Gerardo Di Paolo

Agenda del poeta 2025


Eucarestia

 

Mistero profondo
d’amore al mondo,
è memoriale
di Cristo Signore.

Nella sua semplicità
s’asconde la divinità;
i Tuoi umani attributi
sono in essa contenuti.

Sei lo stesso Gesù
che Maria generò,
ormai nato quaggiù
di baci colmò.

Sei lo stesso uomo,
che in obbedienza la Padre,
sulla croce volle stare
per impetrar perdono.

Ora siedi in cielo
sul trono della gloria,
ma la tua vittoria
si cela dietro al velo.

Resti ancora qui
dicendoci il tuo amore,
perché di vero cuore
impariamo a dirti si.

 


 

Fontana di Trevi

 

Che bella fontana,
sublime, maestosa,
tanto è graziosa,
eleganza promana.

Simile a rosa
appare alla vista,
quasi nascosta
da Roma gelosa.

 


 

I discepoli di Emmaus

 

Se ne andavano tristi,
lontano da Gerusalemme;
non li avevano più visti
dopo la festa solenne.

Pregustavano il trionfo
di Gesù, dalle genti l’atteso,
l’avevan visto alla croce appeso,
era la fine, nel cuore un tonfo.

Camminano a passi lenti.
Come loro, un pellegrino,
chiedendo, si fa più vicino:
“perché siete così mesti?”

Sembrava all’insaputa
di quanto era accaduto,
del Nazareno, il Profeta,
e di come era finito.

“Stolti e tardi di cuore,
nel credere alla parola dei profeti”,
così si mette a parlare,
e li lascia ammutoliti.

E via via camminando,
con l’una e l’altra profezia,
va loro insegnando
chi doveva essere il Messia.

“Dove vai, è tardi,
resta con noi stasera”,
allieta i nostri sguardi,
nel cuor il desiderio impera.

E’ buio, hanno fame;
nella bisaccia un po’ di pane.
Lui lo prende, lo spezza,
un lampo li accarezza.

È Gesù, lo riconoscono:
che incredibile emozione.
Non ti bruciava il cuore? si dicono,
fanno subito inversione.

“È vivo, ci ha parlato”,
ai Dodici raccolti in assemblea,
e loro: “ci ha perdonato,
ci aspetta in Galilea”.

 


 

Il Sole

 

Che palla lucente,
quando s’erge è maestoso,
si mostra splendente
dal talamo qual sposo.

Del cielo inizia il corso,
col tempo la gara ingaggia,
gagliardo, luminoso,
tutto raggiunge e irraggia.

Ormai all’orizzonte
stanco va a riposare,
pago, trionfante,
pronto a ricominciare.

 


 

Piazza Navona

 

Nascosta è alla vista,
se ci vuole andare
l’incauto turista,
la deve cercare.

È piazza Navona
bella, accogliente,
di Roma padrona
come un diamante.

Domiziano Imperatore
la volle a dimensione
di stadio, per ospitare,
dei giochi greci, l’agone.

Ormai mercato, nel cinquecento,
tre fontane, Papa Gregorio,
vi costruì, come ornamento,
compreso l’abbeveratoio.

Nel seicento Papa Innocenzo
vi costruì, dei Pamphilj, il palazzo,
e su progetto del Bernini Gian Lorenzo
il fontanone con l’obelisco egizio.

Delle piazze la più ricca
del Rione, in tutto otto,
di Roma barocca,
è il suo bel salotto.