquistata,
poi finisce in abbuffata.
La sua morte è la caprese
se mangiata anche a Varese.
Alla vista è molto bella,
Questa è’ vera mozzarella!


 

Muri.

 

Muri costruiti da amori smarriti.
Sogni rubati.
Paesaggi negati.
Un muro il dolore, finito l’amore.
Un muro è il silenzio, un assenza di spazio.
È un filo spinato, al confine di un prato,
fiorito, in un maggio inoltrato.
Un muro è sentirti diverso, tra i tanti,
di uno stesso universo.
Un muro è il sentirsi straniero,
se la pelle, colorata è di nero.
Un muro innalzato sul mare,
è li apposta, per lasciarti affogare.
Abbattere un muro, dà speranza e futuro.


 

Momento d’amore

Sono da solo!
È l’ultimo volo.
Meteora cadente, che punta l‘Oriente.
Amici, parenti, tanti presenti!
C’è gente, si sente.
Ma sono da solo, per l’ultimo volo!
M’invento una scena, di vita serena.
Dolore, tormento dispersi dal vento!
Tempesta di pioggia sull’ultima spiaggia.
Sei luce, sei faro, mio dolce riparo.
Freddo sudore, ricordi d’amore.
Di seta hai la pelle al chiarore di stelle.
Riappari al mio fianco, vestita di bianco.
Non serve stampella, ho la tua spalla.
Non sono solo, in quest’ultimo volo.
Travalico il muro!
Incontro all’oscuro!
Giocate bambini, vi sento vicini!
Può essere duro, ma vostro è il futuro!


 

Fiamma di vita.

Dune di sabbia
tempeste di rabbia.
Un deserto la vita,
una pianta appassita.
Il respiro mi manca.
Il pensiero mi stanca.
Sole, calore.
Sete d’amore.
Sento il bisogno
di un fantastico sogno.
La notte mi sveglio
sotto un cielo di stelle,
nel freddo deserto di una vita ribelle.
Vicino, una fiamma,
che emana il calore
di un ritrovato amore.
Svanisce la rabbia,
scompare la sabbia
e mentre ti ammiro
ritorna il respiro.


 

Parabole.

Bocciolo di rosa,dal colore del sangue.
Petali stretti da braccia di seta.
Da gemma nascente, a stella lucente.
Rosa futura, da natura intessuta,
impaurita dal vento e dal gelo ferita.
Delicata d’aspetto, resistente all’assalto.
Petali secchi bruniti dal tempo,
concime di vita
di robuste radici e di tempi felici.
Fiumi di vita dalle rive fiorite.
Parabola viva di acqua sorgiva,
che sale sale sale,
fino a sgorgare dal morbido ventre
di una dolce gestante.
E’ attratta dal mare, ubriaca d’amore,
va nel mare a morire.
Da sole nascente ad astro cadente.
E’ una umana speranza un destino migliore.
Vittorie d’amore, contro orrore e dolore.
Sostanza ed essenza contro ogni distanza.
Ma perdute battaglie al tempo che avanza.


 

I colori del dolore.

Bianche le stelle, nere le tue mammelle.
Bianco, è il tuo latte, nero, il colore della notte.
Bianco il ricciolo di schiuma che corre e si frantuma.
Nero, questo mare, da attraversare.
Come nero, è il candore del tuo bimbo di colore.
Lo vesti di rosso, lo stringi addosso.
Ha paura, è un mare assai mosso.
Lo tieni vicino, gli fai da camino.
Il freddo è pungente, la meta l’occidente.
Ne calmi il tremore, lo hai stretto sul cuore.
Spaurito al tuo fianco, con il faccino stanco.
Gli stringi la mano, lo accarezzi pian piano.
Spinti su un barcone con la disperazione,
sfuggendo un’esistenza di sola sofferenza.
Il coraggio, a motore del viaggio.
Liberi, veri, non più prigionieri.
Tanta speranza di trovare accoglienza.
Sbarcare in una terra, lontana dalla guerra.
Trovare un umano destino, per il tuo bambino.
Vorresti saltare, evitare quel mare.
Toccare la sabbia, smaltire la rabbia.
Ma hai dentro il terrore di un atroce dolore.
Faresti ogni cosa, la più dolorosa.
Sei certa però, di averla protetta
questa rossa maglietta.
Gli hai dato la vita, senza averla tradita.


 

L’amore negato.

