Burattini erranti
Sfiorano i corpi,
dei burattini erranti
le mille favole azzurre
di cieli nascosti.
Si poggiano,
le cadenti lacrime
come pagine di vetro
recanti scritte audaci
di desideri perduti.
Come era piccolo,
quel sogno proibito
degli anni trascorsi,
nell’azzurro mare
dei giochi lontani.
Il Giocoliere
Cerco i colori nelle luci del porto,
simile a presagio di un colore sbiadito,
le labbra serrate contro il vento
di un rimorso perdente e vano.
Cerco l’acqua, non più gocce di sale
ma forza leggera di infanzia,
delle tenere radici profonde
di una terra amica.
Io giocoliere di alghe afferrate,
come in un cerchio di luna calante,
alzo le mani libere .
Di stelle ed affanni.
Mi vestirò da re
Mi vestirò da re,
quando ti pregherò
di incontrarti ancora,
quando nel tuo sguardo
gli audaci cavalieri
da me mandanti
di timido coraggio,
ti avranno spiato il cuore.
Ti riceverò, con in mano
uno specchio parlante
a svelarti il segreto
di una luna lontana.
Così mi parlerai,
ed io noncurante
mi vestirò di te.
Notte siriane
Gridate alle stelle
lacrime svendute
e rese nulle dai venti
impietosi e pungenti.
Vestitevi di ricordi
antichi come calzari
piatti e consunti,
e di orizzonti lontani.
Verrà la memoria
a ricamare vestiti
di diamanti lucenti,
nelle notti lunghe
di nostalgiche allegrie,
come di musica lontana
di vecchi violini dimenticati.
Gridate ora, di parole vuote
ma evocanti preghiere
di muti perdoni,
e impietosi morsi
di denti feriti.
Quando con colori solitari
sui fiori d’Oriente,
sfiorerà le menti
il tempo infinito,
di infiniti rimorsi.
Ti ricorderai di me
Ti ricorderai di me, dei sassi lanciati
nel mare notturno delle favole,
quando incredula, ti ho raccolto
sulle dimenticate spiagge,
da orme solitarie calpestate
in attesa degli occhi tuoi,
come un’anima amica
che parla sottovoce
per non ferirti il cuore.
Ti ricorderai di me,
delle mie parole inventate
dei rintocchi di campane,
nel sole tramontato del Sud,
e dei fiori lucenti di irreali colori,
lasciati ad asciugare sui tetti.
Mi ricorderò ancora di te,
quando mi spiavi gli occhi
in cerca di fortuna,
e mi toccavi i fianchi
con fantasie di antiche danze.
Ora confondi i tanti volti
che ti scrutano l’anima
della tua coscienza pigra.
E ricorderemo insieme
le tante parole mute
lasciate su labbra dischiuse,
di questo nostro dimenticato amore.
Valzer d’inverno
Il valzer dell’inverno
al rintocco di campane ansiose,
sollevò il velo di stupore
del pianto nascosto,
nel fondo degli occhi
e dai denti irriso,
come petali di coraggio.
Nacque al ciglio di un’estate
la nuova inquietudine,
presto dimenticata,
di ragazza ballerina.
Il valzer mutò i colori,
scoloriti del circo,
e tutto ridivenne
tacita pazienza.
Verrà Natale
Verrà ancora Natale,
ad imbrunire gli occhi
con ricordi del tempo rimpianto.
Quello di illuminate stelle
non più di desideri cadenti
ma di vecchie cornamuse
di bocche trasferite,
che accarezzano nel mondo
le menti degli uomini,
nella notte dei pastori.
Nella scia luminosa
di invocati ricordi, rivivrò
storie antiche di incredula speranza,
come di vecchia foto ingiallita,
o coraggiosa e fragile memoria
di volti familiari e luoghi
abbandonati e mai dimenticati.
Rivivrò di lontane note i canti,
e delle allegre alleanze
i giochi magici dei numeri
consumati e ripetuti.
Verrà ancora Natale,
ad addolcire la coscienza
verso gli orizzonti lontani,
che colorano il desiderio
di una ritrovata felicità.