“ALBERO”
ALLE ASPREZZE DEI MARI, DELLA TERRA
E DELL’ARIA ESPONEVA QUEL SUO LEGNO
NERVOSO CHE DALL’ALTO DONDOLAVA,
NODI E TRAME DI RAMI. ME NE ANDAVO
PERSA DIETRO IL LEGGERO VELO CHIARO
D’UNA NEBBIA UMIDA; GIA’ SCHIARIVA.
.
SENTIVO LA PRESENZA DELL’INVERNO,
OVUNQUE IL SUO RESPIRO. FIGURAVO
DI STRINGERE NELL’ABITO, DI AVERE
SULLA PELLE, CUCITO ADDOSSO, DENTRO,
GELOSAMENTE, TUTTO IL MIO SENTIRE.
IL FREDDO CIRCOLAVA IN QUELLA STRADA:
.
ERA FUORI MANO, PUNGOLAVA SENZA FRENO
IL FIATO E IL PASSO CON IL MOVIMENTO
CONVULSO DEL SUO RITMO. GUARDAVO
QUEL GRAN GROVIGLIO DI RICAMI
OPALESCENTI NEL CIELO BIANCASTRO:
UN ALTO ALBERO, POSSENTE, STAVA.
“LA SCALA”
PUNTAMI
LA SCALA
CONTRO
IL CIELO
SCURO.
.
DEVO
SALIRE,
ACCENDO
QUALCHE
STELLA.
“L’OGGI, INVERNO DEL TEMPO”
COME UNA TERRA ARIDA
DISSETATA DALLA PIOGGIA,
CERCO UN CANTO SOMMESSO,
SORGIVO E RACCOLTO.
-DA QUESTA TERRA E DA QUESTO CIELO-
SONO COME SOSPESA
MA VIVA, SULLA SOGLIA,
CON UN PALLIDO SOLE
E UNA FREDDA NOTTE.
“SI SCHIUDE LA SERA”
COME UN FRUTTO MATURO
S’APRE IL TRAMONTO
SFUMANDO IN ROSATI
BRANDELLI DI CIELO
.
E AL SUO INTERNO
LA BLUASTRA SERA
ADDENSA BARBAGLI
DI NUBI GRIGIONOTTE.
“LA FINE DELL’ESTATE”
IL RUMORE FORTE DEL TUONO
SBANDIERA AI QUATTRO VENTI
LA FINE D’UNA LUNGA ESTATE:
. ECCO IL FINIMONDO!
SI AVVERTE CHE ‘STO ROVESCIO,
SPIOVENTE SU SBIADITI BALCONI
NON E’ IL SOLITO ACQUAZZONE
.
SI SPEZZANO I RAMI E TACCIONO
UCCELLI, BAMBINI, SCHIAMAZZI.
SOLTANTO L’ACQUA IRROMPE FITTA,
.
RIGA I VETRI CON GOCCIOLINE
CHE S’AMMASSANO POI SCORRONO
ZIGZAGANDO DI QUA E DI LA’.
.
UNA PICCOLA LUNA GIBBOSA
S’INSEDIA COCCIUTA AL CENTRO
D’UN CIELO STANCO E PLACATO:
UN MONDO SE NE VA.
“MADRE”
(BREVE RACCONTO)
—VIENI, E’ ARIDO IL MIO SENTIRE, ARIDO IL MIO VEDERE—
MI ACCOCCOLAI. MIA MADRE ERA DI POCHE PAROLE, MA, QUELLA SERA FU
TUTTO DIVERSO; GUARDANDOMI MI STRINSE LE MANI. <TU NON ERI ANCORA
AL MONDO > DISSE, <NON PUOI RICORDARE>. ERAVAMO SOLE. PIOVEVA.
<PUOI DORMIRE QUI>. UN SONNO PROFONDO MI PRESE, MORBIDO, CHE
TUTTA MI COPRIVA. QUEL SENSO SOFFICE DI TEPORE MI PORTAVA IL SUO
SORRISO. <ERO BIMBA> PARLAVA PIANO <MI PIACEVA GUARDARMI INTORNO,
E STARE IN BRACCIO A MIO PADRE. LUI AVEVA ODORE DI CAMPO, DI TERRA
E COSI’ MI AVVOLGEVA, DI SERA. SAPEVAMO DI COLLINA E DI STALLA. LA
MIA TESTA CHINA SULLA SUA SPALLA, I MIEI OCCHI DI BAMBINA IN SU, DOVE
IL CIELO ERA IL PRODIGIO. <PERCHE’ NON CADONO LE STELLE? NON
SCENDONO DA LASSU’>. IL VENTO ERA LEGGERO. MIO PADRE ERA
APPOGGIATO AL VECCHIO FICO, A STRAPIOMBO SUL COLLE.
