Giorgio Monti - Poesie

IL RISVEGLIO

 

L’erto fianco della montagna,

ritaglia nel cielo gradevoli forme.

Rapido, il chiaror dell’alba dalla valle risale

e con l’ombre gioca ad ingannar i paesaggi,

che le alte vette paion sgranchirsi lentamente.

Si scrollan di dosso un pò di ghiacci,

che men godere le farebbe dell’invernale del Sole,

ma forse ancor di più

perché un poco vanitose…

Sicuramente perché anime sagge,

gentili e antiche,

che del nostro bisogno sanno,

di doverci svegliar ogni giorno

per ricordarci e capire meglio,

fin da subito,

di cos’è fatta la real bellezza.


 

SABBIA NELLE VENE

 

..scrivo anche se non ricordo niente…

creo il nulla dal tutto e non ne esiste un valido motivo,

se non forse l’ignoranza..o la crudeltà?

Trovo ormai una difficoltà enorme nel provare semplici emozioni,

quelle che l’anima infine pian piano stravolgono.

La grande regia ha deciso che dovremo lottare,

combattere per quel pezzetto di cuore perso da ogni nostra vittima,

nella corsa all’anonimato.

Non più dignità e neppure pietà

per questa povera bestia che fa di se stessa un uomo,

solo sabbia nelle vene e sangue versato nel deserto,

segnano il percorso delle anime senza più voce né speranza


 

 

PROSPETTIVA D’EFFETTO

 

Fotogrammi di realtà confusa,

sospiri di increduli allo sbaraglio e condanne a muta alienazione.

Uomini, donne e vecchi e bambini

in equilibrio precario sul filo tagliente del loro spettro immutabile,

del loro spettro lucente e imperturbabile…

“Benvenuti, benvenuti”!! Squilla la voce nel megafono gigante..

Volti grigi e intorpiditi,

trangugiati da turbinii di sguardi vetrificati, opachi

dondolano,

nel fruscio di sottofondo di voci, lamenti, dolore;

il megafono incanta, il megafono è indispensabile e imponente!

Parte un altro ipnotico viaggio a bordo del veliero circense

spinto da venti di tramontana,

vivido di risate allo schiocco di dita e colorito di pagliacci

seriamente impegnati nel far ridere solo di certe cose…

Morbido incanto, scivola lesto tra le note singhiozzate d’una triste risata,

ed è speranza che alle proprie spalle accada ancora l’inaspettato,

ma è paura di voltarsi e rimanere accecati da questa Luce,

che ci proietta così lontano…ombre di noi stessi.


 

SILENZIO

 

Servizievole ed affabile affamato di piacere!

Credi sul serio in tutto ciò che fa godere nel potere…

Vizioso ed altrettanto presuntuoso..colpisci!!

Non fanno male i tuoi colpi.

Sereno dinnanzi allo scompenso, ignorante..indifferente…

Uomo dai mille volti, trasformato all’occorrenza,

celato dal bisogno…

Dai tetti dei tuoi palazzi, dalle umide fondamenta,

sei sempre uno solo, sempre lo stesso.

Opponi le pungenti brezze,

alitate da quella lontana consapevolezza di avere a che fare con te stesso.

Con gli occhi gonfi,

il cuore svuotato e la tua coscienza in mano..

con la pelle aggrottata oramai dagli anni che non hai vissuto,

da quella vita che riconosci a stento…

Quale sarà la tua domanda?

E nell’opportuna risposta

cercherai ancora futili giustificazioni ad un’evidente verità artefatta,

quale degna fine per un povero e vecchio cieco con il bastone troppo corto?!

Silenzio.



DONI DI VIAGGIO

 

Esser più attento agli sguardi, assorbirne i bagliori,

scovarli anche laddove li vado cercando.

Viaggiando in treno, senza aver meta,

incrociando occhi colmi di domande.

Vuoti o tristi,

allegri o spensierati,

duri,

o se no del tutto arresi…quanti..

Indecisi e curiosi dei bambini, trasparenti.

Sul sedile a fianco,

tra ginocchia balzella innocente gioia,

con risolini di titillante complicità.

Ed è tra le rughe di un padre

che trovo la breccia,

lieve fenditura nel suo profilo rude.