Quando ti vidi arrivare,
capii che eri tu quello da amare.
Eri luce quella sera,
come il sole sui campi a primavera.
Il tuo sguardo sul mio viso,
descrisse all’improvviso,
quel che esiste in paradiso.
In un attimo ho incrociato,
un destino che hai segnato.
Ti ho voluto e non mi pento,
ti ho amato in un momento.
Ma il tuo animo violento
ha tradito il sentimento.
Il tuo amore era malato
come un fiore mai sbocciato.
Le minacce sempre dure ed io piena di paure.
Se cercavo una difesa, mi ferivi con l’offesa.
Quante volte ho rifiutato, il tuo essere malato?
Ho provato a scappar via,
ma tu sempre nella scia,
e la tua vita in mano mia.
Fino a quando un brutto giorno,
mi è crollato il mondo attorno.
La mia vita, un naufragare sotto l’impeto del mare.
Il tuo volto da bambino, trasformato in assassino.


 

Una sera in Costiera.

C’è la luna questa sera, un profumo di aria pura.
Ricordando il nostro inizio, interrompo il tuo silenzio.
Affacciata guardi il mare, con la voglia di pensare.
Una mano va al tuo viso, mi rispondi col sorriso.
No, non sei certo invecchiata,
forse, solo un pò sciupata.
Ma hai il sapore, questa sera, di una dolce primavera.
Voglio ancora conquistarti, è respiro il sol toccarti.
Le mie mani sui tuoi fianchi,
una carezza ai tuoi capelli bianchi.
Al chiarore della luna, come te non c’è nessuna.
Ci abbracciamo in riva al mare, testimone dell’amore.
Vorrei esser come il vento,
sollevarti in un momento
e guidarti sulla via,
fuori dalla malattia!
Io non so quanto sia giusta,
una vita che ci frusta.
Ma so quanta voglia ho in testa
di godere, del tempo che ci resta.


 

Il pranzo domenicale

Al calore dei tuoi tocchi, lentamente apro gli occhi.
E’ domenica mattina, con la testa sul cuscino,
una parola pronunciata e già una prima litigata.
E’ il pranzo a mezzogiorno, che scatena il duro scontro.
Il confronto già violento, pone al lato il sentimento!
Provo a farti una proposta, ma la vedo molto tosta.
Gradirei la “genovese” e lo dico senza offese.
Per secondo, se si esce, si può prendere del pesce?
Lo facciamo fritto o al forno e un insalata per contorno.
Ho pensato ai calamari, ma i tuoi toni sempre duri!
Forse vuoi un bel nasello? O va male pure quello?
E’ il silenzio la risposta! Hai bocciata la proposta!
Vuoi cambiare il mio menù? Ci lanciamo sul ragù?
Nel tuo sguardo c’è il concetto di un diniego, chiaro e netto.
Allora assumo un tono duro! ma mi scontro contro un muro!
E’ una vera Caporetto, mi ritiro sotto al letto.
Bianca è la bandierina sventolata stamattina.
Proponi tu qualunque cosa! Mi hai convinta, è più gustosa!
Certamente ci sai fare!
Ma è così, sin dal giorno sull’altare!


 

Il baccalà.

Sul quel banco del mercato
puoi trovarlo già spugnato.
Se lo acquisti già seccato,
va ammollato e cucinato.
In cento modi è preparato
ed è sempre saporito.
Lo prepari anche in pastella,
squisitezza è pure quella.
Il filetto alla romana,
è cucina popolana.
Lo consuma il vicentino
e lo spalma sul crostino.
E’ chiamato mantecato
ma è soltanto un pò frullato.
Non ti dico il portoghese,
che lo mangia tutto il mese!
Il più buono è l’islandese
lo fai fritto o livornese.
Ma posso dire una verità?
Sincerità per sincerità?
Io lo mangio per mangiare,
perchè ti voglio accontentare!
E se sto insieme a te,
lo divoro così com’è!
Posso mai dimenticare
che mi hai fatto innamorare
assaggiando le bontà?
Tra cui anche il baccalà?


 

Dipinto d’amore su tela napoletana

Alla natura paghi dazio! Se ti affacci da via Orazio!
Ti rapisce dolcemente, questo mare che hai di fronte.
Dal Vesuvio alla Costiera, un miracolo si avvera!
È il trionfo del colore, in connubio con l’amore!
Se poi il giorno è con il vento, ti si svela anche Sorrento!
Sulla destra vedi Capri, guardi gli occhi suoi e li scopri.
E’ un azzurro, così intenso, che trasporta nell’immenso!
Hai di fronte la bellezza di una giovane ragazza.
Che tumulto hai nel cuore! Non può essere che amore!
Poi lo sguardo lo allontani. Lo proteggi con le mani.
Fissi il sole che scompare ed il mare va a baciare.
Fai un tuffo in questa mischia! Volgi il guardo verso Ischia!
Nuota calmo in questo mare e poi lasciati cullare.
Quel che hai dentro non si cela, resta impresso sulla tela!
Il tuo è il quadro è di un pittore, ispirato dall’amore!