<SUL CUCUZZOLO> DICEVA LUI, SEMISERIO.
IO GUARDAVO, SCURIVA, MIO PADRE MI STRINGEVA AL SUO PETTO.
TUTT’ INTORNO (ERAN) LARGHI ORIZZONTI: LE VALLATE IN PENOMBRA, E,
DIETRO DI NOI, LA CIMA DEL COLLE, IL CASCINALE, TUA NONNA. I MIEI
FRATELLI GIOCAVANO SUL PICCOLO SPIAZZO. LORO ED IO, DI GIORNO,
SALIVAMO SULLE PIANTE, STRAPPAVAMO LE VESTI, GRAFFIANDO. DAL
PENDIO, NEL BOSCO VICINO, ARRIVAVANO FOLATE ACRI DI SORGIVA
SOLFOROSA. <LE VEDI, LUCIA, TUTTE QUESTE COSE? IL CIELO, LE VALLI,
LE STELLE..> ASCOLTAVO IN SILENZIO. <E SAI CHI HA FATTO TUTTO
QUESTO?>. LO SAPEVO. ORA MIO PADRE PARLAVA DA SOLO. < I PRETI,
LORO SI’ CHE DOVREBBERO SPOSARSI, SANNO PARLARE MEGLIO DI NOI!>
ANNOTTAVA. FRA LE BRACCIA DI MIO PADRE, ADAGIO, COMINCIAVA IL
RIENTRO. <E NON FATE RUMORE VOI DUE!!> E ANCORA < ’CHE’ DORMONO!>
DOPO LA RACCOMANDAZIONE MIA MADRE SPARIVA: C’ERA SEMPRE DA FARE.
ATTRAVERSAVAMO LA STANZA CON IL VECCHIO POZZO PIENO D’ACQUA,
PROFONDISSIMO, CHIUSO DA UN PIETRONE. LA CAPRA DORMIVA CON I
CONIGLI NELLO STANZINO, ACCANTO ALLA CUCINA PER STARE TUTTI AL
CALDO. SCRICCHIOLAVANO I GRADINI, MEZZI ROTTI, SOTTO I NOSTRI PASSI.
SOPRA, NELLO STANZONE, SPICCAVA IL SACCO DEL PANE FERMATO AL
SOFFITTO CON UN CHIODO. <NON SI TOCCA. ALTRIMENTI VA VIA TUTTO,
SUBITO. SI MANGIA SECCO. GUAI A CHI TOCCA>. QUEL SACCO DI STOFFA
ERA IRRAGGIUNGIBILE. ORA MI DOMANDO: C’ERA IN GIRO UNA CROCE?
FORSE SI’. MA LA CROCE ERA NEL CUORE DI TUA NONNA CHE LEGAVA ALLA
VITA MAGRISSIMA SOPRA LA LUNGA VESTE IL SUO ROSARIO.
L’AURORA E LA VALLE ENTRAVANO INSIEME NELLE MATTINE D’ESTATE
SVEGLIANDO I PICCOLI SUL PAGLIERICCIO. LA BICOCCA ERA UN PEZZO DI
SOLE E DI VERDE>
—SU QUEL “CUCUZZOLO” SEI NATA TU, MIA PICCOLA, DOLCE, SELVAGGIA,
MADRE—
“FIORI DI MARE”
FIORI DI MARE
NON SONO MAI SCESA
NEI GIARDINI LONTANI
DEL MARE. GRANDI SPAZI.
COLLINE E VALLI SOMMERSE
OCEANI D’UN INTENSO BLU
DISTESE DI RAMI, TINTE TENUI,
ACCESE, SFUMATE, ARMONIOSE.
PANORAMI VIVENTI NELL’ACQUA,
BOCCIOLI DI MARE, UN ALTRO MONDO.
FANTASIE DI GUIZZI IN FIORE
NELLO SCONFINATO PIANETA
BUIO, LONTANO, COLORATO.
“ FIGLIA DEL TEMPO”, PARTICOLAR E DI UN’OPERA
ESEGUITA CON MATITE COLORATE, ANNO DUEMILA
“DAMA CON INTAGLIO”, PARTICOLARE DI UN’OPERA
ESEGUITA CON MATITE COLORATE, ANNO DUEMILAUNO
“ANDANTE MOSSO”, PARTICOLARE DI UN’OPERA
ESEGUITA CON MATITE COLORATE, ANNO DUEMILAUNO
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