Dannata perdizione
Ti ritrovo nella tristezza di un uomo solo
Nel fondo di un bicchiere
Nelle pozzanghere di Londra
Tra le righe di un giornale mai aperto
Dannata tentazione
Insinuosa e tentatrice
Tutte le notti le dedico a te
Schiavo dei miei ricordi
E Chantal scrive sottovoce
Disprezzando le sue paure
Si sente la tua tensione
Mai svanire abbastanza
La follia è stata sinonimo di speranza
Di fronte alle folle urlanti
Tu devasti le tue manie
E tra le grida disprezzi
Stringi le tue mani senza fuggire
Un lieve strato di follia si mischia al desiderio
Desiderio e silenzio
Desiderio e atrocità
Desiderio nel più intimo dei tuoi meandri
Ogni risata è un gemito
Ogni sorriso un vomito
Quella dolce malinconia che solo tu sai assaporare
Pacata tentazione
Nelle notti d’inverno
Lenzuola bagnate di saliva primordiale
Lottare disperatamente
Vie di desolazione
Sconfinati antri e lugubri tenute
Sono solo un ridicolo teatro
Non c’è bramosìa tra le tue labbra
E le ali riposano
Tra capelli bagnati e pagine scritte a lume di candela
Il silenzio scalda
Penetra nell’animo
La follia assordante che ti circonda non ti uccide
Ti accarezza piano
Improvvisando danze
Nei mille motivi che ardono nel tuo stesso seno
Dolce goduria o trasgressione
Vetri appannati o gocce di passione
Voce
Silenzio
Tentazione
Il teatro ambulante si fermò
Girovago e vagabondo come le passioni
Svuotato dai sorrisi
Si perse
Ci furono sguardi fissi quasi lobotomizzati
Piovvero critiche all’individualismo
Piovve
E tu giocasti ad appannare i vetri
Sola
Sola
Sola
In silenzio
Il silenzio è tentazione
Il silenzio assordante
Il silenzio che ti urla
Di colpo
Occhi chiari sgranati
Dannata tentazione
Tu che mi guidi che t’imploro
Non desidera altro la sporca serva
Solo vizi per scrivere sulle sue misere vesti
Urlanti di libertà
Chantal dorme
In silenzio
(Non ha tentazioni)
E sono solo
al centro della mia anima
grigia tetra
che vaga
scrutando l’orizzonte
cercando
le tue ombre
Al tramonto assaporo
quei pochi frammenti
che tra le vecchie fotografie
hanno preso forma
Indissolubili
labili
come
il vento che si dissolve
che dissolve
le nostre labbra
una volta poggiate al vento
che tempesta all’infinito
sui nostri
impeccabili ricordi
Nell’immensa eco
Un frastuono
un dolce frastuono semiserio
surreale s’accinge nel suo teatro
e lì maschere greche
e tragedie
Divertite
Assise
La follia rise
Volteggiando si levò in volo
Ilare come un tramonto
Semiseria come un folle vagabondo
Senza parole
Un vago senso di silenzio
Ombreggia tra le fronde autunnali
in riva al mare
E’ un legame che non si dissolve
Una voce che canta soave
E’ una Luna che si rispecchia
tra le infinite onde di un mare
in un silenzio che ancora mi chiama
Adesso che gli eterni venti hanno soffiato
su fiamme roventi
Adesso che il silenzio è in lontananza
un ricordo di cristallo
Resto solo a dipingere le nuvole
E…
un vago senso di silenzio
di assordante silenzio
Un fuoco
Un’ombra
Uno sguardo che tramonta
E’ tutto quello che
…
Un viandante in questa fredda sera può offrire…
Il vento
Il silenzio
Un tramonto assopito sussurra parole di ieri
Vivo è il ricordo
Nel lento correre di nuvole e parole,
tra cieli di fiamme e orizzonti intrisi di passione,
tra il profumo di un ricordo e la brezza di un sospiro
spiagge sconfinate si perdono nell’infinito.
La lentezza di un secondo, di un attimo,
un ricordo fugace
una semplice goccia di attesa
un tempo mai taciuto,
sguardi persi che si ritrovano nella confusione di un bagliore mai troppo lontano
e questo non è che un quadro
un quadro di mille voci
un quadro di cento ricordi dove un amalgama di rose e spine fa da cornice
in questa monotonia di autunno
che si assopisce nel lento alternare le stagioni
Le onde che non parlano
ma sottovoce si confidano, aspettando il loro arrivo
Un narratore solitario cerca le note perse di una notte lontana.
Quale notte mai fu più fugace?
