Gerardina Orlando - Poesie

Questa Terra di pandemia

 

Questa Terra
sfiorata da tante dita
velata da un’aria limpida,
libera la via alle api
e i droni al cielo,
tutto racconta
di fiocchi sparsi
di fiori protesi
come se piovessero.
Soffi imprevisti,
vocali che non ti aspetti
serrano
questo mio cuore,
forte di giorno, forte del sole
ma crolla la sera
guardando fuori da ogni fuori
e nello splendore dei tramonti
tra le sfumature che sembro mai viste
io perdo me stessa.
Sento il pianto dei morti.
Colmo il possibile di musica
nemmeno fossero mani
piene d’acqua di fonte,
bevo note di sinfonie,
vivo nelle oasi di questo deserto.
Non sento guerre
non sento prigioni
mai così forte
sulla pelle
la mia tristezza.
Dove siete?
Dai balconi cade la notte per tutti
e risorge il mattino,
albe cinte di alloro
ma quei dati che feriscono il cuore
fanno sanguinare la Terra.
Si riuniscono lacrime alle maree,
si raccolgono stelle e gusci
ai granchi appena nati,
negli arcipelaghi della memoria
si ricorderanno i canti.


Solo la morte

 

Solo la morte

chiude gli occhi per davvero, ma la voce no.

Quella resta.

Così la paura nel pianto.

Adotta gli sguardi

guarda il mondo con gli occhi di tutti senza parlare

senza toccare.

La primavera è nell’aria l’amore sulla pelle

la fame nello stomaco. Nella testa. Ma tu sei sordo.

Solo la morte

chiude gli occhi al corpo,

ma non all’anima.

Essa vaga nella neve

ha le impronte dei bambini ha il sapore delle lacrime che sul ghiaccio

diventano fiori di pesco.

Dita piccole e nere

corpi nudi dal sapore vago del latte, il ghiaccio abbraccia per tenerezza

si avvinghiano le creature come fosse madre

nell’ultimo respiro si acquieta la morte sembra sonno.


E se nessuno mi sentisse

 

- E se nessuno mi sentisse.

Vicina ad una porta ad una cesta di paglia

a un passo da un documento che mi spiega bene

chi sono io -

Dal solaio pendono gocce, non piove ma qualcosa cade sulle scarpe sporche

da non vedere quel rosso che separa il cuore dal cuore.

Ora un violino ora un latrato ora un treno.

La ferrovia attraversa la collina sembra sfiorarla

sembra decollare.

Ascolta come mi batte il petto solo perché sto con te.

Allontana il freddo il sole

appena virgola dagli occhi, una sirena, forse

- sentirsi un deserto o un melograno nero -

null’altro.


Sei il mio universo

 

Sei il mio universo fatto di braccia calde e spade,

crisalidi sulla lingua

e montagne innevate. Di spalle il Campanile rintocco lontano

funi sudate, registrate macchiano il vento

e i colombi pigri,

lasciano ombre

sulle pietre del selciato.

Eppure sei

il mio polmone verde, ma anche

inchiostro nero agganciato al cuore e il profumo di fiori

arriva dagli occhi chiusi.

Sei cobalto e oro porte aperte

alle mani tese

sei il mio universo

di papaveri e grano. (a mio marito)


È un cuore di paglia

 

È un cuore di paglia a riempire il cuscino appena tiene la testa sfiora la mente e va sulle onde degli alberi gonfi e verdi

profumati da far tossire, e si dimentica

della memoria.

- il vento è fresco il ricordo scotta. -

È un giorno pieno di luce, il sole è un cerchio sul volto mangia tra gli azzurri

ogni rondine che passa, riconosco nel mare

uno specchio d’amore e nella magia di quei gozzi negli strappi di reti

vedo cadere grani di sale.

- la mia preghiera -

Stringo lo sguardo sulle conchiglie

sui gusci dei granchi, lascio una carezza dentro agli orizzonti, aspetto la sera

con le stelle marine accompagno la scia

di quest’inverno senz’aria.


