Al calice del dono
Essere foglia vibrante
nella suadente carezza
d’un vento sottile;
essere iniziali sperse
nella sabbia d’estate
ritrovate impresse
sull’albero della gioia.
Stare insieme nel tempo
ad intrecciare le dita
superando i giorni;
come la prima volta
rinnovare emozioni
in ripetuti istanti.
Amore tenero, caldo amore,
complice timido e prudente
nella musica di un bacio,
ospite appassionato
d’un abbraccio felice,
sguardi d’intesa confusi
al calice del dono
che ci avvolge.
Nel silenzio
Nel silenzio c’è il freddo dell’inverno,
l’umido della nebbia, il timore del buio.
Nel silenzio c’è il calore di una fiamma che arde,
la gioia di un pensiero d’amore,
la dolcezza d’un suono di violino,
lo sbuffo di fumo che sale dalla pipa accesa.
Nel silenzio c’è un mondo di cose,
un animarsi e confondersi di sensazioni profonde,
un immergersi nell’ignoto ad ascoltare un pianto
che si fa armonia.
Nel silenzio c’è la tua anima leggera
c’è un volto che mi piace,
c’è la voce insistente di un pensiero,
i tuoi capelli neri
il caldo amore nei tuoi occhi chiusi
Nel giardino dei semplici
Nel giardino dei semplici
c’è l’aria pulita delle cose,
c’è il disegno perfetto d’una serenità intatta,
suoni d’aria antica, armoniosi,
voci di presenze sincere.
Nel giardino dei semplici il poco è sazietà,
l’urlo dei bisogni non provoca illusioni
il tempo non complica la crescita dell’albero.
Nel giardino dei semplici
vedo solo sorrisi di bambini felici, che resistono ai giorni,
la mia trascorsa infanzia adagiato sul prato, in ascolto.
Minuto di silenzio
Immagino, in una grande sala piena di luce,
il suono di un’arpa,
espandersi con melodia dolce
negli ampi spazi del ricordo.
Ad occhi chiusi, quella cascata di suoni,
capaci di riempire l’anima,
sono una sensazione misteriosa,
una commozione intensa, un mormorio suadente,
musica di voci amiche, perdute e ricomposte
in un unico strumento.
Nel minuto di silenzio
resto ancora in ascolto di un affetto che cresce,
un calore di preghiera che rammenta, a noi tutti,
d’essere stati bene, insieme.
Quando la luna risolve lo sgomento
Quando la luna risolve lo sgomento
hai un fremito d’aria in un fumo di nostalgie,
un ossequio all’evaporare dell’ombra,
abbaglio tenue di pianto e di sorriso.
Ti lasci attrarre al vertice in scintille di silenzi,
scivoli in onde armoniche, corporeità leggere,
per confonderti.
Non sottrarre al tempo il vibrare dell’anima
mentre il vento armonizza quel lamento sottile
che confonde certezze creando capriole
sul prato dei lamenti.
Dammi la tua mano
Vuoi, con me,
scolpire il tempo fuori dall’anima,
inseguire il vento che si fa carne,
spingere la porta delle illusioni
e gridare al vuoto tutta la rabbia
che nasce dall’espandersi dei bisogni?
Vuoi essere con me
frutto d’inconsapevoli felicità
scovate nei flutti d’un mare tempestoso,
cellula di calma sfuggita all’ansia,
pensiero che si svolge in estro gentile,
calorosamente adatto allo stupore di un risveglio,
tra foglie secche e un limite di fede?
Dammi la tua mano, andiamo insieme
a mescolare i dubbi e le speranze
che il sentiero ha raccolto
fra i nascosti silenzi della luna.
Le parole che siamo
Il tempo rifrange immagini antiche,
l’anima sintetizza spicchi di memoria,
la parola vi attinge e dà spettacolo.
Siamo anche parole capaci di dar voce a stravaganti attori,
parole da gettare nell’enfasi, da traslocare in mimiche facciali,
da riprodurre in smorfie e teneri sorrisi, parole silenziose
che fra due mani esperte traducono pensieri senza corpo.
Antenati
Sento voci confuse provenire dalle strade dell’anima,
hanno suoni ricolmi di affetti, consumati dal tempo;
suggeriscono frammenti evocativi, elementi costruttivi
di soluzioni abitative in un vivere antico e scomodo.
Sono voci di avi che si sono riuniti al banchetto del ricordo,
m’invitano a una nutrita incarnazione di discorsi
proferiti dalle fugaci immagini dei loro volti,
come se desiderassero di essere riconosciuti.
Mostrando gettoni di presenza, con discrezione,
fanno leva sulla mia sensazione d’esserci
per ottenere apparenza nell’albo genealogico.
Rimescolando i suoni che a stento percepisco
in quel confuso articolare di parole,
cerco riscontri possibili, interpretando i silenzi
dì quei gesti che esprimono un mio probabile agio.
Nel segreto temporale
L’incontro con pietre consunte da licheni marcescenti
soffocate da intrecci di cladonia, odorose di fungo,
è come l’inciampare in un segreto temporale,
custodito e protetto per lo stupore della conoscenza.
L’indagine di un’anima ancestrale è meraviglia,
pretende dedizione e riconoscenza.
Mi trovo al limite della linea di rispetto
cui sono concessi vista, udito e odorato,
col divieto di infrangere con l’imprudenza del tatto
la fatica millenaria d’una perfezione ambientale.
Vi lascio ancora un silenzio
Vi lascio, amici, questo nuovo grande silenzio,
dentro vi troverete tante voci,
ascoltatele, riconoscetele, non scordatele,
vengono ormai da altra dimensione
e si confondono insieme ai loro sguardi
che luccicano come stelle nuove
oltre la coltre di nubi.
Abbiamo anche quest’anno
rafforzato la schiera degli angeli,
ma il coro è sempre uguale,
i nostri nomi e i loro, sempre insieme,
uniti in questo angolo di ascolto.
La speranza è nel mistero che ci avvolge,
una memoria ricca di ricordi
che continua a viaggiare
coi nostri passi, al ritmo di un pensiero …
una fiammella tenue di preghiera.