Forse un sorriso, forse un costante intrecciarsi di pensieri,
di cieli che mai torneranno sui nostri occhi
E forse un giorno è già perduto dentro una canzone, mentre scrivo di sorrisi mai taciuti
Arrivò la lenta estate
Spighe di grano si sporgevano da un ventaglio di cielo
Torrido il disprezzo
Il passato: ecco il passato:
Una spiaggia deserta e un anfratto vuoto
Trasparenti ondeggiavano le foglie
E l’Aurora (dalle dita rosate) posava il suo sguardo
in un componimento senza fine
Orchestre di silenzi, adesso tacciono gli amori perduti
Non fu mai abbastanza il sogno,
non fu solo passione
fu anche lo scorrere di un piccolo ruscello
furono le voci lontane a vicine che straziavano ogni ricordo
lambiva la paura il tenore dell’ombra
e il racconto si fermò
Nella sua libertà il venditore di fiabe accese una lanterna
Per poi inneggiare al surreale, allo sfuggente sogno fatto di pentimenti e di parole mai dette
Attese vite appeso ai secondi, agli attimi mai troppo lenti
Vile il pensiero annichiliva dinanzi a cotanta bramosia
Abbandonarono il sipario le nuvole, con la loro prima poesia
Brandendo frammenti di speranza
Tessendo attimi di pazienza infinita
E cantò tutta la notte il narratore sulla spiaggia deserta
Abbandonato ai sensi di un incauto sogno (un eterno ritorno).
Nel buio del lontano mare
Si ode una canzone
Una vecchia chitarra
Che narra di leggende
Un faro in lontananza
Il barlume
Le lampare
Le lucciole
Afferrare una nuvola
Il sogno di un bambino
E sgranare la sabbia
Tra le mani
In un istante
In un attimo
Una cornice appesa
E sorrisi graffiati dal tempo
Una piccola casa
Una rete abbandonata e un pescatore fuggito
Una barca che dondola
Tra il riflesso della Luna
E delle stelle
Ed è un’armonia che si distende
Un pezzo di cielo tutto per te
Lamenti d’autunno
Tesseva lentamente cadenzata
Tra le rive di un fiume
Nel silenzio delle fronde
Dalla pelle lattea
Assorta in un movimento
Alba e sera alternarsi
Nel tacito cielo plumbeo
Scorreva lenta ansimante
Tra follia e disperazione tutto socchiuse
Nel freddo di una notte
Tra frammenti di cristalli
Pentimenti
Specchi di innocenza perduta
Sul comodino il suo squilibrio prendeva forma
Lampade soffuse parlavano sottovoce
Prima gridando poi gemendo
Le mani afferrarono la purezza
I capelli si sciolsero
Insulsi come il sentimento
(Atmosfera cupa)
Nell’indifferenza lo sconosciuto si allontanò grato
Sfinita
Prese il telefono e cantò la sua innocenza
Vaporò i vetri dal balcone soffuso
Pianse
Raccolse le calze nella confusione
Grigio a contrasti fu il suo umore
Le attese furono laceranti
Denti che strinsero le labbra come in un abbraccio
Intrise di finta passione
Qualcuno bussò
(… )
Resto immobile ad ammirarti
O Soave sera
Mite e pacata
Lieve silenziosa e taciuta giungi
Non vi è accenno della tua bellezza
Sulle tue rosee labbra
Scolpite tra mari e monti
Si cullano in attesa
Tutto riposa
Tutto addormenti
E la ragione diventa sogno
La realtà un dipinto
Leggiadra tu, mansueta
Nel leggero rumoreggiare
Di cicale
Nell’eterno movimento
Caduco delle onde
Io ammiro il tuo lento
Tramonto
Poesia della sera
Antiche mani ti accarezzano
Ti sorridono nel buio della notte
Tra le lampare
Luci lontane che risuonano tra le onde
Occhi di un pescatore senza età
Il docile suono scricchiola tra le soffiate vele
E lento scruta il cielo
Nella calma, apparente stasi,
Uno spartito armonico ondeggia
Calate le reti
La Luna accompagna maestosa il lento rito
È un incontro tra stelle e mare
È una danza tra cielo e onde
Un lieve vento sussurra ai fari lontani, come le stelle
Tra le rugose mani scalfite di poesia
Un pescatore tesse le reti
Un verso dopo l’altro da dedicarti ancora
Pomeriggio
Lento e disteso trascini gli attimi appesi a un filo
Sospeso tra i colori di primavera e il cielo limpido
Una campana in lontananza
Un silenzio che si avvicina
Si ode nel borgo il vociare denso
Suoni di cucchiai e ceramica, terracotta
E in un camino anche i ricordi
Fotografie sbiadite dal tempo
Il calore in un secondo
Il profumo che pervade
Le parole e i racconti che tra la pareti prendono forma quasi fossero
pagine ingiallite
l’ascolto
il tepore che lieve tutto ricopre
tra le tovaglie e le lenzuola
dei sogni di un bambino