Rami di alloro

 

Tra i rami di alloro i nidi dei merli

uova celesti accanto

ai fili di luci sul melograno,

s’illumina la sera.

Più in là margherite sparse sembrano pietre bianche in un prato ingiallito

da un maggio avaro

il ciliegio è senza frutti.

Che stagione strana

in terra noccioli di olive d’autunno

un tempo già vissuto rapito di becco in becco

di volo in volo.

L’odore che sento è fumo di legna

arsa all’aperto, come la voglia di restare su questa terra un poco arida abbandonata

ma viva, solo mia.

Fruscii di pensieri, stormi

su un cielo pieno, alto, caldo penso alle tue mani

ai fiori sotto ai piedi, a noi in terra.

Rumori di campagna da lontano echi di falci e motori accesi qualche nuvola

forse due

la pace

mi ferma il cuore.


Due piccioni sul davanzale

 

Due piccioni sul davanzale grigio cenere le piume, verde e rosa il collo

si sono avvicinati per vedere meglio. Sembravano mani

ad ogni mia parola. Parlavo con il sole parlavo con loro parlavo da sola.

L’istante che ha separato il vetro

ha fermato il tempo

dato il principio ad una promessa.

Diventerò mare ad ogni lacrima

negli occhi senza paura, fruscio di ali

oltre l’ombra della luce

prima di girare

e non vederli più.

Oggi potrei credere in ogni cosa potrei sostenere pensieri nuovi

- pesi nuovi -

senza temere la solitudine.

Quante mura ha questa stanza? Oggi nessuna.


Nel mondo degli uomini

 

Nel mondo degli Uomini il linguaggio

segue voli malati irraggiungibili

e le piume cadono morte

come foglie d’autunno.

Nel mondo degli angeli non ci sono ali,

solo cuori portano stelle

sui becchi, affinché sia luce nelle anime perdute.

Nel mondo dei morti il passato è vento raggiunge le menti

e vibra

come corde di violino. Ascolta la voce dell’aria

quella musica

che non ti permette di dimenticare

e il dolore sarà neve

che cade sul mare.


È l’ora di andare

 

È l’ora di andare dove nessuno vede nessuno.

Nei boschi del nuovo nella foresta di sempre colme di pagine vere. Una luce sul tavolo illumina

tra gli occhi una sfera:

è la fiaba

e tutto sembra zittire. Solo le parole fanno un gran rumore

solo le parole gemono tra i denti.

È l’ora di andare tra la gente

in carne ed ossa

quella che ti tocca ogni giorno quella che ha coraggio di vivere.

Quella che soffre davvero e non lo dice.

Fuochi di dolcezza e rabbia. Botti senza sangue, solo il cuore è la sacca di tutte le stragi

del mondo.

Udite ma non ascoltate l’inferno

che galleggia sugli oceani e intanto

affogano i pesci esemplari. Affogano le nuove generazioni… Brindiamo alla solitudine che vince sempre.

Appendiamo ai muri calendari coi numeri rossi

e il vento cesserà di portarsi vie le stelle.


La solidarietà dei muri

 

La solidarietà dei muri è nel segno di una mano qualsiasi,

è nel peso della bandiera che la muove. Il muro non contesta.

Di notte, accetta alleato ogni fragilità sgrammaticata l’armonia di un’artista sposa la vena di un poeta.

Sulle pareti sì, per trovare il coraggio

di comunicare un amore non condiviso un disprezzo soffocato. Una pioggia ladra…

L’equilibrio sta negli acrilici infedeli,

in uno spray che grida

quanto più è lungo il pensiero. Il muro non contesta.

Anche se ad appoggiarsi sono le spalle, per unire bocche, strette negli abbracci contro la parete, come scriveva Prévert.

Vincoli di promesse e d’ironia amalgamati nell’eterno,

come il tufo e la malta.

Il muro è muto, non sordo.

Chi scrive sui muri, non cerca le risposte. Chi scrive sui muri, non conosce gli occhi. Chi scrive sui muri è senza vergogna.

Allora tu,

che scrivi del passato sapendo del mio sguardo non avere più paura.

- uccidimi dentro di te o accarezzami il viso –