Una curva in discesa e l’Amore,

che forza gli argini,

saetta che spiana i bastioni del tempo..

Ora vorrei conoscer di loro qualcosa,

che loro conoscessero me,

per non passar per ladro,

qui di fianco a spiare,

anonimo e furtivo, grato.

Continuo a viaggiare,

in silenzio e felice, assorto e sorridente

tutto è luce, tutto e calore!!

Distratto, mi volto leggero…

Non so da quanto,

ma ci sei tu e sorridi,

osservandomi di nascosto, con la coda dell’occhio.



IMMOBILE

 

Immobile, cristallizzato dalle mie esitazioni;

puntellato alla parete invisibile delle mie percezioni

l’interrogativo è incalzante, asfissiante

saturo della consistenza di questo infuocato fremito che non lascia scampo.

In questa realtà separata,

ramingo nella mia bolla di consapevolezza scontata,

alla ricerca di qualcosa in cui credere, da accogliere, mi chiedo:

saremo in noi grado, una volta arrivati,

di non trasmettere ciò che non andrebbe trasmesso?

Riusciremo nel riconoscerci,

a trovar le forze di concedere realizzazione all’innocenza?


 

L’INDIFFERENZA

 

La viltà nell’indifferenza ci presenta a noi stessi.

Tutto è più acceso, l’indifferenza è impietosa.

E’ come salire sui pensieri,

cavalcarli senza briglie…gli eventi, i ricordi..

Le consapevolezze che mi proiettano violentemente a te sono sempre le stesse,

e mi stanno strappando via pezzi di cuore sempre più grossi…

Allo specchio mi chiedo che cosa sono riuscito a fare,

e tutto è già successo.

Le consapevolezze che mi proiettano violentemente a te sono sempre le stesse,

ed io sapevo già tutto, il mio compito era già chiaro e l’ho rinviato…

La viltà nell’indifferenza ci presenta a noi stessi,

ma la mia consapevolezza è ora.


 

UN MODO MIGLIORE

 

Esiste modo di eliminar le tensioni?

Giocare a seguir le orme, che dei crocevia gentile ornamento fanno,

per svelare quale in realtà sia la portata di questo lesto transitare…

Camminando non sento i miei passi,

e nei miei occhi riflette vitreo lo sguardo rapace del gufo,

come sempre comodo,

morbido e arruffato sul vecchio platano, del sentiero custode.

L’indugiar suo nel volo col lento stiracchiar dell’ali,

é accurata mira del planar nell’anima mia,

scossa da antiche e chiassose memorie.

Esiste modo di eliminar le tensioni?

Come aver sempre raschiar di polvere negli occhi,

lo stropicciare e strofinare,

per cercar di riaprirli e trovarmi di fronte a qualcosa di nuovo, nuova Luce.

E invece freddo,

lo sguardo di Luna,

pieno,

riflette il tepore di un Sole lontano…

Allora mi siedo, anzi,

disteso e paziente sul letto di foglie del profumato faggio,

il legnoso mio corpo ritrova calore e la linfa disseta l’intenerita corteccia.

Sorrido, respiro l’Aurora,

di certo incombe bramosa di veder l’ombra sempre più corta,

costretta dietro l’esile filo d’erba.

Esiste modo di eliminar le tensioni?

Esiste un modo migliore.



FREMITO NOTTURNO

 

Cerco tremolii,

seducenti sinuosità

nell’anima mutevole di nuvola

e le ombre,

distratte e sfuggevoli,

di una notte semplice.

Cado in profonda quiete,

amo e distruggo,

assolvo e condanno..

la bellezza.


 

L’AUDACE LOTTA

 

Passeggio rasomuro,

sotto portici di luce arancione

e mi accorgo che fa freddo,

perché la gente sta più vicina.

Tutto si sposta prepotente,

trascinando con se qualcosa di invisibile,

una scia, 

che tutto e tutti lega.

In un grigio angolo,

schiacciato su cartoni,

gonfio di laceri stracci,

un uomo lotta solitario,

contro questa corrente impietosa di vagabondi,

girovaghi notturni,

che piano il colore a tutto rubano.

Mi siedo con lui, parliamo…

Il tempo è fermo ora perché sorride..

…ed io non so come ringraziarlo.